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Tyr, guerriero degli Déi: Clan Brácaros Vol. 1, #1
Tyr, guerriero degli Déi: Clan Brácaros Vol. 1, #1
Tyr, guerriero degli Déi: Clan Brácaros Vol. 1, #1
E-book489 pagine7 ore

Tyr, guerriero degli Déi: Clan Brácaros Vol. 1, #1

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Info su questo ebook

Lui, un guerriero norreno con poteri ancestrali.

Lei, un essere umano normale come qualsiasi altro.

Due mondi che non dovrebbero mescolarsi.

Due sconosciuti che non dovevano incontrarsi.

Due cuori che battono all'unisono.

Tyr, capo del clan Brácaros, deve trovare la sua minnaar per ottemperare al volere degli Dèi e quindi tenere al sicuro i suoi broers. Tuttavia il suo cuore è turbato e, disperando di incontrare colei che sta cercando con tanto desiderio, mette da parte la cautela e segue il suoi istinto che lo porta a Lenna. Quando infine sembra che gli ingranaggi del Destino stiano cominciando a girare nel verso giusto, si rende conto che lei non è quello che sembra essere.

Lenna Galanos è una ragazza comune, con amici normali e un lavoro ordinario che però ha un segreto: ogni sera incontra un enorme guerriero con gli occhi ambrati che la attrae e la seduce nei sogni, trasportandola in un mondo fantastico. La sua vita cambia completamente quando incontra creature oscure che distruggono tutto ciò per cui ha sempre combattuto e le cose diventano ancora più strane quando dal nulla il misterioso guerriero dei suoi sogni appare per salvarla.

Confusa, non riesce a distinguere ciò che è reale da ciò che è immaginario: quelli erano solo sogni, o si tratta di un incubo da cui non riesce a svegliarsi?

LinguaItaliano
Data di uscita27 gen 2021
ISBN9781071585474
Tyr, guerriero degli Déi: Clan Brácaros Vol. 1, #1

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    Anteprima del libro

    Tyr, guerriero degli Déi - Luthien Numenesse

    PAROLE DELL’AUTRICE

    Cari lettori e amanti della storia e della mitologia universale:

    Sebbene, per creare il mondo dei miei guerrieri mi sia basata su nomi e alcuni aspetti della mitologia norrena, per porre le basi di questo nuovo universo non ho seguito una linea temporale, geografica o storica per farlo, ma l’ho presa come punto di partenza. Inoltre, come tutto il resto nel nostro mondo, ho selezionato aspetti di altre culture e credenze per sviluppare tutta la storia. Quindi questo non deve essere considerato un testo storico, ma qualcosa di ricreativo, spero che non vi sentiate offesi, confusi o delusi per aver modificato alcuni aspetti della storia nordica.

    Il personaggio di Tyr mi è apparso in modo così inaspettato, che solo al Capitolo 12 finalmente ha avuto un nome, dopo di che non sono più riuscita a togliermi dalla testa il pantheon nordico e tutta la sua storia. Ognuno dei miei personaggi ha sfumature tanto antiche quanto moderne, sia mistiche che reali, ma spero che tutti loro continuino a sedurvi e vi invoglino a lasciarvi coinvolgere da questo mondo di dèi, guerrieri, umani, dakloos e altre creature che vi aspettano dietro a queste pagine.

    xoxo

    L u ~

    WORDENLIJST

    La maggior parte delle parole che Tyr e i suoi broers usano, non sono in realtà parte di una lingua vecchia e dimenticata ma piuttosto olandese, una lingua che è accattivante sia nel modo in cui è scritta che nel modo in cui suona.

    Adamantem: [Lat Diamante] Giumenta che appartiene a Lenna, è il capo della mandria di cavalli di proprietà del clan Brácaros.

    Asgard: [Recinto degli Æsir] Luogo dove vivono gli Dèi Æsir governati da Odino e Frigg.

    Banshee: [Donna delle tombe] Fanno parte del folklore irlandese. Sono spiriti femminili che, secondo la leggenda, appaiono a una persona per annunciare con le loro grida la morte di un parente stretto. Sono considerate fate e messaggere dell’altro mondo.

    Beste mevrouw: [NL Gentile signora] Modo rispettoso per rivolgersi a una femmina, di solito solo le compagne di un capo clan sono chiamate in questo modo.

    Brácaros: Potente clan di guerrieri degli altopiani, attualmente guidato da Tyr.

    Bragi: [Re/Luminoso] Il più giovane dei membri del clan Brácaros, gemello di Vidar. Nella mitologia norrena è il Dio della poesia e dei Bardi, è il poeta personale di Odino e anche uno degli Æsir più saggi.

    Broer: [NL Fratello] Appellativo maschile con cui vengono chiamati i membri di un clan.

    Corner Valley: Nome delle terre dove il Clan Brácaros ha stabilito la residenza fin dai primi anni del 1900.

    Dag: [NL Giorno] Giumenta che risponde alla chiamata di Vidar.

    Dakloos: [NL Senzatetto] Esseri dell’oscurità, assomigliano agli umani perché camminano su due gambe ma hanno occhi rossi, branchie sul collo e squame sulla pelle; emettono un odore di putrefazione ogni volta che sono vicini.

    Dankjewel: [NL Grazie] Modo rispettoso per ringraziare.

