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Al canto Muezzin
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E-book142 pagine1 ora

Al canto Muezzin

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Info su questo ebook

Raccontare è anche cercare di vivere un destino. Lungo il vento e il suono del Canto del Muezzin gli echi di un incontro si lasciano ascoltare senza alcuna nostalgia. La pazienza diventa coraggio e l’amore si fa perseveranza. L’Oriente è nella bellezza di un’elegante sensualità che rende ogni parola gesto di vita. In questo dolcissimo romanzo  il silenzio e la contemplazione fanno della scrittura un cammino tra il deserto e l’attesa. Gli occhi di lei sono lo sguardo di lui. L’indefinibile conduce ad una religiosa memoria in cui il mistero ha i segreti che tratteggiano un tempo labirintico e l’intreccio tra la consapevolezza del limite e gli affascinanti orizzonti dei mari è isola nelle distanze ma anche viaggio e porto. Un romanzo intenso che rende complice ogni lettore.

 
LinguaItaliano
Data di uscita7 feb 2022
ISBN9791220500746
Al canto Muezzin

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    Anteprima del libro

    Al canto Muezzin - Pierfranco Bruni

    Pierfranco Bruni

    Al canto

    del Muezzin

    LPE.jpg

    Proprietà letteraria riservata

    © by Luigi Pellegrini Editore srl - Cosenza - Italy

    Stampato in Italia nell’anno 2022 per conto di Pellegrini Editore

    Via Luigi Pellegrini editore, 41 (ex via Camposano) - 87100 Cosenza

    Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672

    Sito internet: www.pellegrinieditore.it

    E-mail: info@pellegrinieditore.it

    I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.

    Ci sarà sempre un tempo

    che ruba il segreto al mistero

    e la fine non sarà infinita

    perché la vita è immortale

    nel cuore degli dei.

    1

    Che cosa raccontare quando il silenzio si abbuia e le luci del pensiero diventano fari nelle distanze e la tempesta incombe.

    Forse non ho abbastanza compreso l’intreccio delle sconfitte e la consapevolezza che il dolore convive nel crollo dell’armonia.

    Le notti sono nere e sono bianche.

    Nei miei occhi gli intrecci degli Orienti dialogano con una storia diventata inconsapevole in un Occidente smarrito.

    Ho giocato a tirare frecce con l’arco di Ulisse ma, pur riuscendo ad allungare la corda, ho colpito soltanto dune di sabbia e, a volte, nodi di acqua nel mare dei Mediterranei persi tra le infinite civiltà dimenticate.

    Mi è venuta incontro la storia di Garcia e Sarashil e cerco di tracciare fili di parole illudendomi di custodire emozioni. Come si fa a custodire emozioni lungo le periferie del cuore… Sono lacerazioni che attraversano l’anima e tutto si fa vento dentro il cuore, tra i capelli, negli spazi delle dita… e scorrono le parole nella provvisorietà che diventa precarietà di un tempo immobile che ha la debolezza degli sguardi aperti sul nulla.

    Non ho incontrato Garcia e neppure Sharashil, ma di Garcia mi restano, scritte su un quaderno, queste parole: Chiunque possa bussare al tuo sguardo non aprire… Non sarò io… Io ti abiterò l’anima senza aver bisogno di bussare… Ti camminerò dentro con il vento d’Occidente e tu mi custodirai con il tuo sesamo d’Oriente….

    Parole incise non su un foglio bianco, ma dentro le pieghe di un petalo sigillato nella memoria e regalato a Sarashil.

    Sarashil lo ha portato sempre con sé sino a compiere il suo viaggio nelle terre della Mecca.

    Il tempo dilania ogni spigolo di ricordo e si fa lieve il giorno nell’attraversamento delle ore che hanno la singolarità della contemplazione. E di amore è fatto il destino di Sarashil che giunge alla Mecca avvolta nelle cinque preghiere ed è sempre accompagnata dalle cinque lune.

    E di amore è fatto il passo di Garcia che dal suo Occidente ascolta i frammenti degli Orienti in un fraseggio di esistenze che danno senso e sono più di ogni senso nel volto degli orizzonti.

    Cammino e le parole non sfuggono più.

    Sui fogli del quaderno trovo la stessa frase di Garcia, ma in lingua latina.

    Leggo:

    QUISQUIS PULSARE POTEST ASPECTUM TUUM NOLI APERIRE. EGO IPSE NON ERO: EGO IPSE INTUS HABITABO TE. PULSARE MIHI… NON OPUS EST. INTUS TE AMBULABO FAVONIO SECUNDO AC TU ORIENTIS TUO INDICO SESAMO ME CUSTODIES TU CUSTODIES ME

    La notte è più notte della notte già vissuta e il Tempio delle preghiere è una piazza vuota. I predicatori hanno abbandonato le strade. Restano i Muezzin e hanno il capo coperto da un lungo scialle che cade sulle spalle.

    La barba è folta e la recita smette il suo pianto.

    Ora ricomincia un viaggio dal punto in cui ho nascosto la pietra d’Oriente e c’è un dio del Sole che penetra gli occhi nel sonno che Asmà e Shadi vivono in un cantico che è l’attesa del giorno che cade.

    Anche io non dovrò aprire a chi bussa al mio sguardo?

    Forse le parole di Garcia nel mio quaderno sono un segnale, un gioco di immagini, una verità o un oblio o forse sono altro nel peso degli anni che hanno il solco della dimenticanza.

    Garcia ha smesso, però, di disegnare memorie e Sarashil sfoglia le pagine del vento.

