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Dalle Alpi all’Oceano in camper: Le avventure in camper di Fausto e Gaia - Vol. 3
Dalle Alpi all’Oceano in camper: Le avventure in camper di Fausto e Gaia - Vol. 3
Dalle Alpi all’Oceano in camper: Le avventure in camper di Fausto e Gaia - Vol. 3
E-book254 pagine3 ore

Dalle Alpi all’Oceano in camper: Le avventure in camper di Fausto e Gaia - Vol. 3

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Info su questo ebook

Anche in questo terzo libro di Franco Parla, i camperisti Fausto e Gaia (e il cane Agy) saranno i protagonisti principali di rocambolescamente avventure, divertenti imprevisti e tanti viaggi!
È durante la cena di Natale a Borgosalice, che nascono le premesse per un’originale e indimenticabile capodanno in camper sulle nevi valdostane.
Tra le fitte nebbie dell’alessandrino i Lizzi ritroveranno, a sorpresa, alcuni vecchi amici camperisti e Fausto verrà coinvolto in un’incredibile esperienza esoterica. Questo evento inatteso, lo obbligherà a rimediare ad un imperdonabile errore commesso in passato.
La scoperta di una lettera che arriva da molto lontano, rivelerà a Gaia un antico amore segreto di sua madre.
Gli eventi porteranno i Lizzi ad affrontare un lunghissimo viaggio in camper nella penisola iberica, attraversando la Francia, la Spagna, per arrivare, infine, in Portogallo. Lungo il percorso incontreranno strani personaggi, come Gertrude, Estrella, Ramon ed il camperista scienziato. Vivranno esperienze uniche, percorreranno un’insolita tappa del Cammino di Santiago ed infine, si ritroveranno completamente bagnati, dalle gelide acque dell’Oceano Atlantico.
Al ritorno da questo bellissimo viaggio, arriverà anche il momento dell’atteso “battesimo del camper” per Mattia, il nipotino dei Lizzi.
LinguaItaliano
Data di uscita30 nov 2020
ISBN9791220231015
Dalle Alpi all’Oceano in camper: Le avventure in camper di Fausto e Gaia - Vol. 3

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    Anteprima del libro

    Dalle Alpi all’Oceano in camper - Franco Parla

    Ringraziamenti

    Capitolo 0 - I personaggi di questo racconto

    La famiglia Lizzi: Fausto, Gaia ed il cane Agamennone (detto Agy )

    Tiziana e Davide: figli di Fausto e Gaia

    Il piccolo Mattia: figlio di Tiziana e nipote di Fausto e Gaia

    Martina: fidanzata di Davide

    Anna e Walter Maggi: amici camperisti di Fausto e Gaia

    Viola: proprietaria del bar della stazione di Borgosalice

    Zio Egidio e zia Pina: ex agricoltori, sono gli zii di Gaia

    Giangi: postino di Borgosalice

    Antonio Brisolin: titolare della Concessionaria Un camper per tutti

    Vasco: capo officina della Concessionaria Un camper per tutti

    Don René: parroco di Borgosalice

    Victor: fratello di Don Renè

    Gilberto: noto commercialista di Piacenza

    Beatrice: compagna di Gilberto

    Berthod: tuttofare per turisti che frequentano Ollomont

    Celestino e Rita: amici di Fausto e Gaia

    Questo è un racconto di fantasia. Ogni riferimento a luoghi, situazioni e persone è puramente casuale

    Capitolo 1 - Il piccolo Mattia

    Il viaggio è una specie di porta, attraverso la quale si esce dalla realtà.

    Guy De Maupasant

    Dalle Alpi all’Oceano in camper

    Mancava solo una settimana a Natale e per la famiglia Lizzi si prospettava una serena ricorrenza in famiglia. Una festa natalizia che, naturalmente, si sarebbe svolta in cascina da zia Pina e zio Egidio. Poco più di un mese fa Tiziana aveva dato alla luce il piccolo Mattia. Una nascita che aveva reso tutti felici; genitori, nonni e zii. Anche Agy stravedeva per quel piccolino. Quando si avvicinava alla carrozzina scodinzolava a più non posso. Ormai nessuno parlava più di quella strana mutazione genetica che Fausto aveva subìto, e delle conseguenze che ne erano scaturite (*Vol.2). Lo stesso Fausto si era riappropriato del suo corpo da comune mortale, con gli stessi problemi che aveva avuto prima di quell’inspiegabile evento. L’unica soddisfazione era dovuta al fatto che, con qualche sacrificio, riusciva a contenere l’inevitabile aumento di peso.

