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Elio-3: Lotta per il Futuro: Elio-3, #1
Elio-3: Lotta per il Futuro: Elio-3, #1
Elio-3: Lotta per il Futuro: Elio-3, #1
E-book471 pagine6 ore

Elio-3: Lotta per il Futuro: Elio-3, #1

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Info su questo ebook

Il sistema solare è perfetto. Gli arrivati hanno intrapreso un viaggio lungo e pericoloso, una spedizione senza ritorno alla ricerca dell'elio-3, essenziale per la sopravvivenza della loro specie. La scoperta di questo straordinario sistema solare con i suoi quattro giganti gassosi offre un'opportunità unica per raccogliere quel raro isotopo.

Poi fanno una scoperta inquietante: non sono soli! Un'altra flotta è qui ed è altrettanto dipendente dall'elio-3 e le due specie sono così fondamentalmente diverse che la comunicazione e un possibile compromesso sembrano impossibili. Tutto ciò che resta sembra essere una lotta all'ultimo sangue per salvaguardare il futuro...

LinguaItaliano
Data di uscita28 gen 2023
ISBN9781667449548
Elio-3: Lotta per il Futuro: Elio-3, #1

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    Anteprima del libro

    Elio-3 - Brandon Q. Morris

    Elio-3: Lotta per il futuro

    ELIO-3: LOTTA PER IL FUTURO

    Hard Science Fiction

    BRANDON Q. MORRIS

    CLIFF ALLISTER

    Babelcube

    Indice

    43. Frien 298

    La flotta della rete

    44 Frien 298

    Concorrenti

    45 Frien 298

    Due pareri

    46. Frien 298

    Due fronti

    47. Frien 298

    Intermezzo 1

    48. Frien 298

    Scontri

    49. Frien 298

    Rivolta

    50. Frien 298

    Contatto col nemico

    51. Frien 298

    Salvataggio

    52. Frien 298

    Incontro

    53. Frien 298

    Primi passi

    53. Frien 298

    Intermezzo 2

    54. Frien 298

    Comunicazione

    54 Frien 298

    Fuga

    54. Frien 298

    Riunione

    55. Frien 298

    Alleati

    56. Frien 298

    Guerra su due fronti

    56. Frien 298

    Decisione

    56. Frien 298

    Fantasmi del passato

    L’accordo

    56. Frien 298

    Pace

    57. Frien 298

    Patria

    51. Nahn 299

    L’ambasciatore

    53. Nahn 299

    Ritorno

    Nota dell’autore: Cliff Allister

    Nota dell’autore: Brandon Q. Morris

    Estratto da: elio-3, morte dal passato

    43. Frien 298

    «Occhio al muro! Fai attenzione!»

    Kimikizu voltò il capo per non assistere all’impatto. Lo aveva spiegato per filo e per segno tre volte alla sua protetta. L'astronave aveva iniziato il processo di frenata il giorno prima. Niribinu avrebbe dovuto inclinare molto di più le ali al momento della virata. Perché, tra tutti, proprio lei avrebbe dovuto dare lezioni di volo a questa ragazzina presuntuosa di 43 giorni? Di certo le sue capacità sarebbero state necessarie con più urgenza nel centro di navigazione.

    «Come sono andata?»

    Non ci poteva credere. Niribinu si era scaraventata contro il muro come una pezza bagnata, e ora si aspettava un elogio?

    «Forza! Il tuffo prima dell'impatto, voglio dire, è stato grandioso, vero?»

    No, non avrebbe elogiato immeritatamente quella buona a nulla, anche se entro un paio di mesi sarebbe diventata il suo capo. Niribinu era stata solo fortunata. Quando la Suprema Navigatrice era morta, 73 giorni prima, per puro caso il suo uovo era stato il prossimo nella linea. Era stato deposto dalla Madre Suprema stessa e ora l’apertura alare di Niribinu raggiungeva quasi la sua. Ma il suo ego era circa dieci volte più grande.

    Questo confermò ancora una volta la tesi di Kimikizu, secondo cui un pessimo carattere doveva essere innato. Non poteva essere colpa della Madre Suprema. Era stata considerata una Iks estremamente umile che aveva assistito a qualsiasi cosa nei suoi 320 cicli di vita, inclusa la partenza dal suo pianeta natale.

    «Mi dovrò lamentare di te con i superiori, Kimikizu. Non posso imparare nulla se non mi dai qualche riscontro.»

    Un riscontro! Kimikizu dovette impedire al proprio becco di tremare anche solo per il pensiero. La ragazza voleva sentirsi adulata, ma lei non l'avrebbe accontentata. Diresse lo sguardo verso il soffitto dell’enorme sala in cui si stavano svolgendo le esercitazioni di volo. Ormai era buia quasi per i due terzi. Il suo turno stava quasi per finire.

