Fra le tue braccia: Harmony Collezione
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Jacqueline Baird
Inglese, coltiva da sempre due grandi passioni: la pittura a olio e la navigazione in barca a vela.
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Anteprima del libro
Fra le tue braccia - Jacqueline Baird
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
At the Spaniard’s Pleasure
Harlequin Mills & Boon Modern Romance
© 2003 Jacqueline Baird
Traduzione di Cristina Proto
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-3052-065-3
1
Stizzito, Nick Menendez tamburellava le dita sul volante della jeep che aveva ritirato all’aeroporto. Aveva previsto di raggiungere Lanzarote al più tardi alle nove, ma quando era arrivato con il suo aereo personale non gli avevano dato subito il permesso di atterrare.
Avrebbe dovuto immaginarlo, rifletté: quando c’era di mezzo Liza Summers, la frustrazione era sempre in agguato...
Un sorriso ironico gli incurvò le labbra serrate. A dire la verità, la sua frustrazione non era imputabile a Liza. Anni prima erano stati buoni amici, ma dopo che lui l’aveva scoperta a baciare un ragazzo, aveva reagito in maniera eccessiva. Adesso poteva ammetterlo: era stato un attacco di dannatissima gelosia. Avrebbe desiderato essere il suo primo amore, ma, dato che a quel tempo era fidanzato con un’altra persona, non aveva potuto farci niente.
Poi, la sera prima, mentre nella sua casa di Malaga stava leggendo l’ultimo rapporto di una delle sue società, una agenzia investigativa, il nome della ragazza gli era saltato agli occhi.
Il mese precedente Carl Dalk, un amico dei tempi dell’università la cui famiglia possedeva una miniera di diamanti in Sudafrica, aveva chiesto il suo aiuto, e lui aveva immediatamente accettato. Non avrebbe potuto fare altrimenti, anche perché da studenti lui e Carl praticavo rafting insieme nelle rapide, e una volta Nick era stato sbalzato fuori dal canotto, perdendo conoscenza. Era stato Carl a trascinarlo fuori dal torrente impetuoso, sicché gli doveva la vita. E, anche se si vedevano di rado, erano rimasti buoni amici.
Subito dopo l’università Nick era entrato nell’azienda di famiglia, una finanziaria di piccole dimensioni ma tra le più prestigiose in Spagna.
Nel corso degli anni ne aveva sviluppato e diversificato gli affari, rendendola una società internazionale. Carl era uno dei pochi a sapere che tra le società controllate da Nick c’era un’agenzia investigativa che aveva svolto parecchie indagini delicate in tutto il mondo, e collaborava regolarmente con il governo spagnolo per questioni di sicurezza.
Carl era ricorso alla agenzia del suo amico perché l’anno precedente, per ben due volte, erano stati sottratti dei diamanti dalla miniera di famiglia. Non solo: dopo che i ladri ne avevano stimato il valore, i diamanti erano stati offerti agli assicuratori di Carl per circa la metà del loro valore.
Con il benestare della polizia, e nella speranza di catturare i ladri in flagrante, l’assicurazione aveva accettato di pagare. Entrambe le volte però i ladri, dopo aver scambiato i diamanti, erano riusciti a fuggire.
Gli affari di Carl andavano davvero male: negli ultimi anni, con l’invenzione dei diamanti sintetici, aveva visto i profitti della sua società scendere ai minimi storici. Il drastico crollo del mercato azionario, poi, aveva consumato i fondi della società e della famiglia. Ci mancava solo un altro furto! Nick si era offerto di aiutarlo finanziariamente, e aveva messo a loro disposizione l’esperienza dell’agenzia investigativa.
Nel leggere l’ultimo rapporto, Nick era stato sicuro che Carl fosse sulla strada giusta per catturare i ladri, poi aveva notato il nome di Liza Summers, appunto. Aveva chiamato il direttore dell’agenzia, e aveva scoperto che era proprio quella Liza Summers, la figlia della migliore amica di sua madre.
Per quel fine settimana aveva anche promesso a sua madre che sarebbe rimasto in Spagna per partecipare ai festeggiamenti per le nozze d’oro di suo fratello, lo zio Thomas. Ma vista la situazione, aveva deciso di sostituire personalmente l’investigatore e di fare una scappata a Lanzarote. Se qualcuno doveva interrogare Liza, sarebbe stato lui. Non la vedeva da sei anni, ma trovava difficile credere che potesse essere coinvolta.
