Hitler al bivio esiziale: Contro il primato metafisico della violenza
Di Paolo Poma
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(e poiché) non basta essere d’ac-cordo, ovvero intendersi con gli «altri» sul
piano del cuore, […] cosa buona e giusta è che […] si ragioni, apertis verbis,
con il più “dis-ominato” pathos della distanza. Ecco perché, a dispetto di
ogni immediata protesta di quel «mortale» che ciascuno di noi crede di
essere […], l’unica voce che qui avrà diritto di parola sarà soltanto - si fa
per dire - quella dell’Innegabile, quella del Non-Mitico. […] Nel groviglio
pleromatico della Necessità del divenire, si tratterà di vedere, allora, in
che senso il René Guénon anulare, marciando con le «divisioni blindate»
della propria “scandalosa” controparte visionaria (l’Hitlerismo Esoterico
di Savitri Devi), riesca a prendersi un’insperata rivincita sul Divin Marquis
- per testimoniare, infine, come l’intero bateau ivre neo-coalescente,
trascinato dallo sconcertante contenuto dell’Eterno Ritorno Invertito […],
sembri avere un’unica, salvifica rada d’approdo: la riduzione di Hitler e
Sade a pura forma della psichicità contrastiva - di ciò che, già da sempre,
pura forma è. In realtà, l’ultima parola spetterà di diritto alla Necessità
dell’anti-divenire, oltrepassamento definitivo del primato metafisico della
violenza - anche di quella non nichilistica.
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Anteprima del libro
Hitler al bivio esiziale - Paolo Poma
Se pareba boves, alba pratalia araba,
et albo versorio teneba, negro semen seminaba.
Gratia tibi agimus, potens sempiternus Deus.
© Proprietà letteraria riservata
Edizioni AlboVersorio, Milano 2023
www.alboversorio.it
mail-to: alboversorio@gmail.com
ISBN: 9791281331082
Direzione editoriale: Erasmo Silvio Storace
Impaginazione a cura di: Giorgia Toppi
Paolo Poma
Hitler al bivio esiziale
Contro il primato metafisico della violenza
Note per l'élite futura, vol. 3
In copertina: raffigurazione dell'Irminsul secondo Wilhelm Teudt.
Indice
Premessa
Meditazione esergale introduttiva
Incontrovertibilizzare l’Hitlerismo Esoterico per oltrepassarlo ANCOR Più incontrovertibilmente
a) Necessità dell’Epistéme più profonda
b) La controparte visionaria di Guénon e l’aporia dell’indole
superindolica
1. TEORIA DEGLI EONI NIETZSCHEANI
I.L’aporia dell’ad-essere oltreumano
II. Sade precursore del Nazismo? Presentità non crollante e
psichicità contrastiva originaria
III. L’Inoltrepassabile e il pensiero controintuitivo
IV. L’apparire dei veri Eoni nietzscheani e la necessità di uno
slittamento duplice dell’Hitlerismo Esoterico Anulare
V. Predestinazione a Savitri Devi e coerenza della differenza tra
massa futura ed élite futura
VI. Dal regno dei vivi a quello della vita: ancóra sull’Etica del
Flusso oggettivo
VII. Oltre la prigione della psiche, l’Ontologia mediatamente
illuminante
2. DAL VIAGGIO DI ZARATHUSTRA A SHAMBALLA
a)Hitler al bivio esiziale
b) La differenza formale tra Necessità del divenire originaria
concreta e Necessità del divenire originale concreta
c) Lo Haller «H» slittato come copertura dell’essente mediatamente
illuminato
d) L’analogia tra logica dialettica e pensiero contrastivo, la volontà
di atto e la rivincita di Guénon su Sade
e) Sulla falsariga dell’empirismo radicale di Hume
f) La controparte visionaria di Severino (ma anche del Nietzsche
maggiore) - e la vera filosofia dell’Età dell’oro
Meditazione esergale conclusiva
VIOLENZA FORMALE E NECESSITÀ DELL’ANTIDIVENIRE
I. La funzione di Savitri Devi
II. L’iniziazione all’Innegabile
III. L’Ultimo Arco di Cerchio: l’unità di crudeltà e spietatezza
come pura forma della psichicità contrastiva
IV. Hitler e Sade al bivio esiziale
V. Necessità dell’antidivenire: la risoluzione della psichicità
contrastiva
Postilla controintuitiva
EPISTEMICITÀ DEL DE-STINO E MEDIAZIONE NECESSARIA
TRA HEIDEGGER E NIETZSCHE
Alla mia amatissima Ginevra
Come un destino la violenza, per noi, ma anche segno di contraddizione. Se tutto può essere oggetto di violenza, e di fatto lo è, immancabilmente; se i contenuti le sono indifferenti e la futilità dell’occasione piuttosto che placarla l’alimenta, come non riconoscerle un suo primato metafisico? Eppure essa sta necessariamente in rapporto con qualcosa che la scatena e dunque la precede - sta in rapporto ad altro. […] c’è violenza soprattutto nel fatto che eros non può stare senza ethos, così come ethos senza eros. Donde un’ipotesi. E se la violenza […] trovasse la sua ragion d’essere proprio qui, in questo che è il più difficile nodo da sciogliere, e che comunque si annida […] in quanto ci è più prossimo e più intimo?Appunto, l’idea è di tornare a riflettere su ciò che è intimior intimo meo…
S. Givone
, Eros/ethos
Premessa
Finora non si è preso abbastanza sul serio il discorso sui sentieri interrotti. Ciò può accadere solo se ci si accinge a percorrere il sentiero interrotto e a esperirlo in quanto tale per poi abbandonarlo. […] Come accade l’abbandono del sentiero interrotto? Ritornare indietro sulla via - verso dove? La via ripercorsa all’indietro è diversa - su essa soltanto diviene visibile ciò che era accaduto in precedenza e vien pensato a fondo in modo diverso.
