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Faville di umanità tra gli orrori della guerra: Campagna di Russia 1942-1943  Racconti e noterelle di un reduce
Faville di umanità tra gli orrori della guerra: Campagna di Russia 1942-1943  Racconti e noterelle di un reduce
Faville di umanità tra gli orrori della guerra: Campagna di Russia 1942-1943  Racconti e noterelle di un reduce
E-book135 pagine1 ora

Faville di umanità tra gli orrori della guerra: Campagna di Russia 1942-1943 Racconti e noterelle di un reduce

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«Mamme e padri, se vivete ancora, figli e spose, non cercate di conoscere o di immaginare come è morto il vostro congiunto. Né in questo... né nell'altro mondo. È morto e basta. Troppo grande sarebbe lo strazio per voi e anche per lui, sfortunato e valoroso, se sapesse che non vi è stata risparmiata la verità. È morto e basta, la sua lunga agonia, ferito e solo, magari su di un filo spinato, le sue orride ferite, solo, nella notte e nel gelo, per quanto sia durata è finita». Vittorino Chioffi è uno dei superstiti della tragica ritirata di Russia. Questo libro è il racconto, tra mille pericoli e peripezie, di un tenente della Sanità del Regio Esercito che ha visto con i propri occhi il dolore immenso della morte, della perdita, della fine di ogni speranza. L'Armir di fronte all'avanzata dell'Armata Rossa si dissolve e l'autore con pochi altri, fortunosamente riesce ad uscire dalla sacca. Tra camion e ambulanze, lunghe file di disperati a piedi, le isbe e la popolazione, i carri armati sovietici, gli attacchi aerei, Chioffi osserva pietosamente l'umanità disfatta in guerra
LinguaItaliano
Data di uscita28 ott 2019
ISBN9788832281040
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    Anteprima del libro

    Faville di umanità tra gli orrori della guerra - A cura di Maria Cristina Chioffi

    ritirata.

    Introduzione di Maria Cristina Chioffi

    Il papà morì il 23 gennaio 1989.

    La notte di Natale del 1988 aveva avuto un grosso infarto miocardico. Il secondo, dopo quello del 1977.

    Per una settimana circa venne tenuto in coma farmacologico. Al suo risveglio fui io a raccogliere le prime parole: cosa sono stati quei botti?... ho sentito dei botti …. e quelle voci … e la sua voce cedette alla commozione … le voci di quei ragazzi, sul filo spinato, che chiamavano la mamma....

    Il papà non raccontava, era troppo doloroso. La sua delicata sensibilità, inoltre, stendeva un velo di silenzio a protezione nostra, per l’inevitabile conseguente condivisione della sua sofferenza, nel caso in cui avesse dato voce alla memoria.

    In determinati anniversari, tuttavia, od anche a fini educativi, lui ci raccontava episodi di cui era stato testimone, ma erano sempre e solo storie di umanità. Non vi era mai nel suo racconto la descrizione atroce e straziante del dolore, bensì quella di un’umanità sublimata dall’orrore della guerra ed esaltata nel rapporto tra un soldato nemico ed un popolo buono, di donne, di anziani genitori e di bambini. Il silenzio che seguiva a questi racconti, assieme allo sguardo che si perdeva verso immagini solo a lui note, raccontavano però molto di più di quelle tenere parole.

    Dopo l’infarto del 1977 e più di 40 anni di appassionato lavoro dedicato alla salvaguardia della salute pubblica ed alla ricerca scientifica, il papà andò in pensione. Il cuore, il suo grande cuore, ormai malato, continuava dolorosamente a bussargli in petto ed allora, per sentirsi vivo, come diceva lui, decise di dargli voce ed iniziò a scrivere.

    Si avvicinò alla scrittura con molta umiltà, come era nel suo stile e, consapevole dei suoi limiti ed in linea con la metodologia scientifica che gli era congeniale, si confrontò anche in qualche concorso letterario.

    Scrisse molto, prevalentemente poesie, ma anche racconti, un’autobiografia e tre opere teatrali. La sua produzione letteraria per lo più veniva condivisa con noi che, con familiare affetto ed a volte anche affettuosa ironia, lo seguivamo e sostenevamo nella sua nuova carriera umanistica.

