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La lotteria dell'amore: Harmony Destiny
La lotteria dell'amore: Harmony Destiny
La lotteria dell'amore: Harmony Destiny
E-book141 pagine1 ora

La lotteria dell'amore: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Aiuto, Jacqueline ha vinto la lotteria! E così, nel tentativo di sfuggire alla inevitabile pubblicità sul suo conto, si rifugia in un villaggio vacanze di pescatori e si ritrova a dover dividere una baita con sette uomini, dei quali diventa subito amica. Peccato che ce ne sia un ottavo, Mike, il proprietario del villaggio, che fa di tutto per ricordarle che lui odia i ricchi e li disprezza. Ma che colpa ne ha lei se da un giorno all'altro si è ritrovata con una montagna di soldi in banca? Attenta, Jacqueline, chi odia... ama!
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2017
ISBN9788858967157
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    Anteprima del libro

    La lotteria dell'amore - Elizabeth Sinclair

    successivo.

    1

    L'odore pungente di pesce crudo destò Jacqueline Barrett dal suo sonno profondo. Sbadigliò e schiuse gli occhi lentamente.

    Piano piano, le nebbie del sonno si diradarono, rivelando alcune facce barbute radunate in cerchio attorno al suo letto. Spalancò la bocca, tirandosi la coperta variopinta fino al mento, poi scattò all'indietro, appiattendosi contro la testata del lettino.

    Con occhi sgranati, tornò a fissare quelle facce che la scrutavano dall'alto, pregando che si trattasse di un incubo dal quale si sarebbe svegliata, ritrovandosi ancora nella baita per la pesca che suo fratello aveva affittato ad Adirondack.

    Sbatté le palpebre, ma le facce rimasero lì.

    Nella fretta di cancellare l'annebbiante stanchezza del lungo viaggio in macchina, Jackie si era incautamente dimenticata di chiudere la porta a chiave.

    Tremava dalla paura. Chi si sarebbe aspettato che avrebbe incontrato la sua fine per mano di una banda di balordi?

    Mentre questi restringevano il cerchio e intensificavano l'ispezione, l'indignazione per essere di nuovo l'oggetto indesiderato dell'attenzione di qualcuno superò la paura. Se la morte aveva scelto quel momento per chiamarla a sé, non se ne sarebbe andata via, di certo, con serenità.

    Aveva trascorso gli ultimi due mesi a eclissarsi nei bagni delle signore per sfuggire all'assalto dei giornalisti, a rifiutare con il sorriso sulle labbra proposte di matrimonio da parte di meschini cacciatori di dote. Aveva sgominato battaglioni di sedicenti nuovi amici, messo nel sacco furbastri di professione e, in generale, aveva osservato la sua tranquilla esistenza trasformarsi in una babilonia. E, ora che aveva trovato un rifugio, doveva rinunciarvi senza nemmeno combattere?

    No.

    Non si era mai ritirata da una battaglia in vita sua. E adesso che era in gioco la sua salute mentale, non era il momento di cominciare a farlo. Allentò la presa sulla coperta e aprì la bocca per registrare una seccata protesta.

    «Huff! Una donna!» Il rude grugnito si levò dall'uomo ai suoi piedi.

    «Già. È proprio una donna. Non ci sono dubbi.» Un sospiro svenevole seguì l'esclamazione del ragazzino brufoloso che si era creato un varco tra gli uomini più adulti.

    A eccezione dell'uomo ai suoi piedi che la fissava con sguardo torvo, tutti gli altri ridacchiavano. Il loro divertimento finì con l'esasperare la sua indignazione.

    Ne aveva abbastanza!

    Insomma, desiderare un po' di pace era chiedere troppo?

    Scuotendo la massa di riccioli biondi sulle spalle, irrigidì la schiena, sollevò il mento con cipiglio altero e si preparò al contrattacco.

    «Chi siete? Cosa volete? E che ci fate nella mia baita?»

    Alzò la voce a ogni domanda, usando lo stesso tono che riservava a suo fratello Dave. Dal momento che la sua ultima trovata le aveva sconvolto l'esistenza, aveva persino perfezionato l'intonazione drammatica.

    «Che barba!»