    «Guardati allo specchio Niri e avrai il tuo riscontro.»

    Aveva usato intenzionalmente la forma abbreviata del nome di Niribinu, solitamente usata per i pulcini - nessun Iks adulto avrebbe risposto - ma Niribinu non si accorse dell'insulto. O perché fece finta di non sentirlo dato che ci era ancora abituata o perché forse aveva un talento nel non sentire ciò che non le piaceva. Ma era impossibile ignorare gli effetti della sua collisione col muro. Tre delle piume sulla sua testa erano spezzate. Sul lato della testa, dove sporgeva il cranio nudo, aveva una protuberanza ben visibile che stava lentamente diventando marrone.

    «Oh» disse Niribinu girandosi come se dietro di lei ci fosse uno specchio e non il muro contro cui era appena andata a sbattere.

    «Si, l’atterraggio non è stato dei migliori» disse Kimikizu. Dovette ricomporsi per impedire al suo becco di tremare rumorosamente.

    «Attenzione. Attenzione», tuonò improvvisamente un annuncio. «Le navigatrici sono pregate di presentarsi al centro di controllo.»

    Ah, pensò, per oggi sono salva. «Purtroppo, devo andare. Ci vediamo domani per le esercitazioni di volo, stessa ora.»

    «Vento costante», si congedò Niribinu usando il saluto tradizionale. Almeno era stata educata.

    Per arrivare al centro di controllo, Kimikizu usò una delle grandi gallerie del vento che attraversava l'intera astronave. Ebbe bisogno di più tempo rispetto a quando prendeva la capsula pneumatica, ma era felice di farlo. Le altre navigatrici si erano già sistemate sui loro lettini. Il suo era sul bordo. Si avvicinò in punta di piedi, spiegò le ali e si sdraiò a sua volta, sebbene fosse del tutto inutile farlo in quel momento. La rotta era inserite e bloccata e comunque non poteva essere cambiata dalle postazioni nella sala di controllo. Ma le navigatrici di solito tenevano le loro riunioni da sdraiate, anche se Kimikizu non collegò i sensori di movimento sulle ali e alle gambe come avrebbe fatto in caso contrario.

    «Spose del vento» le salutò la Navigatrice Suprema.

    Secondo la tradizione, solo le femmine potevano essere navigatori. Si pensava semplicemente che il sesso femminile possedesse un fiuto migliore nell’individuare la rotta.

    «I Guardiani della conoscenza sono finalmente riusciti a sintetizzare i dati dei voli di esplorazione, delle sonde automatiche e dei telescopi di bordo» disse la Navigatrice Suprema.

    Era quasi il momento. Se non avessero ridotto la velocità da interstellare a stellare, l'astronave avrebbe lasciato quel sistema su una traiettoria iperbolica. Kimikizu rabbrividì solo all’idea. La specie degli Iks aveva abbandonato il pianeta natale da circa 300 cicli perché i Guardiani avevano finalmente trovato un sistema che avrebbe garantito la sopravvivenza del loro popolo per i successivi dieci miliardi di anni. Dove altro si potevano trovare quattro giganti gassosi?

    Kimikizu aveva da poco sognato di spiegare le ali negli strati di nuvole del più grande dei quattro pianeti e di iniziare un viaggio quasi infinito. Questa era la libertà! Il fatto che il pianeta avesse anche delle grandi scorte del materiale di cui la popolazione degli Iks aveva bisogno per sopravvivere le sembrava quasi irrilevante. Il popolo poteva continuare a esistere anche senza nessun’altro essere, semplicemente in volo, con le ali spiegate.

    Naturalmente, era irrealistico. Avrebbe avuto bisogno di cibo e acqua. Però i sogni facevano parte della vita.

    «... entrare nell’orbita della stella centrale come previsto.» Oh cielo, Kimikizu si irritò con sé stessa perché non aveva ascoltato la Navigatrice Suprema. Il soffitto della sala di comando centrale cambiò e apparve un’enorme stella bianca. Le sembrava finta. Il sole del loro pianeta natale aveva brillato di un rosso sfolgorante ma aveva continuato a emanare sempre meno energia per milioni e milioni di anni. Questa stella era nel fiore degli anni. Mentre si erano dovuti avvicinare sempre di più al sole del pianeta natale per sentirne il calore, qui dovevano prestare particolare attenzione a mantenere le distanze dalla stella.

    L’immagine cambiò ancora. La stella rimpicciolì.

    «L’immagine non è più in scala» constatò la Navigatrice Suprema, anche se tutte erano probabilmente giunte a quella conclusione. Accanto alla stella comparve una massa rotonda, un pianeta. Era un pianeta roccioso con la superficie marrone-grigiastra, disseminato da crateri di meteoriti e bruciato dal calore della sua stessa stella.