Questo era il motivo per cui quella mattina, intorno alle undici, era bloccato nei pressi del ponte levatoio di Arrecife mentre un gruppo di turisti, in arrivo dalla nave da crociera ancorata nel porto, attraversava la strada. Di solito amava recarsi a Lanzarote, conosciuta anche come la Isla de las Volcanes
. Il suo paesaggio era surreale, coperto da oltre centotrenta vulcani, tra crateri e distese di lava pietrificata.
Da anni Nick era proprietario di una villa ai confini del Parco Nazionale Timanfaya, nella zona sud-occidentale dell’isola. Era un luogo che gli permetteva di rilassarsi in privato e di farsi i propri comodi. Ma non quel giorno.
Scuro in volto, lasciò vagare lo sguardo sulla scena davanti a sé: dal posteggio dei taxi lungo la passeggiata stava nascendo un altro ingorgo. Qualcosa però attirò la sua attenzione sul chiosco di caffè nei pressi: la donna seduta a uno dei tavolini.
Lunghi capelli biondi tirati indietro con una fascia rivelavano un profilo delizioso e un collo snello. E le morbide curve dei seni alti e sodi erano sottolineate da un aderente top di cotone blu. Pantaloni bianchi di cotone ne modellavano le gambe, allungate in avanti e incrociate all’altezza delle caviglie.
Bene!, esclamò tra sé e sé. Le sue informazioni parevano esatte. Carl e la polizia del Sudafrica erano riusciti a seguire le tracce dei ladri di diamanti fino al deserto del Sahara e avevano scoperto che avevano raggiunto l’isola di Lanzarote, dove erano svaniti. I Dalk avrebbero potuto arrestare i complici africani, ma non era questo il loro scopo: per fermare davvero il traffico era necessario arrivare alla mente che gestiva le operazioni dall’Europa.
Il rapporto dell’agenzia riferiva che le tracce riconducevano a un certo Henry Brown, direttore della finanziaria Stubbs and Company di Londra, una società di tutto rispetto. Il responsabile delle indagini aveva seguito lo stesso Henry Brown, e aveva scoperto che era partito per Lanzarote giusto quel giorno con la sua assistente.
Nick non riusciva ancora a credere che l’assistente di quell’uomo fosse proprio Liza Summers, la ragazza che aveva conosciuto all’età di otto anni, e che ora era comodamente seduta al caffè, con l’aria di chi non ha una sola preoccupazione in testa. Le cose invece stavano per cambiare, eccome, solo che lei non lo sapeva.
Carl Dalk aveva ricevuto una copia di quello stesso rapporto e la sera precedente era rimasto al telefono con Nick fino a tardi. L’intermediario di Lanzarote era l’unico tassello mancante. Ingigantendo i propri contatti con la polizia dell’isola e raccontando a Carl che avrebbe comunque dovuto andarci per tenere d’occhio un’operazione d’affari, Nick era partito subito con il suo jet privato.
C’era in gioco un conflitto di interessi che Nick non poteva evitare. Sosteneva Carl al cento per cento, e lo avrebbe aiutato fino in fondo, ma allo stesso tempo non voleva credere che Liza Summers fosse coinvolta in quella vicenda, e in ogni caso voleva tenere lontana la stampa. Lo doveva all’amicizia tra le loro famiglie, e alla deliziosa bambina di un tempo.
Nick osservò la donna togliersi gli occhiali da sole e guardare nella sua direzione. Anzi, verso il ponte levatoio. Non c’erano dubbi. Era Liza Summers.
Noto per il freddo controllo, fu sorpreso dalla propria reazione fisica di fronte a quella vista.
Trovare Liza così velocemente fu il primo colpo di fortuna di quella mattina, e gli diede l’occasione per un incontro casuale, di certo preferibile a una telefonata in albergo. Non la vedeva da sei anni: era anche più bella di quanto ricordasse...
Parcheggiò la jeep sul lato della strada e saltò fuori.
«Liza... Liza Summers...»
Liza sbatté la tazza sul piattino, la mano tremante al suono di quella voce profonda. Oh no...
Non sentiva quella voce da quando era solo una adolescente. Ora, su un’isola minuscola in mezzo all’Atlantico, le risuonava nella testa come un fantasma del passato.
«Ero sicuro che fossi tu.»