M. Heidegger
, Quaderni neri. Note VI-IX
Con la nascita della filosofia si fa innanzi, perentoria, la testimonianza dell’Incontrovertibile - di ciò che, immediatamente, l’io empirico non può volere. Rispetto a esso, infatti, è escluso che possa esserci, sic et simpliciter, qualcosa come amor fati. Ma, appunto, immediatamente - non assolutamente (ecco dove risiede, in merito al rapporto tra individuo e Verità, la differenza macroscopica tra il nostro discorso e quello di Emanuele Severino; una differenza che, a sua volta, è riconducibile all’inevitabile originarsi del pensiero contrastivo solo e soltanto dall’ontologia della Necessità del divenire¹ - e non, appunto, da quella del de-stino della necessità). Attraverso la mediazione della Metafisica pura o integrale, ramo d’oro della Tradizione primordiale, siamo così pervenuti, prima, alla semplice opposizione volontaristico-pratico-fichtiana (dunque, controvertibile) alla configurazione filosofica della Verità², nonché alla relativizzazione provvisoria di essa³; poi, alla subordinazione (sempre provvisoria) di quella configurazione medesima alla contemplazione «C» originale, in quanto Metafisica integrale contrastiva⁴; infine, alla messa in discussione di quella stessa subordinazione, tramite il farsi innanzi della realizzazione discendente contrastiva⁵, ponendo così le basi per guadagnare il proto-corrispettivo metafisico-anulare della configurazione filosofica della Verità, ovvero la Necessità del divenire originaria⁶. E tutto questo non senza imbatterci, da ultimo, nel problema della possibilità dell’Hitlerismo Esoterico - possibilità che qui, invece, apparirà come necessità e che, suo malgrado (sulla falsariga dell’Holzweg heideggeriano rispetto al Seyn), ci condurrà alla configurazione concreta del suddetto proto-corrispettivo, ovvero a ciò che, a sua volta, in quanto chiusura definitiva dell’audace navigazione eidetica in senso antiorario, costituirà il crocevia degli anelli del ritorno levogiro e destrogiro.
***
Che il tratto ontologico dell’«identità del diverso» (in veste, ormai, marcatamente anti-epistemica) costituisca, già da sempre, il vero superamento del «razzismo», non dovrebbe suonare - quantomeno all’orecchio del lettore colto - come una tesi troppo spiazzante. Del resto, per quanto ci riguarda, avremmo potuto rilevarla già a partire dal saggio «Interludio dell’enticidio»⁷; solo che essa, fino a poco tempo fa, non ci era parsa bisognosa di ulteriori testimonianze. Nondimeno, anche in questa circostanza si sono fatte innanzi aporie e risoluzioni sorprendenti, a conferma del fatto che un conto è contemplare una montagna, un altro è essere costantemente impegnati a scalarla: un conto è la fondazione astratta di una tesi, un altro quella concreta. Il presente volume, in tal senso, vuole essere la postilla conclusiva al superamento dello «scandalo» dell’Hitlerismo Esoterico - ciò di cui evidentemente, nonostante tutto, il libro Nietzsche in senso antiorario non era riuscito a farsi carico fino in fondo. Ma, a scanso di equivoci, facciamo subito una puntualizzazione. Adolf Hitler: il male radicale per antonomasia, si dirà. D’accordo. Eppure, se (e poiché) non basta essere d’ac-cordo, ovvero intendersi con gli «altri» sul piano del cuore, sarebbe piuttosto ingenuo, in uno scritto a carattere ontologico-metafisico, limitarsi a esibire mere istanze di anti-razzismo e comode posizioni umanitario-antropocentriche. Infatti, per quanto si possa condannare con fermezza ogni dottrina politica (o «più-che-politica»⁸) violenta, discriminatoria e tragicamente reificante, le convinzioni prevalenti dei gruppi sociali e degli individui che li compongono (incluse quelle ritenute, oggi, non solo nobili ma altresì doverose) restano pericolanti e pericolose: una fede, in quanto tale, è sempre esposta al rischio di indebolirsi, di sbiadirsi, di estinguersi, persino di lasciare tutti gli spazi alla fede opposta. Ecco perché, in pagine che avanzano la pretesa di dirsi filosofiche
, cosa buona e giusta è che vi si ragioni, apertis verbis, con il più dis-ominato
pathos della distanza. Ecco perché, a dispetto di ogni immediata protesta di quel «mortale» che ciascuno di noi crede di essere (in primis, di fronte all’orrore della «fabbricazione di cadaveri nelle camere a gas e nei campi di sterminio»⁹), l’unica voce che qui avrà diritto di parola sarà soltanto - si fa per dire - quella dell’Innegabile, quella del Non-Mitico. Certo, nel portare l’attenzione fino alla Totalità di ciò che è, cioè nell’allontanarsi da ciò che più lo interessa (e quindi, innanzitutto, da se stesso), l’io empirico rimane deluso, infastidito, oltremodo perturbato; tuttavia - come osservava, in maniera icastica, Severino - «ciò che più ci interessa rischia di avere l’andamento dello struzzo, che, immediatamente interessato al buco che fa nella sabbia, ci ficca la testa e ci rimette le penne, perché non vede il nemico che si avvicina»¹⁰. Nel groviglio pleromatico della Necessità del divenire, si tratterà di vedere, allora, in che senso il René Guénon anulare, marciando con le