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Matrimonio greco: Harmony Collezione
Matrimonio greco: Harmony Collezione
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E-book155 pagine2 ore

Matrimonio greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Merry Armstrong, segretaria personale del magnate greco Angel Valtinos, non è riuscita a resistere al suo fascino rude e carismatico, e quella debolezza le è costata molto cara. Adesso il suo capo è tornato, deciso a sposarla e a dare il proprio nome al suo legittimo erede. E il piano che ha messo in atto per convincerla a capitolare rappresenta la sua ultima, più grande sfida.
LinguaItaliano
Data di uscita20 ago 2019
ISBN9788830501713
Matrimonio greco: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Matrimonio greco - Lynne Graham

    successivo.

    1

    Il multimilionario greco Angel Valtinos, entrato a passo deciso nella sala d'attesa dell'ufficio del padre, si bloccò di colpo, le sopracciglia aggrottate, vedendo i suoi due fratelli. «Ma che cos'è? Una riunione di famiglia?»

    «O forse nostro padre ci ha convocati per una predica» commentò il principe Vitale Castiglione, il fratellastro, con evidente umorismo, perché avevano superato da tempo l'età in cui la disapprovazione paterna fosse motivo di preoccupazione.

    «Ha quest'abitudine?» chiese aggrottando la fronte Zac Da Rocha.

    Angel, ignorando la domanda, cercò lo sguardo di Vitale. Zac, il fratellastro illegittimo brasiliano, costituiva ancora un'incognita. Era una recente acquisizione della famiglia, e i fratelli non l'avevano ancora accettato del tutto e specialmente Angel, di natura sospettosa, non accordava con facilità la propria fiducia.

    Vitale gli sorrise. «Sei tu il maggiore» ricordò ad Angel. «Tocca a te entrare per primo.»

    «Non è che mi faccia piacere in quest'occasione» borbottò lui, ma si liberò alla svelta di quella insolita sensazione di disagio.

    Dopotutto Charles Russell non era mai stato un padre particolarmente severo con i figli. Anzi, dovette riconoscere Angel, era stato un padre più che decente. Charles non era stato sposato a lungo né con sua madre né con quella di Vitale, ma si era assunto il compito, dopo i due divorzi, di seguire i figli, conservando con loro un ottimo rapporto. Angel inoltre era grato al padre per la mente acuta che sospettava di aver ereditato da lui. In compenso sua madre era un'ereditiera greca, frivola e superficiale, e la cura e l'educazione del figlio sarebbe stata inconsistente senza gli interventi decisi di suo padre.

    Charles Russell andò incontro al figlio maggiore.

    «Sei in ritardo» lo rimproverò senza preamboli.

    «La riunione del consiglio è durata più del previsto» si giustificò Angel. «Di cosa si tratta? Vedendo Zac e Vitale in sala d'attesa mi sono domandato se per caso si trattasse di un'emergenza familiare.»

    «Dipende da ciò che consideri emergenza» ribatté Charles studiando il figlio trentatreenne, che lo superava in altezza di diversi centimetri.

    Un figlio del quale essere orgogliosi, aveva pensato Charles fino a poco prima, quando alcune informazioni inquietanti l'avevano ferito nell'orgoglio paterno. A essere sinceri, Angel aveva in sé i geni di un'antica ricchissima famiglia greca, conosciuta più per la tendenza all'autodistruzione che per i suoi successi. Invece Angel l'aveva reso orgoglioso conquistando un'ottima reputazione nel mondo degli affari. Lui era il primo dei Valtinos ad accumulare più denaro di quanto ne spendeva. Da figlio intelligente, leale e affettuoso quale l'aveva sempre considerato, era l'ultimo da cui si sarebbe aspettato di essere deluso. Eppure Angel l'aveva fatto, tradendo un'inaspettata vena di egoismo e irresponsabilità tipica dei Valtinos.

    «Dimmi di cosa si tratta» lo spronò Angel con la consueta franchezza.

    Charles si appoggiò alla scrivania. Era un uomo ancora piacente, con i capelli grigi, che aveva superato la cinquantina. I tratti del viso erano tesi. «Quando ti deciderai a crescere?» borbottò aspro.

    Confuso, Angel sbatté le palpebre. «È uno scherzo?» mormorò.

    «Purtroppo no» confermò suo padre. «Una settimana fa ho saputo da una fonte certa di essere nonno...»

    Angel gelò, i tratti del viso del tutto privi di animazione, gli occhi velati. In meno di un attimo, tuttavia, rialzò il mento in modo aggressivo, accettando il colpo che gli era stato inferto. Qualcosa che aveva sperato di poter tenere sepolto era stato dissotterrato disgraziatamente dall'unico uomo al mondo la cui opinione teneva in gran conto.

