L'ombra su Innsmouth
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Weird - romanzo breve (97 pagine) - Uno dei racconti più iconici di Lovecraft nella versione originale fornita da S.T. Joshi, che presenta più di qualche differenza con le redazioni più note. Una storia ricca di personaggi ormai entrati nel mito.
Il protagonista, Robert Olmstead, arriva in quel di Innsmouth alla ricerca di scorci architettonici pregevoli e, suo malgrado, si trova coinvolto in un viaggio a ritroso che lo porterà a scoprire l’esistenza di una razza che vive sotto il mare da sempre. Lovecraft descrive sapientemente la fuga precipitosa da Innsmouth, la scelta dei verbi non è mai casuale e ha un doppio senso che si comprende pienamente solo alla fine del racconto. Racconto che presenta personaggi ormai entrati nel mito come il gentile e ingenuo Commesso dell’emporio, il terribile Obed Marsh e il misterioso Zadok Allen.
Howard Phillips Lovecraft è il padre assoluto del genere weird. Non c’è molto altro da aggiungere. Nato a Providence il 20 agosto del 1890 e morto a Providence il 15 marzo del 1937 ebbe una vita breve, leggermente diversa da come è stata strumentalmente presentata nel corso dei decenni. Basti dire che Lovecraft amava viaggiare, amava il caldo e che soggiornò per mesi in Florida, visitò Key West e che sognava di andare a Rio de Janeiro e all’Avana. Non è mai stato un eremita, come si è raccontato soprattutto negli anni settanta, se non causa di forza maggiore.
Le opere di H.P. Lovecraft hanno influenzato tutta la letteratura dell’orrore venuta dopo di lui, pertanto è decisamente complicato elencare le sue opere migliori. Il Richiamo di Cthulhu, Dagon o L’Ombra su Innsmouth sono i racconti più aderenti a questa collana, ma molti altri suoi capolavori – come Il Caso di Charles Dexter Ward, Il Modello Pickman, La Dichiarazione di Randolph, Alle Montagne della Follia e L’orrore di Dunwich – raggiungono vette a oggi ineguagliate.
Howard Phillips Lovecraft
H. P. Lovecraft (1890-1937) was an American author of science fiction and horror stories. Born in Providence, Rhode Island to a wealthy family, he suffered the loss of his father at a young age. Raised with his mother’s family, he was doted upon throughout his youth and found a paternal figure in his grandfather Whipple, who encouraged his literary interests. He began writing stories and poems inspired by the classics and by Whipple’s spirited retellings of Gothic tales of terror. In 1902, he began publishing a periodical on astronomy, a source of intellectual fascination for the young Lovecraft. Over the next several years, he would suffer from a series of illnesses that made it nearly impossible to attend school. Exacerbated by the decline of his family’s financial stability, this decade would prove formative to Lovecraft’s worldview and writing style, both of which depict humanity as cosmologically insignificant. Supported by his mother Susie in his attempts to study organic chemistry, Lovecraft eventually devoted himself to writing poems and stories for such pulp and weird-fiction magazines as Argosy, where he gained a cult following of readers. Early stories of note include “The Alchemist” (1916), “The Tomb” (1917), and “Beyond the Wall of Sleep” (1919). “The Call of Cthulu,” originally published in pulp magazine Weird Tales in 1928, is considered by many scholars and fellow writers to be his finest, most complex work of fiction. Inspired by the works of Edgar Allan Poe, Arthur Machen, Algernon Blackwood, and Lord Dunsany, Lovecraft became one of the century’s leading horror writers whose influence remains essential to the genre.
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Anteprima del libro
L'ombra su Innsmouth - Howard Phillips Lovecraft
I.
Durante l’inverno del 1927–28 ufficiali del governo Federale condussero una strana e segreta indagine su alcune vicende accadute nell’antico villaggio portuale di Innsmouth nel Massachusetts. La cosa divenne pubblica in febbraio, dopo una serie di raid e di arresti, seguiti dall'incendio deliberato e dalla demolizione – con le adeguate precauzioni – di un notevole numero di case fatiscenti, mangiate dai vermi e presumibilmente vuote che insistevano sul lungomare abbandonato.
Le anime ingenue ritennero che tutto quanto fosse riconducibile alla quotidiana guerra all’alcool e ai contrabbandieri.