    I giorni antecedenti il Natale, l’atmosfera era elettrizzante. Gaia si divideva tra: lavoro, fare visita al nipotino, dedicarsi allo shopping natalizio e aiutare zia Pina nella preparazione dell’imminente pranzo. Fausto si occupava di Agy, delle faccende domestiche e si dava da fare anche in cascina. Insieme a zio Egidio, avevano preparato un bell’albero di Natale e avevano appeso addobbi ovunque. Zia Pina era frenetica, sapeva che questa era un’occasione speciale, ci sarebbero stati tutti i suoi cari e voleva a tutti i costi che quello fosse ricordato come un Natale indimenticabile. Il neonato Mattia aveva portato una ventata di freschezza e di buonumore. C’erano da festeggiare, oltre alla nascita del piccolino, altre importanti novità. L’anno nuovo, ormai imminente, sarebbe stato l’ultimo lavorativo di Gaia, con un impegno part-time, lasciandole così, tanto tempo libero. Grazie ad un accordo con la titolare del negozio di scarpe, avrebbe lavorato solo nei mesi estivi, nei periodi di maggiore affluenza e durante alcune festività. Un’altra novità importante, riguardava Davide il figlio maschio dei Lizzi. Da un paio di mesi Davide lavorava e viveva a Lisbona. Aveva accettato l’offerta del direttore del suo giornale, il quale gli aveva proposto in cambio di un avanzamento di carriera, di trasferirsi in Portogallo per sostituire il corrispondente della testata giornalistica, destinato ad altro incarico. Davide aveva imparato discretamente il portoghese da ragazzo quando, zaino in spalla, aveva frequentato quei luoghi durante le vacanze estive. A volte partiva per le isole greche ma, spesso, le destinazioni erano le spiagge oceaniche e selvagge della Costa Vicentina. Per tutta l’estate aveva frequentato a Genova il corso serale intensivo di portoghese, retribuito dal giornale per cui lavorava. Inizialmente Gaia non era molto contenta del trasferimento del figlio ma Davide le fece cambiare idea, spiegandole come al giorno d’oggi, fosse veloce, facile ed economico spostarsi in Europa con i voli low cost. Comunque, in occasione delle feste, Davide e la sua ragazza, Martina, sarebbero tornati a casa per una settimana e il giorno di Natale si sarebbero uniti a loro per il pranzo. Agy seguiva con interesse tutto quel movimento, gli piaceva quell’energia positiva e serena. Avevano invitato per Natale anche Don Renè, che ormai era diventato a tutti gli effetti un amico di famiglia e compagno di avventure. Il parroco, ovviamente, non si fece scappare l’occasione.

    Il giorno della vigilia, al mattino, Fausto e Gaia come tutti gli anni portarono un regalo a Giangi, il postino di Borgosalice. Scambiarono anche dei piccoli doni con Elisa e Piero Moretti, i vicini di casa. Nel pomeriggio, si recarono in cascina e, mentre Gaia si diede da fare in cucina con zia Pina, Fausto venne incaricato di fare alcuni acquisti per il pranzo. Ne approfittò per far girare un po’ il camper. Portò con sé anche Agy e guidò fino al supermercato di Mortara. Poi tornò in cascina e lo parcheggiò al suo posto, sotto il portico. Aveva appeso un piccolissimo albero di Natale alla maniglia di un pensile. Anche se, probabilmente, in quei giorni il camper non lo avrebbero utilizzato, gli piaceva l’idea di avere a bordo un piccolo addobbo natalizio. Ne aveva appesi così tanti in cascina che, uno più, uno meno…

    La sera della vigilia, Gaia e zia Pina si recarono alla messa di mezzanotte. Avrebbero voluto che si fosse aggregato anche Fausto, ma lui non ne volle sapere. Anzi, prese Agy con sé e fece un salto al Bar della Stazione, per fare gli auguri a Viola e agli amici presenti al caffè.

