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Oltre le bugie
Oltre le bugie
Oltre le bugie
E-book319 pagine4 ore

Oltre le bugie

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Info su questo ebook

Agli occhi del mondo, Kyle Stone ha tutto ciò che un ragazzo di diciassette anni potrebbe desiderare: un futuro nello sport che ama, un elevato status sociale e una ragazza di cui è profondamente innamorato. Kyle, però, è bravo a fingere e a nascondere ciò che non vuole che gli altri vedano. Perché lui ha dei segreti, di quelli che possono stravolgere tutto.
Bella, popolare e fidanzata con una delle stelle nascenti del football della Wicked Bay High, Laurie Davison ha la vita che la maggior parte delle ragazze sogna soltanto. In segreto, però, si sente un’imbrogliona: mantenere le apparenze è estenuante e l’unica persona a cui vorrebbe rivolgersi è quella che la respinge.
L’amore vince su tutto, o almeno così si dice, ma le bugie distruggono ogni cosa. E, quando la verità verrà a galla, non saranno solo i cuori a farsi male.
LinguaItaliano
Data di uscita25 lug 2021
ISBN9788855313100
Oltre le bugie

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    Anteprima del libro

    Oltre le bugie - L.A. Cotton

    Capitolo 1

    Kyle

    «Questa sì che è vita» sospirò Laurie alle mie spalle.

    Mi sollevai sui gomiti, abbassando gli occhiali da sole per osservarla sdraiata sul lettino. Centimetri su centimetri di pelle abbronzata coperta solo da sottili ritagli di materiale blu pallido. Merda, dovevo spedire un biglietto di ringraziamento o qualcosa di simile a Victoria’s Secret perché la mia ragazza… be’, la mia ragazza era sexy. Da urlo. Poi qualcuno si schiarì la gola, e mi ricordai che ci trovavamo nel giardino di casa sua con i suoi genitori, e suo padre, il signor Davison, che mi stava lanciando uno sguardo letale.

    «Una bellissima giornata, signor D.» Gli regalai il mio tipico sorriso per i genitori prima di appoggiare un braccio dietro alla testa e tornare a sdraiarmi. Laurie si girò sulla schiena e mi afferrò la mano penzolante oltre il bordo del lettino.

    «Ehi, stai bene?» mi sussurrò.

    «Sì, sto bene.»

    «Perché se vuoi andartene da qui…» Il suggerimento rimase nell’aria tra noi, e nonostante volessi essere ovunque tranne che lì, intrecciai le nostre dita insieme, sorrisi e dissi: «È tutto a posto. Possiamo uscire con Rick e Lois più tardi.»

    «Ok.» Laurie sospirò piano. Sapevo che voleva svignarsela, ma i suoi genitori erano in città e aveva bisogno di "legare" con loro. Ero sicuro che il signor Davison avesse altri motivi, come tenermi d’occhio e assicurarsi che non corrompessi la sua unica figlia.

    «Allora, Kyle.» L’uomo in questione si schiarì di nuovo la gola. Il tizio doveva investire in un po’ di pastiglie per alleviare quel fastidio. «Laurie ci ha detto che hai deciso a quale college iscriverti.»

    Consapevole che fosse una conversazione da cui non potevo fuggire, misi le gambe giù dal lettino e mi raddrizzai. «Sì, signore. È una specie di usc.»

    «Una specie?» Inarcò le sopracciglia, e mi sentii giudicato.

    «Il prossimo mese parteciperò al loro campo estivo e poi vogliono che i loro talent scout vengano a vedere un paio di partite in autunno, ma la cosa promette bene, signore.» Mi portai una mano sul viso, il peso dello sguardo della mia ragazza era troppo intenso per un lunedì mattina.

    «La usc è una buona scuola, Mike.» Il contributo melenso alla conversazione della signora Davison alleggerì un po’ la tensione che mi era cresciuta nel petto.

    «Ma non è la Berkeley» rispose.

    «Papà.» Laurie si sedette e tirò fuori il caftano. «Ne abbiamo già parlato. Non ho ancora deciso. Non sono nemmeno sicura di voler studiare Legge.» La sua voce si affievolì quando i miei occhi scattarono nei suoi, ma fu troppo tardi. Il danno era fatto.