I lettori più svegli tuttavia, erano stupefatti dal numero prodigioso di arresti, del fin troppo ampio spiegamento di forze militari usate nell’operazione e della segretezza che circondava il luogo di detenzione dei prigionieri. Non furono riportati processi, né condanne definitive; né alcuno dei prigionieri fu visto da allora in poi nelle carceri regolari della nazione. Ci furono dichiarazioni vaghe riguardo malattie e campi di concentramento, e in seguito su trasferimenti in varie prigioni della marina e dell’esercito, ma non emerse mai nulla di chiaro sulla sorte dei prigionieri. La stessa Innsmouth fu lasciata praticamente spopolata, e solo adesso sta iniziando a mostrare segni di una lentissima ripresa.
Viste le numerose denunce di molte organizzazioni liberali si tennero lunghi ed esaustivi colloqui riservati e infine, alcuni rappresentanti furono portati in visita in determinati campi e prigioni. Il risultato di tutto questo fu che queste organizzazioni divennero in seguito sorprendentemente passive e reticenti. I giornalisti furono ben più difficili da gestire, ma alla fine una gran parte di essi sembrò cooperare con il governo. Solo un giornale – un tabloid economico e per questo poco considerato – menzionò il sottomarino per immersioni profonde che scaricava siluri verso il basso: nell'abisso marino appena oltre lo Scoglio del Diavolo. La notizia, di cui si parlò solo in un ritrovo per marinai, sembrava in effetti piuttosto illogica; poiché la barriera corallina, bassa e nera, si trovava a un miglio e mezzo dal porto di Innsmouth.
La gente in tutto il paese e nelle città del circondario parlava molto dell’accaduto tra di loro, ma ne borbottava ben poco al mondo esterno. Si parlava della morente e semideserta Innsmouth da quasi un secolo, e niente di nuovo poteva essere più tremendo o più orribile di quello che era stato sussurrato e sottinteso per anni. Da tempo quella gente aveva imparato a tenere per sé i propri segreti e nessuna pressione poteva spingerla a parlare. Inoltre, sapevano davvero molto poco dato che le vaste paludi salmastre, desolate e disabitate, tenevano chiunque lontano da Innsmouth dal lato della terraferma.
Ma alla fine io ho deciso di sfidare il divieto di parlare di quanto accaduto. I risultati, ne sono certo, saranno così esaurienti che nessun danno pubblico, salvo uno shock di repulsione, potrà mai derivare da un mero accenno a ciò che è stato effettivamente scoperto da quei predoni inorriditi in quel di Innsmouth. Inoltre, ciò che è stato trovato potrebbe forse avere più di una spiegazione. Non so quanto dell'intera storia mi sia stata ad oggi raccontata, e ho molte ragioni per non voler approfondire. Dato che il mio contatto con questa vicenda è stato più stretto di quello di qualsiasi altro profano, mi sono portato via impressioni che possono ancora spingermi a gesti estremi.
Sono stato io a fuggire freneticamente da Innsmouth nelle prime ore del mattino del 16 luglio 1927, sono stati miei gli insistenti appelli per far avviare l'inchiesta e l'azione del governo che hanno portato a quanto accadde in seguito. Sono stato disposto a rimanere muto come un pesce mentre la faccenda era ancora in atto e incerta; ma ora che è una storia vecchia, con l'interesse del pubblico e la curiosità svaniti, ho una strana voglia di sussurrare riguardo quelle poche, ma spaventose, ore vissute in quel porto di morte e su quelle blasfeme anormalità malvagie e oscure che vi aleggiavano. Il semplice parlarne mi aiuta a ripristinare la fiducia nelle mie facoltà; mi rassicura dimostrandomi che non sono stato semplicemente l’unico a soccombere a un'allucinazione partorita da un incubo contagioso. Tutto questo mi aiuta anche a prendere una decisione riguardo a un certo terribile passo che mi attende.
Non avevo mai sentito parlare di Innsmouth fino al giorno prima di averla vista per la prima e – finora – ultima volta. Stavo festeggiando la mia maggiore età con un tour del New England – turistico, antiquario e genealogico – e avevo programmato di andare direttamente dall'antica Newburyport ad Arkham, da dove proveniva la famiglia di mia madre. Non avevo la macchina, ma viaggiavo in treno, tram e pullman, cercando sempre il percorso più economico possibile. A Newburyport mi dissero che il treno a vapore era la cosa giusta da prendere per andare ad Arkham; ed è stato solo alla biglietteria della stazione, quando ho esitato per l'alta tariffa, che ho saputo dell’esistenza di Innsmouth. L'agente robusto e dal viso scaltro, la cui parlata dimostrava che non era un uomo del posto, sembrava simpatizzare verso i miei sforzi per trovare una tariffa economica e mi suggerì qualcosa che nessun altro mi aveva offerto prima.