    Non ci aveva mai confidato però di avere scritto, dopo tanti anni, le sue memorie sulla guerra di Russia.

    Subito dopo la sua morte, per sentirlo ancora vicino, mi buttai a capofitto nella lettura dei suoi scritti e con sorpresa in un cassetto le trovai.

    Ricordo che le lessi d’un fiato. In quelle pagine ritrovavo le storie che conoscevo: il piccolo Valigia, la dolcissima Nina, il cagnolino Tobcka…, ma trovavo anche elementi per capire cosa si nascondesse dietro quei silenzi e quegli sguardi.

    Potevo anche, forse almeno in parte, rappresentarmi l’angoscia e la disperazione vissute nella drammatica notte di Natale del 1942: nei nostri Natali di pace, vi era sempre un cenno a ricordo di quella notte. Eravamo bambini e lo ascoltavamo mentre riuniti intorno al tavolo attendevamo l’Evento; bambini come quelli di allora, in attesa vana del rientro dal fronte dei loro papà …, papà come lui. Noi eravamo figli di miracoli!

    Ecco che allora quelle parole tremanti e commosse, che erano uscite dopo tantissimi anni dalla profondità del suo cuore, liberate dalla fragilità e raccolte al capezzale di un letto che non lasciava speranza, non erano solo la mia memoria di un momento di altissima commozione, ma sembravano ricongiungersi, al di là del tempo, in un’altra dimensione, all’eco lontana delle voci di quei poveri ragazzi, quasi come una preghiera, la consegna di un’eredità morale per non dimenticare e per onorare quei valorosi e sfortunati che sono caduti o che sono ritornati, purtroppo, menomati.

    Ho sempre sentito quindi nei confronti di questa memoria, non solo un legame affettivo ma anche un impegno, ed ho sempre desiderato condividere pubblicamente questi scritti, ma per molti anni le trincee del mio quotidiano che non lasciava altro spazio, non me l’hanno consentito.

    Ora che ho un po’ più di tempo le ho riprese in mano e le ho trascritte, lasciandole esattamente come lui ce le ha consegnate. Non è stato cambiato nulla, neanche la sequenza, che rispecchia probabilmente il riaffiorare dell’onda dei ricordi: tutto corrisponde alla realtà vissuta e da lui ricostruita nei tempi e nei luoghi, grazie anche alle annotazioni scritte sul suo diario ed a molte lettere. Nulla è frutto di fantasia.

    Io ho solo deciso quale titolo dare tra i due che lui aveva lasciato: Faville di umanità tra gli orrori della guerra (campagna di Russia 1942- 1943). Racconti e noterelle di un reduce e La mia campagna di Russia 1942 -1943 (Ricordi umani e tragici di un reduce).

    Ho preferito il primo, evocante l’immagine di un focolare domestico attorno al quale un padre si racconta ai propri figli, ma anche, per me, consolatore del suo dolore.

    CIMITERO DI GUERRA

    Centrato in pieno

    da un colpo di cannone:

    questa era la bella morte

    pregata a sollievo del martirio.

    Non sappiano le mamme

    quante volte furono invocate

    lungo il cruento inutile calvario.

    Ma più che del marciume a vita

    meglio il nome lapidato in bronzo

    nel vasto prato silente

    tra i mille e mille

    nati sotto cattiva stella.

    Uomini veri, giganti

    che avevano creduto perché puri.

    Vestale,

    attendono una lacrima ed un fiore.

    La buona sorte mi appare ora

    come misera viltà.

    Vittorino Chioffi

    Il viaggio

    Il viaggio di andata*

    Chiamato in servizio per esigenze eccezionali ed assegnato all’ospedale Militare di Bologna. Telegramma n. 3249 del 20 novembre 1942, della Direzione di Sanità Militare di Bologna: presentarsi al Comando di Bologna.

    Giovedì 26 novembre 1942: si reca a Bologna.

    Venerdì 27 novembre 1942: al comando gli comunicano che deve partire il giorno dopo. Gli negano una piccola dilazione per organizzarsi.

    Assegnato all’837° Ospedale da Campo** (Centro mobilitazione Osp. Milit. Ancona) disp. Ministeriale n.06/76129/100/2/13 del 10-10-942, lì 27 novembre 1942

    Sabato 28 novembre si presenta (volutamente) in ritardo alla partenza della tradotta (tanto peggio di così…).

