Pericolo per due (eLit): eLit
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ROMANZO INEDITO
Carla Cassidy
La produzione di Carla Cassidy è davvero ampia e il suo amore per la scrittura grande, tuttavia la sua prima vera passione è stata la musica. Prima di sposarsi e di dedicarsi ai libri, infatti, ha girato la East Coast degli Stati Uniti in tournée con un gruppo.
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Pericolo per due (eLit) - Carla Cassidy
successivo.
1
Inebriante.
Kyle Ramsey trasse un respiro profondo, distinguendo l'aroma penetrante del limone, quello delicato dei fiori di cedro e le spezie esotiche fra le molteplici fragranze che aleggiavano tutt'intorno nell'aria.
Montebello. I suoni e i profumi dell'isola del Mediterraneo sembravano salutare il suo ritorno, mentre lui afferrava la sacca e balzava a bordo di un taxi.
«All'Ambasciata degli Stati Uniti» disse al conducente, poi si appoggiò contro lo schienale.
Mancava dall'isola da tre mesi, e sebbene in apparenza Montebello sembrasse la stessa, Kyle sapeva che vi erano stati dei cambiamenti... cambiamenti che avevano minacciato la fibra, l'essenza di quella meravigliosa terra.
Si spazzolò un frammento di filaccia dalla manica dell'uniforme. Era arrivato a Montebello a bordo di un aereo militare, e avrebbe potuto prendere un veicolo militare per raggiungere l'ambasciata. Aveva, invece, optato per un taxi, avendo bisogno di restare un po' da solo con i suoi pensieri e prepararsi psicologicamente alle responsabilità che lo attendevano.
L'ufficiale che gli aveva comunicato l'ordine di tornare a Montebello era stato vago su quale sarebbe stata la sua missione. Gli aveva semplicemente spiegato che l'ambasciatore di Montebello lo avrebbe istruito al suo arrivo.
«Benvenuto nella più deliziosa isola del Mediterraneo» annunciò il tassista, guardando Kyle con i suoi occhi scuri dallo specchietto retrovisore.
«È tanto che vive qui?» chiese Kyle, riconoscendo nella voce dell'uomo un lieve accento americano della East Coast.
«Dieci anni. Venni qui in visita a un amico per una settimana, e non so come, non me ne sono più andato. Quest'isola ti seduce come una bella donna. Una volta che capiti nelle sue grinfie, non ti molla più.»
Le parole del tassista evocarono immediatamente un ricordo nella mente di Kyle, il ricordo di una notte con una donna di Montebello, la notte di passione più esaltante della sua vita.
Si erano conosciuti in un bar. Lei aveva detto di chiamarsi Marie. Avevano trascorso la serata flirtando spudoratamente, interpretando un'intensa danza del corteggiamento che li aveva portati a ritrovarsi in una stanza d'albergo lì nei pressi.
Benché fossero passati tre mesi da quella notte vulcanica, l'immagine seducente di lei continuava a restargli impressa nella mente. I suoi capelli castani, un manto serico sulle sue spalle. I suoi vivaci occhi marroni, con ciglia incredibilmente lunghe. E le sue labbra piene, che lo avevano incantato fin dal primo istante.
Nel suo abito bianco di pizzo, che le enfatizzava non solo le snelle curve, le gambe ben tornite ma anche la carnagione abbronzata, lo aveva puntato l'istante in cui lui aveva messo piede in quel locale.
Il loro amplesso era stato selvaggio, come se avessero indugiato nei preliminari per anni, anziché appena qualche ora. Quando, alla fine, Kyle si era addormentato con lei fra le braccia, aveva avuto la sensazione, per la prima volta in trentun anni, che la vita cominciasse ad avere un senso, per lui.
L'indomani mattina, lei era sparita, come un miraggio nel deserto che brilla luminoso e all'improvviso si dissolve, lasciandolo sconcertato, confuso, devastato.
L'aveva cercata per due giorni, poi era stato richiamato negli Stati Uniti.
Ora, era di nuovo a Montebello, ma non si aspettava di avere il tempo di intrattenersi in pensieri su una bellezza bruna che gli aveva sconvolto l'esistenza in una sola notte.
Raddrizzò la schiena non appena vide comparire il palazzo dell'ambasciata. Si trattava di una costruzione decisamente imponente, con colonne massicce e una scalinata ripida che conduceva al grandioso portale. La bandiera americana sventolava nella dolce brezza, in cima a una lunga asta.
Il tassista si fermò davanti all'edificio e Kyle gli pagò la corsa, poi prese la sua sacca ed entrò dall'ingresso principale.
Un metal detector e un trasportatore a nastro lo accolsero all'istante. Erano entrambi un vivido promemoria delle meraviglie della tecnologia, oltre che dello stato d'allarme che vigeva in tutto il mondo. E a Montebello in particolare.