    Il giorno di Natale, attorno al tavolo di zia Pina c’era tutta la famiglia Lizzi: Gaia e Fausto, Tiziana con il marito e il piccolo Mattia. Davide e Martina. Poi naturalmente c’erano gli zii e il corpulento Don Renè. Prima di iniziare il pranzo, Gaia ricordò a Fausto di prendere la pillola che, fin dall’estate, il Dottor Raffaele Basile, amico e medico di famiglia, gli aveva prescritto per tenere sotto controllo quella tendenza al diabete di tipo due. Non era di vitale importanza ma, se assunta regolarmente, gli stabilizzava la glicemia, in particolar modo quando era previsto un pasto abbondante e ricco di zuccheri. Fausto ormai si era abituato a quella piccola routine. Prese la pastiglia e poi si avventò sul cibo.

    Il pranzo, come previsto, fu un successo.

    Niente da fare, come zia Pina non ne fanno più! pensò per l’ennesima volta Fausto. Per l'occasione, Don Renè aveva portato dalla cantina della Canonica, un paio delle sue bottiglie, quelle davvero speciali. Verso la fine del pranzo il discorso cadde inevitabilmente sul capodanno. Gaia ricordò a tutti quello passato a Napoli e di come fosse stato divertente. Anche se poi, non era certo finito nel migliore dei modi. Infatti Fausto era tornato a casa con un braccio ingessato.

    «Io ho dovuto guidare il camper per la prima volta e sotto una tormenta di neve!» rimarcò Gaia.

    «E quest’anno cosa fate?» chiese zia Pina.

    «Non ne ho idea» rispose Gaia. E rivolgendosi al marito chiese: «Fausto, noi cosa facciamo a capodanno?»

    Fausto alzò le spalle, erano stati talmente presi, prima dalla nascita del piccolo e poi dalle feste natalizie, che non ne avevano mai parlato. Inoltre, c’era un accordo tra i Lizzi, imposto da Gaia: fino alla nascita del nipotino, non si sarebbero allontanati da casa, almeno non per viaggi lunghi. Ma il piccolo era nato e quindi...

    «Noi lo passiamo con amici, in montagna. Abbiamo prenotato tre notti in una pensione in Val di Fassa, sulle Dolomiti» disse Davide «Poi io tornerò a Lisbona e Martina rientrerà a Genova.»

    «Invece noi faremo un capodanno tranquillo, a casa nostra. Senza botti né invitati, solo noi tre» intervenne Tiziana guardando con occhi dolci il piccolo Mattia.

    «Bè, noi il solito» disse zio Egidio «Qui in cascina, con Giovanni, Ercolina e alcuni amici.»

    «Sì, è vero» rispose zia Pina «Una bella cena tra amici vecchietti. A mezzanotte brindisi e poi ognuno a casa sua»

    La zia si rivolse a Davide e Martina: «Fate bene, siete giovani e il capodanno in montagna sulla neve è molto suggestivo.»

    E poi, voltandosi verso Fausto chiese di nuovo: «E voi con il vostro camper, dove andate?»

    Fausto e Gaia si guardarono, ma sembrava che, al momento non avessero nessuna idea. Allora zio Egidio aggiunse: «Perché non andate anche voi in montagna sulla neve?»

    Gaia fece un’espressione di diniego e aggiunse: «Vi ho appena detto che ho provato l’esperienza di guidare, con una certa apprensione, il camper sotto una tormenta di neve e voi mi proponete di andare in montagna in pieno inverno?»

    «Perché no» intervenne Fausto «Quella volta non avevamo neppure le catene. Adesso potrei far montare le gomme invernali.»

    «Ma dove, anche noi sulle Dolomiti? E poi da soli? Lo sai che i nostri amici Walter e Anna sono già partiti in camper per il loro capodanno a Parigi. Inoltre, io lavoro fino alla sera del 29 dicembre, ultimo giorno dell’inventario e il 5 gennaio devo rientrare perché iniziano i saldi. Come sempre, in quei giorni, nel negozio ci sarà il caos.»

    «Non avete detto di avere un amico a Ollomont? Quel Berthod. Magari vi può consigliare.» disse Don Renè.

