Anger'n danger
Di hogwords
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Info su questo ebook
L'ex Tenente della Polizia di Chicago Jonathan Perry è tornato e la sua nuova indagine è più pericolosa della precedente.Siete pronti a reggerne il peso?
hogwords
Scrittore di 55 anni, torinese, sposato.
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Anteprima del libro
Anger'n danger - hogwords
un romanzo di
Pier-Giorgio TOMATIS
NIENTE TRACCE
––––––––
Una caratteristica comune di ogni scena del crimine è quella della presenza di tracce che l'assassino o gli assassini lasciano più o meno volontariamente e che ogni buon topo di laboratorio cerca di non contaminare o, se proprio vi è costretto, farlo il meno possibile.
Cliff Idle era un commerciante serio e tranquillo come ce ne sono tanti a Louisville. Una moglie, Iris, e due figli, James ed Edith. Nessun lato oscuro, vizio o vite parallele che ne avrebbero fatto il candidato perfetto per la vendetta di qualche psicopatico. Sì, perché chi lo ha conciato così, in questo bagno sudicio del capoluogo della contea di Jefferson, tanto a posto con la testa non deve essere. Ciò che è strano è che mentre si trovano pezzi del cadavere di Cliff un po' dappertutto non sembrano esistere segni del passaggio del suo assassino. È impossibile che la vittima si sia suicidata se non altro perché manca l'arma del delitto.
Ah, cara Dottoressa Lane... se fosse qui con me, oggi, lei che è stata così brava e paziente da insegnarmi a raccogliere le tracce che consigli mi darebbe? Già, chissà. Non so nemmeno se è ancora viva. Col mio lavoro si rischia di invecchiare troppo in fretta. Si incontrano squilibrati e maniaci di ogni tipo, tutti i giorni e la pensione dura così poco per chiunque.
Cerco di tornare a concentrarmi sulla scena del crimine.
Una ragnatela di strisce di sangue sul pavimento piastrellato di un bagno infestato dalle mosche e da un calore estivo opprimente. La vittima era stata prima strangolata con un arcaico metodo che ricordava la garrota. Una corda lo tirava per i piedi nudi e passava dietro ai tubi di un termosifone di ghisa. Un'altra stringeva il suo collo e faceva lo stesso macabro giro attorno al calorifero posizionato sul lato opposto.
L'assassino doveva avere un cilindro di ferro o legno col quale accorciava la corda che finiva per tirare sempre di più le estremità del povero Cliff. Non pago di vederlo morire soffrendo dolorosamente e con sadica lentezza, il maniaco... sì, perché nessuna persona sana di mente sarebbe capace anche solo di pensare di uccidere qualcuno in questo modo... il pazzo, dicevo, si è pure preso la briga di conficcargli una bacchetta di legno su varie parti del corpo che non voglio nemmeno cercare di ricordare per non rovinarmi la cena.
Nel mio rapporto non scriverò nulla di tutto questo perché la mia presenza qui non è determinata dalla bravata di un sadico omicida pezzo di merda. No.
Questo è il genere di lavoro di cui si occupa la polizia scientifica, il coroner o un agente qualsiasi del bureau.
Tra l'altro, in cella è stato portato un giovane adolescente con piccoli precedenti che fa al caso nostro (e non il suo) e che con ogni probabilità finirà per essere riconosciuto colpevole da qualunque giuria verrà scelta per ascoltare il processo e giudicare. Povero Cristo... Se è colpevole finirà qui la sua carriera. Se non lo è si è trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato. Spiacente, ragazzo. La vita è così. Solo i bambini sono convinti che sia una cosa bella e ricca di avventure, emozioni e doni piacevoli.
«Che cosa ne pensa?». Prima di rispondere mi guardo intorno e non vedo niente che possa essere raccontato alla tua donna in una cena a lume di candela per San Valentino.
«Se è un diciottenne che ha combinato tutto questo casino», bofonchio, «allora bisognerebbe chiudere tutte le scuole della zona e mandare i nostri giovani in riformatorio o dal Sergente Maggiore Hartman. Chissà che lui non riesca a tirar fuori un cherubino da questo sacco di merda che ha ucciso un uomo in tal modo».
Mi piace la citazione cinematografica.
«Ma ci sono gli altri». Il poliziotto replica con tono di supplica.