    Quisquis pulsare potest aspectum tuum noli aperire… Ma chi potrà bussare al mio sguardo? Chi potrà bussare allo sguardo dell’eterno finito?

    Corrono le mani tra le parole, ma non c’è più storia in questa storia che ha il suono della ripetizione…

    Porto negli occhi il canto del mare e il vento dei deserti...

    2

    Volo Roma-Tunisi. È una mattina di sole. Appuntamento a Tunisi per una mia conferenza. Sono anni di conferenze, di parole, di confronti.

    Già, i confronti! Non amo più confrontarmi. Sono stanco di voci che restano distanti da me. Quando si invecchia succede così. O quando si è troppo vissuti.

    Io preferisco sostenere la tesi di essere troppo vissuto. In questo c’è molto del mio Cesare Pavese. Il vizio è sempre lo stesso. Sì, da quando avevo meno di vent’anni. Ma non mi avventuro in un paradosso critico.

    Volo Roma-Tunisi. Seduto con la cintura. Si vola.

    Ho accanto una presenza magica…

    Lascio giornali, libri e matite per osservare la donna che mi sfiora con le braccia, seduta sul posto finestrino. Siamo in due.

    Mi chiede appena smetto di leggere: Perché va a Tunisi?.

    Ha gli occhi di un nero greco danzante, quasi bizantino. Mi parla con un accento tra l’italiano, lo spagnolo e l’arabo.

    Ed io rispondo chiedendo: E lei perché ritorna a Tunisi?.

    Mi dice: Io non ritorno a Tunisi. Non sono tunisina. Ma sono francese anche se il mio profilo, così dicono, è arabo.

    Questa volta, con un sorriso accentuato, pronuncio: Lei è soltanto bellissima. Che sia prevertiana o araba, spagnola o nerudiana poco importa. Lei è semplicemente bellissima… Sconvolgente. Ammaliante, precipitosamente pericolosa. Ha un viso che nasconde segreti e la sua pelle sembra di donna che ha attraversato i deserti e porta la gioia nello sguardo.

    Ma lei mi lusinga. Anzi mi mette a disagio anche se apprezzo il suo corteggiamento senza perdita di tempo.… Uomo dai bracciali tibetani.… Le dirò. Sono una scrittrice. Mi chiamo Sarashil. Vede, il mio nome è arabo. Ma non sono araba anche se il velo mi indossa con la magia delle danzatrici. Vado a Tunisi perché devo finire un mio libro dove si parla anche di un incontro tra due personaggi che hanno scritto un romanzo che racconta la stessa storia. Pensi un po’! Due personaggi che hanno scritto prima che si conoscessero. È strano? No, è soltanto il misterioso che incanta e penetra la vita. È letteratura o è sogno?.

    Guardo i suoi occhi. Hanno la meraviglia non del mare, ma degli orizzonti infiniti che cadono nella notte. Ha gli occhi della notte scavati come perle nere. Rare e preziose. Ha una collana di perle nere e due bottoni sempre di perle nere che fanno da orecchini. La donna dagli occhi di perle nere…

    Il volo procede toccando il cielo Mediterraneo.

    Che strano, dico, andiamo a Tunisi per conoscere il fascino. Io mi chiamo Garcia, ma non sono nato in Spagna. Sono uno scrittore che non scrive più perché ha capito che occorre parlare e ascoltare il vento, gli orizzonti, i tramonti e i deserti. Resterò a Tunisi alcuni giorni per delle conferenze e poi per rivisitare, ancora una volta, la Medina. Strano questo nostro incontro qui sull’aereo.

    Ah, sognatore.…Non c’è nulla di strano nella vita. Veda. Io Sarashil, donna che lei definisce araba, incontro Garcia, uomo che sembra avere l’Andalusia nella voce. Una scrittrice che non si è stancata di scrivere e uno scrittore che vorrebbe non scrivere più. Il destino. Io e te siamo personaggi. Ti ho dato del tu.… Mi scusi ho usato il tu.

    Sono felice del tu, con un filo di voce rispondo.

    Ma cosa è quel libro che ha tra le mani. Ho letto il titolo e mi sembra interessante, anzi ha qualcosa di incantevole.

    Sì, sembra un diario. Ma forse non lo è. È una invenzione o una fantasia. Il titolo? Ecco: ‘Il disamore è una cometa raggiungibile’. Cosa racconta? Una semplice storia d’amore….

    Ah ah ah, mio caro professore Garcia, le storie d’amore non sono mai semplici, ma neppure difficili. L’amore è così… Gli uomini sono raggiungibili e incomprensibili.… Sai ho spiato le prime pagine di questo libro ed ho letto un piccolo brano spiandoti.… Mi leggi questo brano? Ma devi essere tu, con la tua voce enigmatica e paziente, a leggerlo.

    Certo. Leggo con il mio accento tutto mediterraneo e devi comprendere. Ma tu perche dici di non essere araba? Hai tutto del fascino e del mistero arabo….

    Forse poi ti racconterò i miei intrecci di generazioni e di destini. Ma dai, ora leggi altrimenti arriviamo a Tunisi e poi….

    "Si, leggo. Ecco: Non hai più nulla della donna che ho amato. Non hai più nulla di ciò che ho cercato o di ciò che pensavo che tu avessi. È pur vero che il disamore comincia con una illusione sconfitta, ma quando si pensa di amare tutto diventa invisibile o tutto sembra possibile pur inventandosi una bellezza che soltanto tra gli amanti esiste. Non hai

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