Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La sposa delle rose
La sposa delle rose
La sposa delle rose
E-book115 pagine1 ora

La sposa delle rose

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

In un borgo di pescatori, una piccola comunità vive una routine di lavoro e di rispetto dei valori cristiani, ignorando la realtà oltre il promontorio. Ognuno ricopre un ruolo indispensabile per la conservazione del sistema. Due le figure che, gestendo le risorse materiali e spirituali, rendono possibile l’equilibrio: il Marchese Devietese e padre Severo. In questa realtà immutabile si muove il protagonista: un pescatore con una scintilla nell’anima, avvezzo a una vita di lavoro ma mai stanco di porsi domande. Un giorno il vecchio Savino gli racconta dell’esistenza della neve. Esistono dunque altre realtà fuori dal paese!
Marilù è la bella figlia del Marchese, di cui il protagonista è innamorato. Andrea sa bene che tra loro esiste un divario enorme, ma gli sguardi che lei gli rivolge durante la messa domenicale gli riempiono il cuore di speranza. È anche per lei che decide di partire: forse in un mondo diverso, dove esiste la neve, un semplice pescatore e la figlia del Marchese potrebbero avere un futuro insieme.
LinguaItaliano
Data di uscita8 set 2023
ISBN9791222446080
La sposa delle rose

Correlato a La sposa delle rose

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La sposa delle rose

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La sposa delle rose - Fulvio Maggiolo

    Diamo a Paolo ciò che è di Paolo

    Sono passati più di quindici anni da quando il mio amico Paolo Ghersi mi fece leggere un testo di cui andava molto orgoglioso. Si intitolava Favola di un uomo e insieme cercammo di musicarlo. In quel periodo entrambi facevamo parte di una band di cantautori, i Getrò, che vantava la pubblicazione di un Ep e di un album vero e proprio.

    Il testo ci sembrò ricco di potenzialità, troppe per essere contenute in un solo brano. Pensammo fosse un peccato lasciarle inespresse e ci venne l’idea di creare un concept album che sviscerasse la storia raccontata in Favola di un uomo. Assieme ai nostri compagni di viaggio, lavorammo su melodie, testi e arrangiamenti. Uno alla volta, però, i membri se ne andarono e alla fine la band si sciolse.

    Col tempo ho rielaborato i testi già pronti e ne ho scritti altri. Tuttavia, la storia non era completa. Ho deciso quindi di scrivere questo racconto, che si discosta notevolmente da Favola di un uomo ma che non sarebbe mai nato senza questo brano. Per questo motivo, mi sembra doveroso dare a Paolo ciò che è di Paolo.

    ***

    Marilù indossava un abito meraviglioso, ricco di ricami in oro bianco. Si sentiva la testa girare e le gambe malferme; lo sposo si stava dirigendo verso la chiesa e il paese era in festa. Non avrebbe mai immaginato che quel giorno sarebbe arrivato così in fretta.

    Prologo

    C’era una volta, non molto tempo fa, un paese come tanti, abitato da poche centinaia di persone. Visto dall’alto era simile a un labirinto: dal porticciolo, una serie di viuzze si snodava fino al centro del paese.

    Le case erano prive dei più essenziali servizi, ma le persone non vedevano ragione per cambiare. Forza dell’abitudine.

    I mutamenti spaventano.

    Eppure, la storia dell’uomo non è forse una serie lunghissima di mutamenti che, nella maggior parte dei casi, hanno portato migliorie e benessere?

     Quando si paventa l’ignoto, lo spirito di sopravvivenza ci condiziona, e come animali impauriti scappiamo verso la strada sicura.

    Le informazioni, quindi, tengono sotto controllo la situazione. Lì tutto era fermo, sicuro.

     Le notizie venivano trasmesse tramite un sofisticato sistema di finestre. I panni stesi accarezzavano le teste dei curiosi, creando anfratti istantanei, con giochi di luce e ombra. Le lenzuola colorate, calate dai piani più alti, sembravano vele tese di barche da sogno, orgogliose e fiere di solcare il mare, animate anch’esse dalla stessa voglia di libertà.

    Libertà. Il primo pensiero guardando il paese dal promontorio era quello. Con un’occhiata si dominava tutta la baia: dal porticciolo alle prime case, fino alla Piazza della Chiesa. A destra, accanto al campanile, una piazza incorniciava la tenuta del Marchese. Ancora più su, vicino alla scuola elementare, il Municipio e il cimitero. Una magnifica pineta abbracciava il paese, fornendo una barriera naturale che scoraggiava gli intrusi. In lontananza, si poteva scorgere la caletta della Grotta Verde, ultimo baluardo prima del mare, lucidato a specchio dal vento. Poi, solo l’orizzonte.

