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La Tana di Bertrand
La Tana di Bertrand
La Tana di Bertrand
E-book206 pagine2 ore

La Tana di Bertrand

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Info su questo ebook

Bertrand, ricercatore inglese, impiegato in una biblioteca di Londra, scopre un carteggio che indica un luogo misterioso, in Italia, a Badalucco in Liguria, dove si troverebbe una caverna. Dopo aver cercato informazioni arriva nel paese indicato sulle carte, un paesino fatto di consuetudini semplici e genuine dove verrà visto come lo “straniero.” 
Osservato dalle donne del posto, uomo di studio e ricerca, bello e atletico, verrà coinvolto in storie leggendarie, dicerie e false credenze.
Il suo lato umano lo porterà a interessarsi della questione delle streghe che insorge e si allarga a macchia d’olio. Entrerà a far parte del tessuto sociale di quel paese, rispettato e ammirato da tutti come uomo di grande cultura e diplomazia, darà il buon esempio. 
S’innamorerà di Carolina, ragazza del posto, ma riuscirà a trovare la caverna e rimarrà per sempre a Badalucco o tornerà nella sua amata Londra?

Bruno Bianchi è nato a Badalucco e risiede a Sanremo.
Grande e attento viaggiatore, ha vissuto in diversi paesi stranieri.
Ha scritto: Nel silenzio del bosco (romanzo); Una lettera mai scritta (romanzo); Uno scrittore da strada nelle mani di Dio (romanzo); Il segreto del fiore nel deserto (romanzo); Li Mendez El Tanguero (romanzo); La tana di Bertrand (romanzo); Chi ha ucciso Pablo Escobar (romanzo); Vi racconto come sono morto (romanzo); Pittimo e Minizeli (racconti); Sereno sotto la pioggia (poesie); Gli invisibili (romanzo).
LinguaItaliano
Data di uscita30 giu 2020
ISBN9788830623415
La Tana di Bertrand

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    Anteprima del libro

    La Tana di Bertrand - Bruno Bianchi

    Bruno Bianchi

    La Tana di Bertrand

    Albatros

    Nuove Voci

    Ebook

    © 2020 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l. | Roma

    www.gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-2341-5

    I edizione elettronica giugno 2020

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    CAPITOLO I

    Londra

    Un giorno di un secolo passato una pioggia finissima rendeva viscide le strade e triste la giornata. La gente camminava svelta sui marciapiedi, senza soffermarsi davanti alle vetrine, se non per un’occhiata veloce, data di sbieco.

    In una biblioteca della periferia, un uomo stava riordinando uno scaffale pieno di libri. Uno di questi cadde a terra, uno grande, simile ai libri dei notai, dove vengono scritti a grandi lettere i regolamenti e le clausole che stabiliscono i diritti di proprietà e molte altre cose.

    Il libro aprendosi con un gran tonfo, sparse sul pavimento innumerevoli fogli ingialliti dal tempo. L’uomo si chinò e raccolse i fogli; in mezzo a questi apparve una carta geografica che all’interno aveva un foglio piegato in due. Il foglio diceva: «Cavità profonda venticinque metri, leggermente pendente verso l’interno, posta a tre quarti di altezza della montagna dal fiume Argentina, Italia, Regione Liguria, distretto di Badalucco. Possibilità di ritrovamento reperti archeologici e altro. Qualcuno che l’ha visitata ha sentito dei canti senza poterne stabilire la misteriosa provenienza.»

    Una carta topografica costruita manualmente disegnava un paese circondato dalle montagne e un rio. Le montagne circostanti si presentavano alte e molto ripide. Una croce fatta a penna segnava un punto poco sotto la cima di una di queste montagne e riportava un segno che poteva essere la cavità descritta sul foglio.

    Un altro segno indica un masso simile a quelli su cui sono segnati i punti cardinali e i quattro venti. Era un punto che segnalava la prossimità della cavità. Tutto questo all’interno di un bosco, per cui se non c’era la conoscenza del territorio era quasi impossibile trovarla.

    L’uomo che stava leggendo era perplesso e attirato da quel disegno e da quei dati. La donna, che era con lui all’altro lato della stanza, si voltò con la sigaretta tra le labbra. Con la cenere che stava per cadere, lo fissò e chiese: «Cosa stai guardando, hai trovato dei soldi?»

    L’uomo si girò e disse: «Guarda che qui non puoi fumare e se arriva il mister te ne accorgi. Anche se smetti ora, sentirà l’odore.»

    «E allora non smetto alla faccia sua! Se non posso fumare i nervi mi mangiano.»

