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Una donna con tre anime
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E-book103 pagine1 ora

Una donna con tre anime

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Futurismo femminista
Coerente sviluppo dei temi già espressi negli articoli apparsi su L’Italia futurista, Una donna con tre anime è un’ironica prefigurazione, in chiave avveniristica e fantastica, di un’Eva del futuro, incarnata, nella finzione letteraria, dall’anonima e «polverosa» Giorgia Rossi che in un breve lasso temporale sperimenta, per un’alterazione psichica dovuta a un incidente elettromagnetico, tre personalità lontanissime dalla sua natura originaria (emblema del cliché della moglie «buona», «mite», «timida», rassegnata al proprio destino, incarnata in un corpo «che non ha mai destato in alcuno un interessamento erotico»). Esse le comportano, rispettivamente, sintomi di sensualità priva «di qualsiasi pregiudizio morale», un temperamento virile e doti di sensibilità straordinaria, di tipo medianico, amplificate da «nuovi sensi irradiati immaterialmente nell’infinito»: continua fuga in avanti dalle costrizioni della banalità quotidiana.
Seguendo gli studi di Rudolf Steiner da un lato, e di Carl Jung dall’altro, le tappe della trasformazione di Giorgina, di cui la stessa struttura ternaria è di per sé un richiamo alla forza magica del numero che la caratterizza, simboleggiano dunque l’iter di evoluzione verso quello stato di coscienza superiore, alchemica, che si raggiunge grazie alla fusione di tutti i sensi in uno, in grado di attraversarli e di oltrepassarli.
Senza sapere noi quale sarà la donna del futuro, ci basti leggere l’epilogo del romanzo per riflettere sulle trasformazioni già accadute nel nostro tempo e «per non essere colti, di sorpresa, dalla fatalità evolutiva che incombe».
Il testo di Rosa Rosà rimane, a detta di moltissimi commentatori, una delle migliori espressioni della letteratura italiana che possiamo ricondurre alla corrente del futurismo.
L’autrice
Rosa Rosà, pseudonimo di Edith von Haynau anche Edith Arnaldi è stata una scrittrice e disegnatrice austriaca naturalizzata italiana, esponente del Futurismo.
Nata a Vienna da una famiglia dell’aristocrazia, fu educata in casa da precettori e solo ormai adulta frequentò la scuola d'arte a Vienna contro il parere familiare. Conobbe nel 1907 e sposò nel 1908 lo scrittore italiano Ulrico Arnaldi, con il quale ebbe quattro figli tra il 1909 e il 1915. Venne a contatto con il movimento del Futurismo durante la prima guerra mondiale, mentre il marito era al fronte.
Nella sua attività letteraria e artistica adottò lo pseudonimo di Rosa Rosà, da una omonima cittadina veneta. Si interessò di letteratura, disegno e grafica.
Una donna con tre anime (1918), è considerato un primo esempio di fantascienza femminista.
LinguaItaliano
Data di uscita12 lug 2018
ISBN9788833260419
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    Una donna con tre anime - Rosa Rosà

    cover.jpg

    Rosa Rosà

    Una donna con tre anime

    Romanzo futurista

    Fuori dal coro

    KKIEN Publishing International

    info@kkienpublishing.it

    www.kkienpublishing.it

    Prima edizione digitale: 2018

    In copertina: disegno di Rosa Rosà

    ISBN 9788833260419

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    Table Of Contents

    «Le donne cambiano finalmente»

    Futurismo al femminile di Rosa Rosà

    I

    II

    III

    IV

    V

    VI

    VII

    VIII

    IX

    Altri racconti e articoli

    La sarabanda

    I

    II

    III

    IV

    L’infermiere

    I

    II

    III

    Da L’Italia futurista

    Moltitudine

    Romanticismo sonnambulo

    Novella

    Le donne del posdomani 1

    Risposta a Jean-Jacques...

    Come si seducono le donne.

    Donne - Amore - Bellezza.

    Perché la borghesia sia meno noiosa

    Le donne cambiano finalmente

    Le donne del posdomani 2

    «Le donne cambiano finalmente»

    Futurismo al femminile di Rosa Rosà

    di Cristina Tagliaferri

    Scoprire testi dimenticati come quello dell’austriaca Edith von Haynau (Vienna, 1884-Roma, 1978), in arte Rosa Rosà, porta spesso a constatare come dietro a ciascuno di essi si celino storie di donne dall’esistenza per certi versi straordinaria: esse stesse un romanzo, per le vicissitudini non comuni che le contraddistinguono.

