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Prevedo... guai! (eLit): eLit
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E-book156 pagine2 ore

Prevedo... guai! (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Regola d’oro per avere una felice vita sentimentale: mai rubare a una zingara permalosa il fidanzato, pena 2 o 3 malocchi di troppo e una sfortuna amorosa che perseguiterà te e la tua progenie per... diciamo un centinaio d’anni. CeeCee lo sa bene, visto che la nonna l’anatema zingaresco addosso se l’è tirato, e lei, CeeCee, ne sta pagando le nefaste conseguenze. La soluzione? Non innamorarsi e quindi uscire solo con uomini rigorosamente... sbagliati!
LinguaItaliano
Data di uscita29 set 2017
ISBN9788858975855
Prevedo... guai! (eLit): eLit
Autore

Lori Wilde

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Prevedo... guai! (eLit) - Lori Wilde

    successivo.

    1

    CeeCee Adams era iellata. Segnata. Condannata.

    Sfortunata in amore fino alla fine dei tempi, e destinata a passare la sua vita come cuore solitario, grazie alla maledizione della famiglia Jessup.

    Come spiegare altrimenti gli innumerevoli matrimoni falliti e le disavventure amorose di tutte le donne della sua famiglia? E ancora, come spiegarsi il motivo per cui lei ora si trovava in compagnia di Lars Vandergrin, un cavernicolo di un metro e novanta che gareggiava nel campionato mondiale di wrestling?

    Lars aveva un ghigno capace di sciogliere i ghiacciai, lunghi capelli biondi che gli arrivavano alla cintola e mani invadenti come quelle di un bambino di due anni in un negozio di giocattoli. E uguale riguardo per la risposta no. CeeCee aveva passato le ultime tre ore a resistere alle sue avance, nel cinema dove trasmettevano l'ultimo film di Tom Cruise, e ormai stava perdendo la pazienza.

    Mille grazie, nonna Addie. Come se non fosse già abbastanza difficile uscire con qualcuno nel nuovo millennio, quando è ormai appurato che gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere.

    Cinquant'anni prima, sua nonna materna, Addie Jessup, aveva rubato il fidanzato a una gitana. La quale, essendo piuttosto vendicativa, aveva deciso di prendersela non solo con la rivale, ma pure con le generazioni future: aveva maledetto ogni donna della famiglia Jessup per i cinquant'anni successivi. Infatti, nessuna discendente diretta di Addie aveva avuto un matrimonio duraturo. Il divorzio, in casa Jessup, era frequente come il cambio di un'automobile.

    Per questo CeeCee non usciva mai con lo stesso ragazzo troppo a lungo. Rifiutava di cadere nella trappola di sua madre, di sua zia e di sua sorella maggiore, Geena. Niente matrimoni a catena per lei. Niente rettifiche all'anagrafe. Niente battaglie all'ultimo sangue per la custodia dei bambini.

    Nossignore. Sarebbe stata per sempre uno spirito libero. Single e felice.

    Eccetto che in momenti come quello.

    Aveva conosciuto Lars quando lui si era sottoposto a una terapia nel suo reparto, per una distorsione. Nelle ultime tre settimane l'aveva assillata perché uscissero insieme e lei alla fine aveva accettato, sperando di convincerlo a partecipare col suo costume da Anello Mancante all'asta organizzata ogni anno dall'ospedale St. Madeleine per raccogliere fondi in favore dei bambini poveri di Houston.

    Erano fermi sotto il lampione del porticato davanti all'ingresso del suo appartamento. Lars l'aveva stretta alla porta, e il suo fiato caldo le faceva ondeggiare i capelli sulla fronte mentre le sue dita d'acciaio giocavano col primo bottone della sua camicetta. CeeCee teneva molto all'asta di beneficenza, ma non abbastanza da subire le molestie di quel blocco di marmo.

    «Smettila.» Scostò la sua mano e nel gesto fece tintinnare il braccialetto coi ciondoli. «Non mi piace essere toccata.»

    «Andiamo, baby, me lo devi.» Si allungò su di lei.

    «Te lo devo? Come sarebbe?»

    «Be', la cena, il film, i popcorn...»

    «Fermo dove sei, ti pago subito.»

    «Non voglio denaro. L'Anello Mancante vuole un bacino.»