    Martedì 1 dicembre: partenza da Bologna, via Padova, Venezia, Udine, Tarvisio.

    Mercoledì 2 dicembre: Ungheria.

    Giovedì 3 dicembre: entra in Polonia; alla sera arriva a Leopoli.

    Venerdì 4 dicembre: Kiev.

    Domenica 6 dicembre: è dopo Charkov.

    Lunedì 7 Dicembre: arrivo a Millerowo.

    Il viaggio di ritorno*

    Giovedì 7 gennaio 1943 ore 15.30: partenza da Millerowo.

    Sabato 9 gennaio 1943: Voroscilovgrad.

    Martedì 19 gennaio 1943: è ancora a Voroscilovgrad.

    Venerdì 22 gennaio 1943: è in viaggio. Scrive da Ricovo (che sia Rodakove?).

    Martedì 26 gennaio 1943: è a Stalino.

    Mercoledì 3 febbraio 1943: è ancora a Stalino.

    Lunedì 8 febbraio 1943: Dnipropetrovski.

    Giovedì 25 febbraio 1943: è ancora a Dnipropetrovski.

    Domenica 28 Febbraio 1943: è a Piervomais.

    Martedì 30 marzo 1943: Parte da Piervomais verso Gomel.

    Sabato 3 aprile 1943: arriva a Gomel.

    Venerdì 14 maggio 1943: parte da Gomel.

    Venerdì 21 maggio 1943 ore 22: Tarvisio.

    Rimpatriato dalla Russia con 837° Ospedale da Campo, per nuova destinazione e varcata la frontiera di Tarvisio lì 21 maggio 1943.

    Domenica 23 maggio 1943: partenza da Tarvisio per andare a Firenze, via Udine, Mestre, Padova, Rovigo….

    Dal (24?) maggio al 7 (?) Giugno 1943: campo contumaciale di Scandicci (FI).

    Martedì 8 giugno 1943: Ancona, alloggia all’albergo Roma.

    Lunedì 21 giugno 1943: Savigliano (CN) Caserma Principe Amedeo.

    Venerdì 16 luglio 1943: è ancora a Savigliano.

    Sabato 24 luglio 1943: Inviato in licenza per rimpatrio di gg 20+4.

    Giovedì 12 agosto 1943: Sottoposto a visita medica presso la C.M.O. di Padova è giudicato temporaneamente non idoneo al servizio militare incondizionato, ma idoneo a quello limitato per due mesi.

    Mercoledì 18 agosto 1943: rientrato all’ospedale militare di Ancona.

    Martedì 14 settembre 1943: partenza da Ancona per licenza illimitata e rientro a casa.

    Giovedì 26 aprile 1945: Considerato in servizio dal 9 settembre 1943 al 26 aprile 1945, data di liberazione del territorio della provincia di Rovigo, perché non ha aderito, giurato e prestato servizio durante la pseudo R.S.I … Tale nella forza in congedo del distretto militare di Rovigo dal 27 aprile 1945.

    * Le date sono tutte documentate: principalmente dalle lettere e secondariamente dal diario. Le parti virgolettate sono tratte dal Foglio Matricolare.

    **L’837° Ospedale da Campo all’inizio della spedizione in Russia faceva parte dello CSIR ed era assegnato alla 3° Divisione Celere. Durante l’estate del 1942 fu trasformato in Ospedale d’Armata, inquadrato nella Sezione Sanità dell’Intendenza dell’8° Armata e destinato alla sede di Millerowo.

    Prefazione

    Sono uno di coloro che hanno avuto la fortuna di tornare dal fronte russo.

    Come gli altri, ho vissuto molte volte la disperazione di non potermi salvare.

    Su spunti autentici, colti a distanza di tempo, ho isolato tra i miei ricordi alcuni episodi di cui sono stato partecipe.

    Ne ho tratto dei racconti in cui ho tentato di rappresentare oltre al tragico anche l'umano.

    A tanti anni di distanza tutto appare un po' ovattato e poiché in quei drammatici momenti che si susseguirono l'un l'altro con estrema

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