    La seccata risposta venne dallo stesso uomo che qualche attimo prima aveva, con occhio esperto, identificato il suo sesso. Se ne stava, ai piedi del letto, accigliato e con le braccia incrociate sul petto poderoso, e con il suo folto ciuffo di capelli bianchi sopra la fronte, come un piccolo generale offeso.

    «L'avete sentita? La sua baita? Lei invade il nostro territorio e canta vittoria prima ancora che noi battiamo la ritirata.»

    «Calma, calma, Peppy. Da' alla povera ragazza la possibilità di spiegare.» Le parole pacate, pronunciate dall'uomo accanto al timido ragazzotto, la calmarono.

    Due caldi occhi castani la guardarono attraverso un paio di occhiali dalla montatura dorata appoggiati sulla punta del naso. Con gesto abitudinario, l'uomo se li sistemò meglio e sorrise. «Temo che ci sia un errore, mia cara. Vedi, questa è la nostra baita. Ora, se mi dici come ti chiami, cercherò di scoprire qual è la tua.»

    «Jacqueline Barrett. Jackie» si precipitò lei a rispondere, pentendosi all'istante di aver rivelato la sua identità. Ma non dovevano circolare giornali in quel posto, perché nessuno di loro parve riconoscere il suo nome. «E siete voi ad aver commesso un errore. Mio fratello ha affittato questa baita per un mese e me l'ha prestata.»

    Un pensiero improvviso le attraversò la mente. E se, invece, era stato Dave a essersi sbagliato? Se così fosse stato, quella sua piccola svista si andava a piazzare in cima a tutte le altre per le quali suo fratello si era guadagnato la fama di stupido di prima categoria. Non c'era altra spiegazione logica per come lei era finita in quella baita di montagna con...

    Li contò. Sette? Sette uomini?

    Per tutti i diavoli! Al suo risveglio, si era trovata catapultata nel bel mezzo di una favola.

    Proprio un bell'impiccio!

    La situazione era tutta da ridere. O quasi. In realtà, l'unico divertimento che ci trovava, al momento, derivava dal pensiero di cucire a Dave la bocca per sempre.

    «Dave? Dave Barrett?» echeggiò, stupito, l'uomo occhialuto. Lei annuì. «Così, sei la sorella di Dave. Parla sempre di te.»

    Jackie arrossì. La tendenza di Dave a parlare troppo di lei con la gente sbagliata l'aveva cacciata in quel pasticcio.

    «Mi ha prestato la sua baita perché io mi potessi... riposare un po'.» Inutile spiegare a quegli sconosciuti che il gesto ammirevole di suo fratello era stato dettato da un senso di colpa per averle reso la vita un inferno e per averla portata all'isterismo dando in beneficenza tutto il suo guardaroba e sostituendolo con capi firmati. Accidenti, se non avesse voluto bene al suo unico fratello, lo avrebbe già...

    «Che barba!» sbuffò Peppy. «Riesce sempre a metterci una donna tra i piedi e a rovinarci la pesca. La volta scorsa, una ballerina è sbucata fuori dalla torta di compleanno di Doc. È un miracolo se non si è beccata una polmonite con solo quei nastri e frange che portava addosso. Ci sono voluti tre giorni per liberarci di lei.»

    «Parla per te. Alcuni di noi hanno gradito.» L'osservazione, insaporita da un marcato accento newyorkese, provenne da un uomo al lato del letto, con una barba nera e un sorrisetto lascivo. Più vicino ai trentotto anni di suo fratello Dave che all'età più adulta dei suoi compagni, aveva una carnagione olivastra e un paio di occhi scuri che lasciavano presupporre origini latine.

    «Smettila, Tony» sbottò l'uomo di cattivo umore. «Saremmo dovuti venire qui, quest'anno, senza avvisare Barrett. Si sa che lui combina sempre pasticci. Si dev'essere bevuto il cervello a portare prima quella ballerina da quattro soldi e ora... lei» concluse, rivolgendosi a Jackie.

    Jackie represse a stento un sorriso, ma fu l'occhiataccia di Peppy a ghiacciarla.

