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Writing like breathing
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E-book179 pagine1 ora

Writing like breathing

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Writing Like Breathing, a cura di Michelangelo La Luna – che ne realizza anche la pregevolissima introduzione, è una raccolta che comprende scritti di Dacia Maraini inediti ed editi, per alcuni dei quali sono state introdotte delle varianti rispetto alle precedenti edizioni a stampa. Diviso in tre sezioni – Racconti, Romanzo e Poesie – è un viaggio lirico nei sessant’anni di carriera dell’autrice, un modo per conoscerla attraverso delicati scorci sulla sua produzione e le vivide sensazioni che ancora, con forza, emergono dalle pagine. Un’opportunità per riscoprire un’attualità senza tempo, una riflessione sull’agire umano – e sui suoi pensieri – che attraversa i luoghi, la cultura, e le epoche, per ritrovare il familiare anche nello sconosciuto.

Dacia Maraini, scrittrice, poetessa, drammaturga, giornalista, sceneggiatrice e saggista, è autrice di molti romanzi di successo come L’età del malessere (1963), Memoria di una ladra (1972), Donna in guerra (1975), Il treno per Helsinki (1984), La lunga vita di Marianna Ucrìa (1990), Voci (1994), Buio (1999), L’amore rubato, (2012), Chiara d’Assisi (2013), La bambina e il sognatore (2015), Corpo felice (2018) e Trio (2020). Ha vinto i premi Campiello, Strega, Alabarda d’oro, Cimitile, Pinuccio Tatarella, Fregene, e Viareggio.
LinguaItaliano
Data di uscita31 gen 2021
ISBN9788830634749
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    Writing like breathing - Dacia Maraini

    maraini_cop_140x210.jpg

    Dacia Maraini

    a cura di

    Michelangelo La Luna

    Writing Like Breathing

    Racconti - Romanzo - Poesia

    Sessant’anni di letteratura

    © 2021 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-3221-9

    I edizione gennaio 2021

    Tutti i diritti riservati:

    da pag. 99 a pag. 119, tratto da Dacia Maraini, L’età del malessere, ©1963, 1996 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino, su gentile concessione

    da pag. 19 a pag. 21, tratto da Dacia Maraini, Un corpo gettato via presente nell’antologia Sotto un altro cielo curata da Claudio Volpe, © 2016 Laurana Editore, Milano, su gentile concessione

    traduzione della versione originale in lingua inglese © 2016 LISt Lab

    testi italiani originali © 1991-2020 Dacia Maraini

    © 2015 Il Messaggero

    © 2016-2020 Michelangelo La Luna

    Finito di stampare nel mese di gennaio 2021

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Fare un libro è un mestiere come fare una pentola: ci vuole qualcosa di più della sola intelligenza per essere un autore.

    Jean De La Bruyer, I caratteri

    Dio non voglia che io abbia mai a descrivere un lebbroso, perché mi coprirei di lebbra.

    Clarisse Lispector, L’ora della stella

    Non sono tanto io che ho fatto il mio libro quanto il mio libro che ha fatto me.

    Michel De Montaigne, I saggi

    Introduzione - Scrivere come respirare

    di Michelangelo La Luna

    University of Rhode Island

    La presente raccolta comprende scritti di Dacia Maraini inediti e editi, per alcuni dei quali sono state introdotte delle varianti rispetto alle precedenti edizioni a stampa. Il volume è diviso in tre sezioni che includono alcuni dei generi letterari in cui l’autrice si è cimentata nei suoi sessant’anni di carriera: Racconti, Romanzo e Poesie.

    La sezione Racconti include sei testi, di cui due inediti e uno stampato come edizione fuori commercio, che hanno alcune tematiche in comune, come la paura, la fame e i disagi del periodo di prigionia trascorso dalla Maraini in Giappone; l’emigrazione e l’egoismo dei paesi Occidentali nei confronti dei profughi di guerra; l’attenzione per le persone più deboli come le donne e i bambini; il messaggio di amore universale del Natale.

