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Come pesci rossi
Come pesci rossi
Come pesci rossi
E-book198 pagine2 ore

Come pesci rossi

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Weird - romanzo (129 pagine) - Due vasche comunicanti con dentro pesci rossi e l'ambiguità tra fantascienza e fantastico, cercando di entrare nella vita di un uomo apparentemente comune.


Un uomo dalla vita normale è perseguitato da un incubo. Poi, un giorno, si trova di colpo catapultato in un altro mondo che sembra simile al suo ma che in realtà è del tutto diverso. In questo nuovo mondo affronta un versante di se stesso che prima non conosceva: la violenza.


Biagio Proietti (Roma, 23 giugno 1940 – Roma, 12 marzo 2022) ha scritto per il cinema, Fai in fretta a uccidermi… ho freddo, La morte risale a ieri sera (da I milanesi ammazzano il sabato di Giorgio Scerbanenco), The Black Cat di Lucio Fulci, Chewingum e Puro cashmere, anche diretti. Autore dei grandi gialli Rai Coralba, Come un uragano, Lungo il fiume e sull’acqua, Un certo Harry Brent, Ho incontrato un’ombra, Philo Vance, La mia vita con Daniela, Doppia indagine, Un uomo curioso, Dov’è Anna? (pubblicato come romanzo da Rizzoli), record d’ascolto nel ’76. Per la tv ha scritto Racconti fantastici da Edgar Allan Poe, Madame Bovary, Sound, Storia senza parole (miglior Film Tv, trasmesso in tutto il mondo). In tempi recenti ha scritto i romanzi: Una vita sprecata, Io sono la prova, Chiunque io sia, Dov’è Anna? (nuova edizione 2014 per 21Editore), Il segno del telecomando, storia della fiction RAI dal 1954 al 2014.

LinguaItaliano
Data di uscita7 giu 2022
ISBN9788825420692
Come pesci rossi

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    Anteprima del libro

    Come pesci rossi - Biagio Proietti

    1

    Bianca è la sabbia

    Un relitto di qualche naufragio sembra l’uomo sdraiato sulla sabbia assolata, di un bianco quasi accecante. Anche lui è vestito di bianco, pantaloni e camicia. Immobile, sembra un oggetto abbandonato. Senza più vita.

    La donna appare all’improvviso, sembra essere emersa dal mare. Il suo vestito, leggero, trasparente, quasi una tunica, è asciutto. La sua ombra si posa su di lui, lo copre. L'uomo apre di scatto gli occhi ed è il suo primo segno di vita: la donna ha occhi verdi, capelli neri ed un volto bellissimo, di una bellezza arcana. I suoi occhi, fissi sull'uomo, sorridono. È di una bellezza quasi disarmante, che lascia senza respiro.

    L’uomo continua a guardarla, senza pronunciare parole.

    Vista dal basso, dove si trova lui, la donna copre il sole e sembra una macchia nera, in controluce. Con un gesto rapido, lei scioglie il vestito leggero, che cade sulla sabbia e resta lì, unico colore nel bianco.

    La donna è nuda. Si china sull'uomo, si lascia scivolare al suo fianco, gli apre la camicia, lo bacia sul petto con lentezza esasperata.

    Dopo un momento d'inerzia, l'uomo comincia ad accarezzare il corpo liscio, accaldato della donna. Lei lo cerca con le mani, con la bocca, quasi lo costringe a prenderla. I gesti, da lenti, estenuati anche per via della luce accecante diventano frenetici, disperati. I due fanno l'amore con violenza. Nel silenzio, rotto solo dal rumore delle onde.

    E da un improvviso rumore meccanico, fastidioso. L'ombra di un elicottero si disegna sulla sabbia, fino a posarsi sui due corpi. Il ruotare delle pale smuove la sabbia in un turbinio polveroso.