    «Se non mi levi immediatamente le mani di dosso, ti ritroverai a cantare la ballata di John Wayne Bobbit.»

    Lui ridacchiò e fece un altro passo verso di lei. «Sei una dura, donna. A Lars piace.»

    «E non hai ancora visto niente. Giù le mani.» Di solito non si intimoriva facilmente, ma d'improvviso fu assalita da un'ondata di panico: Lars era un colosso.

    Pensò subito al suo vicino di casa e grande amico, il dottor Jack Travis. Era a casa?

    Schivò il tentativo di Lars di baciarla e gettò un'occhiata attraverso il cortile all'appartamento dirimpetto. La luce filtrava attraverso le persiane.

    In quel momento avrebbe dato chissà cosa per essere con il buon vecchio Jack, ad ascoltare musica jazz ridendo e scherzando. Con lui si sentiva al sicuro, protetta, e la loro platonica relazione contava per CeeCee molto più di quanto lui potesse immaginare.

    Se le cose si fossero messe davvero male, avrebbe chiamato Jack per farsi aiutare, ma solo se non avesse avuto altra scelta. Combatteva da sola le proprie battaglie. Oltretutto, grazie alla maledizione, ormai era più che abituata a tipi come Lars. Comunque era un conforto sapere di poter contare su Jack.

    «Andiamo, baby.» Lars le prese la nuca tra le mani. «Invitami a entrare.»

    Sul mio cadavere!

    «Ascolta bene, Vandergrin.» Gli piazzò una mano sul petto e sollevò il ginocchio, pronta a usarlo se fosse stato necessario. «Stai correndo un po' troppo.»

    «Vuoi che venga alla tua asta di beneficenza? Io faccio un favore a te, e tu ne fai uno a me.»

    Ricattatore.

    Questa volta non fu abbastanza rapida. Lars posò la sua bocca su quella di lei e le diede un bacio duro e insistente. Era nei guai: meglio lasciar perdere le buone maniere, e per l'asta avrebbe trovato qualche altra pseudo-celebrità.

    «Sparisci!» CeeCee riuscì a ritrarsi nel momento in cui Lars protendeva la lingua e, accidentalmente, con la fronte gli diede un colpo sul mento.

    «Ahi!» gridò lui portandosi una mano alla bocca. «Mi hai fatto moldele la lingua!»

    «Davvero non so cosa farei, senza di te.» La signora Abbercrombe sorrise a Jack.

    La donna, una danzatrice esotica in pensione - e le numerose fotografie appese nel suo appartamento stavano a dimostrarlo - indossava un boa piumato rosa intorno al collo e aveva in braccio un mucchietto di pelo di nome Muffin. Il manto candido del cane era ornato di fiocchetti rosa in pendant con lo smalto delle unghie.

    «È un piacere.» Jack sollevò il sacco dell'immondizia e si diresse alla porta. Ogni domenica sera, quando non era di turno in ospedale, andava dall'anziana inquilina del complesso residenziale River Run per buttarle via la spazzatura. E faceva lo stesso per un'altra donna speciale: la sua vicina e migliore amica, CeeCee Adams. Al pensiero di lei sorrise. La spumeggiante, divertente CeeCee dai capelli rossi, con la sua intrepida voglia d'avventura e il suo irresistibile gusto per la vita. Ammirava tutto di lei, e avrebbe voluto assomigliarle un po' di più.

    Muffin mugolò dalle braccia della sua padrona.

    «La nostra piccolina vuole venire con te» considerò la signora Abbercrombe. «Ti dispiace?»

    La bestiola si svincolò dalla presa e balzò a terra, andando subito ad annusargli la caviglia, scodinzolando. «Non riesco a credere che tu le piaccia così tanto. Di solito odia gli uomini. Ma d'altra parte, tu non sei come gli altri. Sei così dolce.»

    Già. Le donne glielo ripetevano in continuazione. Ma la dolcezza e un conto in banca di due dollari non erano sufficienti nemmeno per un cappuccino al bar all'angolo.

    «Andiamo, Muff» ordinò Jack, anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno. Scese le scale e andò a raccogliere altri due sacchi che aveva lasciato prima di salire dalla signora Abbercrombe. Prince, il border collier a guardia dell'appartamento 112, saltò sulle zampe e si mise a seguirli. Girato l'angolo, un incrocio tra un beagle e un terrier attraversò la strada e si unì alla processione.