    La sezione Romanzo contiene la Nota all’edizione 1996, e i primi due capitoli de L’età del malessere, opera che ha suscitato molte polemiche per la vittoria del Premio Internazionale Formentor (1962), e che speriamo che la nostra ricerca e la nostra riproposta del testo aiuti a leggere con un occhio diverso.

    La sezione Poesie è formata da diciassette componimenti difficili da reperire dedicati a Giuseppe Moretti, il compagno della Maraini prematuramente scomparso nel 2008, e quattro poesie inedite, tra cui una scritta dalla poetessa nel periodo della recente pandemia.

    I. Racconti

    1. Racconti ambientati in Giappone

    La collocazione all’inizio e alla fine della sezione Racconti di storie ambientate in Giappone (rispettivamente Un Natale nella palla di vetro e Fame) non è casuale. La scelta infatti tiene conto dell’influenza fondamentale che l’infanzia nel Paese del Sol Levante ha avuto per Dacia Maraini, e della sua intenzione di completare il ciclo del suo percorso letterario con un romanzo sul periodo da lei trascorso nel campo d’internamento (1943-1945)¹:

    «Before I die, I want to write a book about my experience in the concentration camp. I’ve written something, but not everything about all the occurrences in the camp; the experience of hunger, fear, etc., but until now I couldn’t really write about it».²

    2. Giappone (1938-1945)

    Come sappiamo dall’opera La nave per Kobe,³ Dacia Maraini e i suoi genitori s’imbarcarono il 18 ottobre 1938 da Brindisi sul Conte Verde per approdare a Shangai, da dove poi presero la nave inglese Corfù che li portò a Kobe. Dopo aver passato qualche giorno a Tokyo, la famiglia si trasferì a Sapporo, dove Fosco Maraini avrebbe dovuto effettuare, sotto la guida del professor S. Kodama dell’Università di Hokkaido, delle ricerche sugli Ainu, il cosiddetto popolo bianco del Giappone.⁴ Tutto ciò fu possibile grazie a una borsa di studio che il giovane neolaureato aveva ottenuto dalla Kokusai Gakuyu Kai, un’agenzia del Governo nipponico.

    I primi anni vissuti nell’isola settentrionale della prefettura di Hokkaido furono molto felici per la famiglia Maraini, che nel frattempo s’ingrandì con Yuki, nata a Sapporo nel 1939, e Antonietta, detta Toni, nata a Tokyo, nel 1941. Daciuzza, come la madre Topazia amava chiamare la primogenita, s’integrò benissimo nella cultura e società nipponica e, grazie alla sua tata Sawako Morioka e alle sue amichette, aveva imparato a parlare il giapponese.

    La situazione iniziò a mutare con l’attacco a sorpresa contro la flotta statunitense di Pearl Harbour, nelle isole Hawaii, il 7 dicembre 1941, che segnò l’ingresso del Giappone in guerra. Nel 1942 Fosco ottenne l’incarico di lettore d’italiano presso l’Università di Kyoto, per cui lui e famiglia si trasferirono nella città dei mille templi. In quel periodo le autorità nipponiche iniziarono a tenere sotto controllo gli italiani, e Topazia smise di scrivere il suo diario, probabilmente per paura di essere accusata di spionaggio. Tutto cambiò radicalmente con la proclamazione dell’Armistizio da parte di Badoglio. Il 9 settembre 1943, i poliziotti giapponesi piombarono in casa Maraini per chiedere se loro stessero dalla parte del re o di Mussolini, ed ebbero la seguente risposta:

    «Voi giapponesi cosa fareste in un caso del genere? – chiedemmo all’uffiziale – Stareste con l’imperatore o col primo ministro?» «Ovviamente con l’imperatore!» fu l’immediata risposta. «Ebbene anche noi vi imitiamo, stiamo col re». «Nel qual caso ci dispiace molto – fece il commissario alzandosi – mais vous devenez ennemis... e dovrete soffrirne le conseguenze. Preparatevi per l’internamento».