    «E peggio ancora, il nonno di una bimba che non conoscerò mai, se tu non hai niente a che fare con lei» concluse Charles con tono di rincrescimento.

    Aggrottando la fronte Angel allargò le braccia in un gesto di resa, tipico greco. «Pensavo di proteggerti...»

    «No, il tuo solo intento era quello di proteggerti» lo contraddisse Charles senza esitazione. «Dagli impegni e dalle responsabilità che comporta un figlio.»

    «È stato un incidente. Dovrei mettere la mia vita sottosopra per una disgrazia?» sbottò Angel cercando di difendersi.

    L'espressione di suo padre era tribolata. «Io non ti ho considerato una disgrazia.»

    «Il tuo rapporto con mia madre era su un piano differente» borbottò lui.

    Suo padre aggrottò la fronte. «Angel... non ti ho mai detto l'intera verità sul matrimonio con tua madre perché non volevo darti un motivo per disprezzarla» ammise riluttante. «Ma il fatto è che Angelina si è fatta mettere incinta nel momento in cui ha capito che volevo porre fine alla nostra relazione. L'ho sposata perché era incinta, non perché l'amavo.»

    Angel fu colpito da questa rivelazione, ma non scioccato, perché aveva sempre saputo che sua madre era egoista e viziata e non sapeva accettare un rifiuto. Alzò gli occhi, lo sguardo cinico. «E sposarla non ha funzionato, vero? Quindi direi che non intendi suggerirmi di sposare la madre di mia figlia...»

    «No, sposare Angelina Valtinos per me non ha funzionato» convenne Charles. «Ma ha funzionato ottimamente per te. Ti ha dato un padre con il diritto d'interferire, un padre che ha sempre avuto a cuore il tuo interesse.»

    «Quindi devo ringraziarti per il tuo sacrificio.»

    «Non vado in cerca di ringraziamenti. Lo splendido bimbo è diventato un uomo che rispetto...»

    «Salvo per questa piccola questione» lo interruppe acido Angel.

    «Hai gestito male tutta la situazione. Ti sei affidato agli avvocati dei Valtinos, la cui sola motivazione è proteggere te, il nome dei Valtinos e la fortuna...»

    «Esattamente» sbottò Angel. «Mi hanno protetto.»

    «Ma tu non vuoi conoscere tua figlia?» riprese Charles frustrato.

    Angel serrò le labbra, ora davvero irritato. «Certo, mi farebbe piacere, ma dovrei superare l'opposizione di sua madre.»

    «Ah, è così che la vedi? È a lei che dai la colpa di questa situazione?» ribatté suo padre. «I tuoi avvocati l'hanno costretta a firmare un documento che la impegna a mantenere il segreto in cambio di un sostegno finanziario, e tu non hai mostrato il minimo interesse di poter vedere tua figlia.»

    Angel s'irrigidì cercando di tenere a freno la collera, deciso a non cedere a quella rabbia frustrante che si stava insinuando in lui. Che fosse dannato se avrebbe permesso che quell'esasperante questione della bambina s'intromettesse tra lui e il padre che adorava. «All'epoca la bambina non era ancora nata. Non avevo idea di cosa avrei provato una volta che fosse venuta al mondo.»

    «I tuoi avvocati ovviamente si sono preoccupati di proteggere la tua privacy e la tua ricchezza. Ma il tuo ruolo dovrebbe essere quello di concentrarti sull'aspetto familiare» affermò Charles con enfasi. «Invece ti sei inimicato la madre di tua figlia.»

    «Non era mia intenzione. Affidarsi agli avvocati dei Valtinos era un modo per evitare reazioni dannose da parte mia nella questione.»

    «E come ha funzionato per te questo approccio impersonale?»

    Per poco Angel non emise un gemito di esasperazione. Per la verità aveva combinato un bel disastro, ottenendo ciò che riteneva di volere, per poi scoprire troppo tardi che in effetti non era ciò che voleva. «Lei non vuole che vada a vedere la bambina.»

    «E la colpa di chi è?»

    «Mia» ammise Angel. «Ma attualmente cresce mia figlia in condizioni non proprio accettabili.»

    «Già, lavorare come inserviente in un canile, mentre si alleva la prossima erede Valtinos, non è del tutto raccomandabile» rimarcò suo padre. «Be', se non altro quella donna non è una cacciatrice di dote. Se lo fosse stata si sarebbe stabilita a Londra, facendo la bella vita con quanto tu le passi, e non si sarebbe rintanata nella campagna del Suffolk con una zia di mezza età, lavorando per vivere.»

