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Capodanno con il capo: Harmony Collezione
Capodanno con il capo: Harmony Collezione
Capodanno con il capo: Harmony Collezione
E-book166 pagine3 ore

Capodanno con il capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Il suo contratto scade a mezzanotte. E a quel punto...



Con il ricordo dell'abbandono subito a poche ore dal matrimonio ancora vivo nel cuore, Tilly Rogers spera che la fortuna stia finalmente girando quando le viene offerto un prestigioso contratto di catering per il cenone di Capodanno del ricco e affascinante Stefano Moretti. Quello che Tilly non aveva previsto, però, era di restare bloccata accanto a lui a causa di una tempesta di neve, e con la fine del loro contratto nessun vincolo professionale può più frenare l'attrazione che entrambi provano l'uno per l'altra.
LinguaItaliano
Data di uscita20 gen 2017
ISBN9788858960387
Capodanno con il capo: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Capodanno con il capo - Rachael Thomas

    successivo.

    1

    Quel giorno niente avrebbe potuto smorzare l'entusiasmo di Tilly Rogers per l'esaltante contratto che si era assicurata. La sera stessa avrebbe organizzato il catering per il cenone dell'ultimo dell'anno di Stefano Moretti, un contratto che avrebbe dato una spinta importante alla sua nuova attività.

    Il maniero che Moretti aveva affittato per l'occasione, situato ai margini del parco nazionale dell'Exmoor, si stava rivelando difficile da trovare, ma quel contrattempo non la scoraggiò. Era lontana da Londra e per fortuna quell'ultimo dell'anno sarebbe stato molto diverso dal precedente.

    Tilly strinse con più forza il volante del furgoncino bianco. Il leggero nevischio sul parabrezza si era trasformato in un bombardamento costante di soffici fiocchi di neve. Ormai doveva quasi esserci. Alla svolta successiva, la vista di grandi cancelli in ferro battuto la rincuorò. Il sollievo, tuttavia, fu breve.

    I cancelli erano chiusi. Diede un'occhiata in fondo al viale. Nessun segno del maniero. Su uno degli alti pilastri, però, era indicato con fierezza, Wimble Manor. Si trovava nel posto giusto.

    A giudicare dalla maestosità, quella doveva essere l'entrata principale mentre, dalle informazioni che le aveva dato il custode, l'entrata per il personale si trovava sul retro. Si allontanò lentamente, sentendo che la neve stava cominciando a fare presa sull'asfalto. Grazie al cielo era partita da Londra prima del previsto.

    Poco più avanti scorse una piccola portineria, con dei cancelli aperti incassati fra le siepi spoglie. Svoltò, seguendo tracce di pneumatici ormai appena visibili sul vialetto tutto imbiancato. Era già arrivato qualcuno. Di certo non Katie e Jane, le sue collaboratrici. Non le aspettava prima del pomeriggio. Sperò che nel frattempo la neve smettesse di cadere.

    Pur procedendo con grande cautela, Tilly non riuscì a non gettare uno sguardo ai dintorni. I terreni del maniero si stavano trasformando in un paesaggio invernale. La stradina passò per un boschetto, poi sopra un vecchio ponte di pietra e finalmente Tilly avvistò Wimble Manor.

    «Oh, mamma mia!» esclamò, guardando l'imponente maniero. La neve, che ora cadeva orizzontale, gli conferiva un'aura di mistero. Chissà come doveva essere la casa negli anni del massimo splendore. La testa le si riempì di fantasie romantiche. Se solo avesse avuto tempo per una passeggiata... ma era un lusso che non poteva permettersi. Con quel lavoro non doveva sgarrare. Stefano Moretti, ex re indiscusso delle corse motociclistiche e ora uomo d'affari e mentore di giovani motociclisti, era il suo cliente di maggior prestigio.

    La mail con la richiesta di occuparsi del cenone dell'ultimo dell'anno era stata a dir poco uno shock. Oltre a essere ciò di cui aveva bisogno la neonata attività, serviva anche a lei a livello personale. L'avrebbe aiutata a non rimuginare sul Capodanno precedente e le avrebbe fornito la scusa perfetta per evitare le feste.

    Anche se Vanessa, la sua migliore amica, aveva complicato le cose, dicendole di volere annunciare il fidanzamento la notte dell'ultimo dell'anno, proprio per impedirle di sottrarsi ai festeggiamenti; era infatti preoccupata dopo ciò che era accaduto l'anno precedente, ma Tilly le aveva assicurato di avere superato la cosa. E, cascasse il mondo, sarebbe andata alla festa per dimostrarlo a se stessa e agli amici. Rientrava nel suo percorso di ricostruzione di sé, così come l'attività che aveva avviato.

    Distolse la mente dai pensieri su fidanzamenti e feste e si concentrò sulla richiesta di Stefano Moretti, che aveva ordinato un'autentica cucina casalinga italiana. Diventare una specialista era il suo sogno, dopo avere trascorso così tante ore ai fornelli, da ragazzina, con la nonna italiana. Sorrise al ricordo. Quella sera avrebbe preparato una cena talmente speciale che Moretti e i suoi ospiti si sarebbero ricordati di lei a lungo.

