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N-Snob. Altre Evocazioni: Libri Heliopolis-Asino Rosso
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E-book218 pagine3 ore

N-Snob. Altre Evocazioni: Libri Heliopolis-Asino Rosso

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Da sempre scrittore controculturale, ha scritto molti libri letterari e d'arte , protagonista/fondatore/animatore di molti eventi culturali dagli anni '70. Centro Studi Heliopolis (Pesaro), editoria e rivista; la rivista Letteratura e Tradizione, Movimento Poesia Tradizionale-Vertex (poesia concreta, poesia visiva, mail art, istallazione, performance…), ospitando nei Convegni Heliopolis, Borges e molti altri intellettuali contemporanei. Inoltre ha inventato, a suo tempo, le oggi famose magliette letterarie (Salone del libro, Torino) e diversi altri gadget d'arte. Con Heliopolis ha partecipato alla Fiera Internazionale del Libro (Buchmesse) di Francoforte....
Si può fare un’auto-prefazione per un libro del genere?… È una sorta di memoria esistenziale, e comunque molto più autobiografica degli altri che ho scritto e per giunta le presentazioni di amici e sodali le ho sempre trattate a fatica, se non per i testi su (di) altri. Perché è di sincerità che qui parliamo, varia, discutibile e forse atipica, per come potrebbe esserlo una vita che una volta definivamo “buttata nelle braccia della determinazione”. SANDRO GIOVANNINI
LinguaItaliano
Data di uscita30 lug 2021
ISBN9791220829298
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    Anteprima del libro

    N-Snob. Altre Evocazioni - Sandro Giovannini

    Sandro Giovannini

    N-Snob.

    Altre Evocazioni

    UUID: 183f8521-c792-46d6-ad3e-b73c5afaac4b

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    https://writeapp.io

    Indice dei contenuti

    NOTA INTRODUTTIVA DELL’AUTORE

    ​I CARO AMICO

    ​II INCUBI E VARI ATTRAVERSAMENTI… Otto episodi

    III CENTRO STUDI HELIOPOLIS, VERTEX, VARIE… Sette episodi

    IIII L’EDITRICE… Nove episodi

    ​V L’AMICIZIA COME SFIDA…

    VI LA TREMENDA PAURA DI DIRE

    VII TRE SAGGI SCELTI

    A) «…la fragile e deliziosa Italia ferita che non muore…»(1)

    ​B) E se questa democrazia fosse il male assoluto?

    C) La fantasia del complotto

    VIII POESIE (1)

    VIII POESIE (2)

    VIII POESIE (3)

    VIIII SCULTURE. IL SOGNO DEL CAVALLO

    X ELOGICON Plausibilità ed interrogativi

    NOTA BIOBIBLIOGRAFICA

    NOTA INTRODUTTIVA DELL’AUTORE

    Sandro Giovannini No-Snob. Altre Evocazioni

    Si può fare un’auto-prefazione per un libro del genere?… È una sorta di memoria esistenziale, e comunque molto più autobiografica degli altri che ho scritto e per giunta le presentazioni di amici e sodali le ho sempre trattate a fatica, se non per i testi su (di) altri. Perché è di sincerità che qui parliamo, varia, discutibile e forse atipica, per come potrebbe esserlo una vita che una volta definivamo buttata nelle braccia della determinazione.

    I tempi non sembrano favorire nuove sintesi, se non inquietanti e feroci… (sta drammaticamente venendo meno anche la nobile utopia di sinergie del consenso, diversamente provenienti, che ci ha visto batterci per decenni) forse proprio perché i fenomeni tamasici di degrado sistemico che osserviamo sempre più inequivocabilmente – ovviamente alla luce d’una nostra insopprimibile sensibilità ciclica – non favoriscono massivamente che fuoriuscite verso il peggio. Allora è meglio prendere ciò che viene con la certezza malinconica che comunque abbiamo cercato di muoverci personalmente ed in ristretti circoli per il meglio e con l’ironia tragica (e/o metafisica) favorita dall’osservazione sull’impermanente ma incontenibile espansione dell’identico. Non è una birra che riscaldi in un pub di aficionados, ma, indipendentemente dai riferimenti di senso ontologici e dalle loro ricadute ideologiche, sempre discutibili, comunque corrobora un sé che ha cercato di trovare una via.

    Armati di tutto punto con i ferri sbrindellati del Quijo te e quindi determinatissimi, percorriamo i territori desolati ove la gloria non può venire dalla pompa del consenso, né dall’illusione di essere ne(da)lla parte della correttezza sopravvivente, ma dall’aver conservato quello sguardo libero sulle cose minime e grandi che si possono ancora godere (ed a volte anche molto). Partendo dalla realizzazione sobria dell’assurdità affascinante, incontenibile ed indescrivibile del vivente… ove ogni parola che vorrebbe definire o fabulare è sempre un’approssimazione per difetto (…la realtà supera sempre di molto la fantasia e qui è lo scarto ben te- muto dall’artista e dal pensatore in generale) che però svela comunque il protagonista, paludato, cialtrone o degno, nel mentre racconta una storia. Storia che, allora, potrebbe pure essere vera .