    CAPITOLO II

    All’ora di chiusura, la donna era già andata via da dieci minuti. L’impiegato, mentre stava chiudendo, vide la sua collega che sotto un parapioggia discuteva con un uomo che gli sembrava il suo compagno. Era sempre nervosa e a volte arrivava con dei lividi sulla faccia a significare che per la centesima volta era stata picchiata. Per questo fumava tanto, per scaricare i nervi di una triste relazione.

    Diede un’ultima occhiata e li vide gesticolare, dopodiché si avviò al solito locale dove si ferma per bere con gli amici un drink, anche per non vedere i bisticci della collega con il suo compagno.

    Quando entrò, il locale era già pieno e Bertrand - questo era il nome dell’impiegato della biblioteca - gettò lo sguardo alla ricerca del suo amico. Lo vide fargli dei cenni per farsi scorgere in mezzo alla calca. Era seduto nell’angolo più tranquillo vicino al banco chiacchierando con il barista della partita. Arrivò subito un bicchiere di birra e Bertrand bevve mentre girava distratto lo sguardo sulla moltitudine di teste che erano nel locale.

    Solitamente dopo la giornata di lavoro, attento agli scritti che non gli permettevano distrazioni, era un fiume di parole; quella sera invece stava zitto. Così l’amico gli chiese:

    «Che preoccupazioni hai per essere così silenzioso ?»

    Bertrand non risponde subito, ma poi disse: «Oggi, mettendo ordine in uno scaffale, mi è cascato un libro e all’interno, in mezzo ad altri fogli, ho trovato un biglietto con un pezzo di rudimentale cartina topografica disegnata a mano. Sembrava indicare una zona dove mai avrei pensato di trovare qualcosa d’interessante; non riesco a capire chi l’abbia potuta mettere.

    Sono anni che frequento la biblioteca e che ci lavoro, sono a conoscenza di quasi tutto di quell’ambiente...»

    Bertrand era un professore di storia e un ricercatore che non aveva più voluto insegnare per dedicarsi alla ricerca storica.

    «Ho girato molto dall’Africa all’Asia ma in quella zona mai avrei pensato...» non terminò la frase .

    Una ragazza passò salutando e lui la seguì con lo sguardo pensieroso.

    L’amico: - Non avresti pensato cosa? Ti sei incantato a guardare Karim, ti prude il cavallo dei pantaloni…»

    «Non avrei mai pensato di potere trovare qualcosa di interessante. È il caso che mi ha fatto trovare queste carte».

    L’amico: «Mi sembri turbato.»

    Come non avesse sentito quella domanda: «Tu la conosci bene Karim?»disse Bertrand all’amico.

    «Non è amica di quella che lavora con me alla biblioteca?»«La conosco perché frequenta questo locale, niente di più». Avrebbe voluto chiamarla perché gli era venuto in mente di chiederle qualcosa, ma poi lasciò correre e continuò a pensare a quelle carte. Le sensazioni hanno un legame profondo con noi stessi e con tutto quello che ci circonda; non arrivano mai a caso.

    Nell’inconscio sono manovrate da spiriti eccellenti che ci seguono a nostra insaputa come la migliore squadra investigativa che ci possa essere. Si siedono con noi, si alzano e mangiano, tutto a nostra insaputa, come un inquilino discreto e delicato. Quando camminiamo in una sera solitaria, fuori orario, e ci voltiamo perché abbiamo la sensazione che qualcuno ci segua, ecco, forse abbiamo percepito inconsciamente loro, le sensazioni.

    Che cosa e come potrebbe legare un territorio a qualche migliaio di chilometri di distanza ad un pensiero se non ci fosse questa sensazione che ti scivola sulla pelle e ti entra nei sentieri immersi della mente? Eppure l’uomo della biblioteca non era tranquillo e sembrava affascinato da quelle carte. Tutto quello che gli girava intorno lo insospettiva; sentiva qualcosa di misterioso nell’aria che lo tormentava. Chi poteva avere lasciato quelle carte? Per quale motivo? La sua vita si alternava dalla biblioteca alla casa e l’unico svago che si permetteva era fermarsi la sera nel locale a bere con il suo amico... Aveva convissuto con una ragazza per alcuni anni, in seguito il rapporto si era guastato ed era oltre un anno che viveva solo.

    Il resto del tempo lo passava a girare pagine di libri finché la testa gli reggeva e gli occhi non bruciavano. Per questo ogni tanto, quando aveva racimolato qualche soldo, cercava una zona nel mondo da visitare per scoprire cose che altri non avevano ancora scoperto. Anche se l’uomo ormai aveva frugato negli angoli più impensabili.

