Matrimonio veneziano: Harmony Jolly
Di Lucy Gordon
5/5
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Info su questo ebook
Sally Franklin ha deciso di andare a Venezia per dare una svolta alla sua vita, ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi sposata con l'affascinante ed enigmatico Damiano Ferrone! Forse è la magia di Venezia durante il Carnevale, o semplicemente l'aspetto accattivante di Damiano, che le ha reso impossibile rifiutare quella proposta!
Damiano ha bisogno di una madre per suo figlio e un matrimonio di convenienza è l'ideale. Ma ben presto lui vedrà Sally sotto una nuova luce e capirà di aver guadagnato molto più di ciò che aveva previsto... Una vera moglie.
Lucy Gordon
Lucy Gordon cut her writing teeth on magazine journalism, interviewing many of the world's most interesting men, including Warren Beatty and Roger Moore. Several years ago, while staying Venice, she met a Venetian who proposed in two days. They have been married ever since. Naturally this has affected her writing, where romantic Italian men tend to feature strongly. Two of her books have won a Romance Writers of America RITA® Award. You can visit her website at www.lucy-gordon.com.
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Anteprima del libro
Matrimonio veneziano - Lucy Gordon
978-88-3051-259-7
1
«Wow! Casanova! Forte!»
Il giovane uomo che stava divorando il contenuto del libro si accese di eccitazione. Sally, sua sorella, era seduta accanto a lui in aereo e lo guardò con curiosità.
«Di che cosa stai parlando, Charlie?»
«Di Casanova, il grande seduttore. Era di Venezia. È scritto qui» esclamò il ragazzo, porgendo alla sorella la guida turistica sulla città. «Ha avuto mille donne e scommetteva una fortuna ogni sera al gioco d'azzardo.»
«Capisco allora perché ti attrae» sospirò ironicamente la ragazza.
A diciotto anni, Charlie continuava ad accumulare debiti di gioco e la cosa sembrava non turbarlo per nulla, giacché contava sul fatto che la sorella li saldasse. Ma lei si era ribellata. Sconvolta dalla dipendenza che il fratello stava sviluppando e spaventata dalle losche figure che avevano cominciato a infestare la loro casa, aveva deciso di allontanarlo da Londra. Adesso si trovavano su un aereo diretto a Venezia, per quella che sembrava una vacanza ma che, in realtà, era una vera e propria fuga.
«Non si tratta solo del gioco d'azzardo» proseguì Charlie. «Poteva avere qualunque donna desiderasse e si dice che la sua leggenda viva ancora, a Venezia. Andiamo, questo dovrebbe interessarti.»
«Taci!»
I modi del ragazzo si fecero comicamente teatrali. «Come puoi essere così dura di cuore? Stai per arrivare nella città più romantica del mondo e non ti importa nulla.»
«Così come a te non importa dei problemi che crea la tua dipendenza dal gioco d'azzardo. Stai solo provando a cambiare argomento, quindi smettila, fratellino. Altrimenti...»
«Altrimenti cosa? Mi getterai dall'aeroplano?»
«No, farò qualcosa di molto peggio. Non ti darò più nemmeno un centesimo e ti costringerò a trovare un lavoro.»
«Aaargh! Sei una donna crudele.»
Il tono della conversazione era leggero ma, sotto lo scherzo, si nascondeva una dura realtà. Da quando i loro genitori erano morti, sette anni prima, Sally era diventata responsabile del fratello e non andava fiera dei risultati. Lui non mostrava alcun segno di voler crescere.
Come aveva detto Charlie, erano diretti verso la città più romantica del mondo: Venezia. Un luogo di sconcertante bellezza e con un'atmosfera magica e affascinante. Se a lei non importava, come l'aveva accusata il fratello, era perché nella sua vita vi era stato ben poco romanticismo. Aveva un aspetto ordinario e non aveva nulla che potesse sedurre o incantare. Gli uomini non cadevano ai suoi piedi e, l'unica volta che si era innamorata, aveva trovato poca felicità e molto dolore, quando era finita. Non s'illudeva che la sua vita potesse cambiare adesso.
«Perché hai insistito col voler venire a Venezia, se potevamo andare in qualsiasi posto?»
«Perché ho un'amica che aveva prenotato un viaggio qui e ha dovuto cancellarlo all'ultimo minuto» rispose Sally. «Sono riuscita ad assicurarmi le camere d'albergo che aveva prenotato e i biglietti aerei.»
Aveva ritenuto quell'offerta l'occasione per lasciare velocemente Londra, altrimenti non avrebbe scelto di compiere quel viaggio in gennaio.
Una voce all'altoparlante annunciò che stavano cominciando la discesa verso l'aeroporto Marco Polo e, dal finestrino, poterono osservare la lunga strada rialzata che si estendeva sull'acqua e che collegava la terraferma alla prima della moltitudine di isole che costituivano la città di Venezia.
