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Le Cacciatrici Di Mostri: Quattro Storie D'Amore Van Helsing
Le Cacciatrici Di Mostri: Quattro Storie D'Amore Van Helsing
Le Cacciatrici Di Mostri: Quattro Storie D'Amore Van Helsing
E-book166 pagine2 ore

Le Cacciatrici Di Mostri: Quattro Storie D'Amore Van Helsing

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Info su questo ebook

Quattro avventure piccanti con le sorelle Van Helsing a caccia di mostri! Mariah, Mia, Morgan e Tilly incontrano ciascuna il loro possibile lieto fine in queste sensuali storie piene d'azione.

Un Tocco di Selvaggio: Mariah è una cacciatrice di mostri che ha bisogno di aprire gli occhi quel tanto che basta per vedere l'uomo di fronte a lei. Barrett è più del morso bestiale che lo ha infettato. Un Tocco di Follia: Mia è una cacciatrice di mostri con una cotta per un ragazzo... o forse un'ossessione mite, ma decisamente non da stalker, e Dylan è un umano sexy con glutei d'acciaio e un adorabile aspetto da cavaliere bianco. Un Tocco di Malvagio: Morgan è una cacciatrice di mostri solitaria che ha bisogno di un partner più di quanto si renda conto, e Aiden è uno stregone del ghiaccio tutt'altro che freddo. Un Tocco di Peccato: Tilly è una cacciatrice di mostri incazzata, la cui missione è farla pagare al suo sessualmente attraente capo, e Rafe è un ex cacciatore scontroso con una cotta per la sua dipendente. Le donne Van Helsing sono senz’altro grandiose cacciatrici di mostri, ma condividono una debolezza comune: uomini sexy con un tocco di vena dominante in camera da letto. Unisciti alle sorelle Van Helsing mentre incontrano i loro sexy partner alfa!
LinguaItaliano
EditoreTektime
Data di uscita11 set 2021
ISBN9788835430988
Le Cacciatrici Di Mostri: Quattro Storie D'Amore Van Helsing

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    Anteprima del libro

    Le Cacciatrici Di Mostri - Gemma Cates

    LE CACCIATRICI DI MOSTRI

    LE CACCIATRICI DI MOSTRI

    QUATTRO STORIE D’AMORE VAN HELSING

    Gemma Cates

    Traduzione di

    Roberto Felletti

    Indice

    Un Tocco di Selvaggio

    Introduzione a Un Tocco di Selvaggio

    Un Tocco di Selvaggio

    Un Tocco di Follia

    Introduzione a Un Tocco di Follia

    Un Tocco di Follia

    Un Tocco di Malvagio

    Introduzione a Un Tocco di Malvagio

    Prologo

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Epilogo: Aiden

    Epilogo: Bain

    Un Tocco di Peccato

    Introduzione a Un Tocco di Peccato

    Un Tocco di Peccato

    Altri libri di Gemma Cates in italiano

    L’autore

    Titolo Originale

    Un Tocco di Selvaggio

    Introduzione a Un Tocco di Selvaggio

    Una piccante avventura delle sorelle Van Helsing, con protagonista Mariah Van Helsing.


    Non socializzo con i mostri.


    Mi dispiace, creature e bestie. Loro non sono mostri, a meno che non diano la caccia all’umanità. Tranne che per molti di loro è semplicemente una questione di tempo, giusto?


    Poi un bel licantropo, collaborativo e peccaminosamente bello, entra dalla mia porta e io non posso fare a meno di pensare che forse mi sbaglio nel dipingere tutte le creature magiche con il medesimo pennello.


    Forse sono attratta da un uomo che ha più di un tocco di selvaggio dentro di sé.


    Nota dell’autrice: questo libro contiene bravate osé e sexy tra mostri e umani, abbastanza parolacce da far arrossire qualcuno (non me), e una cacciatrice di mostri che ha bisogno di aprire gli occhi quel tanto che basta per vedere che l’uomo di fronte a lei è qualcosa di più del morso bestiale che lo ha infettato.

    Un Tocco di Selvaggio

    Ilicantropi artigliavano.

    Mordevano. Colpivano. Strangolavano.

    A volte usavano anche armi.

    Erano veloci, avevano eccellenti istinti da combattimento e riuscivano a pensare al di là della sete di sangue che li consumava a strategizzare.

    Erano piuttosto dannatamente vicini alla vetta della mia lista delle creature più merdose da cacciare. I licantropi erano mostri di serie B, quindi, tecnicamente, non considerati i più pericolosi, ma io detestavo dar loro la caccia. Metà animali, metà umani, con tutte le caratteristiche peggiori di entrambi e l’abilità in combattimento di entrambi.

