La segretaria e il milionario: Harmony Collezione
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Erin Turner pensava che finalmente la sua vita sa-rebbe cambiata in meglio, ma l'intervento di Dimitri ha distrutto tutte le sue speranze. La verità è che, quando si tratta di affari e di donne, Dimitri Makarov non lascia mai le cose a metà. Adesso lui è tornato per riprendersi suo figlio e per riavere lei nel suo letto, ma lo aspetta un'amara sorpresa.
Sharon Kendrick
Autrice inglese, ama le giornate simili ai romanzi che scrive, cioè ricche di colpi di scena.
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Anteprima del libro
La segretaria e il milionario - Sharon Kendrick
successivo.
1
Non significa niente, è solo il mezzo per raggiungere uno scopo. Poche parole, una firma su un pezzo di carta e dopo...
Erin deglutì, mentre il vestito bianco di seta le sfiorava le caviglie nude. Dopo sarebbe riuscita a costruirsi un futuro migliore, un futuro diverso. Soprattutto sarebbe stata al sicuro, e non era proprio quella la ragione di tutto? Sarò al sicuro.
Stringeva con le mani sudate il mazzo di fiori che il suo futuro sposo aveva voluto farle comprare. «Darà un tocco di autenticità...» aveva detto. Erin si domandò se il suo sorriso brillante benché forzato avrebbe avuto lo stesso effetto. Ne dubitava...
Avvicinandosi al tavolo dell'ufficiale di stato civile si vide riflessa in uno specchio, il viso bianco quasi quanto l'abito da sposa. Al suo fianco un uomo gentile, un caro amico che lei fingeva di amare... almeno fino alla conclusione della cerimonia. E quella era la parte più difficile di tutte.
Perché ormai Erin non credeva più nell'amore.
Si era innamorata una volta ed era servito solo a confermare quello che già sapeva: che l'amore è per gli sciocchi e lei era stata la più sciocca di tutti. Aveva scelto un uomo della peggior specie, che non meritava il suo amore, che non meritava l'amore di nessuno.
I due testimoni stavano seduti tranquilli e anche l'ufficiale di stato civile sorrideva, ma nonostante il sorriso lei percepiva il sospetto nello sguardo di quella elegante donna di mezza età.
Ha indovinato qualcosa?, si domandò con apprensione. Ha intuito che sto per infrangere la legge per la prima volta in vita mia?
Al suo fianco, Chico tese la mano e strinse le dita attorno al suo polso, dandole una stretta d'incoraggiamento mentre il funzionario cominciava a pronunciare le formule di rito.
«Siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di Chico ed Erin...»
Seguì una pausa e si sentì dapprima una porta aprirsi in fondo alla sala, in seguito il suono di passi calibrati. Il cuore le batteva così forte da lasciarla indifferente alla curiosità di sapere chi fosse entrato e le mani così sudate da farle temere che i fiori sarebbero scivolati a terra. E a quel punto venne pronunciata la domanda di rito, quella per cui si era allenata a non lasciar trapelare alcuna reazione che potesse creare sospetti.
«Se qualcuno dei presenti è a conoscenza di una ragione per cui questo matrimonio non dovrebbe essere celebrato, parli ora o taccia per sempre.»
Osservò l'ufficiale di stato civile annuire, come se a quella domanda potesse seguire solo la solita risposta silenziosa, quando invece all'improvviso una voce ruppe il silenzio.
«Da. Io ho qualcosa da dire.»
Erin si sentì gelare. Si voltò di scatto, scossa dall'accento russo di quella voce, rifiutandosi di credere a quello che cuore e corpo le stavano dicendo. Doveva trattarsi solo di un errore, non c'era altra spiegazione. Ma che pessimo tempismo!
Poi però fu catturata dalla luce brillante di un paio di occhi azzurro ghiaccio e il cuore impazzì. Non si trattava di un errore, quell'uomo era reale quanto l'improvviso flusso di sangue che le pompò il cuore con lo stesso effetto di una salva di fuochi artificiali sparati nella notte più buia.
Dimitri Makarov dominava la stanza con un misto di sex appeal e potenza, come sempre, come solo lui sapeva fare.
Senza accorgersene, quasi ipnotizzata da quello sguardo, conficcò le unghie negli steli dei fiori. Dimitri indossava un abito grigio argento che sottolineava la sua struttura imponente e la luce artificiale trasformava i suoi capelli in oro fuso. La sua presenza emanava un'aura di prestigio. Non era cambiato nulla dall'ultima volta che lo aveva visto.
