Astrid e l’appuntato
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Info su questo ebook
Riccardo Marco Bellini è un giovane appuntato dei carabinieri, fidanzato con Anna, a Trieste per ragioni di studio, e prossimo al matrimonio.
I loro destini si incrociano un pomeriggio quando Riccardo, di pattuglia con il suo superiore, ferma Astrid per un controllo antidroga; lei ha appena gettato via uno spinello e ha con sé una stecca di fumo, ma grazie all’aiuto dell’appuntato riesce a cavarsela con poco più di una ramanzina. Intanto, tra loro nasce una simpatia immediata che sfocia ben presto in una passione tanto irresistibile quanto inappropriata. Riccardo, infatti, nonostante l’attrazione che prova per la sensuale Astrid, si sente in colpa verso la fidanzata. Astrid, invece, si confronta con il proprio desiderio di indipendenza e con l’evoluzione inaspettata di alcuni rapporti amicali.
Sullo sfondo gli scanzonati, colorati, incoscienti anni Ottanta, che Amilcare Simonazzi tratteggia con la levità propria di chi li ha vissuti appieno, per riversarli in un romanzo fresco e intrigante.
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Anteprima del libro
Astrid e l’appuntato - Amilcare Simonazzi
2013.
1
L’incontro
Si sente un naufrago Astrid, mentre apre il lucchetto della sua bici da uomo nel parcheggio della scuola, ci salta sopra e comincia a pedalare imboccando delle vie a caso. È uscita da scuola un’ora prima, oggi non ne poteva più.
Ha il magone, ripensa a quello che ha detto poco prima e ha voglia di piangere, ma ricaccia indietro le lacrime. Pensa che in fondo nessuno sia più vivo di un naufrago. Nessuno è più vivo di un naufrago.
Toglie dal taschino una sigaretta truccata, si ferma un attimo per accenderla e subito riparte, lasciandosi dietro una scia inequivocabile. Incrocia gli sguardi delle persone sul marciapiedi e sorride all’idea che quando sentiranno il profumo, lei sarà già passata, solo pochi metri più avanti, ma sarà già passata, e immagina le espressioni bigotte sulle loro facce.
Pedala Astrid e si chiede cosa sia che la fa sentire tanto diversa dal resto del mondo, quando mai fosse scattata in lei quella molla di ribellione che l’ha trasformata da giovane promessa a soggetto borderline. Forse è stata troppo orgogliosa, incapace di accettare le inevitabili sconfitte della vita. E nemmeno le è chiaro se sia stata davvero lei ad allontanarsi dagli altri, o se a un certo punto siano stati gli altri a tagliarla fuori.
Gli altri chi, poi? Chi erano gli altri?
Per un breve periodo aveva fatto parte del mondo dei giovani rampanti, ma quel tipo di persone non le dava emozioni, si annoiava a morte con loro e i bei ragazzi che le ronzavano intorno le piacevano per meno di un giorno, giusto il tempo di sentirli parlare di marchi alla moda e jet-set.
L’aria di maggio le accarezza il viso e la distrae mentre svolta l’angolo, ma il cuore le sale in gola non appena vede la Uno blu dei carabinieri ferma davanti a un cancello.
Un gomito sporge dal finestrino, è quello del brigadiere Calò. L’appuntato Bellini è invece fuori dall’auto, lì in piedi che suona ripetutamente il campanello del civico 77, dove nessuno risponde.
Astrid ha un’esitazione, istintivamente butta la sigaretta verso un tombino, ma non lo centra, la sigaretta fumante si ferma sulla grata, lei prega perché la scia non raggiunga i peli olfattivi dei due carabinieri.
Entrambi si voltano al passaggio della ragazza. La guardano.
Subito il brigadiere scende dall’auto e urla: Si fermi signorina!
Astrid dapprima rallenta, poi infila repentinamente due pedalate veloci e svolta l’angolo, tira una volata infinita prima di imboccare il senso unico verso la chiesa di Santa Maria. Pensa di avercela fatta. Ma quando vede arrivare contromano un lampeggiante blu… allora capisce che può solo fermarsi. Non l’aveva messo in conto che l’auto dei carabinieri potesse circolare contromano…
Il baffuto brigadiere scende trionfante dall’auto e le chiede: Pecché stava scappando signorina?
Pecché era anche il suo soprannome, lo chiamavano così soprattutto quelli che erano passati per le sue grinfie, il motivo si può solo indovinare.
Astrid tace per un attimo, poi perde l’occasione di inventarsi una risposta inutile e ne sceglie una dannosa: Uno scappa perché qualcuno gli corre dietro...
Bene, visto che la signorina è così spiritosa, adesso torniamo a cercare quello che ha appena gettato via. Che ne dice? Intanto favorisca un documento.
Astrid fruga nervosamente la borsa in cuoio, trovando finalmente la patente. Mentre la porge al brigadiere, non può fare a meno di notare i bottoni della sua giacca, che sembrano esplodergli sulla pancia.
"Vedo che la patente l’ha presa da poco signorina Rossi, sarebbe un peccato perderla subito, ora che l’abbiamo colta in fragranza di reato. Eh già, questa è proprio fragranza di reato, signorina."
Sogghigna sotto i folti baffi il brigadiere, e guarda l’appuntato Bellini per vedere se abbia colto il suo sottile humor. L’appuntato, che ha già sentito questa battuta cento volte, finge di trovarla divertente e sorride a mezza bocca.
