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Il dovere di un re: Harmony Destiny
Il dovere di un re: Harmony Destiny
Il dovere di un re: Harmony Destiny
E-book180 pagine2 ore

Il dovere di un re: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

IL RITORNO DEI MONTORO - Chi salirà sul trono dell'isola di Alma?

Dopo oltre mezzo secolo un Montoro sarà di nuovo re.



Juan Carlos Salazar non avrebbe mai pensato di diventare re di Alma, ma il destino ha deciso diversamente e lui è pronto a compiere il proprio dovere verso la famiglia e il suo paese. Almeno finché non incontra la Principessa Portia Lindstrom. A prima vista è la donna perfetta per lui: colta, raffinata, bellissima. Purtroppo nelle sue vene non scorre affatto sangue blu e non può quindi sposare un re secondo le severe leggi di Alma. A meno che...





Miniserie "I Montoro" - Vol. 6/6
LinguaItaliano
Data di uscita20 ott 2016
ISBN9788858956953
Il dovere di un re: Harmony Destiny
Autore

Charlene Sands

Risiede nel sud della California con il marito e i loro due figli. Scrittrice dotata di grande romanticismo, è affascinata dalle storie d'amore a lieto fine ambientate nel Far West.

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    Anteprima del libro

    Il dovere di un re - Charlene Sands

    successivo.

    1

    Juan Carlos Salazar era davanti all'altare nella cattedrale di Saint Lucia, a testa alta mentre accettava la responsabilità e l'onore di essere incoronato re di Alma. Con aria trasognata, seguiva il rituale che avrebbe riportato la monarchia allo splendore di decenni prima. Rimasto orfano in giovane età, era stato accolto in casa dallo zio. Da allora aveva condotto una vita all'impronta della determinazione e della dignità. Sapeva da sempre che lo aspettavano grandi cose se avesse lavorato duramente e fosse rimasto concentrato. Ma sovrano? Non avrebbe mai immaginato che fosse quello il suo destino.

    Reggendo nelle mani il globo dorato e lo scettro, vide che l'austera cerimonia volgeva al termine. Il primo ministro Rivera aveva tenuto un discorso traboccante di speranze per il paese, il piccolo arcipelago di isole al largo della costa della Spagna che era stato depredato dalla dittatura di Tantaberra, ora rovesciata. Settant'anni di oppressione capovolti da cittadini leali che guardavano a Juan Carlos per la restaurazione di una monarchia che avrebbe conquistato cuori e menti.

    L'arcivescovo Santiago posò il mantello reale sulle spalle di Juan Carlos. Mentre prendeva posto sul trono, l'arcivescovo gli posò sulla testa la corona tempestata di pietre preziose. Adesso era Re di Alma, il legittimo erede al trono. Pronunciò il giuramento e promise di riportare ordine e speranza nel paese.

    Era un momento grandioso nella storia di Alma e lui era felice di avere il sostegno dei cugini, Gabriel, Rafe e Bella. Dai loro posti, sorridevano manifestando la loro approvazione, Bella aveva le lacrime agli occhi. Prima di allora, erano cresciuti e avevano fatto fortuna negli Stati Uniti. A rischio di peccare di presunzione, il cielo sapeva che Rafe e Gabriel, un tempo ritenuti i primi in linea di successione, poi interdetti per motivi diversi, non erano tagliati per i sacrifici della vita di un sovrano. Erano stati più che felici che Juan Carlos avesse accettato di salire al trono.

    La sua attenzione fu attirata da una donna seduta diverse file dietro i cugini. Occhi di un intenso azzurro ceruleo spiccavano in un volto di porcellana, incorniciato da capelli biondo cenere. Gli ricordò la regina delle nevi di una fiaba della sua fanciullezza. E mentre veniva condotto lungo la navata, i loro sguardi si incontrarono per un istante e lei fece l'occhiolino. Era diretto a lui? Gli si incresparono le labbra a quell'idea, e Juan Carlos si costrinse a reprimere un sorriso. Ciononostante, il suo cuore fece una capriola, come era successo durante tutta la giornata, ma quella volta era stata la donna, e non la cerimonia, la causa dell'agitazione.