Eppure Erin lo trovava diverso. Non aveva più gli occhi rossi e il viso era perfettamente rasato. Il suo sguardo era limpido e penetrante.
«Dimitri» sussurrò.
«Da. In persona» replicò con aria strafottente. «Contenta di vedermi?»
Lo sa, pensò Erin. Lo sa.
Inutile ripetersi che non poteva saperlo, sentiva che lo sapeva. Non lo vedeva da sei anni, da quando le aveva fatto capire quanto poco contasse per lui. L'atteggiamento nei suoi confronti era stato offensivo e scostante mentre le aveva chiarito quanto fosse stata irrilevante per lui, qualcuno da mettere da parte senza ripensamenti se si avvicinava troppo.
Perché era proprio quello che era successo: Erin gli si era avvicinata troppo.
Pensò a Leo, al motivo per cui si trovava lì, alla ragione per cui stava combattendo, e si sforzò di sorridere. Se solo si fosse mostrata debole, Dimitri l'avrebbe distrutta.
«È un pessimo momento» osservò, fingendo leggerezza.
«Non sono d'accordo, è proprio il momento giusto.»
«Sto per sposarmi con Chico, Dimitri.»
«Non credo proprio.» Il suo sguardo corse a Chico, che se ne stava immobile con la bocca aperta, l'espressione preoccupata.
«C'è qualche problema?» domandò l'ufficiale di stato civile in tono tranquillo, anche se Erin si accorse che teneva d'occhio il telefono, come per garantirsi un contatto con l'esterno.
«Solo un problema di natura emotiva» rispose Dimitri con disinvoltura, avvicinandosi a Erin.
Quando se lo trovò davanti, lei si irrigidì e nonostante il senso di collasso causato da quella vicinanza, non le sfuggì l'ironia delle sue parole. Davvero Dimitri Makarov poteva parlare di un problema di natura emotiva, quando con le emozioni aveva la stessa familiarità di uno squalo con il fuoco acceso per riscaldarsi le pinne?
«Signorina Turner?» L'ufficiale di stato civile richiamò la sua attenzione, fissandola con espressione interrogativa, ansiosa che quella commedia avesse una fine.
Ma non siamo affatto vicini alla conclusione, fece in tempo a pensare quando Dimitri la sovrastò come una nuvola che copre il sole, privandola di ogni capacità di reazione. E subito fu troppo tardi. La prese tra le braccia e la strinse con forza. Intrappolata dal suo corpo, aveva la sensazione che le sue dita lasciassero la loro impronta sull'abito di seta, penetrando addirittura fino alla pelle. Con il respiro affannato alzò il viso verso di lui, fissando i suoi occhi gelidi. Lui la studiò per un attimo e poi piegò la testa per baciarla.
Erin percepiva il suo disprezzo, ma non bastò per impedirle di socchiudere istintivamente le labbra, né di tremare per quel contatto. Sapeva che quel bacio non era dettato da affetto né da lussuria, ma soltanto dal desiderio di lasciare il proprio marchio, di rivendicare una proprietà. Eppure era un bacio troppo potente per resistergli, e ancora le fece desiderare, stupidamente, le cose che non avrebbe mai avuto.
L'attirò a sé, stringendola tanto da farle sentire quanto la desiderasse.
È scandaloso che lo faccia così platealmente mentre siamo in mezzo ad altra gente, pensò lei, ma al tempo stesso non poté fare a meno di reagire a quella provocazione, al desiderio di averlo dentro di sé. Sentiva il formicolio al seno che tradiva quella smania e cercò di trattenersi dal rispondere a quella pressione con la stessa intensità. Ansimava e il respiro si scioglieva in quello di Dimitri. Sentì la sua lingua sfiorarle le labbra nella promessa di un enorme piacere.
Perché solo lui riesce a farmi provare queste sensazioni?, si disperò. Chico farà qualcosa per fermarlo?, si domandò, ma subito si rispose da sola che non c'era molto da fare. Come avrebbe potuto cercare di fermare Dimitri, sapendo che stavano per commettere un illecito? Sapendo che quel matrimonio era solo una finta per poter ottenere il permesso di lavoro?