Un clima di tensione si era creato tra il re Marcus Sebastiani di Montebello e lo sceicco Ahmed Kamal del vicino regno di Tamir. Tensione che aveva raggiunto proporzioni tragiche un mese prima, allorché una bomba era esplosa in una piazza, distruggendo un ristorante e intrappolando tra le macerie numerosi civili. Il popolo di Montebello aveva puntato il dito contro Kamal, e la tensione era salita alle stelle.
Dopo aver attraversato il metal detector, Kyle si fece registrare e firmò per il suo appuntamento con l'ambasciatore Nigel Templeton.
A scortarlo dall'ambasciatore fu Joel Mayfield, il giovane assistente di Templeton.
«Ho saputo che non è la prima volta che viene a Montebello» disse Mayfield, mentre entravano in ascensore, diretti al quinto piano.
«Esatto. Ci sono già stato qualche mese fa» replicò Kyle.
«È un bel posto, vero?»
Kyle annuì e, ancora una volta, la sua mente accolse la visione della bella donna che gli aveva regalato la notte di passione più memorabile della sua vita. Ricordava ancora il suo profumo, esotico e leggermente agrumato, romantico e misterioso come quella terra.
Uscendo dall'ascensore, scosse la testa, come a scacciare fisicamente quell'immagine erotica. Aveva bisogno di presentarsi al cospetto dell'ambasciatore con la mente sgombra, lucida. Dal momento in cui era stato convocato a Montebello, Kyle aveva fiutato qualcosa di strano.
Benché avesse incontrato già altre volte l'ambasciatore Templeton, non era mai stato nel suo santuario. L'assistente lo scortò in un'ampia sala d'aspetto, annuì alla segretaria dietro la scrivania, poi bussò con un tocco leggero alla porta alle sue spalle.
Joel aprì e indicò a Kyle di entrare. L'ufficio era spazioso e aerato. L'ambasciatore si alzò dalla scrivania di mogano e gli tese la mano.
«Luogotenente Ramsey» disse, mentre si stringevano la mano.
«È un piacere rivederla, ambasciatore Templeton» replicò Kyle, quindi si sedette su una delle sedie di fronte alla scrivania indicategli dall'ambasciatore.
Nigel Templeton era nato a Phoenix, in Arizona, ma i suoi genitori erano originari di Montebello. Era cresciuto negli Stati Uniti, poi la sua famiglia si era trasferita di nuovo sull'isola, e Nigel aveva intrapreso la carriera diplomatica, culminata nella sua nomina ad ambasciatore, tre anni prima. Era un uomo attraente, dai capelli scuri, la pelle olivastra e gli occhi marroni che irradiavano non solo intelligenza e dignità, ma anche dolcezza. Al momento, il suo sguardo era preoccupato, e linee di tensione gli solcavano la fronte.
«Montebello è sull'orlo della crisi» dichiarò. «So che il suo comandante le ha riferito che la sua missione qui è simile a quelle che ha svolto in precedenza: proteggere gli interessi petroliferi americani in Medioriente. Ma non è questa la sua vera missione.»
Kyle si protese in avanti, incuriosito.
«Sono certo che ha saputo della scomparsa del principe Lucas Sebastiani» proseguì Templeton.
Kyle annuì. «Ho letto che il suo aereo è precipitato da qualche parte fra le Montagne Rocciose del Colorado, un paio di mesi fa, e che le squadre di soccorso e ricerca non hanno ancora ritrovato il corpo.»
«Una tragica faccenda. Come può immaginare, re Marcus è fuori di sé dal dolore. A raddoppiare la preoccupazione è il fatto che sua figlia, la principessa Julia, è incinta, e pare che il padre del bambino sia il figlio dello sceicco Ahmed Kamal, Rashid.»
«Pensavo che questa, almeno, fosse una bella notizia» ribatté Kyle. «Un'unione tra la principessa Julia e lo sceicco Rashid potrebbe finalmente porre fine alle tensioni esistenti tra Montebello e Tamir.»
L'ambasciatore Templeton si appoggiò allo schienale. «Sfortunatamente, lo sceicco Rashid è scomparso, e siccome è stato visto l'ultima volta in compagnia della principessa Julia, lo sceicco Ahmed crede che re Marcus c'entri qualcosa con la scomparsa di suo figlio. Lo sceicco Ahmed ha fatto sapere a re Marcus che è pronto a prendere Montebello con la forza.»
Kyle corrugò la fronte, pensieroso. Se il vicino regno di Tamir avesse dichiarato guerra a Montebello, la già fragile pace in tutto il Medioriente si sarebbe sgretolata.