«Ehi, qui dice che a Venezia non ci sono automobili!» esclamò Charlie. «Significa che dobbiamo percorrere a piedi tutta quella strada?»
«No. C'è un parcheggio a Piazzale Roma, al limite della città. Un taxi ci accompagnerà fino a là e poi proseguiremo il viaggio a bordo di un vaporetto o di una barca, lungo i canali.»
Appena scesi a terra, trovarono subito un taxi, che si avviò lungo la strada rialzata. La città si profilava poco più avanti, in tutta la sua leggendaria bellezza.
Giunti a Piazzale Roma, Sally e Charlie videro una moltitudine di barche a motore in attesa vicino alla riva, la versione veneziana dei taxi. La ragazza fornì l'indirizzo della loro destinazione, l'Hotel Billioni, e in un batter d'occhio si ritrovarono a sfrecciare lungo il Canal Grande, l'elegante via di comunicazione che tagliava la città. A un tratto, la barca si infilò in un piccolo canale laterale e si fermò davanti a una rampa di scale che arrivava fino al pelo dell'acqua. Il barcaiolo afferrò le loro valigie e li accompagnò alla porta dell'albergo. Dopo il check-in, Sally e Charlie furono accompagnati al piano di sopra, nelle due stanze che avrebbero occupato. La ragazza si diresse subito alla finestra e l'aprì.
Sotto di lei il piccolo canale era quieto e misterioso. Stava scendendo la sera e l'unica luce sull'acqua proveniva dai bagliori tenui delle finestre.
Quel poco che aveva visto di Venezia era stato sufficiente a confermare la reputazione di città romantica e suggestiva. Era un luogo perfetto per due amanti, o per una luna di miele.
Quella riflessione le fece rivolgere i pensieri a Frank, nonostante gli sforzi per evitarlo. Era riuscita a non pensare molto a lui, da quando aveva deciso di escluderlo dalla sua vita.
Si era sentita attratta da quell'uomo. I suoi baci le avevano dato piacere, eppure non se l'era sentita di andare oltre, con lui.
«Coraggio, Sally» l'aveva spronata Frank, piuttosto irritato. «Siamo nel ventunesimo secolo. I baci non bastano più.»
Aveva ragione. Se avesse voluto andare a letto con lui, sarebbe stata libera di farlo. Ma qualcosa l'aveva trattenuta. Quando l'aveva scoperto con un'altra donna, era stato terribile, ma non si era trattato di una completa sorpresa.
Mi accusava di essere fredda, rifletté, e probabilmente aveva ragione. Riuscirò mai a desiderare tanto un uomo al punto di perdere il controllo? Temo di no. Se fosse dovuto succedere, immagino che sarebbe già accaduto.
Fece una risatina autoironica.
Sono venuta nella città di Casanova ma, in un certo senso, credo che nemmeno lui sarebbe riuscito ad accendere la mia passionalità. Sono troppo razionale. Del resto, ho sempre avuto bisogno di esserlo.
I rumori di Charlie che si muoveva nell'altra stanza le ricordarono perché per lei il buon senso fosse tanto importante. Aveva compiuto molti sacrifici per suo fratello. Anche trovarsi a Venezia era un sacrificio, dal momento che avrebbe potuto costarle la possibilità di un lavoro meraviglioso. Lei era una contabile e lavorava in proprio con un discreto successo ma, all'improvviso, le era stato offerto un impiego in una grande azienda. Se fosse rimasta a Londra, avrebbe accettato subito, ma era improbabile che l'avrebbero aspettata a lungo, di certo non più di una settimana.
Poteva sperarlo, ma sapeva che la speranza può essere distruttiva, se è tutto ciò che si ha.
La testa di Charlie fece capolino dalla porta.
«Sto morendo di fame. Andiamo a cena.»
Il ristorante a piano terra era brulicante di vita. Profumi deliziosi si diffondevano dalla cucina e i due fratelli trascorsero dei momenti divertenti, cercando di capire che cosa mangiare.
«E questo è solo l'inizio» si rallegrò Charlie. «Ce la spasseremo, qui a Venezia.»
«Probabilmente tu te la spasserai, io trascorrerò tutto il tempo a impedirti di commettere sciocchezze.»
«Vedremo. Questa è la città di Casanova, il grande seduttore. Dovrai scrollarti gli uomini di dosso.»
Una risatina rivelò che una delle cameriere aveva sentito e compreso.
«È vero» confermò la donna. «Questa era la casa di Casanova.»
«Non m'importa di lui» scherzò Sally. «Può aspettare. Preferisco cenare.»
«Io vorrei del pesce» affermò Charlie, entusiasta.
«Abbiamo tutto ciò che desidera, signore.»
«È una fortuna che lei capisca l'inglese così bene» osservò Sally. «Saremmo davvero persi, altrimenti.»