    «Potrebbe essere un’idea» ripose Gaia «Quel posto mi è piaciuto davvero, e poi non è molto lontano. Chissà in inverno con la neve come deve essere bello. Rivedrei con piacere il barbuto Berthod, ormai lo conosciamo bene, vero Fausto?» disse ammiccando verso il marito. Poi continuò: «Dai, guardiamo se c’è qualcosa di interessante.» SI alzò e prese dalla borsetta il suo smartphone.

    Da quando aveva iniziato a frequentare quella valle, Gaia si era iscritta al gruppo di Facebook Amici di Ollomont. Vedere qualche bella foto e avere qualche news di quel posto, le faceva piacere.

    «Ecco, guarda Fausto, alla frazione San Cristoforo, dove c’è quel complesso grande, organizzano un veglione di capodanno, con un cenone a prezzo ragionevole. E c’è anche un piccolo Mercatino di Natale.»

    Fausto annuì. Anche a lui non dispiaceva ritornare in quella valle. Nonostante proprio lì a Ollomont, fosse davvero successo di tutto, in quel posto si sentiva un po’ come a casa. Inoltre aveva instaurato un bel rapporto di amicizia con Berthod ed era sicuro che l’amico sarebbe stato contento di rivederlo.

    «Cos’è, un ristorante? chiese Don Renè.

    «San Cristoforo è la prima frazione che si incontra arrivando a Ollomont» gli spiegò Gaia «È un complesso turistico, un piccolo villaggio dove c’è tutto; ristorante, bar e camere in affitto. Guarda Fausto, hanno preparato anche la pista di pattinaggio» e gli passò il telefonino per mostrargli le fotografie.

    «Anche camere in affitto?» Chiese Don Renè facendosi più attento. E proseguì pensieroso: «Interessante. Forse, quasi quasi, potrei venire anch’io con la mia auto, così passo a salutare alcuni amici nella mia vecchia canonica di Aosta. Era da un po’ che mi ripromettevo di farlo e questa potrebbe essere l’occasione. Potrei affittare una stanza a Ollomont e passare la sera di capodanno con voi. Sempre che vi faccia piacere. A proposito, vi saluta Victor. Mi ha fatto sapere che le feste le trascorrerà insieme a quella ragazza polacca, Gabriela. Andrà a recuperarla all’aeroporto di Roma in camper e poi festeggeranno il capodanno nella capitale. Non chiedetemi nulla. Non so dirvi se sia una storia seria o meno. Quel Victor è un ragazzo impossibile.»

    «Ma dai, con Gabriela? Quella bella e prosperosa ragazza polacca? Chissà come faranno a comunicare tra di loro.» disse sogghignando Gaia.

    Fausto tornò sull’argomento principale: «Certamente che ci farebbe piacere passare il capodanno insieme» disse rivolgendosi a Don Renè.

    A interrompere l’euforia ci pensò zia Pina: «Già! E i Vespri? E il Te Deum? E la messa di capodanno a Borgosalice?»

    «I Vespri? Il Te cosa?» Chiese attonito Fausto.

    Don Renè, che sembrava un po’ deluso, rispose: «Vostra zia ha ragione. I Vespri sono la preghiera del tramonto, e il Te Deum, è l'inno che viene cantato tradizionalmente il giorno di San Silvestro per ringraziare il Signore dell’anno appena trascorso. E poi c’è la messa di inizio anno, quella del primo gennaio.»

    «E allora?» chiese Fausto «Non puoi saltare tutto per una volta?»

    Si accorse subito di aver detto qualcosa di stupido, perché tutti lo stavano guardando male, tranne il parroco, che sembrava pensieroso. Fausto intuì che stava elaborando qualcosa e infatti, poco dopo, Don Renè disse: «No, ovvio che non posso saltare. Però forse posso fare qualcosa. Devo informarmi, perché mi sembra di ricordare che il 31 dicembre, i Vespri possono essere sostituiti con le Lodi mattutine.

    Il Te Deum, lo si può fare al termine delle Lodi. L’importante è che il Te Deum venga cantato il 31 dicembre. Questo vuol dire che, se avrò conferma di questo mio vago ricordo, potrei espletare queste funzioni al mattino invece che al pomeriggio. Per la messa del primo gennaio una soluzione ci sarebbe. Sto parlando di uno scambio di favori che, tra noi parroci, non è poi così raro.»

