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E se fosse per amore?: Harmony Collezione
E se fosse per amore?: Harmony Collezione
E se fosse per amore?: Harmony Collezione
E-book142 pagine1 ora

E se fosse per amore?: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Colette Carson ha scelto di vivere da single, però ha un grande desiderio: diventare mamma. Così, per poter realizzare il proprio sogno, decide di rivolgersi alla banca del seme. Un giorno si presenta alla sua porta Tanner Rothman, sguardo irresistibile, intenzionato a riprendersi la sorella Gina, la sua attuale coinquilina. Fin dalle prime battute Colette si rende conto che quell'arrogante moro dagli occhi blu è il classico uomo da evitare, ma poi...

LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2015
ISBN9788858939444
E se fosse per amore?: Harmony Collezione
Autore

Carla Cassidy

La produzione di Carla Cassidy è davvero ampia e il suo amore per la scrittura grande, tuttavia la sua prima vera passione è stata la musica. Prima di sposarsi e di dedicarsi ai libri, infatti, ha girato la East Coast degli Stati Uniti in tournée con un gruppo.

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    Anteprima del libro

    E se fosse per amore? - Carla Cassidy

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    What If I’m Pregnant...?

    Silhouette Romance

    © 2003 Carla Bracale

    Traduzione di Loretta Marsilli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2004 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-944-4

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Colette Carson entrò in bagno ed estrasse il test di gravidanza dalla busta di plastica. Le tremavano le dita mentre apriva la scatola per tirarne fuori il kit unitamente al foglio delle istruzioni.

    Le lesse velocemente, poi guardò la propria immagine riflessa nello specchio sopra il lavandino. Aveva gli occhi gonfi di pianto e il volto, pallido e tirato, esprimeva tutta la sofferenza del suo animo.

    Non era in grado di pensarci adesso, si disse mentre rileggeva le istruzioni. Decisamente non poteva pensare a lui.

    Quattro settimane prima, il suo più grande desiderio era quello di rimanere incinta. Perciò aveva deciso che avrebbe avuto un figlio da sola. Aveva trovato una clinica in cui si eseguiva la fecondazione artificiale e si era sottoposta alla procedura.

    Quattro settimane prima, il suo unico desiderio era quello di rimanere incinta, ma questo era prima di incontrare lui, prima di innamorarsi di lui, e ritrovarsi con il cuore infranto.

    Aveva comprato il test più semplice sul mercato. Nel giro di tre minuti, sul display sarebbe apparso un più o un meno. Il più stava per incinta, il meno per non incinta.

    Semplice. Facile. Solo che, da quando era stata fecondata artificialmente, la sua vita era diventata incredibilmente complicata, tanto che, adesso, non era più tanto sicura di volere un bambino.

    Prese il test, lo posò sulla mensola e si preparò ad aspettare tre minuti.

    «Oh, mio Dio» mormorò fra sé e sé. «E se fossi veramente incinta?»

    1

    Quattordici giorni.

    Colette entrò in casa, si tolse le scarpe e si lasciò cadere sul divano. Erano passati esattamente quattordici giorni da quando si era sottoposta alla fecondazione artificiale e ogni giorno si era chiesta se il suo desiderio, se il suo sogno stesse per avverarsi o no.

    Se la procedura era andata a buon fine, oltre a essere la titolare della Little Bit Baby Boutique, di lì a qualche mese sarebbe diventata anche la sua migliore cliente. Sorrise fra sé e sé mentre si accarezzava il ventre piatto.

    Non aveva mai desiderato tanto un bambino come in questo momento. Aveva ventotto anni, un’attività che stava andando a gonfie vele, e si sentiva perfettamente in grado di crescere un figlio da sola.

    Aveva deciso di diventare madre dopo aver realizzato tutto il resto, con coscienza e obiettività.

    Colette guardò l’ora e si rese conto che Gina sarebbe tornata a casa da un momento all’altro, quindi, essendo il suo turno, avrebbe dovuto preparare la cena. Si alzò dal divano pensando alla dolce ventunenne che, oltre a lavorare per lei, tre settimane prima era diventata la sua compagna di appartamento.

    Quando un’amica comune le aveva chiesto se era disposta ad affittarle una stanza finché non si fosse potuta permettere una casa tutta sua, la sua prima risposta era stata assolutamente no. Non aveva bisogno di denaro e di sicuro non aveva alcuna voglia di crearsi problemi.

    Il fatto era che non aveva ancora superato il trauma provocatole dalla sua ex compagna di appartamento, una certa Trina, appassionata di New Age, che aveva l’abitudine di praticare i suoi esercizi yoga nuda in soggiorno.

    Ma Margaret Jamison l’aveva supplicata, assicurandole che Gina Rothman era una ragazza dolcissima e senza grilli per la testa, seriamente intenzionata a costruirsi un futuro. Così, alla fine, Colette si era arresa. Effettivamente, almeno fino a quel momento, Gina non le aveva procurato alcun problema.

    A quanto pareva, la ragazza non aveva vizi e sembrava ansiosa di imparare tutto ciò che Colette poteva insegnarle circa la gestione di un negozio e la vita di città.

    Andò in cucina, aprì il frigorifero e ne scrutò il contenuto. C’erano due etti di prosciutto. Avrebbe potuto preparare degli spaghetti, o dei tacos.

    Non aveva ancora deciso, che sentì aprire e chiudere la porta d’ingresso. Andò in soggiorno e vide Gina che stava mettendo la catena.

    «Spaghetti o tacos?» le chiese.