    ​I CARO AMICO

    No_Snob. Altre Evocazioni

    Caro Amico,

    approfitto della telefonata odierna e del tuo testo appena letto del quale proprio nulla mi dispiace… perché mi pare di comprendere… ma avrei qualche cosa da argomentare, per compiere assieme a te, senza alcuna riserva mentale ed a cuore aperto, alcune riflessioni, che però ora mi riguardano, come uno specchio al tuo procedere…

    Mi sono sempre stupito – e questa mia ingenuità è probabilmente ineliminabile in quanto vocazionale – della facilità con cui ognuno di noi tenda a scusare i propri errori con un tentativo di recupero perlopiù a posteriori (ma la disposizione si rivela innata, persistente ed operante sempre, se non è prontamente contrata partendo dall’interno). Questo conferma che, senza una corretta postura interiore (in quanto stabilizzata più o meno definitivamente), ogni logica esteriore, sia pur razionalmente giustificabile, sia destinata a rivelarsi inadeguata e ingannevole prima verso noi stessi e poi verso gli altri… Da questa consapevolezza (che oserei definire esistenziale), posso ben comprendere gli errori più gravi che ho compiuto.

    Ad esempio, riandando parecchio indietro nel tempo, non sono andato a fondo nel comprendere ancora in corso d’opera (e con mia chiara adesione iniziale) l’azione della nuova destra, che – dagli anni Ottanta – ha rappresentato nel secondo dopoguerra e nel tempo del suo massimo lavorio interiore il tentativo più serio fra successive generazioni ed ho così sprecato un’azione d’eventuale supporto e/o rettifi cazione (nei due sensi) – sempre che però fosse poi possibile – con l’aggravante d’averlo fatto sfruttando ingenerosamente (…cosa che in genere non m’appartiene) i suoi evidenti innegabili e quasi patetici difetti individualistici e le sue vere e/o supposte primazie intellettuali od intellettualoidi, senza dar agio alla mia consueta capacità d’attendere e far maturare naturalmente le cose secondo la propria natura, come insegna Confucio… che però non dice di non provare, non intervenire potentemente, non battagliare pur con profondo rispetto e senza acrimonia e solo per il bene comune… Più o meno da quel tempo in poi (il prima è per me quasi senza macchia… e non per sicumera ma per impossibilità di vedermi sinceramente in altro modo ed in altre posture affaccendato che non fossero quelle molto prevedibili ed abbastanza scontate di quel tempo di formazione che per me è stato lunghissimo…), troppo ho dimorato invece – al contrario – coprendo opportunismi di vicini e/o sodali, senza prenderne sempre netta- mente le distanze, se non con un comportamento implicito. Questo è servito forse ad evitare il pericolo di qualcosa d’immediatamente deviante… ma non ha impedito esiti spesso fallimentari… qualsiasi fosse lo stile, persino apparentemente impeccabile, tenuto…

    Anche le cose (dell’Heliopolis) che reputo meglio riuscite (nostre o mie), fortemente volute e sulle quali ho almeno attirato l’attenzione di molti ed in certi casi anche il lavoro entusiasta e disinteressato per parecchi anni (a posteriori, quasi impensabile, vicino alla lucida follia e non tale solo per le realizzazioni…), le giudico non decisive per l’immagine di me stesso che vorrei fosse giustificata dall’interno… Comunque sarebbe ingeneroso e da posatore (e soprattutto falso, non solo understatement) dire che queste cose, che hanno coinvolto per decenni altri consapevoli e del tutto autonomi nella fascinazione in re, qualsiasi siano stati i loro tempi, i loro valori e – da ultimo – i loro personali esiti, non siano state valide, o peggio sottovalutarle a posteriori, solo per fare lo scettico blu od il nichilista da salotto…

    Residua però che una potente spinta a fare, con sempre accanto il senso intangibile ma ineliminabile della vacuità e del destino, non è proprio ciò che si consiglia dalla psicologia comportamentale o dagli uffici marketing… e determina, già di per sé, con qualche incidenza poi sugli accadimenti esterni che pure agiscono sempre per personalità avvertite e sensibili, un taglio ben poco falsificabile superficialmente e ben poco spendibile massivamente… Il cosiddetto distacco dal frutto dell’azione implica – consapevolmente – un destino manifesto… C’è poco da girarci intorno o teorizzare… ed anche teorizzando, resta che se ci si abitua a mettere fra noi e le cose (anche) nostre una penetrante luce riflessiva, al fine di non restarne del tutto coinvolti – fine indubitabilmente e forse insuperabilmente nobile – non si può poi pretendere anche una cosiddetta immediata e scontata comprensibilità. Restiamo comunque duplici, servi di due nature, o forse (magari!), padroni. Doppelleben.