    Darilene: Membro del clan Tamagani.

    Dea madre: Una delle Dee primordiali del pantheon Nordico.

    Dio o Divinità: Esseri supremi.

    Dio primordiale: Capostipite del pantheon Nordico.

    Dio vendicativo: Fa parte del pantheon Nordico, identità sconosciuta.

    Dirks: Lungo pugnale con la lama di spada a un filo, montata sul manico di un pugnale.

    Doni: poteri straordinari posseduti dai guerrieri per combattere per i loro Dèi, variano a seconda del Dio che li elargisce.

    Eeuwings: [NL Eterno] Nome con cui i guerrieri si definiscono poiché sono immortali. Beh, quasi.

    Erik: [DK Potente] Membro del clan MacDuff, l’unico conosciuto con una minnaar.

    Fenrir: Nome dato al cavallo che risponde al richiamo di Tyr, capo della mandria a cui appartiene accanto a Adamantem. Nella mitologia norrena era il lupo predestinato a porre fine al regno di Odino e che mangiò la mano del Dio Tyr.

    Fiume Elivagar: [Onde di ghiaccio] Fiume che esiste dall’inizio del mondo; gli undici fiumi tradizionalmente associati a esso sono: Svöl, Gunnthrá, Fjörm, Fimbulthul, Slíd, Hrid, Sylgr, Ylgr, Víd, Leiptr e Gjöll.

    Flusso Vitale: Uno spazio senza tempo in cui i guerrieri entrano, dopo uno stato di incoscienza, per rigenerare le energie, riempiendoli di vitalità.

    Freyja: [Donna] Unica femmina del clan Brácaros. Nella mitologia norrena è una delle Dee più antiche, Dea dell’amore, della bellezza e della fertilità.

    Gjöll: [Clamoroso] È il fiume che scorre più vicino alle porte dell’inferno; è un fiume di acque ghiacciate e vi scorrono coltelli.

    Hela: Antica Dea signora del regno dei morti nella mitologia norrena; la metà superiore del suo corpo è davvero splendida, ma la metà inferiore appare come un cadavere in decomposizione ed emana un odore nauseabondo.

    Helheim: Regno della morte, si trova nella parte più profonda, oscura e lugubre di Niflheim.

    Hildisvini: Cavallo che risponde a Freyja; nella mitologia norrena significa cinghiale da battaglia, era il cinghiale che cavalcava la Dea Freyja.

    Ivan: [BG Persona consacrata a Dio] Capo del clan MacDuff, altre informazioni su di lui sono sconosciute.

    Jongen: [NL Ragazzo] Soprannome rispettoso con cui vengono chiamati i giovani maschi membri di un clan.

    Juffrouw: [NL Signorina] Appellativo femminile per rivolgersi a una femmina.

    Kinderens: [NL Bambini] Modo in cui è definito qualcuno che è molto infantile.

    Kleine zusje: [NL Sorellina] Appellativo femminile con cui vengono chiamate le ragazze più giovani all’interno di un clan.

    Koning: [NL Re] Nome con cui viene chiamato il capo di un clan.

    Koningin: [NL Regina] Nome dato alla compagna di un capo clan.

    Krijger: [NL Guerriero] Soprannome con cui le minnaar chiamano il loro guerriero.

    Lenna Galanos: [GR Luce/Luna] Una umana di 25 anni che lavora come pasticcera in una caffetteria sul lungomare.

    Logan: Il nome che Lenna dà la sfera di energia di Tyr. 

    Lot: [NL Destino] Parola che viene usata per augurare buona fortuna.

    Lucius: [Lat Luminoso] Uno dei primi guerrieri creati direttamente dalla mano degli Dèi.

    MacDuff: Clan vicino al clan Brácaros, preziosi alleati e la cosa più simile a degli amici; al momento è noto solo il nome del loro capo, Ivan e di due membri: Quinn ed Erik, quest’ultimo è l’unico con una minnaar.

    Marvin: Il nome dato da Lenna alla sua sfera di forza.

    Meisje: [NL Ragazza] Soprannome rispettoso con il quale vengono chiamate le giovani donne appartenenti a un clan.

    Midgard: [Involucro centrale] Uno dei nove regni di Yggdrasil, l'albero della vita. È il mondo in cui risiedono gli umani, è stato creato da Odino e dai suoi fratelli Vili e Ve.

    Miles: Cugino di Lenna; ha 27 anni e lavora nella caffetteria con lei come cuoco e amministratore.

    Minnaar: [NL Amante] Nome che ricevono le compagne dei guerrieri, sono la loro altra metà, il loro Destino; la minnaar viene designata nel momento in cui un guerriero nasce. Come, quando e dove apparirà è qualcosa che solo gli Dèi sanno.

    Mooi: [NL Bellezza] Soprannome affettuoso con cui un guerriero si riferisce alla sua minnaar.

    Nacht: [NL Notte] Cavallo che risponde alla chiamata di Bragi.

    Nergens: [NL Nessun luogo] Una sorta di limbo senza tempo, un luogo neutrale dove Dèi, Divinità, guerrieri, Giganti, Elfi e nani possono incontrarsi con la certezza di non essere attaccati da un’altra specie.

    Niflheim: [Casa della nebbia] Regno dell’oscurità e delle tenebre, avvolto nella nebbia perpetua.