    Fantastico. Non solo era lo spazzino del vicinato, ma ora aveva anche la qualifica di dog-sitter ufficiale.

    Trattenne il fiato mentre si avvicinava all'appartamento di CeeCee e il polso accelerò il battito. Non la vedeva da un paio di giorni e gli mancava. Molto.

    Gli era piaciuta subito, dal primo momento che l'aveva vista: stava entrando nel cortile coi suoi rollerblade, i ricci rossi al vento e quel sorriso che diceva: Prendimi se sei capace... Energia pura.

    Sapeva di non essere il suo tipo e mai una volta le aveva confessato quello che provava. Come avrebbe potuto? Il dottor Jack era un tipo solido, responsabile, affidabile. Insomma, noioso.

    Aveva visto gli uomini con cui usciva. Sub professionisti, rocciatori, appassionati di bungee jumping e di snowboard. Ragazzi con tatuaggi e piercing, lunghi capelli e barba incolta. Uomini che guardavano in faccia il pericolo e ridevano. Uomini come suo fratello gemello, Zack.

    Per essere omozigoti, le differenze tra loro erano sorprendenti. Jack era prudente e metodico, Zack sconsiderato e confusionario; Jack aveva dedicato la propria vita alla medicina, Zack, un famoso campione di motocross, dedicava la sua vita alla birra, alle donne e ai motori. La maggior parte delle donne consideravano Jack un amico, ma quando si trattava di mettere sotto la lente Zack... be', tutte convinte di avere a che fare con un fantastico amante.

    Non era geloso. Be', non molto. A volte, però, avrebbe dato qualsiasi cosa per avere il fascino che esercitava Zack sulle donne. Come quando CeeCee veniva nel suo appartamento, si buttava sul divano e cominciava a raccontargli di un'altra storia andata male.

    Se gliel'avesse chiesto, Jack avrebbe saputo dirle dove commetteva errori. I ragazzi che sceglieva erano sbagliati per lei. Una donna spontanea come CeeCee aveva bisogno di un uomo stabile per controbilanciarla. Uno come lui. Ma aveva troppa paura di rovinare la loro amicizia per offrirle un'opinione non richiesta.

    Cominciò a salire le scale. Un urlo proveniente dalla direzione dell'appartamento di CeeCee gli fece gelare il sangue. In un batter d'occhio entrò in azione, volando sui gradini che portavano al secondo piano. Scorse l'amica inchiodata alla porta d'ingresso intenta in un corpo a corpo con la controfigura di King Kong.

    «Lasciami!» gridava lei, mentre cercava di liberare il braccio dalla presa dell'uomo.

    Il primate indossava pantaloni neri di pelle da motociclista, stivaletti appuntiti e catene. Era alto più di un metro e novanta e aveva la fronte sporgente come l'uomo di Cro-Magnon. I capelli biondo platino gli arrivavano al sedere e si teneva una mano contro la bocca.

    Nonostante avesse dieci centimetri e quindici chili in meno, Jack non esitò. La sua migliore amica era nei guai.

    Lasciò a terra i sacchi della spazzatura, abbassò la testa e si buttò contro l'intruso con tutta la sua forza.

    Colpì duro.

    Ma i muscoli dell'addome dell'Anello Mancante erano solidi come la roccia. La creatura non emise nemmeno un gemito.

    Jack invece sentiva gli uccellini cantare, in ginocchio sul cemento. Oh-oh.

    L'Anello Mancante grugnì, scosse il capo, prese Jack per la collottola e lo tirò in piedi. Quando il dottor Travis lo guardò in faccia, seppe di aver incontrato la propria Waterloo.

    Era stato da idioti attaccare.

    Per questo non agiva mai d'impulso. Avrebbe dovuto usare la testa e telefonare alla polizia.

    Ma non aveva pensato. Aveva visto CeeCee nei guai e aveva semplicemente reagito. E per un istante fu fiero del proprio istintivo coraggio.

    «CeeCee...» riuscì a chiedere nonostante avesse di fronte un pugno delle dimensioni di un prosciutto della Virginia. «Stai bene?»

    «Chievi a lei se sta bene?» mugugnò l'Anello Mancante. «È

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