Un’ombra alta la sovrastò, oscurando il sole. Lei deglutì a fatica e con lentezza sollevò la testa: un torace ampio, i muscoli chiaramente delineati da una semplice maglietta nera, si allargava in due spalle ancora più ampie. Liza piegò la testa indietro, e il cuore le si fermò; il volto dell’uomo era in ombra, ma lo avrebbe riconosciuto dovunque. Niculoso Menendez...
All’improvviso aveva di nuovo otto anni: suo padre era appena morto e Anna Menendez, buona amica di sua mamma, le aveva invitate in vacanza a casa sua, in Spagna. In Inghilterra le due donne avevano frequentato lo stesso collegio. Anna era figlia di un diplomatico spagnolo e Pamela di un militare di carriera. Poi Anna aveva sposato uno spagnolo facoltoso e Pamela un militare, ma erano sempre rimaste in contatto.
Ricordi del passato affluirono nella mente di Liza. Niculoso l’aveva affascinata dalla prima volta che l’aveva visto, tanto che, incantata a fissarlo, era caduta nel cortile lastricato di pietra, sbucciandosi il ginocchio. Lei aveva pianto, ma Niculoso l’aveva sollevata, le aveva sorriso e l’aveva portata in braccio fino in casa. Da quel momento era diventato il suo eroe, il fratello maggiore che non aveva mai avuto, e ogni estate aveva atteso con ansia le tre settimane che erano solite passare a casa Menendez.
«Ti dispiace se mi siedo? Non ti vedo da anni.» La voce di Nick infranse le sue fantasticherie.
«Come?» farfugliò lei, che non era ancora riuscita a riprendersi. Era stato Nick a insegnarle ad andare a cavallo, e a salvarla da molte cadute. Poi, a quattordici anni i suoi sentimenti erano cambiati: si era presa una bella cotta per lui, e aveva cominciato a cercare di attirare il suo interesse sulla propria femminilità in sboccio.
«Non sembri troppo felice di vedermi.» Nick fece segno a un cameriere e ordinò un caffè. «Un altro anche per te?»
«No... cioè sì...» continuò a balbettare lei, sempre immersa nei ricordi.
Il loro rapporto era culminato in un disastro quando lei aveva sedici anni. Traboccante di amore non corrisposto, era rimasta distrutta quando le era stata presentata la fidanzata di Nick, una donna attraente di nome Sophia.
Improvvisamente, Liza aveva visto se stessa e sua madre per quello che erano: le amiche povere a cui veniva offerta una vacanza. Quell’estate era cominciata la sua ribellata, e tra le conseguenze aveva cominciato a uscire con uno dei garzoni della stalla. Per pura sfortuna, l’unica volta che avevano fatto gli stupidi in una stalla vuota e lei si era lasciata baciare, Nick li aveva visti, un’espressione tempestosa sul volto...
Un brivido involontario le percorse la schiena. Non le piaceva pensare a quello che era accaduto dopo, e che le aveva fatto cadere le bende sugli occhi riguardo al suo grande amore: Nick Menendez era un arrogante, prepotente e spocchioso sciovinista. Liza si era tenuta alla larga da lui per il resto della vacanza, e si era sentita sollevata quando alla fine erano partite. Da allora non era più tornata.
«Allora, posso sedermi?»
«Prego» riuscì alla fine a rispondere.
Si chiese cosa ci facesse a Lanzarote. Dalla morte di suo padre doveva aver ereditato la società di famiglia. Aveva visto il suo nome nelle colonne mondane ogni tanto, in occasione di una serata di beneficenza, una prima o una corsa di cavalli, e non poteva evitare una smorfia quando lo definivano lo stallone spagnolo: probabilmente un riferimento all’allevamento dei Menendez, ma il doppio senso era evidente.
«L’ultima volta che ci siamo visti deve essere stato al funerale di mio padre!» esclamò Nick prendendo una sedia.
«Oh sì» mormorò educata Liza.
Era un altro di quei giorni che avrebbe preferito dimenticare. Aveva appena compiuto diciannove anni, e frequentava l’università a Londra. Sua madre aveva insistito perché la accompagnasse. Nick era ancora fidanzato con la splendida Sophia, e quando si degnò di notarla la sua espressione era ancora velata di disprezzo.
Da allora Liza non lo aveva più visto. E ora lui le stava sorridendo come un amico da tempo perduto, ma a lei per qualche motivo non sembrava sincero.
Era più simile a un avvoltoio, che a