    Ninfa: Essere immortale con poteri magici che proviene dalla forza della natura.

    Noorden: [NL Nord] Una delle quattro pietre necessarie per richiedere un’udienza con gli Dèi.

    Oosten: [NL East] Una delle quattro pietre necessarie per chiedere un’udienza con gli Dèi.

    Peetvader: [NL Padrino] Appellativo con cui i guerrieri si rivolgono al Dio che gli ha elargito i doni.

    Peetzoon: [NL Figlioccio] Appellativo dato al guerriero che riceve i doni di un Dio.

    Prins: [NL Prince] Modo formale con cui rivolgersi ai membri di un antico clan.

    Quinn: [Celtico Discendente del leader] Uno dei membri più giovani del clan MacDuff, si rifiuta di accettare la sua minnaar così ora vaga per il mondo senza meta.

    Raaf: [NL Corvo] Cavallo che risponde alla chiamata di Sweyn.

    Rennen: [NL Fuggi] Ordine che si dà ai cavalli perché scappino in un luogo sicuro.

    Serena: Amica umana di Lenna, ha 25 anni ed è un’agente junior presso l’agenzia di design della sua famiglia.

    Sfera di energia: Nucleo di energia che ogni guerriero (o persona) possiede; ha la forma di una sfera di luce e il colore dipende dall’aura di ciascuno.

    Sweyn: [Ragazzo/giovane] Secondo in linea nel Clan Brácaros, figlio bastardo quindi non porta il nome di un Dio, ma di un re che fu re di Danimarca, Inghilterra e Norvegia nel 985 dopo aver sconfitto e ucciso suo padre, ma il suo dominio nel Regno norvegese era solo nominale.

    Tamagani: Clan delle montagne occidentali.

    Terre Alte: Luogo da cui proviene il Clan Brácaros.

    Tyr: [Dio] Capo del clan Brácaros. Nella mitologia norrena Dio del cielo, guerra e giustizia, faceva parte degli Æsir e appare rappresentato dalla runa del potere. Era considerato il più coraggioso degli Dèi, colui che poteva decidere l’esito delle battaglie e come tale era adorato e venerato dai guerrieri del Nord. Essendo uno dei dodici dei principali, occupava uno dei dodici troni nella Grande Sala del Consiglio di Gladsheim, tuttavia, a differenza di altri Dèi come Odino o Thor, non aveva una dimora fissa ad Asgard e poteva soggiornare sia a Vingolf che nel Valhalla, dove era sempre ben accolto.

    Tyrfing: [Falciatrice/assassino] Antica Spada che solo Tyr può evocare. Nella mitologia norrena questa spada, forgiata dagli stessi nani che avevano forgiato la lancia di Odino, aveva il potere di tagliare acciaio e roccia come burro e non si ossidava o si deteriorava mai.

    Vali: [Figlio di odino] Non si sa a quale clan appartenga o da dove provenga. Nella mitologia norrena non era una Divinità popolare, ma una creazione degli Skald. Era il Dio degli arcieri e la sua mira era insuperabile; era anche il Dio della luce eterna e, poiché i raggi di luce erano spesso chiamati frecce, era sempre rappresentato e venerato come un arciere.

    Vanaheim: [Regno dei Vanir] È la patria dei Vanir, uno dei due clan di Divinità nella mitologia norrena.

    Vidar: [Vincere] Il più giovane membro del clan Brácaros, accanto al suo gemello Bragi. Nella mitologia norrena è il Dio del silenzio, della vendetta e della giustizia ed è destinato a tornare da suo fratello Vali.

    Völva: [Strega] Sacerdotessa nella mitologia scandinava e tra le tribù germaniche. Erano considerate esseri con poteri soprannaturali; alcuni Dèi, incluso il padre di Odino, le consultavano per le loro abilità.

    Vriend: [NL Amico] Umano che accompagna il guerriero per tutta la vita diventando suo alleato, confidente, guaritore e talvolta anche servitore.

    Westen: [NL Ovest] Una delle quattro pietre necessarie per sollecitare un’udienza con gli Dèi.

    Zuiden: [NL Sud] Una delle quattro pietre necessarie per richiedere un’udienza con gli Dèi.

    PROLOOG

    Fine ottobre.

    «Ne sei sicuro, broer

    Rivolgo un dolce sorriso a mia sorella, l'unica che mi accompagna oggi, le metto una mano sulla spalla e lei fa una smorfia con la bocca, le sorrido più ampiamente, ma non riesco a convincerla.

    «È quella giusta, lo so.»

    «Perché ne sei così sicuro?»

    Non saprei come spiegarlo, ma i sentimenti che provo quando sono con lei, la forma in cui è sempre presente nella mia mente, il modo in cui mi sento quando siamo insieme è qualcosa che non si può esprimere a parole, ma si deve sperimentarlo per capirlo. Quello di cui sono sicuro è che lei è quella giusta. Guardo oltre la testa di mia sorella ed eccola là, vestita elegantemente con la sua acconciatura perfetta come ogni volta che usciamo, si guarda attorno, molto probabilmente mi sta cercando dal momento che eravamo rimasti d’accordo di vederci circa dieci minuti fa, ma questa chiacchierata mi ha trattenuto più di quanto immaginassi.

    «È qualcosa che provo.»