    «La temperatura varia tra 60 e 150 lini» notò la Navigatrice Suprema. In alcuni momenti era ghiacciato e in altri molto caldo. Kimikizu conosceva i piani, ovviamente. Quel pianeta, per quanto sterile potesse sembrare, era il pezzo cruciale per la loro sopravvivenza. Solo quando i Guardiani ebbero confermato la scoperta di un pianeta roccioso nelle vicinanze della stella fu chiaro che la loro civiltà aveva ancora una possibilità.

    «La buona notizia, ma credo che lo abbiate già capito, è che il pianeta è completamente disabitato.» Le altre navigatrici sbatterono entusiaste i becchi e lei si unì a loro. I Capi Supremi, insieme ai diecimila membri del popolo Iks, avevano discusso a lungo su cosa avrebbero fatto se al loro arrivo avessero scoperto che il pianeta roccioso era colonizzato. Lo attendeva un destino crudele, dopotutto. Sarebbe entrato in collisione con la sua stella o avrebbe trascorso il prossimo miliardo di cicli da solo nel freddo cosmico.

    «Quanto tempo abbiamo?» chiese Lobozinu. L’Iks anziana era l’unica che osava fare domande così dirette alla Navigatrice Suprema.

    Kimikizu cercò di ricordare quando l’avesse vista per l’ultima volta con le ali spiegate. Solitamente Lobozinu si limitava a girare a piedi per i corridoi dell’arca. Ma era ammirata da tutti grazie al suo intelletto acuto. Aveva trascorso la sua infanzia sul pianeta natale insieme alla Navigatrice Suprema. Si diceva addirittura che fossero cresciute nello stesso nido... un vero nido, per di più, dato che all'epoca erano ancora costruiti con rami di mandorlo.

    «La manovra deve iniziare al massimo entro due giorni» disse la Navigatrice Suprema. Alcune tra le presenti iniziarono ad agitare i becchi e anche Kimikizu era sorpresa.

    «Sì, non è molto tempo» continuò la Navigatrice Suprema. «Ma ne ho parlato con l’Oracolo dell'Incertezza, che è sicuro che supereremo la manovra.»

    «Allora perché ci incontriamo qui?» chiese Lobozinu.

    La Navigatrice Suprema gracchiò. Kimikizu pensò che avrebbe detto a Lobozinu di chiudere il becco. Ma non accadde nulla, tranne che tutto si fece insolitamente silenzioso. Poteva essere che la Navigatrice Suprema stesse cercando le parole giuste? Alla fine disse: «Gli esploratori chiedono l'assistenza di una Navigatrice per la manovra».

    Cadde il silenzio. La richiesta era del tutto contraria alla divisione del lavoro tra i sessi. Kimikizu si spaventò. Era davvero una buona idea che il loro nuovo inizio nel nuovo sistema cominciasse con un cambiamento così drastico?

    «So cosa state pensando» disse la Navigatrice Suprema. «Avevo preoccupazioni simili, ma l’Esploratore Supremo è stato in grado di dissiparle. Non si tratta di fare il lavoro degli uomini al posto loro. L’avvicinamento al pianeta roccioso con una velocità interstellare è molto rischioso. Non possiamo permetterci errori e non abbiamo una seconda possibilità. Comunque, la traiettoria non può essere completamente calcolata in anticipo. Ecco perché è necessaria una navigatrice a bordo dell'astronave d’esplorazione.»

    «L’Oracolo dell'Incertezza non riesce a calcolare la rotta a distanza e trasmetterla alla nave?» chiese Lobozinu.

    «A causa della lontananza e dell’alta velocità, il margine di errore è troppo alto. Qualcuno deve calcolare la traiettoria ai controlli della nave esplorativa.»

    «Hai ragione, Navigatrice Suprema» disse Lobozinu arrendevolmente. «E quindi?»

    «Potrei nominare una candidata tra di noi» disse la Navigatrice Suprema. «Ma preferirei trovare una volontaria. Sapete che non è facile avere a che fare con gli esploratori.»

    Con i maschi in generale, pensò Kimikizu.

    «La navigatrice che si offre volontaria non deve avere un carattere esitante e dovrebbe avere la capacità di mantenere il controllo in caso di emergenza» disse la Navigatrice Suprema.

    Lobozinu rise. «Oh, questa operazione sarebbe stata adatta alla me di dieci anni fa» disse. «Immaginate quanto vi divertirete!»

    Nessun altro parlò. Kimikizu vide che tutti cercavano di affondare di più tra i cuscini. Il tempo stava trascorrendo in modo incredibilmente lento quel giorno.

