Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il mio destino è con te: Harmony Jolly
Il mio destino è con te: Harmony Jolly
Il mio destino è con te: Harmony Jolly
E-book162 pagine2 ore

Il mio destino è con te: Harmony Jolly

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Un capo da favola 4
La vita ordinata e monotona di Amber Blakeley viene completamente stravolta quando incontra il principe Tristano Ragrazzi per la prima volta da quando era fuggita dal loro matrimonio combinato e da un titolo che non aveva mai desiderato. Tris potrà anche non averla riconosciuta, ma di sicuro non può negare l'attrazione che subito si accende fra loro e che culmina in una notte di passione che entrambi non dimenticheranno facilmente.

Ma quando Amber scopre di aspettare il figlio del principe dovrà decidere se è pronta a tornare sotto i riflettori... come una vera regina!
LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2020
ISBN9788830523104
Il mio destino è con te: Harmony Jolly

Leggi altro di Jessica Gilmore

Autori correlati

Correlato a Il mio destino è con te

Titoli di questa serie (4)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il mio destino è con te

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il mio destino è con te - Jessica Gilmore

    successivo.

    Prologo

    Otto anni prima

    L'auto si fermò e l'autista scese, camminando rigido come se fosse in parata, per aprire la portiera del passeggero posteriore. Amber Kireyev tirò fino al ginocchio il suo odiato gonnellino, prima di afferrare lo zaino e balzare fuori dall'auto sotto il suo sguardo sempre attento.

    «Grazie, Boris» disse con un sorriso ma, come al solito, l'uomo si limitò a un cenno di assenso.

    «Principessa Vasilisa.»

    «Amber» lo corresse lei, come sempre. «Chiamami Amber.»

    Boris rimase immobile, aspettando che lei varcasse l'ingresso. Non si sarebbe mosso fino a quando non l'avesse vista entrare nell'edificio e le porte non si fossero chiuse dietro di lei.

    Amber represse un sospiro. Sapeva che la maggior parte della gente avrebbe venduto l'anima, pur di occupare un appartamento in quel grande edificio Art Déco con vista su Central Park, ma per lei l'attico era più una prigione che una casa.

    L'opulento foyer di marmo dai soffitti alti le era così familiare che a malapena notò il suo lucido splendore, ma notò l'uomo sorridente dietro il banco della portineria, elegante nella sua uniforme dorata e blu.

    «Miss Amber, buon compleanno.»

    «Grazie, Hector.»

    «Ha in programma qualcosa, per festeggiare?»

    Amber evitò di apparire frustrata. Le sue compagne dell'esclusiva scuola femminile che frequentava avevano organizzato feste stravaganti, per i loro diciottesimi compleanni, affittando sale da ballo o andando in qualche casa di Hampton Beach per il fine settimana. Anche se l'avessero invitata, Amber non avrebbe avuto la possibilità di partecipare, ma avevano smesso di invitarla anni fa. «La nonna ha detto che potremmo uscire a cena, ovviamente dopo le lezioni.» Nemmeno il giorno del suo diciottesimo compleanno Amber poteva saltare le lezioni di ballo, di portamento o di etichetta.

    «Ho qualcosa per lei» bisbigliò Hector, con aria cospiratrice. Dopo essersi guardato intorno, estrasse una grande busta marrone da sotto la scrivania e gliela porse.

    Il cuore della ragazza cominciò a battere più forte, mentre osservava il familiare timbro postale. «Grazie per avermi permesso di farla spedire a casa tua.» Il suo futuro era in quella busta. Un futuro molto lontano da lì, molto lontano da sua nonna...

    «Londra?» chiese Hector, e lei annuì.

    «Il prospetto universitario. Londra è il luogo in cui i miei genitori si sono conosciuti e hanno lavorato, anche se vivevamo in un paesino appena fuori. Ho sempre promesso a me stessa che sarei tornata non appena avessi avuto l'età per farlo. Fare domanda per l'università è solo il primo passo.» Infilò la busta nello zaino. «Grazie ancora.»

    «Ho anche questo, per lei» proseguì Ector, porgendole un grande cupcake, glassato in modo stravagante. «Non c'è la candelina, ma Maya mi ha raccomandato di dirle di esprimere lo stesso un desiderio.»

    «Oh, Hector.» Amber detestava piangere, ma sentiva lacrime calde e pesanti che minacciavano di cadere. «È molto gentile da parte tua e di tua moglie. Ringraziala di cuore.»

    Hector lanciò uno sguardo ansioso all'enorme orologio che dominava il vestibolo. «Sua nonna chiamerà presto; farebbe meglio ad andare. E... Amber? Buon compleanno.»

    L'ascensore stava aspettando e lei digitò il codice che l'avrebbe portata fino all'attico, mangiucchiando la sua torta mentre le porte si chiudevano. Le porte si riaprirono direttamente nel corridoio dell'attico.