    L'ora successiva trascorse, di nuovo in uno stato di stupore trasognato, mentre veniva scortato fuori dalla cattedrale dalle guardie reali, per essere accolto dall'esultanza del popolo lungo tutto il percorso della parata. Seduto a bordo di una decapottabile, salutava con mani guantate mentre si dirigevano al palazzo. E là giunto, dal gradino più alto dell'antico palazzo reale di Alma, Juan Carlos tenne il suo primo discorso da sovrano.

    «Cittadini di Alma, nella veste di vostro nuovo re, prometto di onorare la nostra nazione, di mettere sempre il paese al primo posto e di collaborare con il parlamento per restaurare la democrazia. È un impegno che mi assumo con cuore sincero e risoluto e con il proposito di badare che la nostra libertà non sia mai più minacciata.»

    Scoppiarono gli applausi. «Viva Juan Carlos!»

    Juan Carlos aspettò che la folla si placasse per terminare il discorso che fu interrotto altre tre volte.

    Lasciò i gradini del palazzo carico di energie e della stessa speranza che leggeva negli occhi dei suoi compatrioti. Pur essendo uno straniero, loro lo avevano accettato e contavano su di lui per fare di Alma una nazione rigenerata e con un futuro luminoso.

    Non li avrebbe delusi.

    Malgrado l'austerità della giornata, si concesse un momento per riflettere sull'incoronazione e sull'immagine della bella donna nell'abito di chiffon azzurro, con gli occhi come profonde acque oceaniche. L'aveva cercata durante la parata e il successivo discorso, solo per restare deluso.

    Lei aveva rappresentato un diversivo nella solennità della giornata.

    Quando aveva fatto l'occhiolino, gli aveva strappato un sorriso.

    Chi era?

    E avrebbe avuto potuto avere figli con lei?

    «Devo chiamarti Vostra Altezza?» chiese suo cugino Rafe stringendogli la mano. Erano in disparte nella grande sala da ballo del palazzo. Il galà per l'incoronazione era in pieno svolgimento e l'orchestra suonava in sottofondo.

    «Vuoi dire, invece di Saputello, Idiota e Rintronato come quando eravamo ragazzini?»

    «Ehi, non erano così male.»

    «Tu avevi un anno in più e questo ti dava il diritto di comportarti da prepotente.»

    «D'accordo, colpevole. Adesso, però, puoi farmi impiccare.»

    «Avrei potuto farlo anche allora.»

    «Ah, ah, divertente.»

    «Chiamami Juan Carlos, come hai sempre fatto. Vostra Altezza entra in gioco solo in occasioni formali.»

    L'espressione divertita scomparve dal volto di Rafe. «Seriamente, Juan Carlos, congratulazioni. La famiglia è orgogliosa di te. Sei l'unico del clan che era tagliato per questo ruolo. Restaurando la monarchia stai onorando gli ultimi desideri di nostra zia Isabella.»

    Juan Carlos era arrivato al trono in modo del tutto casuale, dopo che Bella aveva scoperto delle lettere in un nascondiglio segreto, lettere che rivelavano come il defunto nonno di Rafe, Gabriel e Bella, Raphael Montoro II, fosse illegittimo e non il vero erede al trono. Di conseguenza, anche i cugini di Juan Carlos erano esclusi dalla linea di successione. L'imprudenza della regina di allora era rimasta segreta per tutti quegli anni, fino a quando era stata scoperta dalla sua pronipote.

    «Grazie. In queste ultime settimane ho pensato spesso a mia nonna e credo che lei approverebbe. Significa molto per me.» Juan Carlos sospirò. «Spero di fare una...» Il suo sguardo colse una donna in azzurro e allungò il collo per vederla meglio.

    Era lei.