«A Venezia arrivano turisti da tutto il mondo, dobbiamo essere in grado di parlare con loro. Adesso ditemi, che cosa posso portarvi?»
«Io vorrei il baccalà preparato con olio di oliva, aglio e prezzemolo.»
«Anch'io!» annunciò Charlie.
«Perfetto, due baccalà mantecati» ripeté la cameriera, affrettandosi ad allontanarsi.
«È davvero quello che abbiamo ordinato?» domandò Charlie.
«Immagino di sì.»
«Suona bene. Comincio a pensare che tu abbia fatto la cosa giusta, trascinandomi qui.»
«Non ti ho trascinato.»
«Dai, mi hai praticamente buttato nella tua valigia!»
«Be', d'accordo. Cominciavo a essere un po' preoccupata per quelle telefonate anonime.»
«È davvero l'unico motivo? Non volevi fare colpo su Frank?»
«Frank non esiste più. Non lo nominare.»
Charlie le rivolse uno sguardo ilare.
«Prima hai disdegnato Casanova, poi hai mandato al diavolo Frank... Forse gli uomini dovrebbero preoccuparsi, in tua presenza» scherzò il ragazzo, posando una mano sulla spalla della sorella per consolarla.
Trascorsero la cena pianificando la giornata successiva.
«Saliremo a bordo di un vaporetto» disse Sally. «È l'equivalente veneziano di un autobus. In questo modo vedremo il Canal Grande e i ponti che lo attraversano. Poi visiteremo Piazza San Marco.»
Al termine della cena, si ritirarono nelle loro camere. Prima di infilarsi a letto, Sally si affacciò alla finestra per osservare il panorama del piccolo canale. Nel buio della sera, riusciva a vedere solo un piccolo marciapiede con dei gradini che scendevano nell'acqua. Dall'interno dell'albergo proveniva la voce di un uomo. Sembrava arrabbiato.
Improvvisamente una porta fu spalancata e l'uomo uscì sul piccolo marciapiede. Dalla sua finestra, la ragazza vide che era alto, bruno, sui trentacinque anni, con un volto che sarebbe potuto essere bello, se non fosse stato per lo sguardo agguerrito e intransigente. Parlava in italiano e lei non capì, fino a quando lui non pronunciò alcune parole.
«Lei parla come un idiota!»
Immagino di sapere che cosa significhi, rifletté la ragazza. Sta dando dell'idiota a qualcuno. Non è certo il tipo di persona che si vorrebbe incontrare di notte. Probabilmente è il buttafuori.
L'uomo rientrò e sbatté la porta. Sally chiuse la finestra e andò a dormire.
Durante la notte piovve ma, il mattino, la pioggia era cessata e aveva lasciato le strade bagnate e scintillanti. Sally e Charlie trascorsero la giornata scoprendo Venezia, girovagando per le stradine tortuose che ispirarono la parte fantasiosa della natura del ragazzo.
«Tutte queste curve e angoli nascosti!» si entusiasmò. «Se si stesse seguendo qualcuno in segreto, non scoprirebbe mai di essere pedinato. Anche se si volesse sfuggire a qualcuno, sarebbe facile far perdere le proprie tracce.»
«Solo tu puoi pensare a queste cose» rise la ragazza. «Hai la mente davvero contorta.»
«Be', potrebbe sempre tornare utile, una mente come la mia» ribatté lui, per nulla offeso.
Salirono su un vaporetto e visitarono il Ponte di Rialto, poi decisero di dirigersi verso Piazza San Marco. Un'estremità della piazza era dominata da un'enorme cattedrale, mentre sugli altri lati vi erano una serie incredibile di negozi e bar con i tavolini all'aperto.
«Sediamoci qui» propose Sally.
«Non sarebbe meglio all'interno?» protestò Charlie.
«Non fa molto freddo e mi piace l'idea di sedere all'aperto e osservare le persone che passano. Ma, se preferisci, tu puoi andare dentro.»
«E fare la figura di una femminuccia mentre mia sorella è seduta all'aperto?» domandò il ragazzo con un sorriso. «No, grazie.»
Trovarono un tavolino libero e ordinarono due caffè, guardandosi intorno curiosi.
«Oh, guarda!» esclamò Sally. «Che bel cane.»
La ragazza fissò lo sguardo su uno spaniel springer bianco e marrone, che si divertiva a saltare nelle pozzanghere. «È così bello vederli giocare.»
«Tu adori i cani» osservò Charlie. «Se ti piacciono così tanto, non riesco a capire perché non ne prendi uno.»
«Perché dovrei lasciarlo solo tutto il giorno. Non sarebbe bello. Tu non hai mai conosciuto Jacko, vero?»
«Il cane che avevi prima che io nascessi?»
«Sì. Lo adoravo. Aveva una personalità eccezionale, proprio come quello laggiù. Saltellava ovunque, sempre