    Gina, gli occhi azzurri larghi di paura, si girò di scatto. «Devi aiutarmi a nascondermi!» esclamò. Corse verso Colette e le afferrò una mano. «Devi dirgli che non vivo qui, che non sai chi sono né dove vivo.» Le parole le uscirono dalla bocca come un torrente in piena, mentre si voltava a guardare ansiosa la porta d’ingresso.

    «Calmati» disse Colette, allarmata. «Che succede? Da chi ti stai nascondendo?» Magnifico. Avrebbe dovuto immaginarlo. Gina si era forse dimenticata di dirle che il suo ex la perseguitava?

    «Da Tanner. Mi ha trovata» rispose Gina, cominciando a piangere.

    «Chi è Tanner?» chiese Colette.

    «Mio fratello.» Le lacrime le sgorgarono dagli occhi, inondandole il volto. «So perché è qui. È venuto a riportarmi in quello stupido ranch. Non mi dà pace. Non lo farà mai! Lo odio!»

    In qualche modo, Colette si rilassò sapendo che era suo fratello, e non un maniaco sessuale, a minacciare la ragazza. «Non devi fare altro che spiegargli che stai bene e che non vuoi tornare a casa» disse in tono dolce.

    Gina scosse la testa con veemenza, facendo dondolare i capelli neri che le incorniciavano il visino a forma di cuore. «Non capisci. Tanner non mi ascolterà. Non lo fa mai. E ottiene sempre quello che vuole.»

    Lasciò andare la mano di Colette e corse a chiudersi nella sua stanza, sbattendosi la porta alle spalle.

    L’istante successivo, qualcuno bussò alla porta. Colette esitò prima di rispondere, mentre cercava di assimilare le parole della giovane. Quando l’aveva ospitata nel suo appartamento, sapeva che era la prima volta che Gina si allontanava da casa.

    Aveva lasciato la sua famiglia in una tranquilla cittadina dell’Ovest ed era venuta a stare a Kansas City per iniziare una nuova vita. Dunque, suo fratello era sceso in città per verificare che tutto stesse procedendo bene, pensò.

    Non doveva fare altro che rassicurarlo che Gina non stava correndo alcun pericolo e stava dimostrando maturità e buonsenso.

    Aprì la porta. Per un attimo, la mente le si svuotò di ogni pensiero razionale. Tanner Rothman era un fusto alto quasi due metri, con le spalle larghe e degli incredibili occhi blu notte.

    Indossava un paio di jeans sbiaditi, una camicia celeste e gli stivali da cowboy. Aveva i capelli lucidi e neri come la sorella, e li portava molto corti, a sottolineare i lineamenti volitivi.

    «Buonasera» disse. Aveva una voce calda, molto piacevole. «Mi chiamo Tanner Rothman e sono venuto a parlare con mia sorella.»

    Sorrise, cosa che rilassò ulteriormente Colette. Gina gliel’aveva descritto come un orco, invece pareva un uomo ragionevole ed educato. Un uomo ragionevole, educato e straordinariamente bello.

    «Salve. Sono Colette Carson, la padrona di casa. Prego, si accomodi.» Spalancò la porta per permettergli di entrare.

    Mentre le passava accanto, Colette colse il suo profumo, un fresco aroma maschile che le piacque subito.

    «Prego, si sieda.» Fece un gesto in direzione del divano.

    «No, grazie» rispose lui. «Se potessi solo parlare con Gina...» L’accarezzò con lo sguardo, poi si diede un’occhiata intorno, e Colette si chiese se per caso stesse cercando qualcosa di contundente e minaccioso, un’arma per convincere sua sorella a partire con lui.

    Andò a chiamare Gina, sorridendo fra sé e sé. Non gli sarebbe stato facile trovare qualcosa fuori posto a casa sua. L’appartamento di Colette era come lei: ben organizzato, efficiente e pulito.

    Bussò alla porta della stanza della ragazza. «Gina» chiamò.

    Questa socchiuse la porta e sbirciò fuori. «Se n’è andato?» chiese.

    «No, ma dice che vuole solo parlarti.»

    «Non voglio parlare con lui» rispose Gina a bassa voce. «Cercherà di convincermi a fare qualcosa che non voglio. E l’avrà vinta lui... lo so. Finisce sempre così.»

    «Gina, come speri di fargli capire che sei pronta a vivere la tua vita, se ti nascondi in camera come una bambina?»

    Gina corrugò le sopracciglia. «D’accordo» acconsentì alla fine. «Verrò fuori e gli parlerò, ma solo se tu starai con me.»

    Adesso fu Colette a rabbuiarsi. «Preferirei non essere coinvolta in...»

    «Ti prego» la supplicò Gina. «Non dovrai dire né fare niente. Basterà che stai seduta vicino a me e che mi dai la forza di non fare qualcosa di cui potrei pentirmi.»

    «D’accordo» rispose Colette.

    Le due donne tornarono insieme in soggiorno. Tanner Rothman stava guardando fuori dalla finestra affacciata sul grattacielo di fronte.

    Si girò quando entrarono nella stanza e Colette fu colpita di nuovo dalla sua avvenenza. Lui sorrise mentre si rivolgeva con affetto alla sorella. «Salve, piccola.»

    Gina si lasciò cadere sul divano e Colette le si sedette accanto.

    «Come hai fatto a trovarmi, Tanner?»

    «Questo non ha importanza, adesso» rispose lui in tono pacato. «Come stai? Sono tre settimane che non dai notizie di te.»

    Gina guardò il muro

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