    Rispondo semplicemente, è la verità, non avrei potuto spiegarlo nemmeno avendo tutto il tempo del mondo. La guardo scrivere sul suo cellulare e immagino che mi stia inviando un messaggio, controllo ma non ho alcuna notifica. Fa una smorfia di rabbia, di solito sono io quello che arriva prima. Faccio un paio di passi per uscire dal mio nascondiglio, ma di nuovo la mano di mia sorella mi ferma, lo fa da quando è apparsa inaspettatamente. Credo che averle confessato che oggi sarebbe stato il giorno in cui le avrei spiegato tutto l’abbia incoraggiata a intercettarmi. So che il resto dei miei broers non sono lontani, la loro presenza è così potente che potrebbero essere a dieci isolati di distanza e nonostante tutto li avvertirei alle mie spalle.

    «Broer...»

    «Non devi preoccuparti, so cosa sto facendo, vai a casa io arriverò non appena glielo avrò detto. Voglio portarla lì per farvela conoscere.»

    «Penso ancora che non sia una buona idea.»

    «Davvero non volete conoscerla?» Forse è qualcosa di diverso e se la resistenza di mia sorella fosse in realtà perché è gelosa che un’altra donna entri nel clan? «Non preoccuparti, kleine zusje, nessuno prenderà il tuo posto nella nostra famiglia.»

    Fa una smorfia difficile da interpretare, ma non sono del tutto sicuro se sia a causa di quello che ho detto o del soprannome con cui l'ho chiamata, so che odia che la chiami così, ma è quello che è. Incrocia le braccia sul petto e sorrido per la sua reazione, mette il broncio come un bambina aumentando il desiderio di ripeterle che è la mia sorellina ma temo di aver sfidato la mia fortuna a sufficienza per oggi, in qualsiasi momento potrebbe castigarmi ed è qualcosa che non voglio sperimentare in questo momento. Questa serata dev'essere perfetta.

    «Fai come vuoi.» Sbotta infastidita e con un salto sale sul tetto dell'edificio dietro di me lasciandomi solo nel vicolo.

    Rivolgo lo sguardo verso di lei, la ragazza che ha cambiato tutto, quella bellezza bionda con grandi occhi azzurri che mi ha affascinato dalla prima volta che l'ho vista, è accigliata e continua a scrivere sul suo cellulare, sbuffa un po’ guardando l’ora sul suo orologio da polso, infastidita dal mio ritardo. Giro la testa verso destra, dove si nascondono i miei broers.

    [Potete andarvene, ci vediamo a Corner Valley.]

    Gli dico mentalmente, un sussurro di foglie mi avverte che si sono ritirati quindi ora posso fare atto di presenza, mi mescolo al traffico di persone, per fortuna è una notte affollata nel centro della città. La raggiungo e nel momento in cui mi riconosce sorride ampiamente e ripone il suo cellulare nell'enorme borsa che porta.

    «Sei in ritardo.» Finge di rimproverarmi, ma mi saluta con un bacio sulle labbra.

    «Mi dispiace, è solo che...» Sto balbettando un po', la parte difficile sta arrivando. «Penso che dovremmo parlare.»

    «Qualcosa non va?»

    «No, non è questo, è solo che...» non sono sicuro di come continuare. «Che ne dici di andare in un posto tranquillo a parlare? È importante.»

    «Ci perderemo il film, ho già comprato i biglietti.»

    «Non credo di poter aspettare così a lungo.»

    «Va bene, dove vuoi andare?»

    Cinquanta minuti dopo.

    «Cosa???»

    «Senti, calmati. Non credo di aver detto le cose in modo corretto, ma se ti calmi un po', posso spiegarti tutto.»

    «Sei pazzo! Vattene.» Lancia una lampada, incredibilmente pesante, con tanta forza che fa un buco nel muro dietro di me dove pochi secondi prima si trovava la mia testa.

    «Ti prego, ascoltami.»

    «Ho sentito abbastanza, fuori, vattene, sciò, sciò

    Continua lanciando tutto quello che ha a portata di mano, cuscini, scarpe, tutto il contenuto della borsa, la borsa vuota, il telefono della piccola stanza d'albergo dove ci troviamo, un bicchiere... cerco di afferrare più oggetti possibile perché il personale non accorra per disturbo della quiete pubblica o le lamentele da parte di altri ospiti, ma non sempre ci riesco dal momento che li scaglia in tutte le direzioni.

    «Sciò? Veramente?»

    «Oh, mio Dio!» Si ferma improvvisamente portandosi le mani al viso «Oh mio Dio! Abbiamo avuto rapporti!!! Significa che adesso mi usciranno peli dappertutto e una coda?»

    Gira su sé stessa cercando di guardarsi il sedere come un cane che gioca con la coda, il suo commento mi ha fatto incazzare, mi raddrizzo e incrocio le braccia sul petto.

    «Di cosa stai parlando? Non hai ascoltato una sola parola di ciò che ho detto e sei molto offensiva.»

    «Offensiva? OFFENSIVA? Pensi che io sia offensiva? Mi hai ingannato per portarmi a letto e sei... sei... sei un mostro che ha trasformato in un mostro anche me. Che schifo, che schifo!»