    Perché le avevo chiesto di venire con me alla usc.

    E lei non aveva ancora deciso.

    «Vado a fare una nuotata» annunciai, gettando i Ray-Ban sul lettino.

    «Kyle, aspetta…» La sua voce mi scivolò lungo la schiena mentre mi avvicinavo alla piscina, lasciandola in mezzo ai piranha.

    La verità era che Laurie era libera di scegliere la propria strada. La sua scuola. Il suo futuro. E la cosa mi feriva perché c’era stato un periodo in cui tutto il mio futuro erano il football… e lei. Lei era nei miei piani. Il mio futuro includeva Laurie al mio fianco: a supportarmi, a fare il tifo per me in tribuna mentre prendevo a calci in culo qualunque squadra per gli usc Trojans. Ma erano cambiate molte cose negli ultimi mesi. Tra noi si era creata una distanza. E non sapevo come accorciarla.

    Vedevo il dubbio nei suoi occhi ogni volta che mi guardava, le verità che non mi aveva ancora detto.

    Laurie aveva dei segreti. Ma quello non era l’unico problema.

    Perché anch’io ne avevo.

    «Mi dispiace per mio padre.» Laurie mi lanciò un’occhiata mentre accostavo la Jeep – alias la mia bambina – nel vialetto.

    «Non è colpa tua se è un coglione.»

    «Kyle.» Sussultò, ma vidi una traccia di divertimento nei suoi occhi.

    «È vero. Quell’uomo non riesce proprio a lasciar perdere. Gioco a football. Sono nato per giocare a football. Non so perché non sia abbastanza per lui.»

    «È solo…» lei esitò, così spensi il motore, passandomi una mano tra i capelli, odiando il nuvolone nero che ci sovrastava ultimamente.

    «Solo cosa?» Mi girai verso di lei e cercai il suo volto. Mi amava, lo sapevo. Era proprio lì, scritto sul suo viso e nel modo in cui il suo corpo gravitava attorno al mio. Ma, cazzo, qualcosa era cambiato.

    «Sono la sua bambina. Vuole il meglio per me, per il mio futuro.»

    «Sì? Pensavo di essere io il tuo futuro. Tu e io al college… insieme.»

    «È così, Kyle. È solo che…»

    «Cosa?» urlai, l’irritazione che ribolliva sotto alla superficie. «L’hai detto anche tu, non sei nemmeno sicura di voler fare Legge.»

    Non ero un combattente. Non lo ero mai stato. Era più una cosa del mio fratellastro, Maverick. Io, usavo l’umorismo come un cerotto: brutto presentimento in una stanza, sparo una battuta; le stronzate con la famiglia diventano troppo pesanti, dico qualcosa di inappropriato per rompere il ghiaccio. Ecco come affronto le cose. Ma in quel momento, con la mia ragazza – la ragazza che amavo da quando avevo scoperto cos’era l’amore – che mi guardava con dolore e rammarico negli occhi, volevo prendere a pugni qualcosa.

    «Ho solo bisogno di un po’ di tempo per chiarire delle cose.» Nel secondo in cui quelle parole le uscirono dalla bocca, l’aria nella Jeep raggelò e mi sentii colpito in pieno. Consapevole di dovermi allontanare da lì prima di dire qualcosa di cui mi sarei pentito – qualcosa che non potevo rimangiarmi – afferrai la maniglia e sbottai: «Già, be’, quando ti sarà tutto più chiaro, fammelo sapere.»

    «Kyle…» Ma le sue parole risuonarono lontane perché ero già sceso dall’auto. Entrando nel giardino dal cancello sul retro, andai dritto verso la casetta in piscina di Maverick. La televisione era accesa, ma non c’era nessuno nei paraggi.

    «Rick, Lois, dove…» Delle risate filtrarono fuori dalla stanza e serrai gli occhi. «Se ti stai scopando mia cugina là dentro, salteranno delle teste.»

