Disintegrati
()
Info su questo ebook
Correlato a Disintegrati
Ebook correlati
Oltre l'evidenza: racconti di vita... gay Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCercando... Intimamente Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSecondo Io Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIo, le persone, le chiamo per nome Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDirCi di Sì Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni645: una storia d'amore ritratto di un'epoca Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDodici passi + due Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGiorno Uno: Biografia di uno spirito ribelle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPrigioniero di me stesso Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMi racconto per te: Il valore delle storie di vita Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRosaria, detta Priscilla, e le altre: Storie di violenza e femminicidio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniA farsi male è un attimo. A guarire ci vuole tempo: Consigli per superare l'infortunio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAncora in tempo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRiaccenditi!: Riscopri la tua natura più autentica e vivi la vita che vuoi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDe l’amour hier, aujourd’hui et toujours (dell’amore ieri, oggi e sempre) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniA testa alta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl bacio delle anime Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFinalmente anch'io peccatrice Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniOltre il muro. Dalla balbuzie alla poesia: Dalla balbuzie alla poesia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniChi l’ha detto che è tutto già deciso? Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMi ami? Allora ti distruggo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSoli...tudini Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDipendo da te, dipende da me Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRitrovarsi a cuore aperto: Conoscere, possedere e trasformare ciò che abita nel nostro cuore per riappropriarci della nostra esistenza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni...e troveremo il coraggio di perderci dentro gli occhi di qualcuno Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSono una struttura pericolante Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniForse arriva un Angelo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDonne d’inchiostro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl gioco dell'incarnazione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCiò che sei non è: Alla scoperta del nostro sé più ampio con mente anima spirito Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Narrativa generale per voi
Confessioni di uno psicopatico Valutazione: 4 su 5 stelle4/5I fratelli Karamazov Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe undicimila verghe. Il manifesto dell'erotismo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniConfessioni di un prof Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'isola misteriosa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl maestro e Margherita Valutazione: 4 su 5 stelle4/5La Divina Commedia: edizione annotata Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Tutte le fiabe Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Le più belle fiabe popolari italiane Valutazione: 5 su 5 stelle5/5La coscienza di Zeno Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Sette sfumature di eros Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRacconti dell'età del jazz Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAlice nel paese delle meraviglie e Attraverso lo specchio Valutazione: 4 su 5 stelle4/5I Malavoglia Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il nome della rosa di Umberto Eco (Analisi del libro): Analisi completa e sintesi dettagliata del lavoro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUlisse Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il Diario di Anne Frank Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Inferno: Tradotto in prosa moderna-Testo originale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTradizioni di famiglia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'idiota Valutazione: 4 su 5 stelle4/5La metamorfosi e tutti i racconti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLotta fra titani Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutto Sherlock Holmes Valutazione: 4 su 5 stelle4/5I demoni Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Il giardino segreto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDANTE dalla lingua alla patria: Nel settecentenario della morte (1321-2021) siamo ancora "Figli del Duecento" Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa luna e i falò Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniOpere Complete di Italo Svevo (Italian Edition) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLe metamorfosi Valutazione: 4 su 5 stelle4/5
Recensioni su Disintegrati
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Disintegrati - Elisabetta Votta
Gioia
Premessa
La nascita di un libro non è mai casuale: c’è un momento preciso in cui nella testa scatta qualcosa e tutte le esperienze si allineano e si dispongono in un’unica storia, comprensibile non solo a noi, ma anche agli altri. Si riesce, finalmente, a trovare un senso a ciò che è accaduto nel corso degli anni, guardandolo dal di fuori.
Ciò può avvenire quando c’è un distacco fra te e le cose, non quando sei tra le cose.
«O si scrive o si vive», qualcuno ha detto. Adesso è tempo di scrivere, di metabolizzare l’esperienza. Scrivere delle storie che ho incontrato, e, in conseguenza, scrivere di me.
Dialogare con la sofferenza altrui è stato un modo per esorcizzare le mie paure, per canalizzare le mie ansie, per andare oltre i confini di quanto è già stato scritto ed è già stato detto.
Ho sempre voluto scrivere dell’handicap; non qualcosa di scientifico, ma parlare di emozioni, che sono la vera dimensione dei rapporti attraverso i quali si attua ogni intervento didattico, educativo e terapeutico.
Emozioni di noi che lavoriamo nel sociale, medici, psicologi, operatori, insegnanti.
Emozioni dei ragazzi disabili, visti nella loro interezza e non dall’handicap.
Emozioni di chi ha subito e subisce ogni giorno la legge del più forte o la casualità.
Se penso a questi anni, passati a Roma, devo legare inscindibilmente il mio nome all’handicap. E devo dire, senza ombra di dubbio, che sono una persona che ha sempre lavorato nel sociale: termine ambiguo che indica, in realtà, che in varie situazioni e con diversi ruoli mi sono sempre occupata dei deboli e su questo ho costruito la mia identità lavorativa.
Su questo lavoro posso dire tante cose, forse che all’inizio non ne avevo voglia, ma poi, una volta che mi ci son trovata, mi sono coinvolta ed è stato utile per me e per gli altri.
Posso dire forse di aver dato e di aver avuto. Ma quello che posso dire con certezza è come sono adesso, dopo quindici anni: disintegrata, così come lo sono, probabilmente, le persone che ho assistito, quelle a cui insegno, quelle che ho ascoltato, nella parcellizzazione continua cui vengono sottoposte, nell’ipocrisia di barriere che non si possono superare.
