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L'ingrato dono
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E-book191 pagine2 ore

L'ingrato dono

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Info su questo ebook

Mattia è un uomo semplice. Ama la vita e tutto ciò che la descrive, consentendone l'accesso a poche persone. L'amorevole madre, l'amico di sempre e Dino, a cui permette un affetto quasi paterno. Il resto è solo crocevia di figuranti che sostano dinanzi al suo sguardo permettendogli di essere spettatore involontario di molteplici vissuti. Come sfondo, la sua amata Spoleto, cittadina meravigliosa che custodisce preziosi ricordi e accoglie con riserbo la sua realtà di uomo. Questa, la sua dimensione. Mattia conosce bene i limiti da non oltrepassare. Impara a gestire il suo ingombrante dono, colpevole di averlo relegato a una vita silenziosa seppur con l'assoluto riconoscimento di un merito: quello del poter scegliere. Solo un inaspettato incontro lo coinvolgerà fino al punto di scoprire cosa possa davvero importare. Per la prima volta, ad esistere, c'è solo una verità.
LinguaItaliano
Data di uscita26 feb 2021
ISBN9791220325530
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    Anteprima del libro

    L'ingrato dono - Anteo Tesoro

    sopportato.

    1.

    Se può risultare difficile mettersi nei panni di qualcuno, nel suo caso non faremmo molta fatica. Proiettatevi in una realtà in cui ci si riscopre abili lettori in un mondo di analfabeti, rappresentate per un attimo una dimensione dove ad essere percepite sono solo porzioni di colori a dispetto di ogni gradazione da voi colta. Quale sorte vi attenderebbe?

    Riscoprirsi detentori di virtù può variare ogni intendimento. È ciò che avviene in un atleta dalle sorprendenti doti o in un magnate gestore di monopoli. Rappresenta uno status che pone indiscutibili posizioni di vantaggio. Immaginate di poter offrire un servizio irripetibile al pari di cospicue ricompense. Avvertite già una sensazione di prestigio? Sareste in grado di porvi come essenziale pedina in un panorama normalmente omogeneo, imparereste senza troppi sforzi a cavalcarne l’onda, a intuirvi indispensabili, titolari di una sorta d’immunità. È esclusività, inconfessato nutrimento d’ogni ego. Io posso, a differenza d’altri. Eppure nulla di tutto questo fu mai in grado di rappresentarlo.

    Mattia appariva come una persona semplice, a tratti abitudinaria e priva d’entusiasmanti interessi. Se ogni conoscente avesse dovuto descriverlo, un solo aggettivo sarebbe riecheggiato costante: schivo. Come non avrebbe potuto d’altronde? Rivendicare una capacità può esigere un caro prezzo. Non è infatti possibile detenere un potere senza prima esser disposti a ogni genere di rinuncia. Nel suo particolare caso, essere l’unico a conseguire informazioni lo avrebbe inesorabilmente posto in una condizione di pericolo. No, nulla aveva a che vedere col poter decifrare codici, nessuna conoscenza di dati classificati e confidenziali. La sua peculiarità era più insolita e, probabilmente, più dannosa. Mattia conosceva la verità. Non importava cosa gli fosse detto o quel che gli si potesse mostrare: il suo sguardo si esibiva sempre capace di svelarla pur non rivolgendogli parola. L’esser riconosciuto per questa facoltà lo avrebbe ostentato scomodo agli occhi di qualsiasi individuo, inducendolo a un predestinato esilio. Chi del resto vorrebbe avere a che fare col possessore di una tale abilità? Presentarsi a lui avrebbe significato denudarsi senza mezze misure con l’imprudente rischio di essere sconfessati e resi noti. Per questo Mattia era stato negli anni capace di collaudare un infallibile sistema in cui potersi destreggiare senza mai sentirsi stringere. Come una piccola tartaruga, si era abituato a navigare con sapienza le sue acque tornando in superficie solo quando necessario.