    Si sentì un tonfo seguito da altre risate e poi un frusciare. Un minuto più tardi, la testa di Rick apparve oltre la porta, i capelli spettinati, un pigro sorriso sulla solita faccia da culo.

    «Si chiama bussare.»

    «Quando mai ho bussato? Ho bisogno di una birra, subito.»

    Piegò la testa, assottigliando lo sguardo nella mia direzione. «Da quando hai bisogno di una birra, subito?»

    «Da quando…»

    «Ehi, Rick.» La voce di Laurie mi arrivò alle spalle e feci un respiro profondo.

    «Birra sia.» Rick si chiuse la porta alle spalle, senza dubbio permettendo a mia cugina, la sua ragazza, di ricomporsi.

    «Hai trascorso una bella giornata con i tuoi genitori?» La sua domanda non era per me, quindi non risposi, lasciando che fosse Laurie a ribattere. Anche se ero interessato a quello che avrebbe detto.

    «È stata…» Orribile. Imbarazzante. Mio padre è un coglione patentato. Ma nessuna di quelle parole uscì quando disse: «… Ok. Sono in città fino al weekend. Quindi vogliono che trascorriamo un po’ di tempo insieme.»

    Bugie.

    Aveva mentito.

    Perché ecco cos’eravamo diventati, dei bugiardi.

    «Andranno di nuovo via per lavoro?» Rick inarcò un sopracciglio e lo ammonii con uno sguardo alla "chiudi il becco".

    «No, si prendono una vacanza. Il lavoro di papà è stato folle, così porta mia madre a Cabo per due settimane.»

    «Bello.» Rick mi passò una birra e offrì a Laurie una soda. Lei la prese con una scrollata di spalle e una parte di me si sentì sollevata perché almeno su quel punto concordavamo. Perché per quanto fosse bello per la signora Davison, di certo non era altrettanto bello per la loro figlia diciassettenne non essere stata invitata ad andare con loro.

    «Ehi, ragazzi.» Comparve Lois, e aggrottai la fronte. Quell’espressione la conoscevo, era la stessa che aveva Laurie proprio dopo un orgasmo, e non avevo bisogno di immaginarmi il mio fratellastro e mia cugina che ci davano dentro. Un brivido mi percorse la schiena e Lois mi colpì il braccio. «Sono passati mesi. Smettila.» Tirò fuori la lingua prima di spostarsi al fianco di Rick.

    «Inoltre,» aggiunse «ce lo meritiamo.»

    Come darle torto. Il papà di Rick era stato un "vero cazzone", come lo chiamava Lois. Era inglese, e lei e suo padre, il fratello di mio padre ovvero mio zio, si erano trasferiti in California l’estate precedente, dopo un incidente in cui erano morti sua madre e suo fratello. All’inizio era stato divertente perché Rick non sapeva che lei era la ragazza con cui era finito alla festa dell’anno prima, e Lois non immaginava che lui fosse uno stronzo possessivo.

    Certo, in vero stile Rick, si era rifiutato di accettare di desiderarla, mentre Lois non aveva fatto altro che spingere i bottoni giusti. Erano una combinazione perfetta. Ma per loro non era stato facile, quindi, nonostante non volessi vederli di nuovo a palpeggiarsi, non potevo biasimarli. Quando lo sapevi, lo sapevi.

    Lanciai un’occhiata a Laurie ricordando la prima volta in cui avevo posato lo sguardo su di lei. Era stata quasi una visione mistica: uccelli che cantavano, il sole che sorgeva come un’aurea dietro di lei. Avevo tredici anni, ero in piena pubertà e pensavo di essere un uomo.

    «Stone, dove cazzo è la tua testa in questo momento?» Rick mi diede una spallata e sbattei le palpebre confuso.

    «Huh?»

    «Siamo qui a discutere del fine settimana da tipo cinque minuti e tu sei tutto occhi persi e vuoti.»

    «Vaffanculo.»

    «Baci tua madre con quella bocca?» domandò con un sorriso ma poi un flash di consapevolezza gli fece spalancare gli occhi e si affrettò a dire: «Merda, amico. Mi dispiace, non…»

    «Tutto ok.»

    Non lo era davvero, ma era comunque meglio evitare quell’argomento.