– Potreste prendere la vecchia corriera, immagino – disse con una certa esitazione – ma non è molto in voga da queste parti. Passa attraverso Innsmouth – forse ne avete sentito parlare – e quindi alle persone non piace prenderla. L’autista – Joe Sargent – è di Innsmouth ma non trova quasi mai clienti qui o ad Arkham, immagino. Mi chiedo se ancora faccia servizio. Immagino sia molto economico, ma non ho mai visto più di due o tre persone a bordo – ed erano tutti abitanti di Innsmouth. Parte dalla piazza di fronte all’Hammond’s Drug Store alle dieci del mattino e alle sette del pomeriggio, sempre se non hanno cambiato gli orari. Sembra una terribile trappola a sonagli: non ci sono mai salito.
Quella fu la prima volta che sentii parlare dell’oscura Innsmouth. Qualsiasi riferimento a una città non riportato su mappe comuni o elencato in guide recenti mi avrebbe interessato, e lo strano modo di alludere dell'impiegato stimolò in me una profonda curiosità. Una cittadina in grado di suscitare tanta antipatia nei suoi vicini, pensavo, doveva essere piuttosto insolita e degna dell'attenzione di un turista. Se fossi arrivato prima di Arkham, mi sarei fermato lì, quindi ho chiesto all'impiegato di dirmi qualcosa al riguardo. Fu molto circospetto ma parlava con l'aria di chi si sentiva leggermente superiore ai luoghi di cui raccontava.
– Innsmouth? Be, è uno strano paesino giù alla foce del Manuxet. Un tempo era quasi una città, un vero porto prima della guerra del 1812, ma è andata in pezzi negli ultimi cento anni. Nessuna ferrovia, la B. & M. non ci è mai arrivata, e la diramazione verso Rowley è stata abbandonata anni fa. Case vuote, più case disabitate che abitanti, immagino, e non c'è niente di cui parlare, non c’è nulla da fare se non pescare pesci e aragoste. Quelli di lì commerciano principalmente qui, ad Arkham o Ipswich. Una volta avevano qualche stabilimento ittico, ma ora non è rimasto niente tranne una vecchia raffineria d'oro che però lavora poco. Quella raffineria un tempo era importante, e il Vecchio Marsh, che la possiede, deve essere più ricco di Creso. Quello strano vecchio papero, però, rimane sempre dentro casa. Si vocifera che abbia sviluppato una malattia della pelle o una deformità in età avanzata che lo porta a non farsi vedere dagli altri. È il nipote del capitano Obed Marsh, che ha fondato l'attività. Sua madre sembra essere stata una sorta di straniera – si dice sia un’isolana del Mare del Sud – quindi tutti si sono presi cura di Caino fin quando, cinquant'anni fa, sposò una ragazza di Ipswich. Loro ce l’hanno sempre avuta con la gente di Innsmouth, sapete la gente di qui, di queste parti cerca sempre di nascondere le parentele con quelli di Innsmouth. Ma i figli e i nipoti di Marsh sono simili a chiunque altro, mi sembrano normalissimi. Li ho visti proprio qui, me li hanno indicati una volta, anche se, a pensarci bene, è da un po’ che non vedo in giro i bambini più grandi. Però non ho mai visto il vecchio.
– Perché ce l’hanno tutti con Innsmouth? Bene, mio giovane amico, non dovete prendere troppo sul serio quello che la gente di queste parti racconta. Non è facile farli parlare ma una volta che cominciano non smettono più. Raccontano storie di Innsmouth – in realtà osano appena sussurrarle – da almeno cento anni. Personalmente deduco che siano più spaventati che altro. Alcune delle storie vi farebbero ridere: sul vecchio capitano Marsh che fa affari con il diavolo e porta folletti fuori dall'inferno per vivere a Innsmouth, o su qualche sorta di adorazione del diavolo e orribili sacrifici in qualche posto vicino ai moli in cui la gente si imbatteva intorno al 1845 o giù di lì, ma io vengo da Panton, Vermont, e questo tipo di storia non attecchisce con me.
– Dovrebbe sentire, però, quello che dicono alcuni dei veterani della barriera corallina