    Tutti lo guardavano con fare interrogativo e allora proseguì: «Vedete, non tutte le parrocchie hanno lo stesso orario per le funzioni. Non molto tempo fa, il parroco di Ottobiano mi aveva chiesto se lo potevo sostituire per una messa, perché aveva un impegno inderogabile proprio nell’orario della funzione. Avendo le nostre parrocchie orari differenti, ho officiato la messa a Ottobiano e poi sono tornato a Borgosalice per occuparmi della mia. Avete capito ora? Questa volta proverò io a chiedere la stessa cosa, per la messa del primo gennaio. Certo, detto così sembra un po’ macchinoso, ma se riuscissi ad incastrare il tutto, sarei libero dalla tarda mattinata del 31 dicembre, al pomeriggio del 2 gennaio. Giusto per staccare un paio di giorni, rivedere alcuni amici e passare il capodanno in compagnia.» Poi si rivolse a Fausto e Gaia: «Comunque voi andate e divertitevi e non fate conto su di me. Io mi attivo oggi stesso per vedere se potrò venire, ma non mi faccio molte illusioni. In ogni caso, Lui viene prima di tutto.» disse guardando verso l’alto.

    I discorsi proseguirono. Subentrarono altre argomentazioni e alla fine chiesero a Davide come si trovasse in Portogallo.

    «Mi sono ambientato subito. Forse l’esserci già stato da ragazzo, anche se solo per le vacanze, mi ha aiutato. Lisbona è bellissima e piena di opportunità ma in generale, il Portogallo è un bel paese. Spesso, se non fosse per la lingua, a volte ho come l’impressione di trovarmi in Italia. L’appartamento non è centralissimo ma è ben servito dai mezzi pubblici. Martina, appena può, viene a trovarmi. Pensate, a volte riesce a scovare dei voli a prezzi davvero stracciati.»

    La ragazza intervenne con entusiasmo: «Ma perché non venite anche voi qualche volta con me? Ci penso io a trovare un volo a buon prezzo. Potremo fare il viaggio insieme.»

    «Magari quando farà un po’ più caldo.» rispose Gaia.

    «Mamma, guarda che lì fa già caldo» disse sorridendo Davide «Certo, non è il caldo estivo, ma la temperatura è decisamente più mite di Borgosalice.»

    Iniziarono a sparecchiare. Tutti fecero i complimenti a zia Pina, la quale dimostrò di gradirli. Infine, si scambiarono alcuni regali.

    Era quasi sera quando si salutarono. Era stato un bellissimo Natale. I Lizzi salutarono tutti, poi prelevarono Agy che, come al solito in queste occasioni, dopo essersi pappato di tutto e di più, era barellato sul divano con la lingua penzoloni.

    Lasciarono quindi la cascina.

    Una volta a casa, iniziarono ad organizzarsi. Fausto decise che, la mattina del 27 alla riapertura della Concessionaria dopo le feste natalizie, avrebbe telefonato a Vasco, per sapere se era ancora in tempo per montare le gomme da neve. Quella sera stessa avrebbe chiamato la struttura turistica di San Cristoforo per avere informazioni e prenotare il cenone di capodanno. Se Don Renè non poteva venire, l’avrebbero comunque festeggiato loro due, da soli. I loro amici camperisti Walter e Anna erano in Francia e Victor era a Roma con Gabriela. Della carovana del viaggio in Polonia, considerando che il camper del dottor Basile era a noleggio, rimaneva solo Gilberto, il commercialista di Piacenza e la sua compagna Beatrice.

    «Cosa facciamo, proviamo a chiamarli?» chiese Gaia «Potrebbero unirsi a noi. È dalla cena del ritrovo da zia Pina, quella di fine luglio post Polonia che non li sentiamo più. Magari vengono con noi, anche se, in effetti, hanno poco tempo per decidere; oggi è il 25 e noi partiamo il mattino del 30. Cosa dici, proviamo?»