    Dopo un momento che a Kimikizu sembrava non finire mai, la Navigatrice Suprema disse: «La nave esplorativa partirà poco dopo mezzanotte e viaggerà tra i due e i tre giorni. Vi concedo un’ora per rifletterci. Dopo di allora, se nessuna si offrirà volontaria, dovrò scegliere io.»

    Dai due ai tre giorni. Kimikizu aveva passato tutta la sua vita a bordo della nave generazionale che i suoi antenati avevano costruito all’interno di un asteroide. Adesso aveva la possibilità di lasciarla per almeno due giorni. Kimikizu fece involontariamente un rumore con il becco.

    «Kimikizu?»

    La Navigatrice Suprema doveva averla sentita. Ma non era quello che aveva voluto dire! O forse sì? Kimikizu tornò con la mente all’allenamento con Niribinu. Non avrebbe visto quella mocciosa viziata per due giorni. Non ne valeva forse la pena?

    «Si, Navigatrice Suprema?»

    «Ho avuto l’impressione che volessi dire qualcosa.»

    «Si, infatti.» Kimikizu non credeva a quello che aveva appena detto.

    «Bene, cosa vuoi dire?» chiese la Navigatrice Suprema.

    Avrebbe potuto ancora tirarsi indietro. Aveva solo bisogno di dire qualcosa di banale. Avrebbe sicuramente fatto arruffare le penna alla Navigatrice Suprema, ma, in definitiva, non era importante. La sua carriera era già stata stabilita quando era un uovo, non c’era bisogno di esagerare.

    «Andrò io con gli esploratori» disse Kimikizu.

    Ormai era fatta, non poteva tornare indietro senza perdere la reputazione. Avrebbe lasciato l’arca e volato verso il pianeta roccioso. Dannazione, pensò, in cosa si era cacciata? Le sue piume più interne si rizzarono.

    «Eccellente Kimikizu», disse la Navigatrice Suprema. «Sarai un’ottima rappresentante per noi».

    «Ma, soprattutto, ti divertirai molto, cara» aggiunse Lobozinu. «Confesso che ti invidio perché farai questo viaggio»

    Divertimento. Gloria. Kimikizu non era affatto sicura che nemmeno una delle due cose fosse a portata d'ala. Le erano sempre mancate le grosse penne caudali necessarie per diventare un’eroina. Ma valeva la pena non doversi allenare con Niribinu per i due giorni successivi.

    La flotta della rete

    Venti nuove stelle apparvero ai limiti del sistema. Almeno, questo è quello che avrebbe notato un osservatore sulla superficie di uno dei pianeti in orbita attorno al sole giallo brillante. Ma a vederle da vicino, non erano stelle apparse improvvisamente, bensì punti luminosi che si erano formati nel vuoto gelido dello spazio senza una ragione apparente. Non rimasero stabili a lungo. Solo pochi decimi di secondo dopo che si erano manifestati, si espansero e una macchia scura apparve al loro interno, sebbene la parola scura non rendesse giustizia all'impressione data da quei punti... non era solo la sensazione di assenza di luce, quanto, piuttosto, dell'assenza di tutto! Era come se una ventina di buchi fossero stati creati nel tessuto dell’universo... il che era esattamente quello che era accaduto.

    Venti astronavi emersero dai loro wormhole per tornare nella realtà dello spazio. Un'astronave riusciva appena a uscire prima che il wormhole da cui era uscita rimpicciolisse dietro di essa, per poi contrarsi in un punto di luce che svaniva in fretta. Tutte le venti nuove stelle scomparvero con la stessa rapidità con cui erano comparse.

    Su una delle venti astronavi, il Capitano di rete Kasfok aprì i suoi tre occhi destri e guardò di sfuggita il piantagrane che aveva osato interrompere la sua meditazione. Con riluttanza sganciò le gambe posteriori dalla rete, aprì anche i tre occhi sinistri, fece voltare il proprio copro e, con un filo nuovo, si calò sul pavimento della stanza per la meditazione.

    Jokar, il Cercatore di fili, si fermò all’ingresso e con le due zampe anteriori comunicò sul pavimento un saluto e delle scuse per il disturbo. Kasfok percepì le vibrazioni ed emise una nuvola di feromoni che comunicava saluto e indulgenza.

    I rapporti! comunicò in risposta.

    Passaggio riuscito, rispose l'altro. Tutte le astronavi sono arrivate nel sistema di destinazione. La posizione remota è stata confermata.

    Kasfok era soddisfatto; in effetti, molto più che soddisfatto. In qualità di capo della rete aveva non soltanto la responsabilità delle venti astronavi, ma anche il destino del resto della sua specie pendeva dalle sue mandibole. E quella sopravvivenza dipendeva, non da ultimo, anche dalla reintegrazione delle riserve di energia che stavano diventando sempre più scarse. Quel trasferimento via wormhole era stato l'ultimo che erano in grado di eseguire utilizzando i loro generatori di salto, dato che ai loro reattori a fusione mancava l'elio-3 per fornire l’energia necessaria per un altro salto. Avevano puntato tutto su quel sistema perché era unico tra tutti quelli della galassia.