    In questo luogo, quasi tutti erano felici e il tempo scorreva in modo diverso.

    Tutti avevano abbastanza tempo da dedicare allo svago, alla famiglia, agli amici. Il lavoro era un mezzo per sopravvivere, non uno scopo. Nessuno, comunque, restava con le mani in mano. Tutti erano legati al mare, che decideva arbitrariamente quando dare e quando prendere.

    In un villaggio di pescatori le pieghe scolpite sui visi dei vecchi da sale e vento indicano la strada. Quale mestiere si può scegliere, se non quello dei propri avi?

    In questo paesino, un uomo sulla sessantina, vestito di nero, si aggirava per le viuzze. Salutava ed era salutato da tutti.

    «Sia lodato Gesù Cristo», disse con la cantilena tipica dei preti, entrando in una bottega.

    «Padre Severo! Sempre sia lodato. Come posso aiutarla?»

    «Caro Pietro, avrei bisogno di un po’ di verdura e di un pezzetto di formaggio. Mi servirebbe anche della carne, qualche mela e qualche arancia. Puoi mettere tutto sul mio conto?»

    «Certo Padre, vuole la spesa a casa, come al solito?»

    «Grazie, sei gentile figliolo: il Signore te ne renderà merito.»

    «Più tardi verrà mia moglie, così già che c’è le cucinerà la cena», rispose Pietro un po’ irritato.

    «Oh, grazie, siete una coppia meravigliosa. Il Signore ve ne renderà merito», ribadì padre Severo.

    «Certo. Buona giornata, Padre.»

    «Buona giornata anche a te.»

    Appena il prete uscì dalla bottega, Pietro cominciò a borbottare. Del resto, erano anni che padre Severo non pagava un conto. Pietro vendeva i prodotti dei contadini del paese vicino. Gonfiava un po’ i prezzi. Anche questa era una forma di libertà. Pagata a caro prezzo, perché molti non condividevano il suo operato. Avrebbero voluto spendere meno. Di certo padre Severo spendeva meno di chiunque altro.

    Uscito dalla bottega, il parroco si recò dai fornai, Marcello e sua moglie Bianca, che gestivano un panificio chiamato da Giacometta sebbene nessuno dei due avesse parenti con quel nome.

    «Sia lodato Gesù Cristo», disse il prete con la solita cantilena.

    «Padre Severo! Sempre sia lodato. Come posso aiutarla?»

    «Cara Bianca, avrei bisogno di un pane da mezzo chilo. Mi servirebbe anche un dolce. Che bella crostata! Puoi mettere tutto sul mio conto?»

    «Certo Padre. Vuole la spesa a casa?»

    «Grazie, sei gentile figliola: il Signore te ne renderà merito.»

    «Più tardi verrà Marcello, così già che c’è le sistema la legna.»

    «Oh, grazie, siete una coppia meravigliosa. Il Signore ve ne renderà merito.»

    «Buona giornata Padre.»

    «Buona giornata anche a te.»

    Appena il prete uscì dalla bottega, Bianca cominciò a borbottare. Erano anni che padre Severo non pagava un conto.

    Non proprio tutti gli abitanti del villaggio erano pescatori: per esempio Salvatore e sua moglie Maria gestivano la trattoria da Giuseppe. Si era sempre chiamata così. Chissà perché. C’era la neo-assunta maestra elementare: Assunta, per l’appunto. A causa della sua bassa statura era stata ribattezzata Assuntina e di lì a poco sarebbe diventata per tutti Tina. Il marito si chiamava Nicola.

    Mancava un presidio della forza pubblica, però, e non c’era nemmeno un ospedale. Poco importava. Gli anziani conoscevano mille rimedi per curare gli ammalati, e altrettanti per far ammalare chi se lo fosse meritato.

    In questo ecosistema autosufficiente, ognuno svolgeva il proprio compito, diligentemente, senza porsi troppe domande, quasi mosso da fili invisibili.

    E ogni domenica, durante la Santa Messa, padre Severo non perdeva occasione per raccomandare alle sue pecorelle di condurre una vita morigerata, senza desiderare quello che non avevano, ma apprezzando il poco che avevano.

    Lui, di contro, conduceva una vita ben al di sopra delle sue possibilità: il Marchese elargiva generose offerte alla parrocchia e in cambio il pastore sopiva le eventuali aspirazioni dei meno abbienti. Erano poveri ma,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1