    Fausto era un po’ indeciso. Il commercialista poteva essere un problema, era una frana nel manovrare il suo camper, però, sia lui che Beatrice erano di ottima e gradita compagnia. Alla fine acconsentì, perché una volta arrivati e parcheggiato il camper, probabilmente non lo avrebbero più spostato. Li chiamarono subito. Si scambiarono gli auguri di Natale e poi gli proposero di trascorrere insieme il capodanno a Ollomont. Purtroppo avevano già preso un impegno con alcuni amici ma, alla fine, dopo un breve consulto, decisero di unirsi. Era stata Beatrice ad insistere, perché per lei non c’era niente di meglio di una vacanza in camper.

    Inoltre Gilberto gli confidò che questo sarebbe stato l’ultimo viaggio con il glorioso (e provatissimo) Pilote, perché avevano acquistato un nuovo camper da Brisolin, il quale, gliel’avrebbe consegnato in primavera. Loro comunque, su richiesta del concessionario, gli avrebbero portato il vecchio Pilote già alla fine della prima settimana di gennaio.

    Bene. Avrebbero avuto buona compagnia. Magari si sarebbe aggiunto per il cenone anche Don Renè, chissà!

    Fausto, memore del capodanno a Napoli (*Vol.1) non perse tempo e telefonò subito al ristorante di Ollomont. Prenotò un tavolo per quattro con l’opzione per un quinto, e chiese se disponevano di una camera singola libera.

    Purtroppo le stanze erano tutte occupate! Questo poteva essere un problema nel caso Don Renè fosse riuscito a trovare una soluzione per le sue funzioni. Il giorno successivo, 26 dicembre, nel pomeriggio ricevettero la chiamata del parroco. Anche questa volta Don Renè ce l’aveva fatta, il parroco di Ottobiano gli avrebbe restituito il favore. Quindi poteva partire in auto da Borgosalice il 31 nel primo pomeriggio e rientrare il 2 gennaio, sempre nel pomeriggio.

    Fausto però gli comunicò che, nella frazione San Cristoforo non c’erano più camere libere, ma si sarebbe attivato da subito per trovare una soluzione. Per il cenone invece, non c’erano problemi, il tavolo era già prenotato.

    Fausto si diede da fare. Cercò su internet altre strutture che affittavano camere. Provò a telefonare, ma niente, per capodanno tutti erano al completo. Non restava che chiamare Berthod. Era l’ultima spiaggia. All’amico valdostano fece piacere risentire Fausto e quando seppe che tra pochi giorni si sarebbero rivisti, si dimostrò entusiasta. Fausto gli riferì che insieme a loro ci sarebbe stato un secondo camper con una coppia di amici e gli espose quindi, il problema del parroco. Alla fine Berthod trovò una soluzione per Don Renè. Il valdostano possedeva un piccolo appartamento in località Glassier che, fino a pochi anni prima affittava tutto l’anno. Ultimamente però, preferiva tenerlo vuoto nei mesi invernali e affittarlo solo in estate. Glassier è l’ultima frazione di Ollomont, la strada finisce proprio lì, quasi a quota 1600 metri. Praticamente è l’abitato situato più in alto della valle e quando nevica, l’ultimo tratto di strada non sempre viene pulito. Il posto è molto bello ma in inverno è davvero freddo, evidentemente il nome non è casuale. È per questa serie di motivi che Berthod, avanti con l’età, preferiva non affittarlo nei mesi invernali. A fine settembre vuotava l’impianto dell’acqua e chiudeva tutto fino alla primavera. Così poteva godersi senza pensieri l’inverno con la moglie, nella loro accogliente casa in frazione Chantè. Per accontentare l’amico, si offrì di affittarlo, anche se si trattava solo di un paio di giorni. Propose un prezzo adeguato e in attesa di una conferma, raccomandò a Fausto di verificare che il parroco fosse provvisto di gomme da neve e catene. Gli disse che al momento di neve ce n’era davvero poca e le strade erano pulite ma in montagna non si sa mai, può nevicare da un momento all’altro. Berthod consigliò a Fausto di lasciare i due camper nel solito grande parcheggio, perché quello di San Cristoforo in quei giorni, sarebbe stato sicuramente affollato dalle auto dei turisti. Dal parcheggio dove avrebbero sostato, per arrivare a San Cristoforo c’era un bel pezzo a piedi, niente di impossibile ma se il parroco aveva con sé

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