Bruno Latour: Gaia. Ibridi. Attante. Piattezza. Irriduzionismo.
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Mariano Croce insegna Filosofia politica presso il Dipartimento di Filosofia dell'Università di Roma Sapienza. È autore di Postcritica (Quodlibet 2019) e di The Politics of Juridification (Routledge 2018).
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Anteprima del libro
Bruno Latour - Mariano Croce
Mariano Croce
Bruno Latour
Irriduzionismo
Attante
Piattezza
Ibridi
Gaia
essentials
l’essenza di un pensiero in cinque concetti
essentials
Una via d’accesso rapida, concisa, vivace alle idee di autrici e autori che hanno segnato il pensiero contemporaneo.
***
I testi pubblicati in questa collana sono sottoposti a un processo anonimo di revisione tra pari.
***
La pubblicazione è stata realizzata con il contributo del Dipartimento di Filosofia della Sapienza Università di Roma con i fondi del Progetto PRIN 2015 «Trasformazione della sovranità, forme di governamentalità e dispositivi di governance nell’era globale».
Mariano Croce
Bruno Latour
Irriduzionismo
Attante
Piattezza
Ibridi
Gaia
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tutti i diritti riservati
DeriveApprodi srl
piazza Regina Margherita 27, 00198 Roma
info@deriveapprodi.org, www.deriveapprodi.org
Progetto grafico: Andrea Wöhr
Impaginazione e realizzazione digitale/Plan.ed
www.plan-ed.it
ISBN 978-88-6548-379-4
«Sotto ogni punto di vista, l’autore è una ipotesi innecessaria, come è stato acutamente affermato di Dio, altro grande anonimo».
Giorgio Manganelli
«To sum up, then, the notion of the infinity of nature leads us to regard each thing that is found in nature as some kind of abstraction and approximation. It is clear that we must utilize such abstractions and approximations if only because we cannot hope to deal directly with the qualitative and quantitative infinity of the universe».
David Bohm
«Some things that fly there be –
Birds – Hours – the Bumblebee –
Of these no Elegy.
Some things that stay there be –
Grief – Hills – Eternity –
Nor this behooveth me.
There are that resting, rise.
Can I expound the skies?
How still the Riddle lies!».
Emily Dickinson
Avvertenza
Un atto di vilipendio tanto ingiustificato quanto superfluo come lo scrivere di un’autrice o un autore non potrebbe trovare giustificazione migliore che nella filosofia dell’autore di cui qui scrivo. Quella di Bruno Latour è un’indulgenza plenaria, che assolve da tutti gli atti di cattiva comprensione, finanche quelli intenzionali. Che si riveli illuminata oppure sviante, infatti, un’interpretazione rimane pur sempre quello che Latour definirebbe un «ibrido»: una creatura mostruosa, che irrora le membra di un corpo con il sangue e i fluidi di un altro.
Non si intende con ciò avanzare una tesi scettica sui limiti del comprendere umano – a detti limiti, in questo scritto, non si riserverà alcuna attenzione. All’opposto, questa breve introduzione al pensiero di Latour avanzerà (benché implicitamente) una tesi sul potere creativo degli incontri: ogni lettura è un incontro: la creazione di un legame che dà vita a un’entità nuova, sintesi transitoria tra chi legge e ciò che si offre alla lettura. Questo quindi il senso ultimo dell’atto interpretativo cui colpevolmente mi predispongo: offro il mio personale ingresso in una teoria che smonta l’idea rassicurante secondo cui esisterebbero identità stabili nello spazio e nel tempo – come se in un qualche spaziotempo esistesse un Bruno Latour che parla e scrive e in un altro, parallelo, un suo interprete minore, che lo legge e lo spiega. No: qui non c’è che l’esito di un incontro tra esseri che possono vantare la sola virtù della precarietà. Il libretto che segue va inteso come un’indagine su questo strano fenomeno – tanto strano quanto frequente e comune, però, come si vedrà negli esempi che saranno discussi.
A dispetto di quanto dichiarato nell’indice, il testo non è segnato da tappe ordinate in una sequenza inviolabile. Si tratta sì, come prescrivono i protocolli della collana essentials, di cinque concetti chiave che aspirano a rendere in passaggi più o meno autonomi la filosofia di un’autrice o un autore. Eppure, il loro ordine in sequenza va inteso unicamente come ciò che si ricava da un’attività di taglio, ritaglio e collage: irriduzionismo, poi attante, poi piattezza, poi ibridi, infine Gaia è la sequenza sortita dal mio incontro con l’opera latouriana ed è il modo in cui chi scrive ha percorso con passo malcerto un territorio tanto scosceso. Ma chi vorrà seguire questi pochi passi potrà cominciare da dove crede. In ibridi, ad esempio, troverà cenni più dettagliati sulla parabola intellettuale che ha portato Latour ad abbracciare certe posizioni, con riferimenti più diretti alle polemiche e ai loro protagonisti. In Gaia potrà ritrovare le questioni per cui Latour è diventato un personaggio pubblico di rilevanza mediatica. I primi tre concetti, invece, costringono a una salita un poco più ripida: irriduzionismo, attante e piattezza introducono infatti alle nozioni metafisiche di più difficile accesso, che chiamano a un esercizio intellettuale assai poco rilassante. Tuttavia, chi scrive non poteva deflettere dalle peculiarità della propria personalissima tesi: non si possono comprendere le posizioni più note e dibattute di Latour senza che ci si procuri una certa familiarità con il suo strumentario metafisico. D’altro canto, si converrà che non sarebbe servita la rapida introduzione che si sta leggendo se si fossero semplicemente ripercorsi testi, come gli ultimi di Latour, che si lasciano leggere senza particolare difficoltà.
Di contro alle ragioni nobili dei quadri introduttivi, quindi, questa breve introduzione per tappe intende creare piccole difficoltà, ossia complicare – in un modo tuttavia che allude al nesso cusaniano di complicatio ed explicatio, per cui ognuno dei cinque concetti, con cui si pretende di spiegare (o quantomeno dispiegare) la filosofia di Latour, co-implica l’insieme del suo pensiero. Sicché, il filo che ho scelto di seguire in questa veloce presentazione del pensiero latouriano comincia con alcune inevitabili (almeno a mio avviso) complicazioni, che via via si riveleranno (si spera) decisive per la comprensione dei due ultimi concetti chiave. Al lettore, però, si lascia la libertà – sempre condizionata dalle trame di uno scritto che, come ogni scritto, una volta terminato, acquista ampi margini di autonomia dal suo autore – di cominciare dalla fine e tornare solo in seguito sulle linee interpretative tracciate nei primi tre concetti chiave.
1. Irriduzionismo
Nulla può essere ridotto a null’altro: questa l’architrave