    L'uomo si stacca, si solleva in piedi: l'elicottero sta scendendo velocemente verso di loro, come un rapace che punta la preda. Lei si riveste, rapidamente. L'uomo la prende per mano, la trascina in una folle corsa sulla sabbia. L'elicottero si abbassa su di loro e li segue. Ora, la donna ha il terrore negli occhi. L'elicottero vola sopra loro, per schiacciarli.

    I due si gettano in acqua, nel tentativo di fuggire, l'elicottero vola a pelo d'acqua, solleva violenti spruzzi di ondate. L'uomo afferra la donna, la trascina al largo, la sostiene, permettendole di respirare al di sopra dell’acqua, mentre l'elicottero continua a volare su di loro, quasi sfiorandoli. Il ruotare delle pale rende il mare molto agitato: i due vengono separati da un'ondata violenta. Lui cerca di raggiungere la donna, non ci riesce.

    L'elicottero punta su di lei, che per sfuggire è costretta ad immergersi sotto il pelo dell'acqua. Riemerge, di nuovo è travolta da un'ondata, scompare, riappare, scompare. L'elicottero staziona sopra di lei, per impedirle di riemergere.

    La donna non riappare più.

    L'uomo nuota verso di lei: la vorticosa forza d'urto, creata da quello strano, metallico rapace, lo respinge. Rende vano ogni suo tentativo di arrivare al punto dove la donna è sparita. Con uno scatto repentino, l'elicottero si solleva e il mare, di colpo, torna ad essere calmo.

    L'elicottero non si allontana, resta a volare in alto, come a controllare l'esito della sua azione. L'uomo finalmente può raggiungere il punto dove la donna è finita sotto l’acqua, s'immerge, non la vede.

    Riemerge per respirare, guarda in alto: teme che l'elicottero si abbassi di nuovo, per attaccare anche lui, quello continua a restare in alto, lontano. In attesa. L'uomo si tuffa di nuovo, la sua disperata ricerca è vana: la donna è stata inghiottita dal mare.

    L'elicottero, quasi avesse raggiunto il suo scopo, si allontana verso la costa.

    Anche l'uomo, a nuoto, raggiunge la spiaggia e si getta in un inutile, disperato inseguimento dell'elicottero che scompare dietro le dune, puntando verso l’interno.

    L'uomo continua a correre, annaspa, cade, s’inerpica sulle dune. Quando raggiunge la strada che costeggia la spiaggia, l'elicottero è diventato un puntino lontano che rapidamente sparisce all’orizzonte.

    Sulla strada sfrecciano automobili. L'uomo cerca di fermarne una, per chiedere aiuto, le macchine gli passano davanti senza fermarsi. L'uomo corre lungo la strada, chiede aiuto.

    Invano.

    Vede un'automobile ferma sul ciglio della strada, di corsa la raggiunge: la macchina, rossa, di grossa cilindrata, con lo sportello anteriore spalancato, è vuota.

    Attratto da un rumore, si sposta sul ciglio della strada, si affaccia sul dirupo che scende al mare: in basso, quattro uomini, vestiti di scuro tutti e quattro, hanno circondato un uomo e lo stanno pestando. Colpiscono con una violenza metodica, con fredda professionalità. Uno per volta. In modo ordinato.

    L'uomo sulla strada resta immobile, a guardare quello strano spettacolo. I quattro aggressori sembrano indifferenti alla sua presenza e continuano a colpire la loro vittima.

    Fin quando questa non crolla a terra. Finora è stata coperta dai suoi aggressori e l'uomo sulla strada non ha potuto vederla in volto: può farlo soltanto adesso, quando crolla a terra, pesta, sanguinante.

    La vittima, che sta vomitando sangue, ha lo stesso volto dell’uomo sulla strada, che continua a guardare la scena. Senza avere la forza per fare un minimo gesto.

    Terrorizzato, perché l'uomo in basso sta morendo per i colpi che gli hanno inferto.

    Non ci sono dubbi: l’uomo che sta morendo è lui stesso.

