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Degerminazione
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E-book69 pagine53 minuti

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Fantascienza - racconto lungo (48 pagine) - E se le leggi dell’Uomo non bastano, subentreranno le leggi della Natura!


Nel futuro prossimo, la legislazione italiana protegge finalmente il patrimonio ecologico residuo con leggi severe. Per questo, quando in un tiepido autunno furti inspiegabili e strani vandalismi ai danni del verde colpiscono la zona est di Vicenza, il dipartimento di Eco-Polizia affida la delicata indagine a due giovani e brillanti agenti, Nora e Katia. Sul luogo del misfatto rimangono sempre foglietti di carta su cui qualcuno ha scritto a mano delle massime farneticanti: è il Degerminatore, una specie di unabomber della sostenibilità. Nei suoi febbricitanti monologhi, l’uomo ha elaborato una propria delirante filosofia del rapporto con la natura, che tuttavia è solo l’estremizzazione isterica di una consapevolezza del danno inferto all’ambiente. Il rischio per le due poliziotte è finire attirate in una trappola e scoprire che il Degerminatore, oltre a essere una vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, è il prodotto di una imprevista simbiosi mutualistica tra due organismi biologici.

Genetica, terrorismo, cambiamento di mentalità in un racconto lungo di Erica Tabacco.


Erica Tabacco è nata nel 1973 a Vicenza e si è laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne presso l’Università di Padova, con una tesi sul linguaggio trasgressivo ne La Lozana andalusa di Francisco Delicado. È appassionata di cinema, nuoto e passeggiate nei boschi, tanto che possiede tutti i volumi sui funghi di Bruno Cetto. La sua prima pubblicazione è il romanzo ironico Tre cappotti per un bassotto (Tragopano, 2018). Nel 2021 per Delos Digital ha pubblicato due racconti lunghi di fantascienza: Fuga psicogena nella collana Futuro Presente e Il pittore di ragnatele in Dystopica.

LinguaItaliano
Data di uscita5 apr 2022
ISBN9788825420036
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    Anteprima del libro

    Degerminazione - Erica Tabacco

    1

    La chiamata arrivò poco prima di mezzogiorno, quando stavano già pregustando la pausa pranzo con relativa bibita ghiacciata.

    Le due colleghe salirono sull’utilitaria elettrica in dotazione al dipartimento; le ruote sul lato del passeggero, dove si accomodò Katia, si abbassarono. Nonostante l’auto fosse rimasta all’ombra fino a quel momento, dopo cinque minuti di strada erano già in un bagno di sudore. Katia mal sopportava di viaggiare con il finestrino chiuso, quindi Nora evitava di accendere l’aria condizionata e si rassegnava ad abbassare anche il suo.

    Arrivata alla curva a gomito sul fiume Tèsina, la conducente rallentò a venti all’ora. Dopo il ponte, strettissimo, incuneato tra due file di enormi platani, altra curva a gomito e stop. Parcheggiarono l’auto vicino al monumento ai caduti e recuperarono gli zaini dal sedile posteriore.

    – Nora, tu vai. Io ti raggiungo.

    La giovane poliziotta affrontò di malumore la salita verso l’argine, pensando a tutte le famigliole che in quel momento si stavano godendo il pranzo o il pic-nic di Ferragosto. Attraversò il ponte e s’incamminò agile sulla riva di sinistra, attirata da un capannello di persone che guardavano per terra. Pareva un’avanguardia di formiche rosse all’attacco di un formicaio nero.

    – Allora, cosa succede? – urlò da qualche metro di distanza per avvisare del suo arrivo. Estrasse il distintivo e lo mise in bella mostra.

    – Buongiorno, signora. Giuro, non abbiamo toccato niente! – disse un tizio che aveva al guinzaglio un cane irrequieto.

    – Abbiamo lasciato tutto com’era! – aggiunse una cinquantenne con scarpe da jogging.

    – Per favore, allontanatevi.

    – Non c’erano impronte di nessun tipo. – Sempre il padrone del cane.

    Si decisero a farle spazio.

    Oddio! Sette, sette, alberelli massacrati. Sette abeti, per l’esattezza, tutti di dimensioni simili, più o meno di un metro e mezzo d’altezza, disposti in una fila ordinata.

    Lo stomaco le si contorse. Per fortuna vide con la coda dell’occhio la collega che si stava avvicinando e decise di farle trovare il sito sgombero.

    – Qualcuno ha visto chi ha fatto questo?

    – No. – Risposta corale.

    – Okay. Per favore lasciatemi i vostri nominativi e recapiti telefonici – disse prendendo un foglio e una penna dallo zaino, una mossa che le avevano insegnato in Accademia.

    – Perché?

    – Se dovessi porvi ulteriori domande…

    Come previsto, si dispersero in buon ordine.

    – Cosa abbiamo? – ansimò Katia raggiungendola. – Cavolo! – Si sedette per terra e aspettò che l’altra scattasse qualche foto. – Li ha messi tutti in fila.

    – Hai visto? Sembra un messaggio – disse Nora, controllando che nei dintorni non ci fossero impronte. Il terreno era secco, non faceva una goccia di pioggia da due settimane, perciò non trovò niente d’interessante. C’era solo un forte odore di resina nell’aria.

    – Ti prego, sbrighiamoci, sto morendo dal caldo. – Katia indossava un cappello di paglia ma, nonostante quello, le tempie erano rigate di sudore. – Su questa sponda non ci sono alberi. Li ha trascinati qui apposta.

    – Non so… c’è qualcosa che non va.

    – Il taglio è netto. Un’ascia, direi.

    Nora guardò l’altra riva del torrente, verso il boschetto. – Se ci fosse qualcuno che ci spia da là in mezzo?

    – Non ci ha messo troppa forza, i tronchi sono sottili. Avrebbe potuto farlo anche una donna.

    – Ti dispiace se faccio una corsa a dare un’occhiata dall’altra parte?

    – Se ti rispondo di sì?

    Nora lasciò l’eco-patologa al suo lavoro, domandandosi come il criminale avesse fatto ad allineare gli abeti in quel posto senza dare nell’occhio. Il sito era rialzato e non si poteva raggiungere in auto. Con gli occhi fissi sulla cinquecentesca villa dai laterizi rosa, si diresse verso l’altra sponda. Finalmente ombra! Trattenne lo zaino con le mani perché non si spostasse al ritmo veloce dei passi. E poi la vide. Una chiazza bianca appesa a un faggio. Si accostò al tronco dove era inchiodato un foglio con un messaggio. Strano che nessuno l’avesse notato prima di lei.

    Maledetti voi e i vostri riti consumistici! Lasciate stare gli abeti o a Natale vi strapperò il cuore come voi strappate loro le radici!

    Le venne da ridere. A qualcuno il caldo aveva dato alla testa. Da anni, ormai, il commercio degli abeti era proibito. Avevano di fronte un pazzo.

    Tornò dalla collega sventolando la rivendicazione, soddisfatta per la propria scoperta.

    Appena la sentì arrivare, Katia la fulminò: – C’è un problema. Chi ha fatto questo, si è preoccupato di

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