    Riflettendo sul menù che voleva presentare, Tilly seguì il vialetto che costeggiava l'edificio fino a uscire in un cortile. Notò che anche i segni degli pneumatici andavano nella stessa direzione. Dovevano essere del custode che stava predisponendo la casa per l'arrivo di Stefano Moretti. Sperò di non essere arrivata troppo presto. Aveva previsto di avere tutta la mattina a disposizione per preparare con calma il cenone.

    Immersa nei propri pensieri, non si accorse che le impronte appartenevano a un'elegante auto sportiva nera, in parte ormai coperta dalla neve. Parcheggiò e scese, totalmente incantata dal posto. Si guardò intorno, poi a naso insù ammirò la casa imponente, senza badare ai fiocchi di neve che le bagnavano il viso e si ammassavano sul berretto di lana rosso.

    Si strinse meglio la sciarpa al collo e resistette alla tentazione di attraversare il cortile per vedere che cosa c'era negli altri edifici. Avrebbe avuto il tempo di farlo più tardi. Adesso aveva un furgoncino da scaricare e una cucina da allestire. Con un sospiro dispiaciuto, si voltò e si bloccò all'istante, quasi che madre natura stessa l'avesse tramutata in pietra.

    Sulla porta d'ingresso c'era un uomo alto, talmente bello e sicuro di sé che, dalle foto che Tilly aveva visto in Internet, non aveva dubbi fosse Stefano Moretti. La stava osservando con un'espressione risoluta e al contempo, le parve, anche divertita. L'ombra di un sorriso aleggiava sugli angoli delle labbra.

    Il bianco dei fiocchi risaltava con decisione, prima di dissolversi, contro l'inchiostro dei capelli appena sollevati dal vento. La pelle abbronzata sembrava del tutto fuori luogo sullo sfondo dell'inverno inglese. Tilly non riusciva a staccargli gli occhi di dosso. Aveva un aspetto così esotico, con un accenno di sregolatezza che lei trovò stranamente eccitante.

    Non abituata a trovarsi in compagnia di un uomo simile, arrossì, avvertendo uno sfarfallio di eccitazione allo stomaco e si sforzò di riprendere il controllo. Capì, però, che non si trattava solo di quello e lottò con tutte le forze per ignorarlo. Doveva comportarsi in modo professionale, a tutti i costi. Era la prima volta che Moretti ingaggiava la Tilly's Table e le servivano altri contratti del genere per far crescere l'attività, senza dimenticare il riscontro che avrebbero dato gli invitati.

    Moretti aveva scelto un abbigliamento da gentiluomo di campagna. Il maglione grigio scuro sulla camicia azzurra sembrava pesante e casual. Senza che lo volesse, lo sguardo le scivolò sulle lunghe gambe coperte dai jeans. Si allarmò. Che cosa le era preso? Non si era mai sentita così attratta da un uomo. Mai. Cercando di controllarsi, finalmente lo guardò in faccia e notò due occhi severi che la osservavano.

    «Salve, mi chiamo Tilly Rogers, sono del catering, per la cena del signor Moretti.» Il sorriso che si allargò non fece che aumentare lo sfarfallio, confermandole i sospetti. Quello era proprio Stefano Moretti.

    «Buongiorno, sono Stefano Moretti» rispose lui, con un forte accento italiano che rendeva quelle parole le più sexy che lei avesse mai sentito. «Non mi aspettavo il piacere della sua compagnia così presto, signora Rogers. Mi dica, le dà sempre tanta gioia la neve?»

    Un brivido di piacere le percorse la schiena, facendo suonare campanelli d'allarme. Che cosa le stava accadendo?

    «È così bello essere fuori Londra» disse entusiasta. «Ma neanch'io mi aspettavo di trovarla già qui, signor Moretti.» Non gli avrebbe permesso di smorzare il suo entusiasmo, né di rovinarle il giro di ricognizione che aveva in programma una volta finiti i preparativi.

    «Solo Stefano, per favore. E diamoci del tu.» Scrollò le spalle con noncuranza. «Dovresti entrare a scaldarti.»

    «Sto bene, grazie.» Tilly sorrise, cercando di ignorare l'insistente brivido alla schiena. «E poi ho delle cose da scaricare.»

    Moretti attraversò il cortile per tenerle aperto il portellone posteriore del furgoncino, mentre lei si allungava ad afferrare il primo scatolone. Quando le prese di mano il cartone, le loro dita si sfiorarono. Tilly trasalì al calore sfrigolante che le saettò lungo il braccio e, involontariamente, lo guardò. I profondi occhi scuri la catturarono e per un istante fu come se il tempo si fosse fermato. Come se nient'altro al mondo avesse importanza.