    Il trucco stava nel trovare qualcosa che ad altri era sfuggito e non era improbabile. Qualche piccola scoperta l’aveva già fatta e, quando veniva pubblicata da riviste specializzate, gli veniva riconosciuto un compenso economico che lui accumulava per poter fare altre spedizioni. Quella volta Bertrand aveva scoperto un posto incredibile. Si ricordò dell’anziano professore Carlo L. Marvin. Aveva lavorato tantissimi anni nella biblioteca prima di lui, forse si ricordava di quelle carte. Decise così di andarlo a trovare. Il sabato, perché abitava all’altro capo della città e occorreva un pomeriggio intero.

    Il tram sferragliava e le gocce della pioggia, che non aveva smesso per tutta la settimana, rigavano i vetri.

    Nel quartiere dove abitava il professore Marvin, gli affitti erano bassi e il professore in pensione non si poteva permettere di più.

    In pratica Bertrand lo aveva sostituito per l’età, però erano rimasti sempre amici. Erano entrambi professori di storia e si scambiavano informazioni e ricerche a vicenda. Ora Marvin viveva solo, la moglie era morta qualche anno prima. Non aveva smesso né di cercare né di leggere e tenersi informato.

    Essendo più vecchio e con più esperienza, gli tornava sempre utile. Salì due rampe di scale, bussò e una voce dall’interno disse: «Avanti, è aperto».

    Il professore era seduto vicino alla stufa e aveva un libro in mano.

    Appena vide che era Bertrand, gli s’illuminò il viso.

    «Quale buon vento, caro collega, ti porta qui, con questa pioggia che mi mangia i fianchi e la schiena, ormai piena di dolori?» «La curiosità e la scienza di un professore più in gamba di me...» Il professore non rispose e liberò la sedia davanti a lui per fare posto a Bertrand di sedersi, che cominciò subito a parlare mentre si sedeva: «Ho trovato un libro, casualmente, riordinando i libri, da cui sono usciti dei fogli di una mappa. Questa indica una cavità interessante in una zona dell’Italia, tu ne sai qualcosa ?»

    «Ho trovato anch’io quei fogli, una volta. E li ho lasciati lì, non so chi possa averceli messi. Poi li ho dimenticati. Al momento mi avevano incuriosito, poi altri eventi mi avevano distratto».

    «Vi è qualcosa di strano perché non c’è un motivo preciso per cui delle carte del genere siano in quel libro...»

    Il professor Marvin non rispose e rimase pensieroso, poi come risvegliandosi: «La biblioteca è molto antica, forse la più importante di Londra per l’originalità e la rarità dei testi che vi si possono trovare. C’è sempre stato un via vai di studiosi per trovare, o meglio, per cercare indicazioni e chiarimenti di ogni genere. Ne ricordo uno in particolare, non so il suo nome, venne innumerevoli volte, poi improvvisamente non si vide più. Altro non ti so dire, ma è possibile che sia lui ad aver lasciato o dimenticato quegli appunti». Bertrand si fermò a discutere fino a sera ma di quello che interessava a lui non seppe niente di più.

    Il lunedì, quando Bertrand aprì la biblioteca, sulla porta notò macchie di sangue e segni di un tentativo di scassinamento della porta. Dentro la biblioteca non mancava nulla ma le carte all’interno del libro erano sparite.

    Bertrand ricordava a memoria il contenuto dei fogli sottratti e avrebbe potuto ricostruire tutto ma ciò non toglie che quel fatto gli procurasse forti perplessità e preoccupazioni, non potendo capire cosa si celasse dietro quella storia…

    Il fatto che questo fosse successo dopo la visita al professore Marvin, aggiungeva un altro mistero.

    Quando riferì al comando di polizia, che distava poche centinaia di metri dalla libreria, del sangue per terra e del tentativo di scassinamento, rimasero perplessi non avendo avuto nessuna segnalazione. Nessuno e in special modo le ronde, che perlustravano il quartiere di notte, avevano visto e sentito niente. Perché di notte doveva essere successo il fatto. Ci furono dei sopralluoghi, furono fatte delle domande nel circondario, ma poi tutto finì lì.

    La collega si presentò più malconcia delle altre volte, segno che con il compagno se le erano date di santa ragione.

    Il mattino dopo, ad aspettarlo sulla porta della libreria all’ora di apertura, trovò il compagno della collega. Cercava un libro che non trovò e dopo una mezz’ora se ne andò via. La sua compagna non era ancora arrivata al lavoro.

    Bertrand non disse nulla, e non chiese perché non fosse ancora arrivata. Il tizio aveva una faccia che non gli piaceva, e non voleva creare delle

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