    «Mio fratello è fatto così. Se vi può consolare, è da quando ho smesso di portare i pannolini che riesce, con disinvoltura, a stravolgermi la vita. Infatti...» Si fermò giusto in tempo per non svelare fatti personali che preferiva tenere per sé.

    Ma era la verità. I piani scervellati di suo fratello avevano sempre finito con il danneggiarla, a eccezione di quando le aveva offerto il posto di cuoca nel ristorante di sua proprietà.

    «Insomma, qui mi pare che ci sia un problema» rifletté ad alta voce il pacato Doc. «Pare che questa baita appartenga pure alla ragazza, dopotutto.» L'uomo si sistemò di nuovo gli occhiali sul naso e guardò gli altri. «Non possiamo farci nulla.»

    «Eccome» protestò Peppy. «La possiamo sbattere fuori, armi e bagagli. Vorrà dire che si troverà un altro posto per dormire. Ci sono tanti alberghi nei dintorni.»

    Il panico crebbe in Jackie come un torrente di primavera. Non poteva andar via di lì. Era chiaro che quella gente non sapeva chi fosse lei. Era ripiombata nell'anonimato. E dove avrebbe trovato un altro posto dove nessuno la conosceva?

    L'idea di ritornare sotto i riflettori l'annichiliva.

    La fortuna era cominciata quando quella bionda formosa e giuliva aveva estratto quelle sei palline numerate dalle urne...

    No! Per niente al mondo sarebbe ritornata a essere un fenomeno!

    «Vi prego. Non vi disturberò. Non vi accorgerete neppure della mia presenza.» Lei lanciò delle occhiate veloci alla stanza, notando per la prima volta le caterve di vestiti ammonticchiati alla rinfusa, la cucina sudicia e la fila di letti disfatti. «Mi prenderò cura io della casa. Metterò in ordine, pulirò...»

    Si era appena offerta volontaria per tenere pulita la casa a sette uomini? Fino a che punto aveva perso il lume della ragione? Perdiana, se la lasciavano rimanere, che le sarebbe costato un po' di faccende domestiche? Strinse le labbra, prima di aggiungere altre vacuità e rendersi completamente ridicola.

    Stava anche pensando di poter cucinare per loro, quando le balenò alla mente l'immagine di loro tutti che correvano dal più vicino giornale per spiattellare che Jacqueline Barrett, la vincitrice assoluta del premio più alto nella storia della lotteria dello stato di New York, si era barricata in una baita di montagna in compagnia di sette uomini.

    Li guardò, speranzosa, uno per uno.

    «Non abbiamo bisogno di una donna che pulisca» ribatté Peppy. «Se volessimo il nostro rifugio splendente, provvederemmo da soli.» Si voltò verso Doc. «Mettiamolo ai voti, Doc. Io dico che se ne deve andare.»

    «Rip?» Doc interpellò l'uomo che si era staccato dal gruppo e si era ritirato in un angolo.

    Rip incrociò le braccia dietro la testa e studiò Jackie attentamente. Poi la sua bocca si torse in un impercettibile sorriso. «Per me, può rimanere. Qual è il problema?»

    Doc si rivolse, poi, all'uomo successivo, in apparenza abituato a quel genere di situazioni. «Tony?»

    Il latino dalla barba nera sghignazzò. «Mi stai chiedendo se voglio una dama in giro?» Scoppiò a ridere. «Forse un orso...»

    Lo sguardo di rimprovero di Doc lo zittì. «Abbiamo afferrato l'idea, Tony. Adam, qual è il tuo voto?»

    Adam, un ometto mingherlino, dal naso rubicondo, aprì la bocca per esprimere il suo voto. Ma, prima che potesse articolare parola, i suoi occhi si restrinsero, il naso vibrò come quello di un coniglio, poi si arricciò contro il labbro superiore.

    Qualcuno gli gettò un fazzoletto. Lui appiccicò la stoffa bianca contro il naso. «Eh... Eh... Eh...»

    Il lungo sospiro, dedusse Jackie, segnava lo sfumare di uno starnuto. Mettendo il fazzoletto in tasca, l'uomo mugugnò, con voce nasale: «Può rimanere». Poi starnutì.

    «Il raffreddore pare che vada meglio, Adam. Non ti dimenticare di continuare a prendere le medicine che ti ho

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