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Leggero come te, leggero come l’essere
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Leggero come te, leggero come l’essere
E-book153 pagine2 ore

Leggero come te, leggero come l’essere

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Info su questo ebook

Tessa e Matteo si conoscono nella camera di un grande ospedale: lei è lì da sempre, mentre lui, a quanto pare, si fermerà quel tanto che basta per fare qualche esame di routine. 
I due non hanno niente in comune: lei, appassionata lettrice, vive nel mondo della fantasia, tenendo quello reale ben a distanza, per evitare di potercisi affezionare; lui, sbruffone e impertinente, è incline a fare amicizia con chiunque. 
Sembra impossibile andare d’accordo, almeno con le parole, ma quando i loro occhi s’incrociano succede qualcosa d’imprevedibile. 


Miryam Leanza nasce il 7 febbraio 2003 a Catania, dove ha abitato fino all’età di dodici anni. Successivamente si è trasferita a Milano, dove ha terminato gli studi della scuola secondaria di primo grado e conseguito il diploma classico. Attualmente studia infermieristica presso l’università statale di Milano.
La scrittura e la letteratura sono state da sempre le sue passioni, alle quali si è dedicata sin da bambina. 
Ha intrapreso lo studio di uno strumento musicale all’età di undici anni e, lo stesso anno, è entrata a far parte del mondo dello scoutismo di cui fa ancora parte seppur non impegnandosi attivamente.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mar 2023
ISBN9788830681491
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    Leggero come te, leggero come l’essere - Miryam Leanza

    cover01.jpg

    Miryam Leanza

    Leggero come te, leggero come l’essere

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7672-5

    I edizione marzo 2023

    Finito di stampare nel mese di marzo 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Leggero come te, leggero come l’essere

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di Lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    A volte la vita ci riserva grandi sorprese, sorprese che possono essere belle o brutte, ma comunque grandi.

    Tessa, di grandi sorprese, ne ha vissute tante e per la maggior parte tutte negative. Ma cosa succederebbe se per la prima volta si trovasse a vivere e godere della sorpresa più bella che la vita le abbia mai posto davanti?

    Quest’angolo di felicità è composto da sei lettere che formano il nome di Matteo, un ragazzo snob e altezzoso in cerca di trovare quel po’ di responsabilità che tanto desidera.

    E perché no, magari imparerà a farlo a partire da quella camera di ospedale del reparto di oncologia in cui è costretto ad abitare per un po’ e forse sarà proprio Tessa ad accompagnarlo lungo questo viaggio, come Virgilio e poi Beatrice fanno con Dante. Però, quella è tutta un’altra storia e magari la prossima volta ve la racconto, ma solo se vi piacciono gli amori impossibili.

    Capitolo 1

    Era una mattina fredda e piovosa degli ultimi giorni di agosto, una di quelle mattine che portano il peso di un acquazzone di fine estate e che profumano di una stagione oramai agli sgoccioli, di ricordi fatti di spiagge, ombrelloni e gelati e di un autunno alle porte.

    Quella mattina, però, Tessa sapeva che qualcosa non andava: i medici e gli infermieri erano infatti entrati più volte nella sua camera senza fare i soliti esami di routine come ogni giorno per accertarsi che tutto fosse nella norma o per lo meno non peggiore.

    Colpita dalla curiosità, decise, dopo svariati minuti, di chiedere all’ennesima infermiera presentatasi il perché di tutta quella agitazione e la risposta ricevuta fu quella che più temeva.

    Tra poco avrai un nuovo compagno di stanza, stiamo già preparando tutto il necessario. Non sei felice di avere qualcuno con te?

    Tessa si limitò a sorridere e ad annuire sommessamente in quasi un sussurro a quello che la sua interlocutrice le aveva chiesto. In realtà invece, quello che le sue corde vocali non avevano avuto il coraggio di affermare era che no, non era contenta di dover dividere la sua stanza con un estraneo ed era fermamente convinta che sarebbe impazzita nel tentativo di instaurare un rapporto, anche minimo, con questa nuova persona.

    Fu per questa ragione che in un attimo le sembrò di trovarsi sott’acqua e di star trattenendo il respiro da ormai troppo tempo; aveva bisogno di ossigeno ma si trovava troppo a fondo e non sapeva se sarebbe riuscita a riemergere in superficie in tempo.