    Partecipava al galà. Erano stati invitati solo dignitari, amici e parenti, oltre a fotografi e giornalisti, duecento persone in tutto.

    «Ehi, cosa stai cercando di vedere?» chiese Rafe.

    «Lei è qui» borbottò Juan Carlos. Era in piedi, vicino a un arco che conduceva nell'atrio, con l'aria di chi mediti di fuggire.

    «Juan Carlos?»

    «Oh, ehm, all'incoronazione ho visto una donna e, da allora, non ho smesso di pensare a lei.»

    «Devo vederla con i miei occhi. Qualsiasi donna riesca a distogliere la tua mente da una giornata importante come questa deve essere speciale. Dov'è?»

    «Non intendo indicartela. Basta che cerchi la donna più bella della sala e la troverai.»

    «Emily è qui vicino, e sta parlando con Bella.»

    «Parli da sposo novello e innamorato. D'accordo, Emily è fantastica. Adesso trova una donna in azzurro che non sia tua moglie.»

    «Se tu avessi accettato di accogliere gli ospiti uno per uno per ricevere le loro congratulazioni, l'avresti già conosciuta.»

    Juan Carlos aveva rifiutato una formalità così rigida. Intendeva intrattenersi con i vari invitati nel corso della serata. Aveva giurato di essere un re del popolo e per il popolo, a incominciare da subito. «La vedi?»

    «Ah, sì, adesso la vedo. Molto bionda, bel corpo, occhi favolosi.»

    «È lei. Sai chi è?»

    «No, ma a quanto pare conosce Alex e Maria Ramon. Le si sono appena avvicinati e sembrano in rapporti amichevoli.»

    «Bene, allora penso sia tempo che io parli con il vice primo ministro al commercio e sua moglie, non credi?»

    Juan Carlos attraversò a passo svelto la sala e, mentre si avvicinava, Alex lo scorse e gli sorrise. «Vostra Altezza.» Juan Carlos annuì. Ci sarebbe voluto un po' di tempo per abituarsi a quell'appellativo.

    Maria, che non era tipo da fare cerimonie, lo abbracciò. Lei e Alex si erano appena sposati e avevano rimandato la luna di miele per assistere all'incoronazione. «Sono felice che questa giornata sia arrivata. Tu sei proprio quello di cui Alma ha bisogno.»

    «Grazie, Maria.»

    Mentre incontrava lo sguardo della bionda, ebbe l'impressione che qualcosa di affilato gli avesse trafitto il corpo. Aveva occhi grandi, a forma di mandorla, che scintillavano come stelle. Affascinato, Juan Carlos non riusciva a distogliere lo sguardo.

    «Per favore, permettimi di presentarti Portia Lindstrom, principessa di Samforstand.»

    Principessa?

    Poteva avere i suoi figli.

    Juan Carlos le tese la mano e, a contatto con il suo morbido palmo, provò una sensazione sconvolgente.

    «Piacere di fare la sua conoscenza, principessa. Sono felice che sia potuta venire all'incoronazione. È una buona giornata per Alma, spero.»

    «Sono sicura che lo sarà, sire. E la prego, mi chiami Portia.»

    «Lo farò, se lei mi chiama Juan Carlos.»

    Un rosa delicato le colorò la pelle di porcellana. «Non potrei.»

    «Perché no?»

    «Perché lei è il re.»

    «Le confiderò un segreto. Fino a pochi mesi fa vivevo a Miami e gestivo una multinazionale piuttosto importante. Temo di avere ancora legami americani e la parola re non rientra nel loro vocabolario, a meno che non parlino di Elvis.»

    Lei sorrise. «Vivo anch'io in America. In questo momento, sulla costa ovest. La mia famiglia veniva da un minuscolo paese vicino alla Scandinavia.»

    «Bene, allora abbiamo molto in comune. Come può vedere, neanche Alma è un paese grande.»

