Il mio antico e nuovo
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Info su questo ebook
Se avremo una storia nel nostro destino percorriamo il silenzio della nostra anima e le parole diventeranno sguardi oltre gli orizzonti che riusciamo soltanto a percepire.
Se ci sarà un destino nella nostra storia accettiamolo con la pazienza e il sorriso.
Senza chiedere altro. Siamo qui per non perderci.
Se decidiamo con il cuore di non perderci non ci perderemo.
Pierfranco Bruni
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Anteprima del libro
Il mio antico e nuovo - Pierfranco Bruni
Presentazione
Raccontare un tempo attraverso la parola e le parole, che diventano linguaggio, è entrare in un mondo di immagini che sfiorano le metafore del ricordare. Ricordare è andare oltre il reale e restare in una dimensione in cui si intrecciano il vero e la finzione. Bisogna pur non dimenticare perché dimenticando non si esce soltanto dalla storia allontanandosi dalle Storie che hanno abitato il vivere.
Si diventa estranei a un tempo vissuto e che ritorna, appunto, sulla punta del silenzio a tracciare quella memoria che è depositata nel nostro viaggio. Viaggiare non è soltanto viaggiare guardando avanti. È anche viaggiare ascoltando ciò che non abbiamo più.
Proprio ciò che non abbiamo più diventa inevitabilmente (e forse necessariamente) una struttura
del pensiero portante lungo il percorso di quel nostos che si riappropria dell'immaginario.
Il tempo passato è anche immaginario che ci rende il tempo stesso illimitato. Il passato è illimitato. Il presente è una fuga. Il futuro è una illusoria profezia costruita su ciò che vorremmo che fosse la trasformazione di un atto onirico in fatto reale.
Ma il reale del futuro è una costruzione alla quale ci rivogliamo per restare ancora in piedi tra i grovigli delle memorie. Forse si scrive per non dimenticare o per pensare di non essere dimenticati dal tempo che non abbiamo più. Metafore e contraddizioni sono il mosaico di una esistenza. Si scrive per portare tra le ombre dell'aurora il silenzio della luce.
Perché ho messo insieme le parole di questo libro? Perché domandare ciò? Non so perché si ha bisogno di inventarsi la vita che si vive. Non so. È come se giocassi a scoprire segreti e a nascondere misteri. Sono la somma e la sintesi di chi non c'è più e che non smette e non smetterà di appartenermi. Mio padre, mia madre, mia sorella. Continuano ad esistere proprio nel pensiero delle parole e si trasformano in un c'era una volta. La favola bella...
Io sono ciò che sono perché non ho mai smesso di raccontarmi. Così è stato e cosi è.
I miei libri mi testimoniano perché sono convinto che bisogna scrivere di ciò che si conosce. Tutto ciò che si conosce lo si conosce perché è una griglia simbolica dentro una vita vissuta.
Allora? Questo libro raccoglie, custodisce, metaforizza gli anni in una metafisica dell'anima.
D'altronde continuo con pazienza a scrivere per ricordare e inventarmi. Pur consapevole che il disordine è una linea marcante del mio essere. Non voglio cercare l'ordine. I ricordi sono una favola che non conosce l'orologio e tanto meno la storia come cronaca.
Il resto è ciò che domani leggeremo ancora come ricordo pensando sempre a quel mattino del giorno precedente…
.
CI FURONO PENSIERI
… se non la nostalgia di quello che erano stati il mattino del giorno precedente…
Mario Soldati
Storia di un personaggio che per difendere la propria indecenza chiese alla menzogna di farsi verità
Una volta, non tanto tempo fa, visse un personaggio che cercava di vendere la menzogna per verità e la indecenza per decoro. Questo personaggio si chiamava Frida. Pensava di dare lezioni di etica portando come esempio la propria vita. Una mattina scoppiò un temporale e il mare si infuriò. Le onde portarono via le pagine del suo diario custodito tra le pieghe della notte.
Il mattino e la notte si confusero o si scambiarono, volontariamente o meno non ci è dato saperlo, i luoghi, le ore, la luce e l’ombra. Alcuni frammenti di quel diario mi sono arrivati per posta. Sono stati spediti da una città chiamata Idiozia. Il timbro postale di partenza porta una via: Via della Cattiveria.
Dopo alcuni mesi ho riletto quelle pagine. E ora sono qui. Non mi turbano. Il turbamento è per gli sciocchi. La verità bisogna conoscerla. Tutta. Ma c’è sempre il tempo. Galantuomo. Tra i pirati veri e gli imbroglioni c’è la pioggia.
Io, Nazhim non ho mai amato gli imbroglioni. Ho sempre guardato negli occhi e non mi sono mai nascosto. I pirati sono nella mia vita. Chiamatemi pirata, se vi pare.
So che i personaggi per difendere la propria indecenza sono disposti a barattare il pudore con la lealtà, l’impudicizia con l’onestà.
Ma ora trascrivo quello che ho letto… Così…
Ci sono momenti in cui bisognerebbe smettere il silenzio. Ci sono momenti in cui bisognerebbe avere il coraggio di guardare negli occhi. Ci sono momenti in cui soltanto per semplice decenza bisognerebbe non usare il termine onestà
. Ci sono momenti in cui si può perdere il decoro per uno scatto di rabbia.
Ma la verità è sempre un'altra.
Si è nobili se si ha il coraggio di confrontare i dubbi con ciò che gli altri pensano che sia verità. Ci vuole poco a toccare il fondo. E lo si tocca quando non c’è serenità o quando non si comprende il termine di onestà, vergogna, amore e disamore, aristocrazia del sapere e il tentativo di approfondire.
Ci sono sempre tentativi di provocazione ma la saggezza, non quella ideologica o quella dei fantasmi del comunismo, è ascoltare senza mai cadere nella tempesta dell'ira.
La verità è un mosaico. E ognuno di noi ha una storia o è una storia. Guardiamoci intorno e dentro. Ci sono tradizioni che si ereditano e vergogne che si attraversano e si vendono senza avere consapevolezza.
Ci sono limiti invalicabili. Da una parte la decenza e dall'altra la nobiltà. La nobiltà non si improvvisa e la