    2

    Il risveglio

    Vomita. Inginocchiato davanti al water. Vomita, scosso da sussulti di paura. Per fortuna ha fatto in tempo ad alzarsi dal letto e a correre in bagno. Senza accendere neanche la luce. Abituato a muoversi nel buio, come i gatti.

    La luce del corridoio si accende, Franco, d’istinto, dice: – Non venire – tenta di non urlare, per non svegliare i bambini che stanno ancora dormendo.

    Indifferente all’ordine, la moglie appare sulla soglia, mentre finisce d’infilarsi una vestaglia. Lui ha praticamente la testa infilata nella tazza, il resto del corpo è scosso da conati violenti.

    Roberta si ferma, incerta. – Chiamo il dottore?

    Lui non può rispondere, con la mano fa segno di no.

    Lei si allontana, corre in cucina, dove prepara una tisana calda. Con –quella in mano, fumante, ritorna nel bagno. Franco si è alzato, chino sul lavabo sta cercando di bere e di pulire la bocca dai cattivi sapori gastrici.

    – Questa ti farà bene suggerisce lei, indicando la tazza che tiene in

    mano.

    Franco ha trentacinque anni, un aspetto risoluto, anche se vagamente

    nevrotico. Si lava i denti, comincia a respirare con calma: –Scusami, se ti ho svegliato.

    – Dovevi chiamarmi.

    Roberto prende la tazza, beve un sorso, si ferma con una smorfia di dolore. – È bollente.

    – Così ti fa bene.

    Lui accetta il consiglio, tira su un’altra sorsata più consistente. Roberta lo guarda: – Hai avuto un incubo.

    Franco fa soltanto segno di sì con la testa, continua a bere, pur se il liquido troppo caldo gli brucia palato e stomaco.

    – Il solito – la donna è tanto sicura della risposta che la sua non è una

    domanda. Poi, insiste: –Da quante notti sei tormentato da questo incubo?

    – Da quattro, cinque notti ho questo sogno.

    – Lo chiami sogno? Ti fa vomitare l’anima.

    Lui posa la tazza quasi vuota. – Non fa piacere vedere te stesso morire. Quelli stanno uccidendo me.

    – Quelli chi?

    – Non lo so. Sono quattro e sono vestiti tutti uguali.

    – Hanno una divisa?

    – No, sono in borghese, ma hai ragione, sembra quasi una divisa,

    sono tutti vestiti di scuro, sembrano essere affiatati, come una squadra…

    – …colpiscono un uomo a terra.

    – È in mezzo a loro, viene colpito con metodo, quasi a sincrono.

    Non vogliono soltanto picchiarlo, vogliono ucciderlo, ne sono sicuro.

    – Tu non puoi fare niente?

    – Io urlo, non so quali parole urlo, forse di fermarsi.

    – Ti sentono?

    – Si girano a guardarmi, non si fermano, continuano il pestaggio,

    come se io non esistessi. Fino a quel momento, non riesco a vedere la vittima in viso, i quattro lo coprono. Quando cade a terra, ecco, soltanto allora riesco a vedere il viso dell’uomo, che sta esalando il suo ultimo respiro, sulla sabbia.

    Roberta è stupita: – Sulla sabbia?

    – Siamo sulla litoranea, loro sono sulla spiaggia, in mezzo alle dune.

    La faccio soltanto quando penso di trovare traffico sull’altra strada.

    – L’uomo che sta morendo sei tu – ripete lei, quasi un automa.

    – Non ci sono dubbi, sono io.

    – A quel punto ti svegli.

    – Oggi ho dovuto correre, per fare in tempo ad arrivare in bagno.

    – Non ti era mai successo di sentirti male.

    – Ho paura, da tante notti ho questo incubo, che cosa significa? Per quale motivo, l'elicottero vuole la morte di quella donna? Chi è lei? Perché vedo l’immagine doppia di me stesso, che assisto alla mia morte? Che cosa vuol dire questo, che dovrò morire?

    Tante domande alle quali entrambi non sanno rispondere, lei prova con un banale suggerimento: – Dovresti parlarne con un medico.