    Si strofina il corpo come se fosse coperto da una specie di sporcizia. Il tuo atteggiamento mi sta facendo incazzare. Penso che mia sorella avesse intuito la sua vera essenza mentre io vedevo quello che volevo vedere in lei, una ragazza perfetta. Sospiro per il grande granchio che ho preso e, disposto a porre fine a tutto questo una buona volta, mi avvicino a lei che inizia immediatamente a urlare ogni sorta di stupidaggini, la prendo per i polsi quando cerca di colpirmi e la costringo al contatto visivo, mentre si divincola come se la stessi attaccando. Frustrato le prendo la testa tra le mani, tiene gli occhi chiusi ermeticamente, mi viene voglia di scuoterla e gridarle che non sono Medusa ma mi trattengo, visto che è già convinta che sia un mostro.

    «Guardami.» La mia voce autoritaria la paralizza, non so se per paura o per curiosità ma apre lentamente un occhio e poi l'altro.

    I suoi occhi azzurri mi fissano e per una frazione di secondo mi ci perdo, così belli, così luminosi...

    Dieci minuti dopo.

    «Broer

    «È fatta.»

    Senza bisogno di ulteriori spiegazioni capisco cosa significa quel tono, il fatto che uno dei miei broers mi stia aspettando fuori dall'hotel dove mi trovavo con lei significa che sono stati attenti a tutto ciò che è successo quindi non è necessario spiegare perché sanno perfettamente quanto tutto sia andato in malora. Li supero senza fermarmi a dare spiegazioni, fare domande o persino lamentarmi con loro per la mancanza di fiducia o l’insubordinazione.

    «Cosa farai con...?»

    «Ho già risolto.» Taglio corto prima che possa finire la domanda.

    «Dove vai?»

    «Non importa dove, ma da solo. Non voglio che nessuno di voi mi segua.»

    «Eravamo preoccupati per te.»

    Come se questo giustificasse tutto, deluso da quanto è andata male e stanco per la merda che ho dovuto affrontare proseguo per la mia strada senza dire nient'altro. Sento i suoi passi alle mie spalle e mi fermo per un momento per chiedergli di nuovo, o meglio esigere, di lasciarmi in pace ma mi risparmio lo sforzo, che faccia quello che vuole. Un paio di chilometri dopo non sento più il rumore dei suoi stivali contro la copertura di ghiaccio che riveste i marciapiedi. Finalmente sono solo.

    Cammino per la città lasciando passare il tempo, il vento mi scompiglia i capelli e mi congela fino alle ossa perché camminare sul lungomare alle due del mattino alla fine di ottobre è una vera idiozia. Mentalmente esausto mi siedo su una panchina a guardare l'oceano, il suono delle onde che si infrangono contro le rocce a pochi metri sotto il punto panoramico mi rilassano, appoggio la testa sullo schienale e gradualmente lascio che miei sensi si plachino.

    «Ciao...»

    Una voce esitante mi tira fuori da un sogno agitato, le notti in cui sogno sono rare ed è strano che l'abbia fatto proprio oggi. Strofino il mio viso con le mani e mi massaggio il collo che mi fa un po’ male a causa della posizione in cui sono rimasto, la luce brillante del sole è nascosta dietro le nuvole. Un leggero colpo di tosse accanto a me, mi ricorda perché mi sono svegliato. Una giovane donna si è seduta accanto a me, è spettinata dal vento e le sue guance si sono tinte di rosa per il freddo, ma ciò che cattura maggiormente l'attenzione sono quegli enormi occhi grigi che sembrano scrutarmi dentro, sorride timida in attesa di qualcosa ... oh, ma certo, che le ricambi il saluto.

    «Buongiorno.» La mia voce esce rauca, mi schiarisco un po' la gola.

    «Ti ho svegliato, vero? Mi dispiace, ma sono ore che sei qui da solo e...»

    «Puoi dirmi che ore sono? Ho dimenticato l'orologio.»

    «Quasi le sette.»

    Mi stiracchio un po’ e lei ride, suona più come il gorgoglìo di un bambino.

    «Grazie per avermi svegliato, ancora un po’ e probabilmente sarei diventato un'attrazione del lungomare.»

    «Non posso lamentarmi, avresti attirato un sacco di clienti nella mia caffetteria.»

    Un rossore le copre tutto il viso e sento come il suo cuore inizi a battere più velocemente. Distoglie lo sguardo e la voglia di toccarla perché torni a posare quegli occhi su di me è quasi incontrollabile, penso che sia il momento di andare.

    «Comunque, grazie.»

    «Oh! Aspetta.» Si alza nello stesso momento in cui lo faccio io. «Prendi.»

    Prende la mia mano tra le sue e mette un cupcake al centro del mio palmo.

    «Perché?» Chiedo un po’ confuso.

    «Sembra che tu abbia avuto una brutta giornata, con un cupcake potrebbe continuare a essere una brutta giornata, ma almeno avrai qualcosa di dolce da assaporare.»

    Mi fa l’occhiolino e si allontana rapidamente con il viso luminoso come una pallina di Natale.

    EEN

    Lenna

    Una settimana dopo.

    «C'è qualcos'altro che vuoi fare oggi?»

    «No, Voglio solo stare qui.»