    Forse non è unico, ma è sicuramente un’eccezione, pensò Kasfok.

    Sebbene il numero di pianeti della Via Lattea era inconcepibilmente alto, solo pochi di loro erano giganti gassosi. Di solito questi pochi orbitavano quasi sempre molto vicini al proprio sole, rendendo l’accesso problematico, se non impossibile. Era estremamente raro trovare un gigante gassoso abbastanza lontano dalla stella centrale per poterne estrarre l’elio-3 dall'atmosfera. L’elio-3 sarebbe inevitabilmente diventato la principale fonte di energia, una materia prima molto ambita da tutte le specie che viaggiavano nello spazio.

    Sui pianeti gassosi l’isotopo dell’elio si trovava nel suo rapporto cosmico originale, superiore a qualsiasi pianeta roccioso, per cui essi erano la fonte migliore e più ricercata di quella sostanza preziosa. Così, dei pianeti gassosi che orbitano intorno al sole a una distanza appropriata erano in cima alla lista dei corpi celesti che gli astronomi di tutti gli esseri intelligenti cercavano. Trovare un sistema solare con quattro di questi pianeti, rappresentava un colpo di fortuna incredibile per qualsiasi specie capace di volare nello spazio. Ah, ma era esattamente ciò che erano riusciti a fare. Per il resto ancora esistente della loro civiltà il futuro era assicurato per il momento!

    Cosa si evince dalle scansioni? comunicò Kasfok.

    Ciò che speravamo, Capitano di rete. Quattro giganti gassosi a una considerevole distanza dalla stella centrale. Non ci saranno difficoltà nell’estrazione dell’elio-3 dalla loro atmosfera. Jokar, il cercatore di fili, emise una nube di soddisfazione. Era responsabile della navigazione della piccola flotta, che aveva condotto lì sana e salva con la sua ultima riserva di energia.

    Ci sono segni di vita in questo sistema?

    Era la loro più grande preoccupazione. Non avevano più risorse per potersi affermare contro una qualsiasi civiltà altamente sviluppata che potesse trovarsi nel sistema in cui erano arrivati.

    No, Capitano di rete. Nessuno dei pianeti è abitato. Non abbiamo captato alcun segnale radio e su nessuno dei pianeti ci sono emissioni di calore locali che indicano insediamenti o impianti di produzione di energia. Siamo gli unici esseri viventi in questo sistema.

    Kasfok agitò soddisfatto le sue mandibole. Osservò i risultati delle scansioni e i dati dei sensori su un terminale sul muro della stanza della meditazione. Un solo sguardo infranse le magre speranze che aveva avuto di trovare una nuova casa per la sua specie in quel sistema. Nessuno dei pianeti era adatto per l’insediamento dei Mendraki. Certo, c'erano due pianeti in orbita all’interno della zona abitabile, ma, sfortunatamente per loro, uno era quasi completamente privo di atmosfera e l’altro aveva una quantità di ossigeno troppo alta perché la sua specie riuscisse a sopravvivere su di esso. Avrebbero dovuto continuare a cercare.

    Poi notò qualcosa in quel guazzabuglio di dati. Cos’è questo? comunicò sul filo delle comunicazioni.

    Niente di strano, Capitano di rete! Un asteroide in rotta verso l’interno del sistema. Probabilmente è un oggetto proveniente dallo spazio profondo catturato dal campo gravitazionale del sole. È su una rotta che lo vedrà sprofondare nel sole tra non molto.

    Vai e informa gli altri Comandanti! Tra pochi impulsi darò l’ordine di iniziare la manovra di frenata.

    Poco dopo, Kasfok andò verso il ponte della nave ammiraglia della flotta. Gli altri Comandanti erano già sugli schermi, pronti a ricevere istruzioni. Anche se nessun feromone poteva essere trasmesso via radio, era quasi possibile odorare i vari dei sentimenti contrastanti. Tutti stavano aspettando con un arto per la comunicazione appoggiato su un filo. Le istruzioni tamburellate da Kasfok sarebbero state tradotte in impulsi elettrici e trasmesse al ricevente come vibrazioni del filo di comunicazione. Avrebbero tutti potuto percepire le sue parole.