    Si dice che l’adolescenza sia quella fase della vita in cui tutti gli esseri umani, ragazzi e ragazze senza distinzione alcuna, si trovino ad affrontare cambiamenti che sconvolgono la loro vita e il loro punto di vista su parecchi aspetti. E si dice anche che tutte queste commutazioni portino a percepire quello che li circonda a volte in maniera completamente opposta, altre volte invece semplicemente ingigantita: quello che la gente ordinaria indica come muri insormontabili da abbattere.

    Per Tessa uno di questi, che aveva iniziato a costruire già da bambina e che con il passare del tempo aveva sempre più affinato e fortificato, era convivere in un luogo come quello in cui si trovava con una persona di cui non conosceva l’esistenza e i modi di fare.

    Aveva provato ad abbattere quella barriera milioni di volte, provato a utilizzare nuove armi tentando di cogliere i nemici alla sprovvista, ma ogni volta aveva ricavato solamente un nuovo insuccesso e i suoi avversari, cioè la paura e la timidezza, riuscivano, a seguito di ogni sua sconfitta, a rafforzare la fortezza e le guarnigioni che con gli anni si erano ringagliarditi sempre di più.

    Adesso, affacciata alla finestra del terzo piano, Tessa guardava quel cielo grigio e quella pioggia che cadeva a fiotti e si domandava se quelle non fossero in realtà le lacrime di qualcuno che la guardava da lassù e che si struggeva nel vederla combattere quella battaglia interna invisibile che le debilitava lo spirito.

    Cosa avrebbe potuto fare? Ne sarebbe uscita vincitrice o perdente? Sarebbe riuscita a sconfiggere quell’abisso in cui era rimasta imprigionata senza nemmeno accorgersene?

    Nessuno sapeva la risposta perché solo il tempo avrebbe concesso i responsi cercati in precedenza, e li avrebbe donati quando sarebbero stati oramai dimenticati da parecchio, tutte domande che per tanto tempo hanno angustiato i cuori e che in futuro sembreranno semplici frivolezze. Quello che Tessa intendeva fare era semplicemente attendere e sperare in un futuro libero da ostacoli, gli stessi intralci che, ormai da troppo tempo, molto spesso si attirava sotto i piedi da sola.

    Capitolo 2

    Matteo entrò in reparto con la consapevolezza che qui dentro avrebbe fatto l’esatto opposto di quello che era abituato a fare fuori da quelle mura. Sarebbe stato messo probabilmente in camera con qualcuno di cui gliene sarebbe importato poco o niente e non avrebbe potuto divertirsi. In realtà la questione non lo disturbava molto, perché aveva la sensazione che non si sarebbe trattenuto a lungo in questo posto così bianco da essere accecante. Se le cose stavano così, perché preoccuparsi? Aveva la convinzione, anzi, anche se non avrebbe voluto mai ammetterlo, nutriva la speranza che i suoi amici sarebbero venuti a trovarlo il prima possibile.

    Non riusciva a capire cosa lo spaventasse di più: se la consapevolezza di doversi sottoporre a degli esami e a delle cure o il rimanere solo senza persone su cui riponeva la sua totale fiducia.

    Non aveva ancora varcato la soglia della camera assegnatagli, ma nel suo subconscio sapeva già che l’unica cosa che avrebbe sperimentato durante questa breve sosta sarebbe stata la noia. E il motivo per cui ne aveva la certezza era semplicemente perché questo posto non era sotto il suo controllo. Sin da bambino era stato cresciuto con l’idea che, se avesse voluto qualcosa, gli sarebbe bastato alzare un dito e puntare i suoi occhioni blu su qualcuno per ottenere tutto ciò di cui aveva bisogno. Aveva poi adottato questo vezzo anche all’interno delle mura scolastiche che erano da subito diventate la sua base di comando. All’interno del suo istituto non v’era anima viva che non lo ammirasse, nessuno capiva se per il talento che possedeva nel persuadere chiunque gli capitasse davanti a fare quello che desiderava o se effettivamente avessero timore di quello che sarebbe potuto accadere se non avessero soddisfatto i suoi bisogni; e questa stima era nutrita anche dagli insegnanti e il direttore, i quali piegavano il capo di fronte alle sue incessanti angherie.

    Ciao, Matteo. Fu risvegliato dal suo stato di trance dall’infermiera in hall del reparto. "Io sono Beatrice e sono il capo degli infermieri, per qualsiasi cosa

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