    «Dove sono le ragazze?»

    Con un colpetto della testa, Rick indicò il divano dove Laurie e Lois se ne stavano rannicchiate a vedere un qualche programma sugli incidenti stradali. «Non so come facciano a guardare quella merda» borbottò, e io mormorai in accordo. «Allora, vuoi parlarne?»

    «No. Direi proprio di no.»

    Fece un verso derisorio con la gola. «Andiamo, Stone. Lo so che non sono esattamente il tipo che ci tiene e condivide, ma lo sai che apprezzo tutto ciò che hai fatto per me e Lois. Inoltre, siamo fratelli. Se sei nei guai, lascia che ti aiuti.»

    Lo fissai, le dita arricciate attorno alla bottiglia di birra, mentre pensavo a quanto sarebbe stato semplice parlarne e liberarmi di tutti i segreti. Ma il problema con i segreti era che una volta confidati a qualcuno diventavano reali. Dovevi affrontarli. E io non ero pronto. Le ripercussioni sarebbero state troppo grandi.

    «Non è nulla.»

    «Stronzate.» Il suo sguardo intenso mi bruciò un lato del viso mentre fissavo Laurie parlare con Lois. Ero felice che potessero contare l’una sull’altra, ma a volte rendeva tutto più complicato. Io e Lois eravamo una famiglia. Lois e Laurie erano migliori amiche. Ma non potevo fare a meno di chiedermi, se mai si fossero delineati dei confini, quale parte mia cugina avrebbe scelto. Quella di Laurie, idiota. Le ragazze facevano sempre squadra.

    «È solo roba del college.»

    Rick si appoggiò al bancone ma notai la tensione nella sua postura. Non ero l’unico ad avere dei dubbi sul futuro. Era un anno più grande di noi e avrebbe iniziato il college a ottobre. Si trasferiva a soli trenta chilometri di distanza, ma sarebbe stato là, e Lois qui. E la cosa lo stava divorando.

    «Laurie non ha ancora deciso per la usc?»

    Scrollai le spalle, cercando di fare l’indifferente, ma lui vedeva oltre le mie stronzate. L’aveva sempre fatto. E sempre avrebbe continuato a farlo. Era il motivo per cui andavamo così d’accordo. Ero la luce della sua oscurità, e lui era la serietà del mio umorismo. In un certo senso, eravamo due metà di un intero. E anche se le nostre famiglie non sempre erano andate d’accordo, da subito ero stato felice di aver guadagnato un fratello.

    «Prenderà una decisione, voi due siete come due aragoste o qualcosa del genere.»

    «Aragoste?» mi accigliai. «Non vedo l’ora di sentirla questa.»

    «Fottiti, Lois mi ha fatto guardare Friends. È stato doloroso.»

    «Pare proprio così.»

    «Quindi, Rachel e questo tizio, Ross, si mollano e si riprendono continuamente e Phoebe, la ragazza bionda e svampita, spiega al gruppo che i due sono aragoste perché le aragoste una volta trovato il compagno della vita cercano sempre il modo per tornare insieme, o qualcosa del genere.»

    Mi uscirono quasi gli occhi dalle orbite e Rick mi mostrò il dito medio. «Che cazzo è appena successo?» Non riuscivo a contenere il rombo di una risata nel petto.

    «Ti entra in testa.»

    «Hai ancora un uccello là sotto, Prince?» I miei occhi finirono sui suoi pantaloni della tuta. «O dovrei iniziare a chiamarti fighetta?»

    Rick si scolò il resto della birra, sbattendo la bottiglia sul bancone. «Forse dovresti chiedere a Lois se ho ancora il cazzo o no.»

    «Amico.» Feci una smorfia. «Troppe informazioni.»

    Mosse le sopracciglia e mi sorrise prima di andare dalle ragazze. E io lo seguii. Perché, che altre opzioni avevo?

    Ero Kyle Stone e le persone si aspettavano che stessi al gioco.

    Capitolo 2

    Laurie

    «Kyle vi ha davvero beccato a letto insieme?» Mi sollevai sui gomiti, calciando via la sabbia dai piedi. Stavamo passando un'altra giornata in spiaggia.