    Non tutti erano amichevoli verso di lui e il suo comando della rete. Kasfok sapeva che giravano vibrazioni soffuse che richiedevano la sua sostituzione. Nessuno aveva ancora osato esprimerlo con vibrazioni più forti, ma coloro che volevano vedere un giovane Capitano di rete al timone erano sempre più numerosi. Kasfok sapeva che tra i Comandanti c’era chi condivideva quell'idea. Ma adesso avrebbe tolto il vento alle loro reti! Sotto la sua guida era stato trovato il tesoro più grande possibile. Lui era il salvatore dei Mendraki e per quello sarebbe entrato nella storia.

    Proprio mentre stava per dare l’ordine di procedere con le manovre congiunte della flotta, sul filo per le comunicazioni risuonò una vibrazione. Anche gli altri Comandanti la captarono.

    L’asteroide comunicò Holmak l’esploratore. Ha cambiato rotta!

    Kasfok emise involontariamente una nuvola di feromoni di sorpresa. Come può un asteroide cambiare rotta?

    Ora si sta dirigendo verso il pianeta interno, un pianeta infuocato che non può ospitare alcuna forma di vita.

    Non era questa la mia domanda! esclamò Kasfok rivolgendosi all’esploratore. Come fa un asteroide a cambiare rotta così all’improvviso? ripeté, anche se aveva paura della risposta.

    Deve essere... Holmak si fermò, come se qualcosa dentro di lui gli impedisse di trasmettere il messaggio. L’asteroide non è un asteroide! O, per essere più chiari, probabilmente si tratta di un asteroide trasformato in un’astronave.

    Il Capitano di rete Kasfok sapeva che la situazione era cambiata drasticamente. Non erano soli in quel sistema!

    44 Frien 298

    Faceva freddo lassù.

    Kimikizu prese la galleria del vento al livello appena sotto la superficie. Mentre all’interno dell’asteroide convertito c’era lo stesso calore del loro pianeta natale, qui le sembrava di sentire il gelido freddo del vuoto cosmico. Con le piume più interne arruffate, attraversò lentamente un piccolo corridoio che portava dalla galleria del vento all'hangar. Ormai Kimikizu si era pentita della decisione di offrirsi volontaria per quell’avventura. Non aveva chiuso occhio sul trespolo, anche se sapeva di dover affrontare un’avventura emozionante. Forse era proprio per questo che non era riuscita a dormire.

    Raggiunse una porta doppia. Con la punta dell’ala toccò un pulsante e la porta si aprì. L'hangar delle macchine volanti! Le tornò in mente la prima volta che ci era entrata, insieme ai suoi compagni della scuola primaria. Le macchine le erano sembrate enormi, come delle divinità d’acciaio, soprattutto perché avevano la forma di un Iks, ma molte volte più grande. Finora Kimikizu aveva volato in una di esse solo una volta come parte del suo addestramento. Era stato un volo intorno alla nave per familiarizzare con i comandi della macchina.

    Kimikizu entrò nella sala con la testa rivolta verso il soffitto, da cui i giganti di metallo la guardavano dall’alto. Casualmente, la forma fisica della loro razza si era dimostrata abbastanza pratica. Il becco, per esempio, poteva ospitare dei sensori o sistemi di armi. Gli Iks erano un popolo pacifico, ma avevano avuto delle guerre civili. Anche se non avevano più nemici esterni, la casta dei conquistatori deteneva ancora una grande influenza e promuovevano lo sviluppo delle armi. Kimikizu sperava che non ne avrebbero mai avuto bisogno in quel sistema. In ogni caso, gli esploratori avevano assicurato a tutti che non c’era alcuna attività aliena in esso.

    «Ecco che arriva finalmente la nostra sposa del vento».

    Kimikizu diresse il becco nella direzione da cui proveniva la voce. Riconobbe un gruppo di Iks in uniforme. Uno di essi si allontanò dal gruppo per avvicinarsi a lei. Kimikizu non era sicura di come comportarsi in sua presenza. Sposa del vento. Erano solo ne navigatrici a chiamarsi così tra di loro, non gli esploratori. Non era un insulto esplicito, ma era... non convenzionale.

    L'avevano avvertita che gli esploratori erano soliti avere dei comportamenti che andavano contro le stringenti norme della loro società. Kimikizu immaginò che andasse a finire così se si volava sempre davanti allo sciame, passando molto tempo fuori dalla comunità protettrice. Nel corso della lunga storia del loro popolo, erano sempre stati gli esploratori a guidare le migrazioni lunghe interi mesi intorno al pianeta natale alla ricerca di zone fertili.

    «Benvenuta tra noi» disse l'esploratore per salutarla. Spiegò le ali e chinò il capo.

    Kimikizu rispose al saluto con la risposta tradizionale: «Attendo istruzioni.»

    L’Iks iniziò a ridere. «Su, finiamola con le banalità cerimoniali» disse. «Io sono Norok. Qui nessuno ti darà istruzioni. Saremo noi ad attendere le tue. Dopotutto, sei tu la navigatrice.»