    Se saper riconoscere realtà lo avrebbe reso così diverso e inavvicinabile, non gli restò che fingere. Pur continuando a distinguere autenticità, mostrava di percepire, come tutti, l’unica scala che governa il mondo: quella dell’inganno. Della verità trascinava l‘occorrente per una tollerabile dimensione, facendo del compromesso unico fondamento di sopravvivenza. Ecco allora comparire quell’opportunità di esistere, occasione per poter crescere, provare e sperimentare senza che qualcuno potesse mai sentirsi minacciato. Nessuna straordinaria conoscenza, nessun divario rigidamente incolmabile. Mattia si esponeva come tutti, imparziale ingrediente di una massa indistinta e uniforme.

    Sì, era salvo, ma non privo di inconvenienti. Nascondere un’identità garantisce anzi l’unico ostacolo verso la completa condivisione. Dover lenire sincerità e celare imbarazzi rendeva ogni contesto artefatto. Nessun agio, né schiettezza. Mattia appassiva un po’ per volta, rifugiato tra gli impalpabili pensieri di verità e incoerenza. Si avvertiva sospeso alla vita poiché ostruito nell’ordinario, destreggiandosi in quel senso unico dettato dal più alto omaggio e dalla più grande incapacità. In fondo, se tutto si potesse conciliare, si vivrebbe solo di rette vie, finendo invece soli perché di quel tutto pieni.

    2.

    Se ci avesse pensato ancora, ci avrebbe riso su.

    Aveva appena tredici anni, ultimo anno delle medie. Grazia, la sua prima vera cotta, gli sedeva due banchi accanto. La timidezza che lo ha sempre caratterizzato non gli ha mai permesso di esporsi, lasciando a dei pizzini l’unica via di comunicazione. Poteva però affermare che un legame ci fosse. A testimoniarlo, l’ultimo lembo di carta scambiato o quelli prima ancora, assieme a tutti i sei bellissimo e mi manchi che, come litanie, ritornavano senza indugi. Eppure un giorno, scrutandone lo sguardo, Mattia vi trovò qualcosa di diverso. Nulla che riguardasse la sua espressione, né tantomeno un atteggiamento che riuscisse a smentirla. Fu come leggerla al di fuori di quell’occasione, in uno dei suoi tanti momenti, oltre il contesto della classe e perfino della realtà. Riportato al pomeriggio precedente, Mattia fu capace di vederla al termine dell’orario scolastico baciarsi fugacemente con Dario, il belloccio della scuola, appena dietro la palestra.

    Fu questione di attimi. Si avvertì come preda di un sogno ad occhi aperti, immagine così tangibile da sentirsi spettatore tanto di quel bacio che della corrente lezione in aula.

    Interruppe il loro rapporto a monte di ogni logicità, per quanto meramente cartaceo. Lasciò che questo accadde senza mai accertarsi della concretezza del fatto, ignorando anche le ragioni che potessero aver indotto all’ipotetica visione. Non concesse spiegazioni neanche quell’unica volta in cui, prima di raggiungere l’aula, lei trovò il coraggio di afferrarlo in cortile domandandogli cos’avesse.

    Col passare dei mesi, avvenimenti come quelli iniziarono a infittirsi, riuscendo a toccare maggiori ritagli del suo presente. Gli bastava incontrare per un istante uno sguardo per riuscire a carpire fortuiti episodi di vita. Prima rivide il suo compagno di classe Antonio intento in quella palpatina sottobanco con Christian, poi la professoressa d’italiano Lamberti appartata in un angolo della scuola col docente di scienze della sezione B. Seguirono zia Maria, occupata a introdurre furtivamente in borsa souvenir da pochi spiccioli, il parroco Luciano in compagnia di qualche calice di vino di troppo e il vicino di casa Osvaldo nervosamente preso dall’apposizione di una firma su un contratto di finanziamento.