Il bouquet le sfuggì di mano e cadde a terra. Proprio quando si sentiva sul punto di svenire, Dimitri concluse il bacio e si staccò con un'occhiata di avvertimento. Lei capì esattamente che cosa significava. Aveva lavorato diversi anni per lui, conosceva il suo modo di ragionare e il messaggio dei suoi occhi di ghiaccio era inequivocabile.
Lascia fare a me, dicevano, suscitando la sua ribellione.
È davvero convinto di poter rientrare nella mia vita e decidere che cosa devo fare dopo tutto il dolore che mi ha fatto patire? Perché lei lo sapeva: Dimitri era uno di quelli che prendono e prendono, senza mai restituire niente. Questa volta però non potrà prendermi niente. Ci sono delle buone ragioni per cui non fa più parte della mia vita e altre addirittura ottime perché non debba più rientrarci.
«Come osi?» lo investì. Le tremava la voce. «Che cosa credi di fare?»
«Tu sai perfettamente che cosa, Erin.»
«Non puoi farlo» obiettò lei, affrontando il suo sguardo a testa alta. «Non puoi.»
«No?» la sfidò. «Stai a vedere.»
«Qualcuno vuole spiegarmi che cosa sta succedendo?» domandò l'ufficiale di stato civile con un tono che tradiva la sua irritazione. «Dobbiamo celebrare diversi matrimoni dopo questo e questa interruzione...»
«Questo matrimonio non si farà» la interruppe Dimitri con calma. «Vero Erin?»
Tutti si voltarono verso di lei: Chico, i due testimoni, l'ufficiale di stato civile... Lei però riusciva a vedere solo il viso di Dimitri e l'espressione di sfida dei suoi occhi di ghiaccio.
Di colpo diventò difficile ribellarsi. Di colpo le sue certezze andarono in frantumi di fronte alla luce pericolosa degli occhi del russo.
Aprì la bocca, secca come una pergamena, e la richiuse di scatto. Guardò Chico, senza sapere se si rendesse conto che mettendosi contro Dimitri rischiava di perdere tutto. O forse l'umiliazione di quel bacio dato in pubblico aveva zittito ogni obiezione.
Non importa. L'unica cosa che conti è Leo e non voglio mettere in pericolo la sua sussistenza. Una madre portata in tribunale per un matrimonio di comodo non sarebbe stata giudicata una buona madre. Immaginò la vergogna e la minaccia di una multa, se non addirittura della prigione. Strinse le labbra: niente l'avrebbe mai separata da suo figlio. Non era solo per lui, per il suo futuro, per garantirgli la sicurezza che le era sempre mancata, che aveva accettato quel matrimonio di facciata?
«Temo che sarà necessario rinviare il matrimonio» annunciò in tono di scusa, anche se nessuna parola poteva spiegare quella situazione assurda. Che cosa avrebbe potuto dire? Si guardò attorno nervosa, come un presentatore che deve affrontare un pubblico ostile. «Dimitri è...»
«L'unico uomo che lei voglia davvero, come ho appena provato» la interruppe il russo con arroganza e un sorriso ancora più sfrontato, che rimarcava la collera che gli illuminava gli occhi. «Non è così, Erin?»
E allora nei suoi occhi lei lesse qualcosa peggiore del pericolo: un lampo di consapevolezza che le strinse il cuore. Lo sapeva davvero, in qualche modo aveva scoperto l'esistenza di Leo!
L'istinto l'avrebbe spinta a fuggire, ma si chiese che cosa sarebbe successo se si fosse messa a correre con tutte le sue forze, facendosi inghiottire dal grigiore autunnale di Londra e lasciandosi Dimitri alle spalle. Sarebbe andata a prendere Leo a scuola e gli avrebbe spiegato che la mamma non sarebbe partita per la vacanza programmata e che non si sarebbero più trasferiti in una grande casa in campagna.
Se fosse fuggita da Dimitri in qualche modo se la sarebbe cavata. Nessuno dei suoi problemi si sarebbe risolto, ma in quel momento le pareva che avrebbe saputo affrontare qualunque cosa se avesse potuto evitare il suo sguardo severo e il timore di quello che poteva sapere.
Lui però le aveva già posato una mano nell'incavo della schiena, un gesto possessivo che suscitò reazioni contrastanti di desiderio e timore. Capì che non sarebbe scappata via, non per il momento.
«Sono cose che capitano, da sempre» continuò lui con disinvolta indifferenza. «Quando si rende conto che sta commettendo un grosso errore si fa prendere dalla paura e scappa via.»
L'ufficiale di stato civile posò