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Il pittore di ragnatele
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Il pittore di ragnatele
E-book71 pagine53 minuti

Il pittore di ragnatele

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Info su questo ebook

Fantascienza - racconto lungo (49 pagine) - Un disastro ecologico ha devastato un’intera area. Ettari di terreno si sono fusi, gli alberi si sono vetrificati e la vita è scomparsa in un battito di ciglia.


Alter, un amministrativo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, si deve recare nell’ultimo avamposto umano per comunicare che le sovvenzioni per studiare il disastro sono state sospese.

Quello che doveva essere un compito noioso, giusto il tempo di dare la brutta notizia e tornarsene a casa, lo trascina nel mezzo di un mistero che nessuno ha mai voluto svelare.


Nata a Vicenza nel 1973, Laureata presso l’Università di Padova in Lingue e Letterature Straniere Moderne, Erica Tabacco ha da sempre una passione per la lettura e la scrittura.

Nel 2018 ha pubblicato con Tragopano (Venezia) un e-book dal titolo Tre cappotti per un bassotto. Nel 2020 è stata finalista del XV edizione Bella la vita…,  premio Giacomo Zanella, con il racconto Ineluttabile. Sempre nello stesso anno ha pubblicato per Delos Digital, nella collana Futuro Presente, Fuga psicogena.

LinguaItaliano
Data di uscita16 mar 2021
ISBN9788825414837
Il pittore di ragnatele

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    Anteprima del libro

    Il pittore di ragnatele - Erica Tabacco

    9788825414332

    A Beatrice

    che mi ha insegnato a inspirare fino a dieci

    prima di scrivere

    I

    Alter guidava in salita e ogni tanto gettava un’occhiata al paesaggio. A bordo strada c’erano ancora gli alberi. Faggi, lecci, pini e abeti, di varie grandezze, riempivano lo sfondo con i loro fusti possenti.

    Lì non era arrivato il disastro, chissà perché.

    Abbassò un po’ il finestrino per far entrare aria fresca. La carreggiata era deserta, nessuno si recava lassù per una passeggiata e un pic-nic. Le poche famiglie che avevano deciso di rimanere, una cinquantina in tutto, erano finalmente tranquille. Dopo anni d’invasioni mediatiche, interviste, servizi fotografici e teorie assurde, si stavano godendo una pace che li premiava della pazienza.

    Decise di accendere la radio per vedere quando il segnale sarebbe morto.

    anche se non è ancora pervenuta nessuna rivendicazione, gli inquirenti propendono per imputare i tafferugli al gruppo di attivisti anti-ecologisti noto con la sigla VirAnte. Il gruppo è sicuramente responsabile degli incendi boschivi di Milano e di Padova avvenuti la settimana scorsa.

    Alter odiava quegli esaltati.

    Le attività del gruppo hanno subito una recrudescenza a causa della straordinaria velocità con la quale la superficie forestale sta prendendo il sopravvento sulle città del nord. Il gruppo ritiene che la vegetazione stia attaccando in modo sistematico il nostro habitat, rendendo difficile il mantenimento di grandi agglomerati urbani e di uno stile di vita tecnologico. In particolare, il gruppo esegue atti di sabotaggio delle grandi foreste, ritenute le maggiori responsabili della biodiversità…

    Alter spense. Non aveva nessuna intenzione di ascoltare quelle notizie; i VirAnte distruggevano interi ecosistemi e rimanevano impuniti. In Italia, a causa di una logica contorta derivata da secoli di sfruttamento del territorio, esisteva il reato di ecoterrorismo ma non il suo contrario.

    Accelerò senza nemmeno accorgersene, sfrecciando a più di ottanta all’ora sotto le gallerie che lo dividevano dalla sua meta. Era divertente sentire l’auto inclinarsi a ogni curva; gli era sempre piaciuto correre e il rumore del vento fuori dal finestrino gli ricordava il rombo dei motori a jet. Dopo la serie di curve incontrò un lungo rettilineo, a metà del quale vide un lampeggiante. Sollevò il piede dall’acceleratore appena in tempo.

    Un agente gli fece cenno di accostare.

    Alter rallentò e abbassò del tutto il finestrino.

    – Buongiorno. Documenti, prego. – Aveva esordito il poliziotto, un uomo sui cinquant’anni, abbronzato e con i capelli corti all’insù.

    – Buongiorno.

    L’agente osservò la patente elettronica con studiata lentezza. – Lei è Walter Vega?

    – Alter, per favore.

    – Lo sa che sta entrando in un’area de-digitalizzata?

    – Sì, lo so.

    – Il GPS della sua automobile e il telefono che porta con sé smetteranno di funzionare, se non l’hanno già fatto – e così dicendo strizzò l’occhio al suo compare, che si stava avvicinando. Un tipo alto e ben piazzato.

    – Lo so. Comunque grazie dell’avvertimento.

    – Scusi la brutalità, ma cosa è venuto a fare sull’altopiano? Non riceviamo più molte visite, ormai…

    – Sono qui per lavoro. Devo incontrare una persona. – Tra i compiti degli amministrativi del Consiglio Nazionale delle Ricerche non c’era quello di recarsi in giro a portare messaggi. Se non l’avessero costretto, non si sarebbe certo scomodato ad arrivare fin lì.

    – A proposito, lei sa che non si possono portare via campioni di materiali organici o di terreno? Quando tornerà, ci troverà ancora qui. Le faremo un controllo approfondito, a lei e alla sua macchina. Se scopriamo anche un solo ago di pino nascosto nell’abitacolo, lei finisce nei guai. Sono stato chiaro?

    – Chiarissimo.

    – Mi sembra una persona per bene, sono sicuro che non ci darà problemi. Non è vero? – Assieme all’avvertimento, l’agente gli diede la patente.

    Alter annuì e salutò entrambi con il sorriso migliore di cui disponeva in quel momento. Fino ad allora era stato distratto dal poliziotto ma finalmente la sua attenzione si concentrò sulla foresta, e il suo cervello cominciò a inviargli disperati avvertimenti di pericolo. Mise in moto e si sforzò di guardare in avanti, evitando le macchie nere ai lati della strada. L’aria che entrava dal finestrino, dall’odore dolciastro, invece che calmarlo gli aumentò i battiti.

    I tronchi. I tronchi!

    Aveva visto un migliaio di servizi televisivi sull’argomento ma nulla avrebbe potuto prepararlo a quello.

    Alter continuò a guidare fino a quando non fu più alla portata degli agenti e si fermò in una zona di sosta per calmarsi.

    Sollevò lo sguardo verso lo spettacolo macabro che coinvolgeva tutti e cinque i sensi. Non erano più alberi, erano

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