Catalogo nuziale: Harmony Destiny
Di Raye Morgan
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Raye Morgan
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Anteprima del libro
Catalogo nuziale - Raye Morgan
successivo.
1
Joe Camden non si era aspettato quel nodo alla gola. Non era tipo da cedere ai sentimentalismi, ma quando era sceso dalla macchina e aveva guardato giù verso la vecchia casa malandata, gli era successo qualcosa.
Casa. Ecco di che si trattava. Anche se era stato via quindici anni. Anche se, non appena ne aveva avuto l'occasione, era scappato da lì il più in fretta e il più lontano possibile.
«Ti mancherà, vedrai» gli aveva detto la vecchia Annie Andrews il giorno in cui era partito, quando si era fermato nel suo spaccio per comprare qualche provvista per il viaggio. «Prima o poi l'Alaska ti richiamerà indietro.»
«No, Annie» aveva ribattuto lui convinto. «D'ora in poi per me ci saranno solo luci sfavillanti e grandi città.»
«E ragazze» aveva aggiunto lei scoppiando a ridere. «Non posso biasimarti. Qui non ci sono abbastanza ragazze, per voi giovanotti. Non mi meraviglia che scappiate tutti.»
Joe fece un mezzo sorriso, ricordando quel giorno e tutto quanto era successo dopo di allora. Adesso era tornato, e benché la grandiosità dell'Alaska, con le sue vette bianche, le sue praterie, le sue foreste, i corsi d'acqua che scorrevano nelle sue gole avessero ancora il potere di emozionarlo, non si sarebbe fermato a lungo. Lui ormai apparteneva a Los Angeles.
Lì era rimasto tutto come una volta. Sembrava che da quando era partito non fosse cambiato niente. La vecchia casa in cui suo fratello viveva ancora era cadente come il giorno della sua partenza, e tutto faceva pensare che Greg fosse allergico alle responsabilità, come lo era stato il loro padre. Joe, del resto, non si era aspettato che le cose sarebbero andate diversamente, ed era tornato proprio per quello.
Sentendo un fruscio, si voltò verso un gruppetto di alberi lì accanto e gli sembrò di intravedere per un attimo una pelliccia scura fra i cespugli. In un attimo, il passato gli piombò addosso con tutti i suoi ricordi.
«Champ...» sussurrò, ricordando come il cucciolo della sua infanzia amasse nascondersi nel sottobosco per saltargli addosso all'improvviso e leccargli la faccia. Dimenticando che era morto quando lui aveva diciotto anni, si avvicinò ai cespugli e scostò i rami nel punto in cui aveva colto il movimento.
«Champ?»
Il cane non rispose, ma qualcosa gli morsicò la mano e Joe fece un salto all'indietro gridando: «Cosa diavolo è?».
Un bambino uscì allo scoperto e si mise a correre verso la casa come se avesse il diavolo alle calcagna.
«Ehi!» gli gridò guardando sconcertato i segni dei suoi piccoli denti sulla mano. «Non volevo farti niente di male!» Chi diavolo era quel bambino? E cosa ci faceva nella casa di Greg?
Lo seguì lentamente giù per la collina, e poco dopo una donna uscì dalla porta e si fermò sul portico. «Rusty!» esclamò vedendo il bambino correre in quel modo verso di lei. Poi sollevò lo sguardo, guardò Joe e sembrò raggelarsi, esattamente come lui.
Non aveva mai visto una donna del genere in tutta l'Alaska, prima. Dalle sue parti le condizioni climatiche erano proibitive e le donne si vestivano di conseguenza, mentre quella indossava un tailleur bianco, scarpe col tacco e calze di nylon. I suoi capelli biondo cenere, di sicuro acconciati da un parrucchiere, brillavano al sole come un'aureola intorno al suo viso.
Scosse la testa lentamente, sempre più stupito dalla situazione.
Chi era quella donna, e cosa ci faceva nella casa di suo fratello?
Chynna Sinclair vide l'uomo che scendeva l'ultimo tratto della collina, individuò la macchina che aveva lasciato poco più sopra e all'improvviso si sentì la bocca asciutta. «Accidenti» sussurrò fra sé. L'uomo aveva visto Rusty e adesso lei non poteva tenerlo nascosto finché non si fossero presentati come aveva pensato di fare...
Il bambino la raggiunse, le abbracciò le gambe e nascose il viso nella sua gonna. Lei gli accarezzò i capelli e poi guardò di nuovo l'uomo, che si era bloccato e la stava fissando. Be', forse era meglio così, pensò. Meglio che sapesse subito che non era arrivata da sola.
«Vai in casa, tesoro. E resta dentro con Kim finché non ho parlato con quel signore, okay?» disse al figlio.
Se avesse avuto il tempo di spiegarsi, di riferirgli che bambini educati e simpatici erano i suoi figli, forse...
Ma chi stava prendendo in giro?
Non aveva fatto altro che pensare a come gli avrebbe raccontato la verità per tutto il volo da Chicago fino ad Anchorage, poi durante il viaggio sul piccolo aeroplano a sei posti da Anchorage, e infine durante quello in macchina dalla pista di atterraggio fino a lì, senza concludere niente. Avrebbe improvvisato al momento, si era detta, adesso però era troppo tardi: lui aveva già visto Rusty. Sapeva già che la moglie che aveva scelto sul catalogo dell'agenzia matrimoniale, la ragazza giovane e carina che aveva fatto venire lì a sue spese, aveva portato con sé un bagaglio del quale non lo aveva avvertito.