    I battiti del cuore sembrarono rallentare e anche solo respirare divenne difficile. Il suo bellissimo volto non tradiva nulla. Sembrava composto e controllato, eppure lei non riusciva a interrompere quella cosa, qualunque cosa fosse. Voleva solo continuare a guardare i suoi zigomi alti e cesellati, come per imprimerli bene nella mente, prima di rinchiudere l'immagine dietro una porta con la scritta Pericolo.

    Perché le era venuto quel pensiero? Per quanto sprovveduta fosse, sapeva che un uomo simile non avrebbe mai notato una come lei. Distolse lo sguardo, con la scusa di controllare il contenuto di uno scatolone.

    «Posso aiutare?» chiese Moretti, con la voce leggermente arrochita. Costernata, Tilly arrossì di nuovo, con le farfalle allo stomaco. Lo guardò allontanarsi con le scatole, grata di poter ricominciare a pensare e a respirare liberamente.

    Prese altri cartoni dal furgone e lo seguì in casa. «Spero che la smetta di nevicare» disse, entrando in cucina, dove Stefano stava impilando le sue cose sopra un grande tavolo. Aveva bisogno di fare della banale conversazione per riprendersi. Come aveva fatto a turbarle l'equilibrio con tanta rapidità?

    «Sì. Ma almeno tu sei già qui. Sarebbe stato un peccato non assaggiare i tuoi piatti, viste le ottime raccomandazioni.»

    Tilly avvampò, questa volta perché non sapeva come reagire al complimento. Oppure era il senso di colpa per quei pensieri inopportuni di poco prima?

    Per mascherare l'imbarazzo, posò gli scatoloni e si girò a esaminare l'enorme cucina. Con le pentole in acciaio appese alle pareti, sopra la serie di stampi in rame, riusciva a combinare perfettamente il fascino del passato con le esigenze del ventunesimo secolo.

    «Qui è stupendo. Non vedo l'ora di mettermi al lavoro in questa cucina immensa.» Era davvero entusiasta della vecchia casa. Per un attimo Stefano la osservò, come per studiarla.

    Tilly passò in rassegna il locale dal soffitto alto. Sarebbe stato bello avere una cucina come quella per ogni lavoro che le fosse stato affidato. Di solito le mettevano a disposizione delle cucine eleganti e moderne, piene zeppe di aggeggi, ma quella stanza, in cui si poteva respirare la storia, soddisfaceva tutti i suoi parametri per un luogo di lavoro perfetto.

    «Sì, è bello» disse lui, quando Tilly si voltò di nuovo a guardarlo.

    Quel suo forte accento italiano le suscitava ricordi agrodolci di momenti felici che aveva trascorso nella cucina della piccola casa di campagna in Toscana, con il calore del sole che sembrava splendere costantemente.

    Quando tornò al furgone, la nevicata si era ridotta quasi a niente. Una cosa in meno di cui preoccuparsi.

    Si chinò all'interno e scostò di lato l'abito nero che aveva comprato per la festa di fidanzamento di Vanessa, prevista l'indomani. Non se la sentiva di andare, ma non voleva che il passato guastasse la felicità dell'amica. Sfiorò il coperchio della scatola che conteneva il vestito, pensando all'abito da sposa che avrebbe dovuto indossare esattamente un anno prima. Era rimasto appeso alla porta dell'armadio, durante tutta la conversazione che aveva avuto con Jason e che in quel momento stava riemergendo dal passato. Sentiva ancora la sua voce ferma, che le diceva di avere bisogno di molto più che una semplice amicizia, e la incoraggiava a uscire, a fare esperienza di vita, proprio come aveva intenzione di fare lui.

    Provò una fitta di dolore e di umiliazione. No, doveva smetterla. Pensare al passato non sarebbe stato d'aiuto. Con un sospiro, tirò verso di sé le ultime scatole e si voltò, incrociando Stefano che, uscito di casa, stava guardando preoccupato il cielo grigio, prima di riportare velocemente la sua attenzione su di lei.

    «Permettimi» disse, mentre lei cercava di chiudere il furgone, tenendo in equilibrio le scatole.

    «Grazie.» Fu colta ancora dalla timidezza. Non le piaceva il modo in cui lui riusciva a confonderla, né la sensazione di quelle dita che sfiorarono innocentemente le sue.

    «Prego.»

    Tilly chiuse il furgone, lasciando dentro il borsone da viaggio e l'abito, determinata ad andare alla festa di fidanzamento l'indomani. Vanessa le era stata molto vicina il Capodanno precedente, quando lei si era vista crollare il mondo addosso, e ora non poteva negare all'amica la sua presenza in un momento così importante, anche se sarebbe stato un supplizio il pensiero che era lo stesso giorno in cui era andato a monte il proprio matrimonio.

    Irritata perché quei ricordi riuscivano ancora a ferirla, si diresse in cucina. Stefano era in piedi davanti al piano cottura, rilassato come se fosse a casa propria, invece che in una casa di campagna inglese che aveva affittato per l'occasione. Tilly appoggiò l'ultima scatola sul tavolo,

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