    Di solito riusciva a malapena a mettere un piede sul pavimento di parquet prima che sua nonna la chiamasse per interrogarla sulla sua giornata e criticare il suo aspetto, la sua postura, il suo atteggiamento, la sua ingratitudine. Si preparò all'interrogatorio, la busta marrone – riposta in sicurezza nella sua borsa – come scudo contro ogni parola velenosa. Ma quel giorno la nonna non la chiamò e Amber, mezza torta ancora in mano, riuscì ad arrivare indisturbata nella sua camera da letto, dove nascose la busta nel guardaroba. L'avrebbe aperta più tardi, mentre sua nonna dormiva.

    Allontanandosi dall'armadio, i piedi affondarono nel soffice tappeto rosa. Tutta la sua stanza era sontuosamente decorata con colori rosa e crema, che si abbinavano orribilmente ai suoi capelli rossi e rendevano la sua pelle pallida ancora più pallida. Ma aveva poca scelta nell'arredamento, così come nella sua istruzione, guardaroba e passatempi.

    Si liberò degli odiati blazer e gonnellino e infilò un semplice vestito blu, poi uscì alla ricerca della nonna. Il silenzio era così insolito che non poté fare a meno di sentirsi un po' preoccupata. Per un momento si chiese se sua nonna avesse organizzato una festa a sorpresa per il suo compleanno, ma allontanò subito quell'idea ridicola. Sua nonna non festeggiava i compleanni e non faceva sorprese.

    Si incamminò lungo il corridoio e provò curiosità sentendo il basso rombo di voci provenienti dal salotto più grande e formale, che sua nonna usava solo per intrattenere ospiti importanti. La stanza era luminosa grazie alle finestre a tutta altezza con una vista mozzafiato su Central Park, ma era così piena di mobili salvati da Belravia durante la rivoluzione che era impossibile trovare un posto non ingombro di sedie decorate o tavoli esili, mentre le pareti erano ricoperte di pesanti ritratti di antenati accigliati.

    Amber si apprestò a entrare nel salone. Non era stata convocata ufficialmente ma, sicuramente, sua nonna si aspettava che andasse a salutare qualunque ospite stesse intrattenendo.

    Ancora qualche mese, si disse. Si sarebbe diplomata di lì a un paio di mesi e, entro l'autunno, sarebbe stata a Londra. Doveva solo iscriversi all'università e capire come pagare. Aveva risparmiato un paio di migliaia di dollari, ma quelli non avrebbe coperto molto di più del biglietto aereo.

    Si sarebbe preoccupata di questo in un altro momento. Era ora di entrare, salutare e recitare il ruolo di principessa per tutto il tempo necessario. Era più facile farlo, adesso che sentiva il profumo della fuga. E, ovviamente, quel giorno era diventata adulta, quindi sua nonna non poteva più aver alcun controllo, su di lei.

    Inspirando, fece un altro passo avanti, solo per fermarsi mentre, attraverso la porta parzialmente aperta, lo sguardo cadeva su un profilo maschile. Un profilo che conosceva fin troppo bene: i capelli scuri, la fronte alta, un naso decisamente romano affiancato da zigomi affilati che si incavavano in un mento deciso, la bocca che non sorrideva. Amber deglutì. Aveva passato troppe notti a sognare quella bocca. Il cuore prese a battere dolorosamente, le mani umide d'imbarazzo. Cosa ci faceva Tristano Ragrazzi qui, proprio nel giorno del suo compleanno?

    Tristano o, com'era più comunemente noto, il Principe Ereditario Sua Altezza Reale Tristano di Elsornia, era stato la prima cotta di Amber. Anzi, a essere sinceri, era stato la sua unica cotta, nonostante il divario di quattro anni e il fatto non insignificante che, nelle poche occasioni in cui si erano incontrati, lui si era degnato a malapena di notare che era viva. Questo piccolo dettaglio non le aveva impedito di tessere una storia elaborata su come un giorno si sarebbe innamorato di lei e l'avrebbe salvata dalla torre: storia che aveva smesso di intrecciare il giorno in cui era inciampata su uno dei tanti poggiapiedi ricamati di sua nonna e gli aveva rovesciato addosso un vassoio di bevande e stuzzichini. Per quanto ci avesse provato, non aveva mai dimenticato lo sguardo incredulo e sprezzante che le aveva rivolto. Da allora non lo aveva più visto, e per lei andava benissimo così.

    Amber indietreggiò in punta di piedi... molto meglio affrontare l'ira di sua nonna che Sua Altezza. Ma, quando Tristano parlò, si bloccò di nuovo sentendo pronunciare il proprio nome.

    «La principessa Vasilisa è ancora molto giovane.»

    «Sì» concordò sua nonna, col solito tono gelido e tagliente. «Questo è un vantaggio, per voi: può essere educata. E, ovviamente, non ha avuto occasione di incontrare nessun maschio. Una principessa vergine, senza alcuno scandalo legato al suo nome, con eccellenti qualifiche accademiche, istruita in politica estera e diplomazia, è un premio raro, e questo prima ancora di considerare la sua dote. È unica e voi lo sapete, Tristano. Quindi non giochiamo.»