Accompagnò il figlio in casa, diede a lui e alla sorellina dei libri da colorare e tornò sul portico. L'uomo si era fermato in fondo alla discesa e stava fissando la casa. Chynna esitò. Sarebbe voluta andare incontro a quel giovane alto e robusto che sperava sarebbe diventato suo marito, ma i suoi tacchi sarebbero affondati nel fango. Sapeva di non essere vestita in modo appropriato per un posto del genere, ma si era abbigliata in quel modo di proposito, per fare colpo su di lui.
Una mano sulla balaustra, il cuore che le batteva all'impazzata, attese che lui si decidesse ad avvicinarsi. E se non l'avesse voluta? Se non avesse accettato i suoi figli? Doveva convincerlo a tutti i costi. Non aveva altra scelta, a quel punto...
Ancora non sapeva come si sarebbe comportata, cosa gli avrebbe detto. Ormai non poteva più prepararlo gradualmente, come si era ripromessa. Vedere Rusty per lui era stato di sicuro uno shock.
Respirò a fondo, gli fece un ampio sorriso e gli disse: «Salve! Ti abbiamo aspettato a lungo, alla pista di atterraggio, e alla fine il pilota ci ha dato un passaggio».
Come se si fosse svegliato all'improvviso da uno stato di catalessi, Joe riprese ad avanzare verso di lei.
«Spero non ti dispiaccia, se siamo entrati in casa. La porta era aperta e...»
A mano a mano che si avvicinava, Chynna vedeva sempre meglio il suo viso. Era davvero bello come nelle foto che le aveva mandato, pensò contenta. Grazie al cielo, le fotografie non avevano mentito e non erano state scattate dieci anni prima, come lei aveva temuto. Quello che aveva davanti era lo stesso uomo alto, robusto e affascinante che aveva sperato di trovare. Inoltre, coi suoi jeans di ottimo taglio e quel giaccone di pelle dall'aria nuovissima aveva un'aria incredibilmente civile e cittadina.
Si era fatta un'idea di quello che avrebbe trovato lì molto diversa dalla realtà, rifletté. Si era aspettata il classico tipo del contadino o del cacciatore, un po' rozzo e timido, ma quell'uomo non sembrava niente del genere. Anzi, sembrava fin troppo ordinato e preciso, per essere vero.
Lui salì lentamente le scale, la fronte aggrottata, lo sguardo interrogativo, e lei fece un passo in avanti.
«Salve» lo salutò tendendogli la mano. «Sono Chynna Sinclair, e sono molto contenta di essere qui.»
Lui gliela strinse con un'aria meravigliata. «Cosa sta succedendo?» le chiese. «Dov'è Greg?»
La sua domanda fu coperta da uno strillo proveniente dalla casa. «È meglio che vada a dare un'occhiata» gli disse Chynna invece di rispondere, affrettandosi a entrare.
Joe la seguì, si fermò nel soggiorno e si guardò intorno. Anche l'interno della casa era lo stesso di quando era partito, constatò. Greg non aveva cambiato una virgola nemmeno lì dentro.
Sentì che Chynna sedava una specie di lite nella stanza accanto, ma non vi prestò attenzione. Stava osservando la foto del nonno ancora appesa nello stesso punto sulla parete, i severi occhi da pioniere che lo fissavano con la disapprovazione di sempre; la pala da neve appoggiata in un angolo subito accanto alla porta, quella stessa pala che tante volte gli aveva lasciato delle schegge sulle mani; l'elegante credenza dove sua madre aveva sempre tenuto i suoi preziosi piatti e le sue raffinate statuette di porcellana.
Ne erano rimaste pochissime, notò. Soltanto quelle che non le erano mai piaciute molto, constatò. Evidentemente, quando cinque anni prima si era trasferita ad Anchorage, aveva portato con sé soltanto le sue preferite.
Nient'altro era cambiato, lì. Nient'altro, tranne lui.
La donna che si era presentata come Chynna Sinclair tornò nel soggiorno con Rusty e una bambina più piccola. Lui sbatté ripetutamente le palpebre, chiedendosi come facesse a dare l'impressione di portare con sé il sole. Era davvero molto carina, ma lì in Alaska sembrava del tutto fuori posto. Pensò che dovesse essere la ragazza di Greg, e si domandò dove diavolo potesse averla incontrata. Suo fratello si teneva a debita distanza sia dalla città sia dalla civiltà, e Chynna Sinclair era la classica tipa cittadina. Be', in effetti lui ormai non sapeva più molto di Greg, rifletté. Ma dove diavolo era finito?
«Vorrei... vorrei presentarti i miei figli» gli disse Chynna con un certo imbarazzo, e Joe si chiese come mai fosse così nervosa. «Questo è Rusty, che ha cinque anni. E questa è Kim, che ne ha tre.»
Lui li guardò e sorrise. «Salve, bambini.»
«Bambini, questo è Greg Camden» continuò Chynna. «Credo... credo che per il momento potrete chiamarlo signor Camden.»
Joe la guardò stupito. Quella donna pensava che lui fosse Greg?
«No, aspetti un minuto. Io...»
«Tornate di là e finite di colorare quelle figure» disse lei ai figli interrompendolo. «Io devo parlare col signor Camden.»
Stava tremando, si accorse Joe, e si chiese come mai fosse tanto agitata. Per un attimo gli ricordò una piccola volpe che aveva trovato tanti anni prima in una trappola nella foresta. Anche quella poveretta tremava, al punto che, mentre con una mano la liberava, con l'altra l'accarezzava per tranquillizzarla. Era stata una cosa stupida perché sapeva che da un momento all'altro avrebbe potuto rivoltarglisi contro e morderlo, ma l'aveva fatta lo stesso. Da principio la volpe si era dibattuta, poi si era immobilizzata, e una volta libera era sparita nel bosco, senza farsi più vedere.
I bambini tornarono nella cucina e gli