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Un erede per il re: Harmony Collezione
Un erede per il re: Harmony Collezione
Un erede per il re: Harmony Collezione
E-book171 pagine2 ore

Un erede per il re: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Frankie, pittrice appassionata, rimane di stucco quando nella sua vita riappare l'enigmatico straniero a cui anni prima aveva donato la propria innocenza. Un uomo dal tocco intenso e magico, capace di risvegliare in lei una sensualità che non credeva di possedere. Le loro notti insieme non sono state prive di conseguenze, ma dopo la loro improvvisa rottura Frankie non ha avuto più modo di farglielo sapere.

Tuttavia c'è qualcosa che anche lei ignora: Matt in realtà si chiama Matthias Vassiliás ed è un re! Un re che ora reclama il proprio erede e chiede a Frankie di diventare la sua regina.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2020
ISBN9788830509344
Un erede per il re: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Un erede per il re - Clare Connelly

    successivo.

    Prologo

    C'erano tre cose che Matthias Vassillas amava sopra ogni altra nella vita: il sole basso all'orizzonte che con i suoi raggi colorava il mondo di sfumature rosse e dorate, la sua nazione, su cui avrebbe incominciato a regnare tra una settimana... e le donne. Mai la stessa per un periodo troppo lungo e mai con aspettative diverse dal puro e semplice sesso.

    Un alito di vento si insinuò nella camera d'albergo e fece danzare la tenda leggera. Lui guardò la donna che aveva accanto, così impalpabile e delicata, e pensò che anche quel momento era altrettanto lieve. Lieve e brevissimo.

    Sarebbe ripartito all'alba, e lei era destinata a rimanere solo un ricordo, un fantasma sfuocato nella sua mente. Un aereo stava per riportarlo a Tolmirós e il suo futuro sarebbe iniziato da lì.

    Non era venuto a New York per fare esperienze di quel tipo. Conoscerla era stato un fuori programma. Mai e poi mai si sarebbe sognato di sedurre una vergine... non era certo quella la sua prassi normale. Specialmente visto che non poteva offrire nessun legame duraturo in cambio.

    Lui, Matthias, preferiva donne con più esperienza, amanti al passo con i tempi in grado di capire che un uomo del suo rango non poteva certo mettere in palio il cuore, e non aveva nessun futuro da offrire.

    Un giorno avrebbe dovuto sposarsi, certo, ma la sua sposa sarebbe stata il frutto di una scelta politica, una regina all'altezza del suo re, una donna che potesse collaborare con lui al governo del regno.

    Ora, però, era ancora lì. E lì c'era Frankie, e la notte non era finita.

    Lei gli accarezzò la schiena, e poi gli affondò le dita nelle spalle, mentre di nuovo lui si perdeva completamente nel suo bel corpo morbido, assaporandone la dolcezza e godendo del suo nome gridato nella fresca notte newyorkese.

    «Matt...» Lei lo chiamava così. Era stata una sorpresa incontrare una donna che non sapeva chi fosse, che ignorava di avere davanti l'erede al trono di una potente nazione europea, più ricco di Creso e sul punto di diventare re. Per lei era semplicemente Matt. E presto si sarebbe trasformato in un ricordo.

    Per assumere la corona di Tolmirós, Matthias era pronto a dimenticarsi di tutto ciò che non si addiceva al suo rango: le donne, il sesso e tutto il resto. Di lì a sette giorni la sua vita sarebbe completamente cambiata.

    Mancava una settimana all'incoronazione.

    Era pronto a tornare al suo posto, perché la nazione veniva prima di tutto. Ma per il momento era lì, con una donna che non sapeva niente della sua vita, del suo Paese e dei suoi doveri.

    «È tutto così perfetto...» sussurrò lei. Inarcò la schiena e puntò i piccoli seni sodi contro il cielo, facendolo sentire mortalmente in colpa. Si era portato a letto quella giovane donna innocente solo per la propria soddisfazione personale.

    Certo, anche lei gli aveva detto che non voleva complicazioni. Erano stati entrambi molto chiari. Lo spazio di un weekend e nient'altro. Però lui la stava usando, e lo sapeva. La usava per ribellarsi, ed era l'ultima volta. Ancora per quella notte avrebbe finto di ignorare le verità che dominavano la sua vita. Solo lì in quel momento, a letto con Frankie, si sentiva umano. Solo un uomo, libero da tutti i vincoli di un re.

    Le mise la bocca su un seno e accarezzò con la lingua il capezzolo, che divenne duro tra le sue labbra. Allora si lasciò andare e sprofondò dentro di lei, chiedendosi se sarebbe mai potuta esistere un'altra donna altrettanto perfetta per lui.