    E tutta quella cosa del branco? Soltanto spazzatura.

    Non c’era una società strutturata nel mondo dei licantropi. Diversamente da molti mutaforma, i licantropi non nascevano, erano creati. E nel corso del processo, quella parte del lupo veniva lasciata indietro.

    I licantropi erano degli stronzi antisociali, sia in forma umana sia in forma lupesca.

    Nel caso specifico: lo stronzo antisociale, 1,90, capelli scuri, che ora stava in piedi davanti a me. Non era poi neanche brutto, peccato che fosse un fottuto licantropo.

    Hai bisogno di aiuto, e io sono qui per aiutare.

    No, non era vero.

    E invece sì. Aveva messo in dubbio la mia competenza. Nel mio ufficio, davanti al mio unico dipendente, due secondi dopo che era entrato e un secondo dopo che lo avevo inquadrato come un mannaro.

    Lo avevo fissato. Perché, davvero, si aspettava che rispondessi?

    Era entrato nel mio territorio, aveva messo in dubbio le mie abilità come cacciatrice di mostri e pensava che sarei stata gentile. Chi era questo stronzo?

    Aveva parlato nel silenzio che si protraeva. Hai appena avuto l’incarico di catturare un lupo infuriato. Sono qui per aiutare.

    E quella era la seconda volta.

    La seconda volta che mi offriva il suo aiuto.

    La seconda volta che mi insultava insinuando incompetenza da parte mia.

    Il mio assistente amministrativo, Eric, aveva guardato lui e me e aveva detto, Dovresti andartene. Prima che lei decida di risponderti. Sai, non con le parole.

    Lo stronzo sembrava del tutto indifferente all’avvertimento che il mio assistente gli aveva dato. Forse aveva subito un danno al cervello durante la sua trasformazione. Avevo sentito dire che poteva succedere.

    Mi ha mandato Rafe. Lo stronzo mi fissava. In effetti non mi aveva tolto gli occhi di dosso, nemmeno quando Eric, apparentemente la minaccia maggiore con la sua maggiore statura e la massa muscolare significativamente maggiore, aveva parlato.

    Antisociale e stronzo, sì, ma forse non con il cervello danneggiato.

    E lo aveva mandato Rafe.

    Figlio di puttana. Avrei voluto menomare Rafe, perché volevo uccidere questo tizio e non potevo. Il mio capo della corporazione meritava un po’ di rabbia indiretta dopo aver mandato questo dilettante sulla mia strada.

    Avevo indicato la porta del mio ufficio con un cenno della testa.

    Dopo che lui era entrato e io avevo chiuso la porta, avevo detto, Spiega.

    Lui aveva inarcato un sopracciglio, come se mi trovasse per due terzi sgarbata e per un terzo divertente. Avrei fatto vedere a quello stronzo com’ero divertente non appena avessi ufficialmente declinato l’aiuto che il capo della corporazione mi aveva mandato.

    Conosco il tuo bersaglio. Mark Jared e io eravamo amici.

    Mark Jared era un sanguinario pezzo di merda che aveva ucciso almeno tre umani e si stava nascondendo nei sotterranei di Austin, per cui questo tizio era in meravigliosa compagnia.

    Lui doveva avere letto il giudizio nei miei occhi – i mannari erano bravi con il linguaggio del corpo – perché aveva serrato la mascella. Eravamo. Aveva stretto gli occhi. "Lo conoscevo prima."

    I licantropi e alcune varietà di mannari felidi potevano essere creati più che nascere, ma quello non li rendeva vittime. Non quando facevano cazzate come fare a brandelli tre umani fino a renderli irriconoscibili.

    Due tra le vittime di Jared erano state trovate dalle loro famiglie. La terza da un coinquilino. Magari non avevo studiato i fascicoli molto approfonditamente, ma c’erano delle foto dei corpi reali delle vittime.

    Fanculo. I licantropi non avevano compassione da me. Né oggi, né mai. I mostri erano creature che davano la caccia agli umani. Che uccidevano umani.

    E nel mio libro, praticamente ogni mannaro era un mostro in attesa di attaccare. La sete di sangue era lì, proprio sotto la superficie, in attesa di un’occasione qualsiasi per emergere e prendere il controllo.

    Le regole della nostra società non permettevano a noi, cacciatori di mostri, di allentare il guinzaglio finché un umano non pagasse il prezzo, per via dell’etica. Ma un mannaro, un qualunque mannaro, era una bomba a orologeria. Era un peccato che la corporazione e la società convenzionale non fossero d’accordo con me.

    Quindi, eravate amici, avevo risposto prima di sedermi deliberatamente dietro la mia scrivania. Questo tizio non era una minaccia per me, e io ero felice di dirglielo con le mie azioni. "Prima non ha niente a che vedere con oggi."