    Mi rannicchio tra le sue braccia sentendomi al sicuro, mi sono abituata a stare con lui così velocemente che mi sento sopraffatta, ma sembra a suo agio con me quindi non vedo nulla di sbagliato nel voler stare al suo fianco tutto il tempo. Inspiro profondamente con il naso riempiendomi con il suo aroma, quel profumo così particolare che è proprio di lui; neve, pino e uomo. Oggi abbiamo camminato lungo tutto il lungomare, anche se lavoro qui da circa un anno non mi sono mai presa il tempo per ammirarlo come ho fatto oggi, penso che sia perché sono al suo fianco, fa che tutte le cose, anche le più comuni e insignificanti, assumano una nuova luce.

    «Il mio regno per i tuoi pensieri.» Quella voce profonda e roca che amo, mi fa agitare le viscere facendomi sentire qualcosa di inspiegabile e meraviglioso.

    «Penso solo a quanto sto bene quando sei al mio fianco.»

    Strofina il naso contro la mia guancia e il solletico della sua barba provoca una serie di brividi che mi scorrono attraverso tutto il corpo. Sollevo il mio viso cercando le sue labbra, mi bacia teneramente ma voglio di più da lui, gli circondo il collo con il braccio attirandolo a me, approfondisce il bacio e centinaia di farfalle svolazzano nel mio stomaco.

    Beep, beep, beeeeeeeeeeep .

    «No, no, no.» Singhiozzo disperatamente, ma non c’è più niente da fare.

    Un lungo sbadiglio seguito da una piccola scrollata del capo, è molto presto quindi la caffetteria è quasi vuota, ad eccezione di un paio di mattinieri che sono diventati clienti abituali, incrocio le braccia sul bancone e ci appoggio la testa per prendermi una breve pausa. Sento Miles che cammina di qua e di là alle mie spalle, mentre passa da un calcio allo sgabello dove sono seduta facendomi perdere l'equilibrio e quasi cadere di culo, lo fulmino con lo sguardo ma ottengo l'effetto opposto al previsto visto che ride sonoramente attirando lo sguardo dei pochi commensali.

    «Sembri stanca.»

    «Grazie, anche tu sei uno schianto.» Rispondo con sarcasmo. «La verità è che non ho dormito bene.»

    «Forse lavori più del dovuto.»

    «Sì, forse.» Rispondo distratta, so cosa sta succedendo ma per il momento ho intenzione di tenerlo per me, è troppo presto per discuterne con qualcun altro.

    «Non capisco il vantaggio di essere il capo di te stessa se non ti concedi una vacanza.»

    «Sto mettendo insieme più periodi di ferie.» Scherzo.

    Miles è mio cugino e ha intrapreso questa avventura al mio fianco. Sia lui che io siamo nati in una piccola città in Grecia, ma i miei genitori hanno deciso di venire in questa terra gelata quando ero molto piccola per cui ho sempre considerato questa come casa mia. Purtroppo, sono morti quando ero ancora una bambina ed è stata mia zia, la madre Miles, a prendersi cura di me. Ancora non capisco perché abbiano deciso di venire loro qui, invece di chiedermi di tornare a Kastoriá, ma sono contenta che abbiano deciso così.

    Mentre io e mio cugino eravamo all’università, i suoi genitori sono tornati a casa. E anche se Miles avrebbe voluto che continuassimo a vivere insieme, ho preferito tornare a casa mia. Non per questo abbiamo smesso di essere uniti, al contrario; non appena lui si è laureato in amministrazione e io come chef abbiamo deciso di avviare un’impresa insieme, usando il fondo fiduciario che i miei genitori avevano lasciato per me per aprire una caffetteria sul lungomare, avendo la fortuna di trovare disponibile uno dei locali centrali nella sezione più frequentata della zona.

    «Perché sorridi in modo così inquietante?»

    «Non sto sorridendo in modo inquietante.»

    «Sì, invece, hai già spaventato quattro clienti.» Dice Serena seduta sullo sgabello di fronte a me dall'altra parte del bancone.

    «Grazie per il supporto, amica.» Pronuncio l'ultima parola con un po’ di sdegno.

    Serena è stata da sempre la mia migliore amica, a detta dei suoi genitori ci siamo incontrate all'asilo e da allora siamo diventate inseparabili, gli unici anni che non abbiamo trascorso insieme sono stati quelli in cui frequentavamo l’università dal momento che lei è andata in Francia per studiare interior design, ora gestisce un'agenzia con sua madre. Lei è il tipo di ragazza con cui tutti vogliono fare amicizia, uscire con lei, appartenere alla sua cerchia sociale o che anche solo ti dica un ciao; ha una forte personalità, determinata ed è allergica alle stronzate in modo che quando ci ti avvicini a lei o lo fai con tutto te stesso o è meglio che giri al largo. Penso di essere stata fortunata ad incontrarla prima di che formasse il suo carattere di ragazza sicura di sé, tuttavia lei non è una persona cattiva o presuntuosa, è solo che sa quello che vuole e quello di cui ha bisogno per ottenerlo. È intensa, a volte un po’ troppo intensa per me, ma è sempre stata presente nella mia vita, nei momenti felici come in quelli difficili.

    Non ho molti ricordi di prima dell'incidente dei miei genitori, e Serena era troppo piccola per ricordare ma, quando ero un adolescente, ho chiesto ai suoi genitori riguardo al passato e non diedero mai molti dettagli mi dicevano solo che mia madre era una persona molto gentile e mio padre un uomo giusto e che entrambi mi amavano, cosa che ovviamente sapevo già, non era necessario che me lo dicessero, sono il tipo di cose che si sentono nel cuore.