    Ma bisognerebbe sempre saperci sorridere sopra, come faceva Noica quando in Sei malattie dello spirito contemporaneo tacciava di ahoretia sia Aspettando Godot che la Bhagavad Gῑt ā… o, come diceva Cioran in L’amico lontano proprio a Noica: «Credete che sia gradevole essere idolatra e vittima del pro e del contro, sentirsi un entusiasta diviso dai suoi entusiasmi, un delirante, che non rinuncia all’obiettività? Tutto questo comporta una certa dose di sofferenza: gli istinti si ribellano; solo loro malgrado e contro di loro si procede verso l’irresolutezza assoluta, uno stato che si distingue appena da quello che il linguaggio degli estatici chiama il punto estremo dell’annientamento». Qui senza scorciatoia enfatica, e soprattutto senza nessuna grancassa aforistica/illuminativa – perché, per lui, è una deduzione esistenziale –, Cioran dice ciò che dicono della massima potenzialità attingibile, in tutt’altri contesti, i mistici di ogni tempo e luogo…

    Certamente si dovrebbe anche poter riflettere sul fatto che ogni scelta esistenziale autentica, ovvero – a nostro avviso – quella che persegue consapevolmente una vocazione, qualsiasi maschera primaria assuma per la vita a confronto con il secolo, deve saperla portare con un certo equilibrio. La maschera primaria sa di altre maschere di riserva e di servizio e tutte sono indispensabili per non partire per la tangente. Identificarsi infatti eccessivamente con la maschera primaria e con quelle secondarie, a seconda dell’uso, infatti, comporterebbe, per far divenire facilmente illuminante l’esempio del capoverso precedente, dare una lettura per la quale Aspettando Godot e la Bagavadh Gῑt ā siano considerate a priori assolutamente irriducibili. L’irriducibilità delle due dimensioni, pur del tutto legittimamente percepibile da noi per codici di produzione e d’uso – come per millenni e per la più parte è sempre avvenuto –, può però essere annullata in un attimo dalla trasparenza beffarda dell’uno nell’altra, comunque incentrandosi sostanzialmente – tale sorriso – sull’esperienza folgorante dello svelamento dell’ assurdo/necessitato e della vacuità/destino, ambedue non/duali.

    Forse in relazione a questo ed a volte giustamente, alcuni saggi amici hanno saputo dirmi che mi stancavo troppo facilmente di ciò che avevo pur aiutato a creare, anche con grande impegno… Quest’inquietudine non la voglio difendere a tutti i costi ma mi sovviene il sospetto che forse per primo sentissi il cadere della spinta iniziale, l’avvorticarsi delle cose, una volta espressa la giusta battuta col giusto tono. Il non saper restare – più di tanto – in una sospensione insignificante, per convenienza con altre sensibilità ed altri ritmi di percezione, portava in sé un canovaccio già scritto, che implicava che la comprensibile attesa per un medio allineamento non determinasse poi sostanzialmente un cambio di consapevolezza.

    E si potrebbe anche aggiungere, come suggerisce Noica ad un suo allievo, «…se combatti, combatti contro gli dei non contro i servi» affinché non sia sprecato tutto – o quasi – il potenziale che ti è stato dato in sorte. È tristissimo vedere infatti come ci si può troppo facilmente guastare inseguendo l’attualismo del peggio nel suo precipitare necessitato.

    Ancora, l’ Elogicon è stato uno degli ultimi esempi di tale metodo per compiutezza formale e sostanziale capacità d’implicare nella progettazione e nella risoluzione elementi ideativi, commerciali, psicologici, individuali e comunitari, come – mutati i relativi scenari – con i rotoli, le tavolette, le magliette letterarie e le numerose altre idee editoriali e paraeditoriali che nel tempo la fantasia inquieta ha partorito… Così, seguendo una linea interiore inequivoca a guidare una traccia esteriore altrettanto chiara, di meno in meno, ci troviamo progressivamente a relazionarci ormai con poche anime con cui si può lavorare in totale tranquillità, per la loro forza interiore e per il coraggio complessivo dimostrato nel tempo e per la libertà dai condizionamenti eccessivi e stravolgenti precipitati dall’esterno e virati dall’interno… Costoro sono, per di più senza albagia e senza dichiaratite, di quelli che non arraffano (certa misura di Montherlant)… Credo non solo in me siano stati e siano ancora una gioia reale, nelle comprensibili divergenze, che mai ci hanno spaventato più di tanto. Quelle che, finché si è centrati, possono solo ulteriormente rafforzare. Un’energia pari agli affetti più intimi, anch’essi crismati dall’autonomia reale ed apprezzata (una l’ho con- sensualmente in casa da decenni…), e posso ben sperare (ed anche credere) che questo succeda ad altri, di cui per mia limitazione non ho proprio nozione, come succede a me in relazione a tanti – potenzialmente stimabili e validi, che non mi conoscono affatto –, e senza presumere, in questo poi, d’essere troppo differenziato