    Quel che già allora iniziò ad apparirgli chiaro era che, di tutte quelle persone, poteva visionarne le gesta senza scorgere spiegazioni. Non che fosse richiesto un prodigioso talento per intuire ragioni, ma lo stesso Mattia imparò col tempo e spesso a sue spese che realizzare il significato di un evento potesse risultare cosa non facile. Tutti, ad esempio, erano al corrente della dipendenza da alcol di don Luciano così come, nonostante continuasse a smentire, la Lamberti assumeva sembianze adolescenziali all’incontro del rivelato collega. Inserire quei riposti episodi nei loro contesti non poteva che affermare o rafforzare una già annunciata concretezza. Quel che invece poté risultare arduo da conseguire fu rappresentato da quell’isolata esperienza di Antonio, divenuta matrice del nitido avvezzo omosessuale di Christian. Lo stesso accadde col taccheggio di Maria, vicenda in seguito capace di svelare quella profonda radice cleptomane già nota alle autorità locali, o ancora la sottoscrizione del vicino Osvaldo, insospettabile ludopatico, pronto a coprire i suoi debiti di gioco con quelli di istituti di credito.

    Ognuno possedeva personali motivazioni, ognuno deteneva fattori e moventi anche ostentati, ma che importava? A monte di ogni circostanza, per Mattia erano le azioni a dimostrare un uomo. Fu questa la sua prima lezione. Il fine, assieme ai mezzi adoperati, non si può ostentare in grado di giustificare. Come quell’uomo che rapinò il tabacchi di periferia. La sua condizione di miseria non fu mai capace di renderlo eroe. Forse per questo non volle mai inquisire Grazia. Gli bastò sapere che era lì, in quel momento, impegnata in quel gesto con un altro.

    Mentre da un lato iniziò a domandarsi se questa sua particolarità potesse concretizzarsi in una nota patologia, dall’altro Mattia non perdeva occasione di perfezionarsi tra individui e situazioni. Fu la madre Aleide, conosciuta come Heidi, che presto iniziò a preoccuparsi per alcuni suoi cambiamenti. Si accorse infatti di come, anche inopportunamente, cercava di attirare l’attenzione della gente iniziando in seguito a fissarla saldamente.

    «Mamma, io ci vedo i segreti!» poté ammettere con naturalezza un giorno quando, con tono preoccupato, la madre gli domandò il perché di quell’ambiguo comportamento.

    Su consiglio di amici e parenti Heidi, con sofferenza, decise di sottoporlo a una serie di esami. Fu un incalzante susseguirsi di sedute psichiatriche, encefalogrammi e T.A.C. Per quanto apparve straziante osservare il proprio figlio come potenziale infermo, Mattia realizzò di quell’esperienza ulteriore occasione per testare la sua propensione. Così se ogni genere di professionista, stimolato dal rinomato caso, diveniva desideroso di operarci assieme, si trovava infine ad essere lui stesso analizzato delle azioni in precedenza compiute.

    «Dottore, perché poco fa lei urlava di più, di più nel suo studio?» disse Mattia indicando una collaboratrice presente nel collegio di studio.

    Tra risatine e mormorii, la stanza iniziò lentamente a svuotarsi. Fu la sua ultima seduta con un gruppo di terapeuti.

    All’attestazione del rapporto sessuale, seguì senza farsi troppo attendere l’aspro divorzio del medico diffamato, la cessione della casa, il mantenimento dei figli e il risarcimento per danni al coniuge.

    Non tardò a spargersi la curiosa voce dell’evento, tanto da divenire notizia locale. Heidi, dal proteggere il figlio dalla mole di tutte quelle analisi, dové cominciare a rincorrere ogni figura affinché qualcuno potesse assisterla. Ma chi si sarebbe mai esposto a tal rischio?

    «Te prego Mattia, te prego. Me vo fa’ diventa’ pazza com’a te?» ripeteva Aleide estenuata.