    «È impossibile, oggi è tra le nuvole o forse un po’ più là.»

    Mi rendo conto che Miles non parla con me, ma con Serena, sbatto le ciglia cercando di capire le sue parole, entrambi ridono della mia espressione ebete e mio cugino mi dà una piccola spinta con la spalla per farmi reagire.

    «Che ti succede, Lenna?»

    «Ha avuto una brutta nottata» Risponde Miles per me facendo il segno delle virgolette con le dita.

    «Oh, stai zitto! Non hai del pane da bruciare lì dentro? Non ti pago per spettegolare con i clienti.»

    Gli lancio un panno mentre si allontana attraverso le porte che separano il bancone dalla piccola cucina.

    «Quella frase ha così tanti errori...» Grida dall'altra stanza. «Tu non mi paghi, io non spettegolavo, e lei non è una cliente.»

    «Si che lo sono!» Risponde Serena alzandosi un po’ dal suo posto. «Sto mangiando un cupcake

    Afferra il primo che trova sul bancone e gli dà un morso, Miles sporge la testa dalla porta e con una voce leggermente più bassa risponde.

    «Però non lo pagherai.»

    «Certo che sei... comunque hai ragione.» Finisce per accettare con scrollata di spalle. «A proposito, cosa sto mangiando?»

    «Un cupcake al Mojito.»

    «Tesoro, è divino, davvero. Dovresti accettare la mia proposta di farne uno al Grey Goose, ti assicuro che volerebbero via in un lampo.»

    «Sì, per aria, addosso a me, tra la folla inferocita. Nessuno vuole un cupcake aromatizzato alla vodka.»

    «Non puoi saperlo, che ne dici di fare un sondaggio?»

    «Lascia perdere, ma dimmi a cosa devo l'onore di questa visita improvvisa e mattiniera?»

    «Tesoro, sono così nervosa che non potevo più restare a casa.» Parla così in fretta che riesco appena a capire cosa sta dicendo, prende un altro cupcake e inizia a togliere l’involucro.

    «Lo vedo che sei nervosa, due cupcake prima di pranzo.» Quando va per il terzo, glielo strappo dalle mani prima riesca a togliere la carta. «Basta così, o vuoi ubriacarti con i cupcake al Mojito o sei andata in depressione, in entrambi i casi non ti lascerò mangiarne un altro perché tra poco inizierai a incolpare te stessa per questo e fare diete ed esercizi come una pazza perciò dimmi, perché tutto questo nervosismo?»

    «Beh, John mi ha chiesto di incontrarci perché ha qualcosa di importante di cui vuole discutere con me.» Finisce la frase coprendosi la bocca e bisbigliando, la prendo un po’ in giro, imitandola

    «Cosa c'è che non va?»

    «Non lo capisci? Ci sono solo due cose che potrebbero accadere.» Alzo gli occhi al cielo, ci siamo... «O vuole rompere o vuole sposarmi.»

    Per un secondo la guardo intensamente; sguardo penetrante e labbra serie, ma davvero posso mantenerlo solo per un secondo, scoppio a ridere di gusto. Mi mette il broncio anche se non posso esserne sicura dal momento che dal tanto ridere ho gli occhi pieni di lacrime, persino lo stomaco mi fa un po’ male per tutte le risate.

    «Hai finito?» Nonostante il tono so che in realtà non è arrabbiata.

    «Mi dispiace, mi dispiace.» Cerco di respirare lentamente per calmarmi, ci vogliono un altro paio di minuti, ma ci riesco.

    «Comunque, non credo di essere pronta per nessuna di queste due alternative.»

    «Se non vuoi sposarlo, perché continuare a stare insieme?»

    «È...»

    «Complicato.» Finiamo la frase entrambe allo stesso tempo.

    Anche se penso che sia un comportamento assolutamente ridicolo le auguro buona fortuna per il loro incontro e scherzosamente le consiglio di controllare attentamente l’anello di fidanzamento, prima di rifiutare l’ipotetica proposta di matrimonio. Dopo di che la mattina passa senza incidenti, i commensali entrano ed escono seguendo il ritmo delle onde dall'altra parte del molo. Per mezzogiorno sono esausta, cerco di continuare ma la stanchezza mi vince.

    «Miles, mi prendo la pausa.»

    «Va bene.»

    «Se hai bisogno chiamami al cellulare, lo terrò vicino, ci vediamo tra un'ora.»

    «Aspetta, dove stai andando?» Intercetta la mia fuga prima che io possa lasciare il locale.

    «A casa...»

    «Non capisco per quale motivo vuoi andare a dormire a casa per poi tornare, puoi dormire in ufficio, ti ho già detto che nessuno ti disturberà.»

    «Lo so, è solo che... Ho dimenticato qualcosa.» Mento in fretta.

    «Sì, la tua dignità, bugiardella. Ok, fai quello che devi.»

    A volte è frustrante che qualcuno ti conosca così bene. Andare e tornare da casa mia al bar mi prende circa quindici minuti lasciandomene solo quarantacinque per riposare, togliendone circa dieci in più che mi occorrono per addormentarmi, mi dà un totale di trentacinque minuti di sonno. Quindi non devo perdere altro tempo. Anche se con la stanchezza che ho accumulato sono sicura che crollerò solo toccando il cuscino.