    Kimikizu era sconcertata ma provò a non farlo notare. Non convenzionale! A quanto pareva, non l'avevano messa adeguatamente in guardia per quanto riguardava gli esploratori. Quale sarebbe stata la prossima cosa? Mancava solo che questo Norok cercasse di fecondare le sue uova adesso.

    «Io sono Kimikizu» disse lei, abbassando ulteriormente il becco.

    «Piacere di conoscerti» rispose Norok. «Qui non siamo così formali, ma se vuoi essere chiamata con il nome completo, lo terremo in considerazione. Scusami se ti ho spaventata. Io mi chiamo Norokamilo, se per te è importante.»

    «No, va bene così Norok» disse, omettendo deliberatamente il resto del nome. «Sapevo già che il clima tra gli esploratori era più rilassato.»

    «Vedrai che qui da noi si sta molto bene» disse Norok. «Forse dovremmo socializzare un po’ di più con gli altri gruppi durante i momenti di riposo per non dimenticare le formalità completamente. Sembri davvero sconvolta. Lo includerò nel prossimo incontro.»

    Oh no! Norok era colui che stabiliva gli argomenti dell’incontro, il che significava che non si trovava davanti a un normale esploratore. Doveva essere il Supremo. Si sarebbe dovuta inginocchiare davanti a lui!

    «Sei l'Esploratore Supremo, Norok?»

    L’Iks fece due passi verso il gruppo di navigatori in attesa e poi si voltò verso di lei. «Spero che non si veda» disse amichevolmente. «Formalmente hai ragione, ma vedrai che tra non importa granché da queste parti, Kimi. Perdonami, Kimikizu.»

    «Per favore, chiamami Kimi finché sono qui» disse lei spontaneamente. Altrimenti sarebbe sempre stata un’estranea e non era quello che voleva. Si sentiva già così tra le navigatrici.

    Kimikizu era ancora impegnata con i suoi pensieri quando raggiunse il gruppo. Mentre Norok la presentava, lei voltò lo sguardo verso gli Iks con i quali stava per salire su una macchina volante. Osservando i loro becchi notò che nel gruppo c’erano Iks di tutte le età. Le piume della coda con tratteggi diversi, ma soprattutto gli occhi variegati, le rivelarono anche che gli esploratori provenivano da regioni diverse del pianeta natale. Era sorpresa che sembravano tutti andare d'accordo.

    «Kimi?» le disse l'Esploratore Supremo.

    Oh, doveva averle chiesto qualcosa. Le sue piume diventarono gialle. Fu così imbarazzante.

    «Scusa, ero sovrappensiero.»

    Gli altri sbatterono il becco, ma non sembrava fatto con malizia.

    «Ti avevo chiesto di dire qualche parola su di te.»

    «Certo.» Si chiese cosa avrebbe potuto dire. Norok aveva già detto agli altri quale sarebbe stato il suo compito.

    «Io sono Kimi. I miei genitori provengono dalle montagne del sud,» iniziò, «ma si sono conosciuti sull'astronave. Ho tre sorelle e quattro fratelli, tutti più grandi di me. Nel mio tempo libero offro corsi di volo. Io stessa non sono male nel volo acrobatico. Il mio più grande idolo è Kuturamilo.»

    Appena pronunciò quel nome, tutti i presenti iniziarono a sbattere i becchi. Forse perché la seconda parte del nome corrispondeva a quella dell'Esploratore Supremo? Spesso da questa caratteristica si poteva desumere una parentela.

    «Gli esploratori venerano Kuturamilo» spiegò Norok «Ha fatto fare miglioramenti significativi al volo degli Iks. Sapevi che era un esploratore?»

    «Credevo che fosse un conquistatore.»

    Gli altri sfregarono i becchi in segno di protesta. Doveva aver detto qualcosa di sbagliato.

    «Questo è quello che dicono gli conquistatori», disse Norok. «A essere onesti, Kuturamilo all’inizio era effettivamente un conquistatore, ma poi si è unito agli esploratori.»

    «Non lo sapevo.»

    «Nessun problema. Sono sicuro che voi avete leggende su navigatrici famose che noi non conosciamo.»

    Kimikizu ci pensò. No, non c’erano leggende di questo tipo, molto probabilmente perché il gruppo delle navigatrici non esisteva neanche da tremila cicli ancora. Quel ruolo era stato introdotto solo quando ai Comandanti Supremi diventò chiaro che la loro specie avrebbe dovuto abbandonare il pianeta natale. Sembrava che tremila cicli non fossero sufficienti a creare delle leggende.

    «Non ne so molto» rispose lei con tono evasivo.

    «Non importa, comunque» disse Norok. «Il nostro grande uccello ci aspetta.»

    La avvolse elegantemente con l’ala destra e la condusse alla grande scalinata al di sotto della macchina volante.