    Scambiandosi un'occhiata, Maria e Alex si congedarono. Juan Carlos si era dimenticato della loro presenza. Molto scortese da parte sua. Ma, adesso, era solo con Portia.

    «Lei è un tipo curioso. Non mi vuole chiamare Juan Carlos, tuttavia mi strizza l'occhio proprio mentre vengo incoronato re.»

    Portia si irrigidì. Era impossibile che credesse che lei gli aveva strizzato l'occhio. Colpa di quel tic nervoso. Era capitato proprio nel momento esatto in cui i loro sguardi si erano incrociati.

    Lei sarebbe dovuta essere immune alle teste coronate... aveva incontrato una buona dose di principi e principesse nei suoi ventotto anni... ma Juan Carlos sembrava diverso, di una bellezza eccezionale e molto alla mano.

    Prima di potergli spiegare del tic, l'orchestra attaccò un valzer.

    Lui fece un inchino alla vecchia maniera. «Principessa Portia, sarei onorato se volesse concedermi questo ballo.»

    «Temo di non saper ballare il valzer.»

    «Nemmeno io. Possiamo improvvisare e inaugurare una nuova moda.»

    Portia scoppiò in una risatina. Lui non si comportava come i reali pomposi che aveva incontrato in passato, e quando le prese la mano e la condusse sulla pista da ballo, non protestò e scivolò sul pavimento con lui, consapevole che tutti gli occhi erano puntati su loro due.

    «Siamo gli unici a ballare» bisbigliò.

    Lui sorrise, facendo lampeggiare la candida dentatura contro il volto abbronzato. Era alto, affascinante e, al momento, le stava facendo girare la testa fissandola negli occhi come se fosse l'unica persona al mondo. Era molto lusinghiero.

    «Non si preoccupi. Altri si uniranno a noi dopo il primo ballo del re. È la tradizione.»

    «Allora, dovrei sentirmi onorata che abbia scelto me.»

    «Dopo l'occhiolino, come potevo non sceglierla?» Juan Carlos la teneva con aria possessiva e parlava in tono autoritario, come se avesse fatto il re tutta la vita.

    «È un tic. Avevo qualcosa nell'occhio.»

    «Io ho scelto di credere che me l'avesse strizzato.»

    «Sì, sire.»

    Lui sorrise di nuovo e la guidò sulla pista come se fosse leggera come l'aria.

    Quando il ballo terminò, non le lasciò andare la mano. «Vuole fare una passeggiata con me?»

    «Intende lasciare il galà in suo onore?»

    Juan Carlos si strinse nelle spalle, per niente preoccupato. «È stata una giornata lunghissima. Una piccola pausa non guasterebbe.»

    Portia non poteva rifiutare. E le sembrava una buona idea una boccata di aria fresca. Era stata invitata a causa del suo titolo ed era impensabile rifiutare un simile onore. Il desiderio più grande dei suoi genitori era che restasse fedele al suo lignaggio, come diceva la nonna, pur avendo una carriera e una vita propria. Pertanto, si destreggiava di conseguenza, per onorare i desideri dei defunti genitori. Non aveva passato molto tempo con loro, ma sperava che fossero orgogliosi di lei. «Bene, allora. Verrò a passeggio con lei.»

    Lasciarono la pista da ballo in silenzio. Premendole una mano sulle reni, lui la guidò verso la porta che dava nel foyer, in quel momento deserto. «C'è un giardino privato qui fuori, dove possiamo sederci.»

    Juan Carlos aprì una porta che, lei ne era sicura, doveva essere a uso esclusivo della famiglia reale, e fu investita da una folata di fresca aria autunnale. Senza esitare, lui si tolse la giacca dello smoking e gliela mise sulle spalle. «Meglio?»

    «Sì, grazie.» Portia afferrò i risvolti con le mani, per tenerle lontane dalla stretta allettante del re. I suoi occhi scuri seguivano ogni gesto, e quando la toccava, il cuore le batteva forte come non le succedeva da molto tempo.

    Juan Carlos la condusse in un

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