Ora parcheggi la sua bici, la leghi a quel palo se vuole, e si accomodi in macchina. Forza signorina!
conclude imperioso il brigadiere, tradendo uno spiccato accento calabrese.
Astrid impallidisce quando capisce che potrebbero portarla in caserma, perquisirla... Astrid ha gli occhi neri e i capelli corti. E una stecca di fumo nel taschino dei Levi’s.
Mentre avvicina la bici al palo della luce, finge di cercare la chiave del lucchetto, senza farsi notare riesce a sfilare la sottile stecca dai jeans attillati, poi tenta velocemente di infilarla sotto la sella, per incastrarla in qualche piega. Si blocca quando di lato vede che l’appuntato la sta osservando, sente di essere perduta, il cuore le batte forte.
Lui invece si sposta verso il brigadiere, eclissando la ragazza, e a bassa voce gli chiede: Mi scusi, brigadiere, ma dovremo ammanettarla per portarla in macchina?!
Ma no, per cinquecento metri, non vale la pena,
risponde altrettanto sottovoce il brigadiere, non è pericolosa, anzi, molto meglio non ammanettarla, così vediamo se fa movimenti strani con le mani; la teniamo d’occhio, se mai avesse qualcosa da nascondere.
Nel mentre Astrid è riuscita a incastrare il fumo sotto la sella della bici, ma non capisce perché l’appuntato abbia finto di non vederla. Teme sia un trucco, una trappola.
L’appuntato apre la portiera posteriore della Uno e la invita a salire, non le mette mai le mani addosso, le sfiora forse un braccio, ma non le dice una parola. Lei lo guarda senza capire. Lui ha gli occhi grigi, chiari.
Il tragitto di ritorno verso il civico 77 di via Brodolini è breve e interminabile.
Per non inquinare la scena del crimine, parcheggiano la Uno sul lato opposto della strada e, mentre l’appuntato resta in macchina con la sospettata, il brigadiere scende a cercare il corpo del reato.
In quel momento sopraggiunge una Panda rossa. L’anziana signora alla guida, insensibile al fascino della divisa, transita senza dare tempo al brigadiere di traversare la strada. La scia d’aria fa rotolare la sigaretta nel tombino, definitivamente. Il brigadiere gironzola intorno, si china per meglio controllare, ma non trova niente, solo mozziconi di sigarette senza storia.
Sulla Uno blu, intanto, l’appuntato Bellini fissa lo specchietto per incrociare gli occhi di Astrid e senza voltarsi le chiede: Dimmi, bella bimba, hai qualcos’altro addosso o nella borsa?
No, no, non ho niente!
Devi dirmelo subito, ti perquisiranno, non ti conviene scherzare col brigadiere.
No davvero, giuro, non ho nient’altro!
risponde Astrid con un mix di gratitudine e diffidenza.
Meglio così. Molto meglio. Ti stai chiedendo perché voglio aiutarti, vero? A scuola anch’io avevo molti amici che fumavano le canne, erano tutti bravi ragazzi, non è niente di che, anche mio fratello si fumava qualche canna, ora ha smesso, forse ha paura che lo arresti.
Nel retrovisore l’appuntato Bellini vede che Astrid accenna un sorriso, quindi continua: Io invece non ho mai fumato, nemmeno le sigarette, sto bene così. Ma ora stammi bene a sentire, il brigadiere ha una figlia della tua età, ha il terrore che qualcuno gliela rovini. Odia gli spacciatori, li odia proprio, e usa i tossici per arrivare a loro… non dico che tu sia una tossica, ma lui ora ti vede così. Ti torchierà, ti ricatterà; non fare la spiritosa che è peggio! Digli piuttosto che è la prima volta, che non lo fai più. Hai mai fatto le recite a scuola, sai recitare?
Credo di sì, un po’. Perché?
Perché è il momento di farlo: digli che il fumo te l’hanno offerto in piazza Castello a Milano, sei andata a fare un giro la settimana scorsa, era la prima volta e non lo farai mai più; poi ti metti a piangere. Capito? Se ti chiede la descrizione dello spacciatore, inventati qualcuno, inventati un nome, tipo Ashraf, Mohammed… lui non sopporta nemmeno i marocchini, è fatto così. Non è che sia cattivo, ma odia tutto ciò che sfugge alla sua comprensione, non accetta la diversità. Occhio che sta per tornare.
Okay, grazie, ci provo.
Nel rialzarsi dalla posizione china, sfugge al brigadiere un peto imprevisto, si guarda svelto intorno per vedere se qualcuno l’abbia sentito, gli pare di no, nota invece l’appuntato Bellini che sulla Uno sta parlando con la sospettata. Risale quindi in macchina.
Bene, signorina, pare che sia passato di qua un uccellino e sia volato via col suo spinellino… poco male, adesso andiamo un attimino in caserma e facciamo un controllino fatto bene. Bene, bene…
La prego maresciallo, devo tornare a casa, non mi porti in caserma, controllatemi qua, se mia mamma non mi vede arrivare si preoccupa, è già ansiosa di suo. La prego!
Doveva pensarci prima, signorina, invece di fumarsi uno spinello in mezzo alla strada, e comunque non sono maresciallo, sono brigadiere. Potrà telefonare alla sua mammina dalla caserma, così le racconta le stupidaggini che combina.
La caserma si presenta piuttosto squallida,