Raccontare come ciò sia avvenuto vuol dire ricostruire un puzzle, mettere in luce le contraddizioni insite nell’approccio a tali problematiche partendo dalle storie delle persone che ho incontrato, attraverso le quali ho costruito la mia storia: storie di emozioni, vissute da dentro.
L’handicap dell’anima, è questo ciò che provo adesso. È il burn out, fenomeno che porta – c’è scritto sui libri – chi lavora nel settore a ritirare l’investimento emotivo sul lavoro e a sperimentare sentimenti di fallimento e di impotenza.
Io questo, oltre che impararlo sui libri, l’ho vissuto sulla pelle.
Un conto è leggerle, le cose, un conto è viverle… il fuoco è passato e ha lasciato rami secchi che non danno frutti.
Passione, voglia, dedizione, professionalità, coinvolgimento, rabbia, impotenza, rassegnazione, vuoto… distanza tra te e quello che, fino a poco tempo fa, era il tuo mondo.
È andare in pezzi e non riuscire più a trovare un senso al tuo agire.
Dopo qualche anno sono gli operatori del sociale a diventare handicappati
perché chiusi nell’immobilità e soprattutto oppressi da un modo di pensare e di sentire, nella società, molto lontano dal considerare realmente alcune situazioni.
Vivere sempre sulle barricate per abbattere barriere visibili e invisibili: questo è il destino di chi lavora con la disabilità, con il disagio, e porta nell’anima tante lacerazioni, perché non sempre si riesce ad aiutare, perché a un certo punto tutta la sofferenza che hai visto ti cade addosso, perché ci si prosciuga nel dare e non si ha più la forza di vivere la propria vita.
L’entusiasmo iniziale si cristallizza in gesti e parole uguali, si diventa mummie di se stessi.
Prima c’è la rabbia, lava che avanza, inarrestabile, che travolge e distrugge; poi il distacco: devi allontanarti per recuperare i tuoi spazi, per vivere.
Dopo, c’è il silenzio.
È il silenzio ad aver sancito la fine di ogni esperienza emotiva e lavorativa.
Quando tutto è stato detto e tutto è stato fatto, le mura ti riversano addosso echi di parole che furono, dilatate nel cuore e nella mente e poi svanite, in virtù del loro essersi espanse oltremisura.
È il non sapere, né volere spezzare le catene.
Il silenzio si fa spazio dove prima c’erano le grida.
L’inizio
Uscita dalla metropolitana, Roma mi buttava addosso il sole sfacciato di giugno.
È bella, Roma, alle soglie dell’estate: frigge di vita e brulica di sogni, che si vanno a perdere nel blu profondo delle notti e nell’eco lontana di grilli e di cicale.
Mancavano pochi mesi alla laurea e l’attesa dell’estate si mescolava all’attesa del futuro da inventare.
Con il sole in faccia e la testa leggera mi ero avviata verso una fila di alti palazzi, anacronistici nella loro monumentalità, signorili e perbene, tipiche abitazioni di chi Roma la vive da sempre, non di chi è di passaggio, come quelle a cui ero abituata.
Avevo suonato toccando il campanello in punta di dita e mi era venuta ad aprire una signora dai lunghi capelli e dal fisico snello, che senza parlare mi aveva condotto in fondo a un corridoio lucido.
In una stanza che l’altezza del soffitto dilatava a dismisura, su un tappetino blu, giaceva Lia, un mucchietto rattrappito di ossa che emetteva suoni disarticolati e che stringeva con tutta la forza possibile il dito di una ragazza seduta vicino a lei.
Quello è stato il primo incontro con l’handicap per me che di handicap non avevo sentito parlare mai: nella vita spensierata condotta fino a quel momento non esisteva questa dimensione che ora entrava, in modo violento, nel mio campo visivo e vitale.
A pensarci adesso, è strano che fino a ventitré anni non avessi mai visto un disabile: forse, nella cittadina di provincia in cui ho vissuto, li tenevano a casa, questi ragazzi, e fuori non se ne vedevano, come qui a Roma, e ce ne sono tanti che spiano la vita da una finestra.
Fuori da quella porta era rimasta la mia innocenza: non può più essere la stessa vita di chi ha visto il grumo di dolore che c’è in alcune case, uno sprazzo della tragicità dell’esistenza che nascondiamo dietro mille luci colorate. Avevo sentito, dentro di me, una sensazione strana che ancora oggi non so definire, una mescolanza di paura ed esaltazione: quello che era certo era che i libri che avevo letto non sarebbero bastati.
Lia era qualcosa a cui avvicinarsi con circospezione: avevo paura di toccarla, come se le sue ossa potessero andare in pezzi, mi sentivo stupida a parlare, sapendo che non potevano esserci risposte. Ma mi ero accorta, subito, che le risposte c’erano, bastava cercarle: nonostante fosse completamente paralizzata, i suoi occhi esprimevano tutto il dolore e il piacere del mondo, se riuscivi a leggerci dentro.
Quegli occhi diventarono, ben presto, lo specchio delle mie emozioni, dei miei sentimenti, e nei pomeriggi che trascorrevo a casa sua mi sentivo messa a nudo da quello sguardo, di fronte a me stessa come non era mai successo.
Lia era la personificazione di tutto ciò che è handicap: impotenza, vuoto, frustrazione di ore, esaltazione di un minuto.
La madre, quella dal corpo snello e dai capelli lunghi, era incredibile: seguiva la figlia con dedizione inesauribile, pronta a spiare ogni cambiamento, pronta a combattere, per quella figlia che, senza volerlo, le aveva cambiato l’esistenza.
Questa è