    Tuffò le dita fra i suoi meravigliosi capelli biondi e reclamò le sue labbra, per baciarla fino a sentirla completamente arresa sotto di sé. Totalmente sua.

    Una sensazione inebriante. Di potenza. Una cosa diversa dal senso di potere che l'aspettava una volta salito al trono. In quel caso avrebbe prevalso il dovere...

    Per il suo Paese e per il suo popolo era pronto a voltare le spalle a momenti di piacere come quello, a una donna come quella... Sarebbe diventato re.

    Ma quel momento non era ancora arrivato.

    Ancora per qualche ora poteva essere semplicemente Matt. E Frankie era sua...

    1

    Tre anni dopo

    Le luci della notte sembravano trasformare New York in un meraviglioso plastico che si stendeva luminoso sotto di lui. Dalla balconata dell'attico nel centro di Manhattan, Matthias respirò l'energia della città e cercò di non pensare all'ultima volta che era stato lì, in quella stessa posizione.

    Si impose di guardare nella direzione opposta alla School of Art, e soprattutto di non pensare alla donna che era stata capace di stregarlo.

    La donna che gli aveva donato il proprio corpo e la propria innocenza, e che gli era rimasta impressa per sempre nella mente.

    Il nome di lei gli salì alle labbra in un soffio, e gli strappò un'imprecazione sottovoce. Era proprio un idiota a pensarla, a ricordarla.

    Soprattutto ora, a un mese dall'annuncio del suo fidanzamento. Il Paese lo richiamava ai suoi doveri. Tre anni prima era stato alla vigilia dell'incoronazione, e ora a poche settimane dall'impegno solenne di prendere moglie.

    Tutti, a Tolmirós, non vedevano l'ora che il re generasse finalmente un erede. La consideravano una necessità primaria per garantire la stabilità e la prosperità della nazione. Tutto, ora come allora, poggiava sulle sue spalle... e lui, Matthias, aveva cercato di rimandare finché aveva potuto. Orfano da quando era adolescente, l'idea di sposarsi e avere figli gli sembrava quasi una scorciatoia per ritrovare ciò che aveva perduto, e gli pesava come un macigno sul cuore.

    Però era necessario. Dunque aveva bisogno di una moglie. Una donna di rango adeguato, come tutte quelle che un fidato assistente aveva sottoposto alla sua attenzione. Una donna colta e alla sua altezza.

    Lui chiuse gli occhi ed eccola lì: Frankie. Frankie com'era il pomeriggio in cui l'aveva incontrata, con i vestiti spruzzati di colore, i capelli legati a coda di cavallo e il sorriso contagioso. Si sentì ribollire.

    Sua moglie, la sua regina, non sarebbe mai stata come lei.

    Quello che avevano condiviso andava oltre la logica, oltre la ragione stessa, ed era stata un'esperienza che l'aveva scosso nel profondo. In pochissime ore gli aveva fatto capire che per quella donna lui avrebbe anche potuto dimenticarsi in un attimo tutto quello che doveva al suo popolo. Come di fronte a una sirena emersa dall'acqua, simbolo di mistero, pericolo e oblio.

    Così, Matthias aveva fatto ciò che gli riusciva meglio: aveva chiuso il cuore e sepolto le emozioni giù in fondo. Poi aveva scelto di allontanarsi da lei senza voltarsi indietro.

    Adesso però, tornato a New York, si ritrovò a ripensarla, suo malgrado. Non aveva il controllo sui sogni ma la mente di solito era disciplinata, e lui continuava a ripetersi che non valeva la pena di rivivere con l'immaginazione un evento ormai così lontano, e tanto breve...

    Peccato che, in quella città, ovunque volgesse lo sguardo vedeva lei. Le insegne sprizzavano luce come i suoi occhi, i grattacieli erano tanto alti quanto lei era minuta e scattante, luminosa... chissà come sarebbe stato, rivederla di nuovo. Era solo curiosità, certo...

    Non era più l'uomo di allora, adesso era re. Ma i desideri e le necessità erano le stesse... Guardò giù verso la città e l'idea crebbe.

    Che male poteva fare perdersi nel passato, solo per una notte?

    «Le luci sono assolutamente perfette» approvò Frankie con entusiasmo e passò lo sguardo sulle pareti della galleria d'arte di Midtown. L'inaugurazione era fissata per il giorno seguente e quella era la sua ultima occasione per verificare che tutto fosse proprio come desiderava.

    Un brivido di eccitazione le percorse la schiena.

    Aveva lottato per anni. Affermarsi come artista non era stata un'impresa semplice, mentre cercava di mantenere un tetto sopra la loro testa. È facile vivere alla giornata e senza un penny quando hai vent'anni e nessuna responsabilità, e magari può anche sembrare romantico.