    «Non è entrato proprio in quel momento esatto.» Lois rise. «È colpa sua se è piombato nella casetta in piscina come se il posto fosse suo.»

    «Non riesco ancora a credere che tuo zio abbia semplicemente permesso a Maverick di trasferirsi là. Voglio dire, ci riesco, tuttavia, è strano. Non è strano?»

    Lois si mise a sedere, incrociando le gambe scoperte, e togliendosi i capelli dalle spalle. «È uno Stone–Prince, non giocano proprio secondo le regole. Le fanno loro le regole. E le cose si sono calmate da quando tutto è andato a rotoli. Mio padre, zio Gentry e Maverick, hanno addirittura giocato a golf insieme la scorsa settimana.»

    «Ma dai, non può essere vero.»

    Non riuscivo a immaginare il padre di Kyle e Maverick Prince che trascorrevano del tempo insieme, da soli, senza Kyle, o Lois, o la madre di Maverick, a fare da arbitro.

    «Sono seria da morire. È come se, da quando è venuta fuori la verità su Alec e il lavoro, avessero trovato questo nuovo rispetto l’uno per l’altro. Se c’è qualcuno che ha sofferto in tutto questo è Rebecca. Si sta portando addosso una vagonata di senso di colpa per aver tenuto all’oscuro Maverick e Macey per tutti quegli anni.»

    «Be’, sì» le dissi. «È la loro madre e gli ha fatto credere che il padre era una brava persona. Tutta questa faccenda è… non riesco nemmeno a immaginarlo.»

    I miei genitori non avrebbero vinto il premio come madre e padre dell’anno nell’immediato futuro, ma non erano cattive persone. Solo distaccate. Troppo coinvolte negli affari di papà per rendersi conto che c’era un mondo al di fuori delle incorporazioni e delle acquisizioni.

    «Sono solo felice che sia finita.» La sua voce si affievolì.

    «Lois, che succede?»

    «Sei settimane. Se ne va tra sei settimane, Laurie. Come dovrebbe starmi bene una cosa del genere?»

    «Si trasferisce alla Steinbeck, praticamente alla porta accanto. E se sei preoccupata per Caitlin, sai che io e Kyle ti copriamo le spalle.»

    Caitlin Holloway, l’ape regina della Wicked Bay e la stronza al comando, avrebbe preso di mira Lois all’inizio della scuola, soprattutto dopo ciò che lei e Maverick le avevano fatto al ballo.

    «Non sono preoccupata per Caitlin» rispose. «Ma mi sono appena ripresa Maverick. Come farò a guardarlo andarsene di nuovo?» I suoi occhi puntarono i ragazzi che stavano giocando a football lungo la battigia.

    «Non se ne va, Lois, fa un passo in avanti verso il suo futuro. Ti ama.» Il mio sguardo seguì il suo. «Sposterebbe le montagne per te.» Maverick Prince era spaventoso e intimidatorio ma non c’era alcun dubbio sui suoi sentimenti per Lois. O per chiunque altro facesse parte del suo circolo personale. Maverick proteggeva i suoi. Ultimamente lo aveva dimostrato a sufficienza.

    Ma io non facevo parte ancora di quel circolo. Forse non ci sarei mai entrata.

    «Già, ignorami, sto solo facendo la stupida. Tu e il mio fastidioso cugino come state? Ieri sera ho avuto come la sensazione che ci fosse qualcosa che non andava.»

    «Puoi dirlo forte. Abbiamo passato la giornata in piscina con i miei genitori.» Strinsi le labbra in una linea sottile, e Lois mi offrì un debole sorriso.

    «Non dire altro. Tuo padre ti sta ancora facendo pressione per "fare la scelta giusta"?»

    «Sì, e la usc non sarà mai abbastanza per lui.»

    «Ma tu cosa vuoi, Laurie? Questo è il tuo futuro, non il suo.»

    «Io…» Le parole mi si bloccarono in gola. Volevo andare al college con Kyle. Essere al suo fianco. Essere il suo tutto. E c’era stato un periodo in cui mi sentivo così. Ma lui mi stava nascondendo qualcosa. Ormai lo sospettavo da un po’.