    – Domani lo farò.

    – Fossi in te, lo chiamerei subito. Oggi, non andare in ufficio.

    Lui riprende la tazza in mano. – Finisco questa e mi vesto, non posso mancare oggi, ho degli appuntamenti.

    – Una tisana, male non ti fa, però gli incubi non te li fa passare.

    Mentre gli passa accanto, allunga una mano, per fare una carezza

    sulla nuca.

    – Lei com’è? Ci fai l’amore? – chiede, senza riuscire a nascondere un tono di dolore nella voce.

    – È un sogno – risponde lui, stupito.

    – Anche se la vedi in sogno, lei com’è?

    – Bella, ha occhi verdi, capelli neri, tagliati corti …

    – Come li portavo io qualche anno fa?

    Lui ci pensa un attimo, prima di replicare: – Hai ragione, non me lo ricordavo … tu avevi i capelli così, allora …

    – Era dieci anni fa, ancora non eravamo sposati, non era nato Giulio,

    ero bella allora.

    Lui si gira per sfiorarla, non riesce a toccarla: – Lo sei ancora, lo sai che ti desidero sempre.

    Roberta sorride, con occhi che sanno di malizia: – È vero che si tratta di un sogno, però mi tradisci.

    – Lei muore…scompare in mare…non riesco a salvarla.

    – Non riesci a salvare nessuno, anche l’uomo muore – sentenzia lei, senza particolare cattiveria, solo precisazioni, anche se hanno un lugubre sapore.

    – Lo uccidono.

    – Sei sicuro che abbia il tuo viso?

    – È identico a me, però siamo in due, non so come dirlo, nel sogno ci sono io che assisto al pestaggio e lui che è la vittima…siamo simili, due gocce d’acqua, però siamo due persone distinte, non ci unifichiamo mai … io assisto alla sua morte, non sono io a morire anche se quello che muore ha la mia faccia.

    – Prima hai detto il contrario, ti svegli con il terrore che sei proprio tu a morire.

    – È l’interpretazione più facile, in realtà non c’è una identificazione completa… Io mi sveglio sempre, quando riconosco me stesso nell’uomo che sta per morire …a quel punto sono costretto ad alzarmi, mi sento male, ho conati di vomito…ho il terrore di assistere alla mia morte… tutti noi vivremmo questa paura in modo terrificante.

    Il suono della sveglia richiama la donna nella camera dei bambini.

    – Continueremo stasera, i bambini si stanno alzando…fra poco si precipiteranno qui, vado da loro.

    Franco riesce a riprendersi, si porta in cucina, posa la tazza vuota, prende un bicchiere per bere acqua. Il primo a alzarsi è Giulio: ha nove anni, uno sguardo vivace e una voce stridula. La bambina, Claudia, ha tre anni di meno, capelli biondi, occhi grigi, uno sguardo incantato e incantatore, un modo di fare sempre insinuante e dolce, anche se il carattere non è proprio tanto dolce.

    Lo dimostra subito, cominciando a litigare con il fratello: – Vado io in bagno, per prima.

    Corre via, Roberta si avvicina al bambino: – Non mi dai un bacio?

    – Sono grande ormai si schernisce lui, senza allontanarsi.

    – Sei quasi vecchio.

    Giulio le si butta addosso e la bacia con forza. – Vieni con noi stamattina? Sei senza macchina.

    – Pensavo di prendere la metropolitana, è comoda.

    – Se facciamo presto, ti accompagniamo anche noi e dopo, papà ci porta a scuola.

    La piccola torna, facendo in tempo a ascoltare le ultime parole, si unisce al coro: – Dai mamma, ti portiamo noi in ufficio, mi piace salutarti e vederti entrare nel palazzone.

    – Da come dici, sembra una roba vecchia – insinua saccente Giulio –

    è un edificio tutto vetri, proprio bello.

    – Allora sbrigatevi, vado a preparare la colazione, tu vatti a lavare, il

    bagno è libero si rivolge alla figlia

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