    "Nel caso di Mark, prima ha molto a che vedere con oggi."

    Avevo preso dal vassoio della posta in arrivo i tre fascicoli del caso. Avevo ricevuto l’incarico di Mark Jared soltanto questa mattina. Eric aveva stampato i file e li aveva messi nella mia posta in arrivo circa un’ora fa. Tenendo i documenti del caso tra le mani, leggevo i dettagli su carta; faceva parte della mia procedura.

    Non avevo avuto modo di dare ai fascicoli più di una rapida occhiata, perché stavo tirando le fila del mio ultimo caso.

    Se il tempo prima che Jared diventasse un mannaro era importante… Conosceva le sue vittime prima che venisse trasformato. Tutte e tre.

    Se quello era vero, allora era una nuova informazione.

    Non esattamente, e ce ne sono quattro. Il mio visitatore anonimo aveva guardato con espressione accigliata i tre fascicoli. Tre sono state trovate. Manca la quarta.

    Mi rifiutavo di chiedere a questo tizio il suo nome. Non avrei dovuto.

    Rafe, quel patetico bastardo, avrebbe dovuto dirmi che lui sarebbe venuto. Avrebbe dovuto dirmi il suo nome. Avrebbe dovuto dirmi perché cazzo aveva dato a questo tizio – un licantropo – il via libera per mostrarsi nel mio ufficio. E avrebbe proprio dovuto dirmi perché voleva l’aiuto di un dilettante su un caso aperto.

    Ora ero in svantaggio, uno piccolo, ma comunque mi aveva fatto incazzare. Come fai a sapere di una quarta vittima quando la corporazione non lo sa?

    Lui si era avvicinato alla mia scrivania e aveva teso la mano sopra la superficie ricoperta di documenti. Barrett Miller, l’uomo che ha trovato il collegamento tra tutti e quattro i casi e ha denunciato i crimini e il responsabile alla corporazione.

    Poiché avevo ignorato il suo gesto, aveva aggiunto, Nonché colui che ha fatto una generosa donazione per assicurarsi che prendendo Mark Jared saltasse la fila.

    Maledizione. Fanculo Rafe e fanculo la sua fottuta stronzata da donatore leccaculo. Lui dava la precedenza ai donatori quasi così tanto quanto faceva catturando mostri.

    Sebbene non avrebbe dovuto prendere i soldi di Barrett Miller per far sì che il caso di Jared saltasse la fila. Tre persone morte avevano fatto quello.

    Credevo che la quarta sarebbe stata dichiarata morta quando avessero ritrovato il suo, di lei o di lui, cadavere in putrefazione, ma fino ad allora quella quarta persona poteva essere viva.

    Avevo stretto la mano del tizio. La sua manona. Non ero una fan del sentirmi sottovalutata per via della mia taglia ridotta, e gli uomini facevano sempre supposizioni, specialmente dopo avermi stretto la mano. Io ero una Van Helsing. Noi eravamo risolute, cazzo, indipendentemente dalla taglia, e avevamo talento per, sostanzialmente, una cosa: uccidere i mostri.

    Avevo stretto forte. Mariah Van Helsing, non al tuo servizio. Lavoro per la corporazione, non per te.

    Lui aveva fatto un ampio sorriso in risposta.

    Un sorriso che era scomparso quando avevo chiesto, E perché ti preoccupi per queste persone?

    Mi preoccupavo per il tizio che sta facendo questo. Ora, mi preoccupo affinché smetta di fare male alla gente.

    Hmm. Non stava dicendo granché. Lasciando fuori qualcosa che poteva essere importante in seguito. I fottuti dilettanti erano i peggiori.

    Rafe sarebbe stato preso a calci in culo per questo.

    Cosa sai che non è nei miei fascicoli, Barrett Miller? Quali informazioni hai che possono aiutarmi a catturare questo mostro?

    Si era sistemato sulla sedia di fronte alla mia scrivania, quell’impudente bastardo. Dimmi quello che sai, e io riempirò gli spazi.

    Chi stava conducendo quello show?

    Questo tizio, seduto sulla mia sedia, nel mio ufficio, stava cercando di avere il controllo sul mio caso. Era decisamente uno stronzo antisociale, come molti licantropi, ma anche fottutamente arrogante.

    Avevo cambiato posizione. Non lo trovavo così sexy. Per niente.

    Lo sfregamento dei jeans strofinava il mio clitoride sensibilizzato, e io potevo percepire la liscezza tra le gambe. E che cavolo?

    Era un patetico, arrogante stronzo, ma un patetico, arrogante stronzo sexy, e sembrava che premesse i

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