    Mentre salgo le scale mi tolgo gli stivali, dalla porta della camera faccio un salto e atterro sul letto, prendo la coperta che lascio sempre vicino e mi raggomitolo sperando di cadere tra le braccia di Morfeo il prima possibile. Una cosa che non capisco è: ora sto dormendo di più, faccio anche dei sonnellini, quindi perché mi sento più stanca che mai? Mi costringo a liberare la mente perché se penso a qualcosa, non importa quanto insignificante, non sarò in grado di dormire.

    «Sembri stanca.»

    Lascio andare un sospiro. «Perché tutti continuano a farmelo notare? ti sembro così mal presa?»

    «Non è questo.» Mi accarezza il viso teneramente. «É solo che sono preoccupato per te.»

    «La verità è che ultimamente mi sento un po' debole, probabilmente sto covando qualche virus.»

    «Vuoi che ti lasci riposare?» La sua voce sembra triste.

    «No.» Mi stringo saldamente al suo braccio. «Quando sono con te mi sento molto meglio.»

    «Sono felice di sentirlo.»

    Continuiamo a camminare con passi lenti, godendo della reciproca compagnia, ha iniziato a nevicare e guardare la neve cadere dal cielo è una cosa che adoro. Sollevo la mia faccia per godermi la sensazione dei fiocchi di neve che mi cadono sul viso. Sento il suo sguardo su di me e mi giro a guardarlo, mantiene i suoi luminosi occhi ambrati fissi su di me e arrossisco un po’ per aver agito come una bambina.

    «Mi piace che tu lo faccia.» Commenta prendendomi sottobraccio per riprendere la nostra passeggiata.

    «Cosa?»

    «Goderti la vita.»

    «Sai...» Mi mordo il labbro nervosamente, faccio un respiro profondo e lo affronto, mostra un po’ di confusione ma mi guarda attentamente. «Sono giorni che voglio dirti qualcosa, è più una domanda, Voglio solo che tu ci pensi, Ok?»

    «Va bene.» Annuisce in fretta.

    «Voglio parlare di te con i miei amici, di tutto questo.»

    Beep.

    «No, Non di nuovo.»

    «Lenna...»

    Beep, beep.

    «Perché le cose devono andare così? Non è giusto.»

    Beeeeeeeep.

    «Sembri...»

    «Alto là! Se dici stanca, giuro che ti strappo un braccio e me lo mangio.»

    «Se hai fame possiamo comprare una poutine¹ quando abbiamo finito, non devi ricorrere al cannibalismo per soddisfare necessità fondamentali.»

    «Scusa, Frey, è solo che ultimamente tutti mi fanno notare che sembro stanca, facendomi ricordare quanto mi sento stanca.»

    «Beh, stavo per dirti che sembri un po’ più nanetta del solito, ma non fa niente.»

    È inevitabile non sorridere alle battute di Frey, l'ho incontrata meno di sei mesi fa ed è diventata rapidamente un grande amica. Un giorno entrò nella caffetteria con un aspetto così sfrontato e un’aria da ti prendo a calci in culo che non osavo avvicinarmi, il cipiglio e la smorfia di disprezzo sulle sue labbra era tutt’altro che rassicurante. Ero così nervosa per il fatto di doverla servire che le rovesciai il caffè addosso. Sono sicura di aver persino dimenticato di respirare per un terrificante secondo aspettando che mi urlasse contro per la mia goffaggine e sono rimasta ferma lì invece di offrirle un asciugamano, o anche solo un tovagliolo di carta per asciugarsi e mi soprese quando accavallando le gambe, prese un menu e con nonchalance disse:

    «Vorrei un altro caffè macchiato, ma questa volta vorrei berlo, non indossarlo.»

    In quel momento capii che saremmo diventate amiche.

    Lei è così, ha un sguardo austero e un atteggiamento rilassato che contrasta completamente con il suo stile da cattiva ragazza in cerca di guai. È strano perché da quando l'ho conosciuta non l'ho vista interagire con nessun altro, come se cercasse di passare inosservata, cosa impossibile dato il suo aspetto: corpo da sogno, lunghi capelli color mogano, occhi stilizzati che mi ricordano quelli di un felino, ovunque entri si guarda intorno anche se, ovviamente, nessuno la osserva più dello stretto necessario perché va in giro guardando male chiunque. Ci sono molte contraddizioni in lei, ma non importa, siamo diventate amiche e questo è ciò che conta.

    Una cosa che ho notato è che quando siamo circondate da persone si comporta come stesse per tagliargli la testa e usarla come un pallone da spiaggia, ma quando siamo solo noi due è una ragazza incredibilmente simpatica.

    «A proposito, grazie per avermi accompagnato, di solito lo chiederei ai miei fratelli ma...» All'improvviso resta in silenzio.

    «Che succede?»

    «Non è niente.»

    Mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa che potrebbe infastidirla, ma tutto mi sembra normale, ci sono poche persone per le strade e nessuno sembra prestare particolare attenzione a Frey.

    «Quindi, quanti fratelli hai? È la prima volta che ne parli.»

    «Non importa, oggi mi sono presa una vacanza da loro.»

    «Ok.» La sento a disagio, quindi non chiedo di più, mi domando come saranno i tuoi fratelli, per aver bisogno di prendersi una vacanza da loro. È vero che ci

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