    Ma la realtà è ben diversa, quando devi pensare alla serenità di un bambino che cresce. Suo figlio aveva ormai due anni e mezzo, e i conti da pagare sembravano una montagna.

    Ma quella mostra...

    Frankie sperava che rappresentasse una svolta.

    Due giornali importanti avevano già inviato i loro fotografi per le prime immagini e l'inaugurazione era stata annunciata in tutta la città. Ora non le restava che tenere le dita incrociate, augurandosi di riuscire finalmente a sfondare su una scena così competitiva come quella di New York.

    «Si potrebbero usare dei faretti più piccoli, qui.» Charles indicò con un cenno uno dei suoi paesaggi preferiti, un sole che sorgeva sull'oceano realizzato a olio, con sprazzi di colore stesi in modo astratto sulla tela per creare una calda impressione di attesa. Ogni quadro si prestava a interpretazioni molto libere, ed era esattamente questo che Frankie voleva. Il suo personale punto di vista moltiplicato e filtrato da chiunque guardasse.

    «Io preferisco la tua illuminazione dall'alto» obiettò lei, e ricacciò indietro il nervosismo. Sentiva che il corpo era un fascio di nervi, perché non era abituata alla ribalta. E invece adesso c'era proprio lei, sotto i riflettori. Aveva riempito le tele con tutti i suoi pensieri, i sogni perduti, le paure, i sentimenti... E poi, in quei quadri c'era Leo, con i suoi riccioli neri e gli intensi occhi grigi, tanto luminosi da sembrare d'argento. Lui era il suo tesoro, e la sua immagine pendeva dalle pareti della sala, in attesa che lo vedessero centinaia di visitatori...

    «La porta» mormorò Charles, come per scusarsi, in risposta a un suono che Frankie non aveva neppure registrato. Era vicina a uno degli ultimi quadri di Leo.

    Lui rideva, tutto preso dal nuovo gioco di raccogliere le foglie dal marciapiede per buttarle in aria, con tutto l'entusiasmo di un bambino di due anni e mezzo. Le foglie gli ricadevano addosso e lui si chinava per raccoglierne altre e ricominciare daccapo.

    Quella gioia infantile era così contagiosa che Frankie aveva voluto catturarla. Aveva scattato decine di foto con il telefono, da angolazioni diverse, per fissare quel momento nella memoria. Poi ci aveva lavorato di notte.

    E aveva fatto ciò che le riusciva meglio. Aveva selezionato l'espressione di un momento e l'aveva trasferita sulla tela. Aveva creato uno spiraglio da cui lo spettatore potesse per un attimo intuire le sensazioni sue e del bambino. Un attimo vibrante di vita, la sua, che diventava arte.

    «L'inaugurazione è domani, mi spiace. Ma se vuole può dare una breve occhiata alla collezione...»

    «Sì, grazie.»

    Solo due parole, pronunciate con voce profonda. Una voce che all'improvviso le sembrò familiare.

    Di nuovo un brivido, diverso, le percorse la schiena. Non di nervosismo e neanche di attesa, solo di riconoscimento. Come l'improvvisa ammissione di un vuoto.

    Frankie si girò lentamente, come se facesse fatica a riconoscersi in quella realtà. Ma quando guardò Charles, e poi l'uomo che aveva accanto, tutto le sembrò crollare intorno.

    Matt.

    Proprio lui.

    Le ritornò alla mente come si era sentita quando, al risveglio, non l'aveva più trovato. Matt non aveva lasciato neanche un biglietto, come se non avesse mai dormito con lei. Niente per ricordarlo, nessun modo per ritrovare le sue tracce. Niente, se non il corpo indolenzito da una notte di passione, e il desiderio di rivivere di nuovo tutte quelle sensazioni...

    «Ciao, Frances» la salutò lui, e gli occhi erano proprio come li ricordava, identici a quelli di Leo. Quanto le era costato, in termini di sogni, dipingere quegli occhi? Trovare la gradazione perfetta di grigio e argento, appena illuminata da qualche scintilla bianca vicino all'iride... E poi le ciglia, così folte e nere. Come renderle, senza sembrare eccessiva? Nessuno avrebbe mai creduto che fossero reali.

    Erano passati tre anni, e lei lo aveva rivisto unicamente in sogno. Eppure, sembrava che si fossero incontrati solo il giorno prima.

    Avrebbe voluto indugiare con lo sguardo su quel corpo magnifico, ricordare la forza e la dolcezza di cui lui era stato capace nell'amplesso, quando l'aveva tenuta tra le braccia e si era preso la sua innocenza. Avrebbe voluto cedere alla tentazione di divorarlo con lo sguardo.

    Invece, con immenso sforzo, incrociò le braccia e tenne lo sguardo fisso sul suo viso. Anche lui la stava guardando con altrettanta intensità.

    «Ciao, Matt» lo salutò

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