    «La madre di mia figlia è pazza!» esplose Angel, tradendo per la prima volta un'emozione sull'argomento. «Vuole farmi sentire in colpa!»

    Dubbioso, Charles aggrottò un sopracciglio. «Credi? Mi sembra uno sforzo inutile nei confronti di un uomo che si rifiuta di vedere.»

    «Ha avuto la faccia tosta di dire ai miei avvocati che non può permettermi di far visita a mia figlia senza rischiare di venir meno all'accordo firmato di non far trapelare niente...» borbottò Angel.

    «Ci sono dei motivi validi in quanto sostiene» rimarcò pensieroso suo padre. «I paparazzi ti seguono ovunque e una tua visita attirerebbe l'attenzione su di lei e sulla bambina.»

    «Sarei molto discreto.»

    «Purtroppo è un po' tardi per richiedere il diritto di visita. Avresti dovuto pensarci subito, perché per la legge britannica i padri non sposati hanno ben pochi diritti.»

    «Mi stai suggerendo di sposarla?» chiese Angel incredulo.

    «No.» Charles scosse il capo dai capelli grigi per enfatizzare la negazione. «Una cosa del genere deve venire dal cuore.»

    «O dal cervello» contestò Angel. «Potrei sposarla, condurla in Grecia e poi ingaggiare una battaglia legale per la custodia là, dove sarei avvantaggiato. È un'opzione che mi ha suggerito uno dei legali.»

    Charles osservò quel figlio arido e privo di rimorso con una certa apprensione, perché non era mai stata sua intenzione esacerbare la situazione tra suo figlio e la madre della bambina. «Mi auguro che non ti abbassi a un tale livello. Sicuramente si possono trovare altre vie, no?»

    Ma era così? Angel non ne era convinto neppure mentre assicurava al padre preoccupato che avrebbe risolto in qualche modo la situazione senza ricorrere ad azioni discutibili. Ma sarebbe stato possibile un accordo?

    Dopotutto, come poteva essere certo di qualcosa a quel riguardo? Merry Armstrong l'aveva ostacolato con una raffica di argomenti infamanti invece di concedergli semplicemente ciò che lui voleva. Angel non era abituato a un comportamento tanto irrispettoso. Ogni volta che lei lo aveva assalito con le sue accuse era rimasto scioccato dall'esperienza per niente familiare.

    Praticamente, nella vita aveva avuto sempre ciò che voleva. Le donne di solito lo adoravano, vivevano per compiacerlo, adularlo, soddisfarlo. Era sempre stato così nel mondo dorato di Angel. E lui aveva dato tutto per scontato fino a quel disgraziato giorno in cui aveva deciso d'invischiarsi con Merry Armstrong...

    L'aveva notata subito, i lunghi capelli mogano legati in una coda di cavallo che le scendevano fin quasi alla schiena, gli occhi azzurri e le labbra voluttuose che sapevano di sensualità e di peccato. Da quando le loro strade si erano incrociate, la collisione era stata inevitabile, anche se si era sempre ripromesso di non portarsi a letto una delle proprie dipendenti.

    Merry strinse tra le dita tremanti la lettera che le aveva appena consegnato il postino. Un cagnolino le gironzolava intorno alle gambe, ancora eccitato per il suono del campanello.

    «Bravo, Tiger» ordinò decisa Merry, ricordando che ospitavano il cagnolino con l'intento di educarlo per poi trovargli un nuovo padrone. Ma, pur sapendolo, con Tiger aveva spezzato le regole ferree di zia Sybil, affezionandosi troppo alla bestiola e permettendogli di salirle in braccio o di accoccolarsi sul divano; zia Sybil adorava i cani, ma era convinta che non andassero né coccolati né viziati. A Merry passò per la testa l'idea di essere emotivamente danneggiata, proprio come Tiger era stato traumatizzato per colpa della cattiveria umana: Tiger trovava conforto nel cibo, e lei nell'abbracciare stretto un cagnolino. Ma forse non faceva altro che prendersi in giro considerando l'umiliazione che aveva subito da Angel a livello di un abuso. Non era che stesse facendo di un'inezia una tragedia, come le aveva detto una volta zia Sybil?

    Ma purtroppo bisogna provare per credere, e infatti la busta con il timbro di Londra che si stava rigirando tra le mani le fece contorcere lo stomaco. Era un'altra comunicazione da parte di un legale, e non trovò la forza di aprirla. Con un brivido di repulsione intriso di paura infilò la lettera nel cassetto

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