    Nella Prefazione (prg. 7, 1886) di Umano, troppo umano, Nietzsche parla del problema della gerarchia, «di cui possia mo dire che è il nostro problema, di noi spiriti liberi…». Che si attaglia a quelli che ascendono di gradino in gradino verso un più alto, ma ne dà una versione che deve prodursi intendendosi sempre e bene con la direzionalità orizzontale. «Come avventurieri e circumnavigatori di quel mondo interno che si chiama uomo…». Ci si ritrova, in sostanza, e al di là di molti schieramenti formali, nella communion des forts.

    Se non abbiamo paura delle parole ( non abbiamo paura di dire… oltre ogni logorrea e/o cartina di tornasole delle manifeste difficoltà, ipocrisie, terrori e tabù vari), ma ridoniamo alle parole un senso non forzato all’esclusione ma volto all’inclusione potenziale e certificata (…qui è proprio tutt’altra materia dal buonismo) e facciamo segno alla chiave di volta e/o al punto di svolta nell’arco romano a tutto tondo delle forze contrapposte, allora non è detto che noi non si possa essere veramente felici, anche qui ed ora, testimoni del sempre possibile, persino in una situazione d’assoluto travaglio come questa…

    Un abbraccio ed un

    vale

    Sandro

    ​II INCUBI E VARI ATTRAVERSAMENTI… Otto episodi

    No_Snob. Altre Evocazioni

    1

    Incubo primo. Cominciava così… mi sembrava di essere in un grande tubo vuoto, tipo quelli degli oleodotti, ma enorme all’interno, puzzolente e scuro, e da una parte c’erano gli odiatori primi dei diversamente colorati e dall’altra gli odia- tori secondi degli odiatori primi, ed io in mezzo…

    I primi si nascondevano nei tubi laterali e poi venivano fuori isolatamente od a piccoli gruppi, armati perlopiù di armi corte, sparando a tratti e poi nascondendosi e gli altri, invece, molto più numerosi, premevano dappertutto lungo i tubi strisciando alle pareti e spuntando da ogni parte e urlavano a tratti come forsennati brandendo ogni tipo di mazze bastoni chiavi inglesi e forcole… io propendevo decisamente per i primi e quindi cercavo di non farmi raggiungere dai secondi che altrimenti m’avrebbero fatto a pezzi e sentivo la loro brama insopprimibile d’afferrarmi trascinarmi e sbranarmi con gli stessi denti e spuntavo dai tubi laterali per ricongiungermi ogni tanto agli odiatori primi. Avevo una lunga lancia abissina, retaggio d’antenato coloniale, e nella luce fioca il ferro sulla punta acuto faceva certamente ancora più paura di qualche beretta, magari scassata o arrugginita… e chissà perché me le figuravo – queste armi – così vecchie ed inutili… Ogni tanto qualcuno mi veniva a tiro e pur col cuore in gola veloce gli assestavo un bell’affondo dagli incro- ci del grande tubo, di punta o di striscio… un colpo ancora più mortale… Anche perché gli odiatori secondi perdevano tempo ed energia negli insulti abominevoli e spingando fra loro nella calca puzzolente mentre i primi agivano furtivi e più efficacemente.

    L’orrore era il cadere nel buio e nel liquame, ove i corpi persi galleggiavano trattenuti dal basso fondo lordo di plastiche e catrame.

    I diversamente colorati però erano come spariti magicamente, dissoltisi in non si sa quale tubo del labirinto immane, e rimanevano in giro solo gli odiatori secondi, i veri cercatori, rifluiti dappertutto e dappertutto urlanti ed assatanati.

    Poi ero sfinito forse… svenuto pieno di tagli e d’ascessi e poi, chissà, dato per morto… certo… se m’erano passati sopra ma nessuno senza accorgersi di me né della lancia tra i cadaveri. Così era passata furente la gran massa e mi ritrovavo poi malamente in piedi, anche se tremante, ripresomi a cogliere qualche odiatore dei secondi isolato o agonizzante e lo finivo senza scampo con una gioia mai provata avanti… ero entrato ancora poi in una galleria più grande del raccordo dove filtrava incerta dall’alto della luce ed in un angolo c’erano tre che facevano la guardia ad una via d’uscita e schiamazzavano fra loro di nazisti fascisti razzisti e quasi alle mani, senza guardarsi intorno, e nella penombra, così l’ho infilzati velocissimo uno dopo l’altro con le facce loro stravolte di

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