    In un primo momento i genitori della Maraini furono posti agli arresti domiciliari, ma dopo aver rifiutato di aderire alla Repubblica di Salò (fondata il 23 settembre 1943), furono considerati traditori e furono trasferiti, insieme ad altri antifascisti italiani, presso il campo d’internamento di Tempaku, situato in uno dei sedici distretti di Nagoya. Le autorità volevano mandare le tre figlie in un istituto, ma grazie all’intervento della moglie del sindaco del capoluogo, che era cristiana e amica della famiglia Maraini, furono lasciate ai genitori.

    Nel campo mancavano i libri, per cui Topazia e Fosco assunsero il ruolo di person-books, come ama definirli la stessa Maraini ricordando il romanzo Fahrenheit 451, che raccontavano le favole alle loro bambine:

    «In the concentration camp there were no books. Do you know the famous novel Fahrenheit 451, published by Ray Bradbury in 1953? It presents a dictatorship, which abolishes all books and burns them, like the Nazi’s used to do. So, what did the people in that situation do? They started to learn the classics by heart. There were no books, but there were people, person-books. I found this to be an extraordinary idea... So the first two books of my life were my father and my mother... In the concentration camp my mother recounted the Pinocchio tale many times and she also talked about Grimm’s Fairy Tales and about Cappuccetto Rosso (Little Red Riding Hood), etc.».

    Gli anni di prigionia a Tempaku furono molto duri: oltre alla paura di essere sgozzati dai giapponesi, o di morire sotto i bombardamenti degli Alleati, i Maraini patirono la fame, furono attaccati da parassiti e vermi di ogni genere, e contrassero continue malattie, tra cui il beriberi, lo scorbuto, la dissenteria, gli orecchioni, eccetera. Forse qualcuno di loro sarebbe morto senza lo yubikiri di Fosco che, il 17 luglio 1944, si mozzò il mignolo e lo gettò in segno di sfida al più crudele dei guardiani, il quale lì per lì reagì in modo violento. Dopo qualche giorno, però, gli portò una capra come segno di ammirazione per il gesto compiuto che s’ispirava a un’antica tradizione dei samurai. Fu grazie al latte prodotto dalla capra che le bimbe riuscirono a nutrirsi e a sopravvivere nel periodo più duro della loro reclusione (da luglio 1944 a maggio 1945).

    3. Fame

    Fame⁸ è un racconto composto dalla Maraini a novembre del 2005 che è ispirato al periodo d’internamento a Kosaiji, vicino al tempio buddista di Nagoya, dove i prigionieri di Tempaku furono spostati l’8 maggio 1945. Le condizioni fisiche e psicologiche della piccola Cina sono le stesse in cui versava Dacia e la sua famiglia in quel difficile periodo di prigionia. La storia può essere letta attraverso i principi di Thanatos ed Eros, quest’ultimo da intendersi come impulso di sopravvivenza. Un serpente interrompe il bellissimo sogno premonitore di Cina che sta per dare un morso a una pagnotta, privandola di quella fonte unica di gioia che le poteva venire dal mangiare uno dei più sani e diffusi alimenti che esistono. Dopo il brusco risveglio, Cina lascia la stanza dove il resto della famiglia sta dormendo e raggiunge l’altare di Budda, varcando quello spazio sacro riservato ai defunti (Thanatos), in cui lei spera di trovare qualcosa di cui nutrirsi (Eros). Quando Cina vede che nelle scodelle votive non è rimasto nulla (non un chicco di riso o di soia, né qualche fogliolina di tè verde, né qualche briciola di omochi, e neanche un poco di sakè o di vino), pensa che a prendersi le offerte siano stati gli spiriti dei morti (Thanatos).

    La piccola rimane molto sorpresa quando s’accorge che a mangiare tutto è stato un magro topolino che lei riesce ad afferrare per la coda e che istintivamente vorrebbe uccidere (Thanatos), per condividerlo con le sorelline che da più di un anno non hanno mangiato la carne (Eros). Mossa a pietà da due topini giunti a soccorrere la mamma, Cina molla la presa e lascia scappare la preda. La storia si conclude con la bambina che torna al suo giaciglio ed

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