    Fu solamente nello sfogo del suo pianto che Mattia poté capire. Aveva quindici anni adesso, una moralità in formazione e un’empatia oltremodo rigorosa. Ben gli sta – si era sempre ripetuto per quello stupido dottore, fatti suoi – continuava a dirsi per la disonestà di quell’altro professore. Eppure ciò che inizialmente si presentò come divertimento, abbozzava ora collaterali rotture, principio di quell’ingestibile dolore pronto a colpire anche i suoi cari.

    Un giorno, inaspettatamente, tutto parve dissolversi, come all’impatto di una bolla di sapone. Ecco improvvisamente svanire quelle seccanti visioni, ecco quelle predizioni mostrarsi fantasticherie o frutto di coincidenze. Nessuno più parlò di Mattia, il ragazzo indovino, nessuno si preoccupò più di lui. La lente sotto cui era stato posto lasciò la sua realtà, rasserenando chiunque potesse stargli accanto. Del resto era un adolescente, chissà che gli passava per la testa. Anche suo padre, a quell’età, veniva ricordato come una testa calda.

    Era meglio così, per tutti. Da oggi, a fargli compagnia, solamente la solitudine. Solo lei avrebbe potuto abbracciarlo mentre avvertiva quel dono come opprimente disgrazia, solo lei sarebbe stata lì a cullarlo quando nel premuroso sguardo della madre continuava a trovarvi celate lacrime.

    3.

    Non seguì in verità un taglio netto. Per quanto smise di esternarne gli esiti, privatamente non riuscì mai a rinunciarvi. Non che potesse sceglierlo, anzi. Più cresceva, più questa peculiarità ne travolgeva gli incontri. Per questa ragione se il ritrovamento di uno sguardo era in grado di stabilire quella magica connessione, avrebbe solo dovuto apprenderne le regole per uscirne indenne e vincitore.

    Era come scoperchiare il vaso di Pandora. Tutto ciò che potesse riguardare quella vita, fino i più intimi particolari, scorreva come una pellicola nei suoi occhi permettendo l’inconsueto riversamento. Questa sua capacità di leggere accumulava informazioni proporzionalmente alla durata del contatto visivo. Per questo il suo volto iniziò metodicamente a puntare presto verso il basso. Testandosi innumerevoli volte, comprese anche la sua impossibilità a muoversi nel tempo. Non si avvertiva come un cursore, abile a spostarsi su un’ipotetica linea cronologica. Ogni persona è caratterizzata da rilievi, episodi che, nel bene e nel male, ne hanno plasmato il percorso rendendosi palpabili prima d’ogni altro evento. Empaticamente, tutti riusciremmo a scorgere nodali sofferenze o gioie. Lui era bensì capace di vederle.

    La prima conferma arrivò con l’anziana signora Lattanzi. Dopo averla aiutata a portare alcune casse d’acqua in casa, fu invitato a restare per un caffè. Roteavano il cucchiaino nelle tazzine senza aver ancora incrociato i loro sguardi. Che la gente del luogo sparlasse delle stranezze di Mattia era oramai certezza. Un così giovane ragazzo, sempre solo e con la testa tra le nuvole. Quali limiti avrebbero mai potuto raggiungere quelle dicerie? Non bastò però questo a intimidire la signora, eretta con saggezza su ogni credenza popolare.

    «Su, fammi vedere i tuoi occhi. Sono certa che siano meravigliosi» chiese l’anziana lasciando trasparire un’innata gentilezza.

    Non gli era più stato chiesto, forse da quando era un bambino.

    Cosa avrebbe potuto fare? Se da una parte si avvertiva ancorato tra paure e vergogna, dall’altra veniva attratto per la prima volta da una familiare comprensione non più incontrata. Così, dopo pochi istanti, mostrò i suoi occhi dal colore del mare, reggendo quello sguardo per un tempo indefinito.

    Vide i sacrifici della donna nel tirare avanti fino alla fine del mese senza mai eludersi dall’aiutare i suoi due figli, vide il funerale del marito scomparso all’alba del loro amore. Vide le gravidanze mai portate a termine, vide i trasferimenti, i lavori

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