     Edith, di estrazione aristocratica, era pronipote del generale Julius, stretto collaboratore di Radestsky passato alla storia con l’infausto epiteto di ‘Iena di Brescia’, per la repressione sanguinosa avvenuta nel corso dei moti rivoluzionari delle Dieci giornate. La sua educazione fu affidata a precettori privati, dal momento che la famiglia non volle mai inserirla in una scuola. Trascorse l’infanzia in solitudine, coltivando il disegno e lo studio del violino, nonché letture e fantasie che la portarono a redigere un suo personale giornalino di viaggi e avventure immaginarie ambientate in Italia e India. Frequenterà la Scuola d’arte di Vienna in età quasi adulta, ribellandosi apertamente alle imposizioni del proprio ambiente di vita.

     Nel 1908 sposò uno scrittore italiano, Ulrico Arnaldi, conosciuto un anno prima nel corso di una crociera a Capo Nord, trasferendosi quindi a Roma. Dopo la nascita dei quattro figli, nel 1915 il marito venne richiamato alle armi: da questo momento la donna sentì risvegliarsi i suoi interessi letterari, sviluppandoli in una direzione ben precisa.

     Si avvicina infatti al movimento futurista e in particolare al gruppo fiorentino erede della rivista «Lacerba», raccolto intorno a «L’Italia futurista» (1916-1918), caratterizzatosi per la concezione «cerebrale» dell’arte e per la tendenza a indagare lo psichismo e la medianità. Aderente è il «collettivo poetico» composto, oltre che da Filippo Tommaso Marinetti, da Bruno Corra, Arnaldo Ginna, Maria Ginanni, Irma Valeria, Emilio Settimelli, Mario Carli e Remo Chiti.

     Significativa è la volontà della von Haynau di cambiare identità, come a cancellare le proprie ingombranti radici, coerentemente con quello stesso ‘passatismo’ bersaglio dei futuristi: da qui la scelta coraggiosa dello pseudonimo che la legherà per sempre all’Italia, con la cultura e la lingua che le appartiene. Ciò le permette anche di intraprendere la sua attività di scrittrice, non senza difficoltà, schierandosi con articoli e racconti dalla parte della dibattuta ‘questione femminile’, per una ridefinizione della posizione della donna in seno alla società.

     Non a caso Marinetti ha appena pubblicato Come si seducono le donne (1917), saggio irriverente subito censurato. In risposta, nell’ambito della querelle ospitata fra le pagine del periodico fiorentino, la Rosà scrive che «gli istinti femminili lentamente ma sicuramente si stanno mutando verso il tipo superiore»:{1}

    Le donne avvertono gli uomini, che accanto alla loro facoltà di amare, e di essere compagne dolci ogni tanto stupide, remissive e ogni tanto illogiche, candide altruiste innamorate, e talvolta bugiarde e amorali, esse stanno per acquistare una novità: un metàcentro astratto, inconquistabile, inaccessibile alle seduzioni le più esperte, ‒ inaccessibile ai consumatori dei tonici uso «Fernet».

    Stanno per conquistare la coscienza di un libero «Io» immortale, che non si dà a nessuno e a nulla.

    Invece pare, che gli uomini siano ancora al punto di vista degli antichi Israeliti, che negavano l’anima alla donna…{2}

    In linea con queste convinzioni, ma nella consapevolezza delle lacerazioni che avrebbero atteso le donne ‘liberate’ e mutate dall’esperienza bellica,{3} con una modificazione dei ruoli tradizionali in virtù del loro ingresso nel mondo del lavoro, Rosa Rosà matura l’idea di costruire un romanzo sulla femmina del futuro. Nel 1918 pubblica Una donna con tre anime, per i tipi dello Studio Editoriale Lombardo; testo riproposto l’anno seguente nell’edizione Facchi (Non c’è che te! Una donna con tre anime e altre novelle).

     Un precedente ideologico rispetto alla realizzazione di questo tipico romanzo «sintetico», secondo lo stile prediletto dai futuristi (teorizzato però ufficialmente solo nel 1939 oltre che da Marinetti, da Luigi Scrivo e da Piero Bellanova), si trova espresso nei manifesti di Valentine de Saint-Point, la quale aveva opposto al marinettiano «disprezzo della donna» il modello di una «sublime Androgyne», cioè un essere forte, consapevolmente autonoma, sulla scorta di eroine quali «le Erinni, le Amazzoni, le Semiramide, le Giovanna d’Arco, le Giovanna Hachette; le Giuditta e le Carlotta Corday; le Cleopatra e le Messalina, le guerriere che combattono più ferocemente dei maschi».{4} Un tema condiviso anche da altre scrittrici francesi coeve, che collaborarono alle iniziative di Marinetti, fra cui la Madame Aurel de L’emotion nouvelle.{5}

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