«Lo so. È per questo che sono qui». Mi piego sulle ginocchia. La mia vista migliora. Quel che vedo no.
«Vuole incontrarli oggi?». La domanda sembra superflua. Prima terminerò questa indagine e meglio sarà per tutti.
«Sicuro. Do ancora un'altra occhiata e poi vi raggiungo in centrale». Mi rialzo in piedi.
Niente tracce, dicevo. Un omicidio tanto efferato e complesso nella sua esecuzione eppure non si trova neppure un capello del suo artefice. Il povero Cliff è stato impiccato, pugnalato e lasciato a sgocciolare come un pollo e nessuno ha visto né sentito nulla. Il puzzo di morte è così alto che se non si è del mestiere è difficile resistere senza vomitare o aprire la finestrella. E invece è ben chiusa. Nessuno è stato testimone di nulla. Il ragazzo arrestato è lo sfortunato omino delle pulizie e logicamente, con precedenti penali, la polizia locale gli ha subito messo gli occhi addosso. Qui non si va tanto per il sottile.
Specialmente quando la cittadina è così a ridosso delle elezioni. Già m'immagino le pressioni che il Sindaco deve aver fatto per chiudere in fretta un caso che vede per vittima un tranquillo w.a.s.p., per giunta buon contribuente. È inutile che rimanga ancora qui. Oggi non è proprio una giornata particolarmente fortunata.
Prima di voltarmi e andarmene da quel nauseabondo bagno il mio sguardo incrocia quello del povero Cliff. I suoi occhi sono vitrei ma sembrano suggerirmi che nemmeno per lui oggi sia stata una data da incorniciare sul calendario.
Mi incammino per il corridoio. Da lì, raggiungo rapidamente l'uscita dello stabile. Non me ne sono nemmeno reso conto ma quando vedo che le luci del giorno stanno già affievolendosi realizzo che sono stato a esaminare l'opera d'arte di un pazzo psicopatico per almeno quattro ore. Procedo verso il parcheggio e raggiungo il mio secondo, l'agente scelto Edward Mercury, che come ogni buon nerd che si rispetti sta prendendo appunti su di un taccuino per fotografare ogni angolo della zona. È giovane e valido ma sono convinto che se alla centrale accadrà ciò che penso avremo presto bisogno di aiuto e di un approccio diverso all'indagine.
«Notato qualcosa di particolare?». Già. Come se il pazzo che ha fatto questo scempio avesse lasciato un biglietto da visita col suo nome, cognome e indirizzo.
«Le testimonianze confermano ogni elemento che c'è nel rapporto che abbiamo ricevuto». Edward tira su col naso come se soffrisse di qualche allergia. «Sembra che l'assassino non sia entrato né uscito dallo stabile.
Lo confermano le telecamere. Quando Brian Gibson, il sospettato, è entrato per fare le pulizie la vittima era già deceduta ed è impossibile che sia stato lui a commettere l'omicidio».
Volto la testa verso il mio secondo e ho uno sguardo che non promette nulla di buono. L'agente se ne accorge e riduce l'intensità del suono della sua voce.
«Almeno non in quel momento». Si corregge.
«Vuoi forse dire che dobbiamo chiedere alla Polizia di rilasciare il presunto omicida?». Lo incalzo.
«Certo che no», si schernisce.
«Bene». Tossisco.
E dopo aver messo in moto l'auto, parto con una decisa accelerata. Dopo una decina di minuti siamo arrivati alla Centrale. Entriamo negli uffici ed incontriamo lo sceriffo Quinn, un grasso tutore della Legge che sembra più portato per controllare le apple pie delle massaie della città che a inseguire giovani scapestrati o ragazzi di colore. Non facciamo in tempo a riempire le solite scartoffie che arriva il buio e poco dopo inizia a piovere.
Guardo fuori della finestra dell'ufficio, annoiato dalla monotona cantilena dei poliziotti. Osservo quella che è una vera e propria tempesta che si sta abbattendo sui tetti della città. Vento, pioggia, cani che abbaiano, fulmini che accerchiano l'orizzonte e illuminano l'orologio di un campanile, un gatto accovacciato in un sottoscala fissa i tetti degli edifici sferzati dalla pioggia, un barbone si ripara sotto la pietra di una panchina.
Fuori la Natura sta bagnando i sonni e i sogni della gente. Dentro, sto per ascoltare la più folle ed incredibile storia che un