Ancora una volta, l'ambasciatore Templeton si allungò in avanti con sguardo intenso. «Ufficialmente, lei è qui per proteggere gli interessi americani nel petrolio. In via ufficiosa, lei e la sua squadra di piloti top gun sorveglierete i cieli tra Montebello e Tamir. Dovrete stare in costante allerta, anticipando un potenziale attacco aereo e un'invasione da Tamir. Per tutto quel che concerne la missione, lei dovrà fare riferimento solo a tre persone: re Marcus, me, e uno dei Noble Men che si metterà in contatto con lei.»
«I Noble Men?» Kyle lo guardò perplesso.
«Sono gli uomini che l'hanno portata qui. Gli unici a finanziare l'intera missione di protezione di re Marcus e Montebello.»
«Non capisco. Chi sono questi Noble Men?» Kyle si sentiva come se, tutt'a un tratto, l'ambasciatore avesse iniziato a parlare una lingua straniera.
Templeton fissò lo sguardo fuori della finestra, verso il cielo di un azzurro intenso, surreale. «Glielo dico solo perché re Marcus e i Noble Men sono d'accordo che lei lo sappia. Ma prima voglio la sua parola d'onore che quanto le riferirò resterà strettamente confidenziale.»
«Certo che le do la mia parola» gli assicurò Kyle, la sua curiosità solleticata febbrilmente.
«Nessuno conosce esattamente le loro identità, e pochissime persone sanno della loro esistenza.» Templeton tornò a guardare Kyle. «Ciò che sappiamo è che sono un'organizzazione di copertura di uomini ricchi e influenti.» La sua voce vibrava di ammirazione e rispetto. «Si occupano di difendere la pace nel mondo, salvare vite umane, riportare l'ordine, spesso finanziando e organizzando missioni di soccorso in situazioni nelle quali i governi hanno le mani legate.»
Kyle ebbe quasi un capogiro, a quell'informazione. Un'organizzazione di copertura, uomini che esercitavano il loro potere e la loro influenza per la pace nel mondo... Sembrava di essere in un film, e tuttavia non aveva motivo di dubitare della notizia riservata di cui l'ambasciatore lo aveva appena onorato.
«Ha detto che questi Noble Men sono coloro che mi hanno fatto venire qui, scegliendomi per questa delicata missione. Perché proprio io?»
Per la prima volta da quando lo aveva salutato, l'ambasciatore sorrise. «Non lo so per certo, e non vorrei cominciare proprio ora a interrogarmi sulle scelte operate dai Noble Men, ma immagino che sia perché lei è uno dei migliori piloti di cui dispone la Marina Militare degli Stati Uniti.»
Il suo sorriso si spense. «Deve capire che, in via ufficiale, gli Stati Uniti non sono militarmente coinvolti in questa operazione. In via ufficiosa, però, le concederanno di usare i loro aerei e la loro apparecchiatura, e le forniranno un supporto da terra. Io metterò uno dei miei ufficiali scelti a capo dell'unità di supporto da terra. L'ufficiale sarà a sua disposizione giorno e notte, per tutta la durata della missione. Il suo nome è Joanna Morgan.»
L'ambasciatore guardò l'orologio. «Avevo sperato che la signorina Morgan ci raggiungesse nel mio ufficio, però, a quanto pare, ha avuto un contrattempo. Vorremmo iniziare il pattugliamento il prima possibile.»
Templeton si alzò e Kyle lo imitò. «Alloggerà nell'appartamento di famiglia, vero?»
Kyle esitò solo un istante, poi assentì. Avrebbe preferito stare alla base, ma evidentemente non era lì che l'ambasciatore lo voleva.
«Bene, si accomodi in sala d'aspetto. Sono sicuro che Joanna sarà qui a momenti. Sarà lei ad accompagnarla a casa, così potrete iniziare subito ad approntare una strategia.»
Girò attorno alla scrivania e tese di nuovo la mano a Kyle. «Grazie, luogotenente, per la sua disponibilità a servire non solo i Noble Men, ma anche il popolo di Montebello.»
«Non vedo l'ora di mettermi al lavoro, signore» replicò lui. I due uomini si salutarono e Kyle lasciò l'ufficio.
«Posso servirle una tazza di caffè?» gli domandò gentilmente la segretaria con un sorriso cordiale.
«No, la ringrazio.» Kyle si sedette su una soffice poltroncina di pelle blu, chiedendosi quanto ancora avrebbe dovuto attendere prima che Joanna Morgan si presentasse.
Ora che sapeva esattamente in che cosa consisteva la sua missione, fremeva dalla voglia di cominciare. Con la mente, ripercorse quanto Nigel Templeton gli aveva riferito.
Due padri addolorati, un re e uno sceicco, con il dito puntato