    Ci arrivò addosso dell’acqua e io e Lois urlammo ai ragazzi, che tutti bagnati ci schizzavano, sbellicandosi dalle risate.

    «Gesù, Kyle, ci hai bagnate.»

    «È quello lo scopo, tesoro» disse con un sorriso mozzafiato, riscaldandomi la bocca dello stomaco. Dio, quanto mi mancava sentirmi vicino a lui. «Venite a fare una nuotata?»

    «Lois?» Mi girai verso la mia amica, ma la trovai impegnata con Maverick. «Andiamo in acqua.»

    Kyle mi tirò su e mi strinse tra le braccia, tempestandomi la pelle salata con dei baci umidi e caldi. «Lo sai che ti amo, vero?» La sua dichiarazione mi penetrò nelle ossa, spazzando via i dubbi persistenti.

    «Lo so. L’ultimo che arriva paga il gelato.» Sottraendomi alla sua presa, corsi via sollevando la sabbia in aria. Kyle non ci mise molto a raggiungermi. Le sue braccia mi strinsero la vita e finimmo nell’oceano in un groviglio di arti.

    «Kyle!» lo rimproverai, passandomi le mani nei capelli per togliere l’acqua in eccesso ma quando i miei occhi finirono nei suoi, serrai le gambe. «Cosa?»

    Gli occhi fissi nei miei, Kyle camminò nell’acqua verso di me. Quando mi raggiunse, si immerse acchiappandomi la mano e tirandomi giù con lui. Gli avvolsi i fianchi con le gambe mentre le sue braccia mi stabilizzavano, e ci portò al largo, finché l’acqua non mi arrivò alle spalle.

    «Kyle, mi stai spaventando in questo momento.» Controllai l’area che ci circondava. Le persone si stavano facendo gli affari propri. Gruppi di bambini si godevano la pausa estiva. Una strana famiglia inseguiva i bambini dentro e fuori le onde.

    «Ho solo bisogno di un minuto.» Ruotò i fianchi contro di me e compresi le sue intenzioni nel secondo in cui qualcosa di duro si scontrò con il mio stomaco.

    «Ma dai.» Gli schiaffeggiai il petto. «Qui? Nel bel mezzo della spiaggia affollata?»

    «Non è che possa farci qualcosa. Ti sei vista?»

    Alzando gli occhi al cielo lottai per nascondere il sorriso che mi curvava le labbra. «Sei un porco.»

    «Ma sono il tuo porco.» Senza darmi alcun preavviso, schiacciò la bocca sulla mia. All’inizio ansimai, sopraffatta dall’intensità del bacio, ma non appena la sua lingua tracciò i contorni delle mie labbra, il mio corpo si rilassò. La familiarità del suo tocco lenì alcune parti di me. Le dita di Kyle premettero sulla carne dei miei fianchi, esplorando, cercando, mentre le nostre lingue si aggrovigliavano insieme.

    «Kyle, io…»

    «Cosa?» Interruppe il bacio, appoggiando la testa alla mia. «Cosa ti serve?»

    I nostri occhi si incatenarono, e vidi i segreti sfavillargli nello sguardo, un promemoria del suo tradimento. Non avevo dubbi che mi amasse, non avevo dubbi sulla sua lealtà nei miei confronti, ma Kyle mi stava nascondendo qualcosa. Quindi, perché non insistevo? Perché non esigevo delle risposte? La verità?

    «Ti amo» mi precipitai a dire, sigillando la mia dichiarazione con un bacio sulle sue labbra. Affamato e disperato ricambiò il bacio, la sua lingua che leccava e accarezzava ogni centimetro della mia bocca.

    «Ehi, dacci dentro, Stone.» Si levò un coro di applausi attorno a noi, così seppellii la faccia contro la sua spalla.

    «Almeno uno di noi lo fa, Berrick» urlò Kyle ai suoi amici. Gli amici del basket di Maverick, per essere precisi. Ma Kyle si adattava così facilmente. Anche se aveva un anno in meno, e anche se era uno Stone, non un Prince, lo amavano

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