    L’uccello su cui salirono sembrava molto diverso da quello sul quale aveva fatto il volo di prova. Era molto più grande. Kimikizu stimò che fosse largo e alto dieci aperture alari e lungo almeno 150. Anche l’odore all’interno era completamente diverso. Era evidente che gli esploratori trascorrevano molto tempo nelle macchine volanti. Non aveva l'odore neutrale di olio per macchine, ma di vita quotidiana, a volte sgradevole come i rifiuti, altre volte piacevole, come quello del cibo e del calore del sonno.

    Norok la condusse attraverso i corridoi seguendo un sistema che la fece sentire alquanto persa. Procedettero entrambi sulle loro gambe corte, seguiti dagli altri. Gradualmente, Kimikizu iniziò a sentirsi a disagio per il fatto di trovarsi costantemente in testa al gruppo. Si calmò, ricordando che si trattava di un gesto di ospitalità, anche se le conferiva una posizione speciale che non corrispondeva al suo stato sociale.

    Iniziarono a farle male i piedi. Le mancavano le gallerie del vento. Per due o tre giorni avrebbe dovuto fare a meno di spiegare le ali e lanciarsi in alto senza fine e, ingannando la gravità, piombare nella profondità. Come facevano gli Esploratori a cavarsela senza quell'esperienza a lungo andare?

    «Riusciremo a volare sul pianeta roccioso?» chiese.

    «No, questo pianeta non ha un'atmosfera degna di nota. Ecco perché non è una perdita così grande. Perciò, oltre alla maschera per respirare, ti servirà una tuta di volo.»

    Un'altra situazione di imbarazzo. Certo, avrebbe dovuto sapere che non esisteva un'atmosfera sul pianeta. Ma la tuta di volo attirò la sua attenzione. Fino a quel momento aveva soltanto sentito parlare di quella tecnologia. Sembravano identiche a tute spaziali, ma avevano anche diversi propulsori che funzionavano perfino al di fuori degli strati atmosferici.

    Il gruppo si fermò davanti a una porta. Non se ne era accorta, ma ormai erano rimasti solo in sei. Gli altri esploratori dovevano essersi recati alle postazioni a loro assegnate. Norok si identificò con un'impronta vocale.

    «Esploratore Norok» disse.

    «Accesso consentito» fu la risposta automatica.

    Una porta doppia si aprì ed entrarono nella cabina di comando. Kimikizu contò sei sedili, ciascuno di essi collocato davanti a computer a porta d'ala. Sopra i sedili c'erano lucide superfici inclinate e Kimikizu non era certa se si trattasse di finestre o schermi... probabilmente erano monitor. Delle finestre che non erano rivolte in avanti ma, invece, in diagonale e verso l'alto non le sembravano molto pratiche, ma la semplice impressione di finestre rendeva l'intero ambiente più grande e spazioso.

    Al centro della stanza c’era una colonna illuminata da luci intermittenti, grande almeno quanto due Iks.

    «Quello per caso è...»

    Non osò pronunciare quella parola.

    «Si, questo è un Oracolo dell’Incertezza» disse Norok sorridendo.

    Esistevano pochissimi esemplari di quei computer, che funzionavano secondo principi fisici molto specifici. I ricercatori Iks li avevano progettati poco prima del lancio e non avevano avuto tempo per produrne degli altri. Le capacità di quei computer erano descritte come quasi illimitate, ma per Kimikizu era chiaro che si trattava di un'idea romantica, come per tutto ciò che riguardava il pianeta natale.

    Non riusciva davvero a credere che nessuno sapesse più ricreare un simile oracolo. Gli Iks non potevano aver sviluppato quella tecnologia in poche centinaia di cicli per poi perderla subito di nuovo. Chi poteva sapere quali giochi politici determinassero il destino degli oracoli? Forse i Comandanti Supremi avevano semplicemente paura di essere superati in saggezza e, quindi, di essere sostituiti.

    «È la prima volta che vedi un oracolo?» chiese Norok.

    «Si» confessò Kimikizu. «Solo la Navigatrice Suprema può fare domande al nostro oracolo. Nessun’altro vi ha accesso.»

    «Che peccato. Come vedi, qui da noi è diverso. L’oracolo è felice di rispondere anche alle tue domande. Non c'è nessun problema a chiedere. Anzi, in quel modo si migliora.»

    «Grazie Norok, non mi lascerò sfuggire quest’occasione.»

    «Però non aspettarti troppo. L’oracolo può eseguire i calcoli delle più vaste proporzioni in un tempo brevissimo, ma non è né onnisciente né onnipotente e molte richieste superano le sue capacità.»

    «Come calcolare il volo per andare sul pianeta roccioso?»

    «Non è

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