    Amber rimase senza fiato. Era già mortificante che sua nonna discutesse della sua verginità con una persona qualunque, ma con Sua Altezza? Sentì le guance bruciare per l'imbarazzo e lo sdegno. Non era un premio di cui discutere il valore!

    «Certo, la fortuna di Belravia» intervenne una voce maschile che la ragazza non riconobbe. «Vale tanto quanto valeva quando il Paese cadde?»

    «Vale di più, grazie ad alcuni saggi investimenti mentre aspettavamo che un Kireyev sedesse di nuovo sul trono. Ma è chiaro che il nostro Paese non esiste più, e con esso il nostro trono. Quindi siamo alla ricerca di un altro trono, un altro Paese in cui investire i nostri soldi e il nostro sangue. Il vostro trono, il vostro Paese, Tristano.»

    Cadde il silenzio. Tristano era tentato, disgustato o indignato che lei fosse trattata come merce di scambio e non come un essere umano vivente e che respirava? Amber vide morire quella speranza quando lui parlò.

    «Ma rimane il fatto che la principessa è ancora molto giovane.»

    «Non essere frettoloso» disse l'uomo sconosciuto. «La principessa potrebbe essere troppo giovane per sposarsi, ma non c'è motivo per non stipulare un fidanzamento formale. Ed è questo che siamo venuti a discutere. I documenti sono qui.»

    I cosa? Stava sicuramente sognando. Amber riusciva a malapena a respirare.

    «Sono il suo tutore legale» disse sua nonna. «Posso firmare adesso. Dovete solo firmare anche voi, Tristano, e poi vi suggerisco di portare Vasilisa a Elsornia con voi. Potrà passare i prossimi tre anni a completare la sua educazione a vostro piacimento e poi, quando avrà ventidue anni, sarà una sposa perfetta. La regina perfetta.»

    Davvero una sposa perfetta! Se Amber non fosse stata così inorridita, avrebbe riso. Non era nemmeno stata ancora baciata; non avrebbe mai potuto sposare un principe fino a quando non avesse baciato molti ranocchi. Inoltre, aveva i suoi progetti per i successivi tre anni, e non includevano il fatto di finire in un castello nel centro dell'Europa. No, avrebbe vissuto come una ragazza normale. Lei avrebbe riso, imparato, flirtato, e si sarebbe goduta ogni momento.

    Il primo istinto fu di irrompere e dire a tutti senza mezzi termini che l'unica persona che poteva firmare quell'accordo era lei, e che non lo avrebbe mai fatto. Per ricordare loro che ormai aveva diciotto anni e sua nonna non era più la sua tutrice e che, anche se lo fosse stata, non aveva il diritto di obbligare sua nipote a sposarsi, e che qualsiasi fidanzamento che avevano deciso non valeva la carta su cui era scritto. Ma la cautela sostituì rapidamente la rabbia. Non aveva dubbi sul fatto che sua nonna fosse in grado di portarla forzatamente a Elsornia, se avesse voluto. No, meglio stare attenti.

    Amber indietreggiò il più silenziosamente possibile, ormai decisa. Era più che l'erede di un trono ormai scomparso; era anche inglese da parte di madre, ed era molto tempo che voleva tornare a casa. L'ultimo suono che sentì fu una penna che grattava su della carta spessa, mentre lei tornava verso la sua camera. Passaporto, soldi e se ne sarebbe andata. E non si sarebbe voltata.

    1

    «Alex? Chi è quell'uomo in piedi accanto a Laurent?» Amber fece del proprio meglio per sibilare la domanda con discrezione, consapevole che le telecamere erano puntate su di lei e sulle altre due damigelle. Un matrimonio reale era sempre un grande evento, anche quando il reale in questione governava un minuscolo regno affacciato sul Mediterraneo. Il tipo di evento che Amber aveva evitato negli ultimi otto anni... Invece adesso, eccola lì, al centro della scena. Ma cosa avrebbe potuto fare, quando una delle tre persone che amava di più al mondo si stava sposando con un principe ereditario?

    «È il testimone dello sposo.» Alex le rivolse uno sguardo incuriosito. «Credo si chiami Tristano. Perché questo interesse? Non mi sembra il tuo tipo, anche se è decisamente stupendo.»

    «Non sono interessata» protestò Amber, cercando di non muovere la bocca. L'ultima cosa che voleva era che qualcuno le leggesse le labbra e trasmettesse la conversazione sui social media. «Sono solo sorpresa. Pensavo che il testimone dello sposo fosse il cugino di Laurent.»

    «È stato chiamato per un'urgenza.» Il cugino di Laurent era responsabile della chirurgia presso l'ospedale locale e si dedicava anima e corpo al suo lavoro. «Tristano era la riserva: a quanto pare lui e Laurent si conoscono da anni.»

    «Che fortuna.» Accidenti!

    Amber si morse il labbro, considerando le sue opzioni. Fingersi malata l'avrebbe messa ancor più al centro dell'attenzione di quanto non fosse già... ed essere damigella d'onore a un matrimonio reale, trasmesso in televisione, era già una posizione piuttosto difficile in cui trovarsi. Aveva riflettuto a lungo, prima di decidere se partecipare,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1