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Da Dio all’uomo consapevole dello Spirito
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E-book346 pagine5 ore

Da Dio all’uomo consapevole dello Spirito

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Info su questo ebook

La gran parte degli episodi della vita di Gesù narrati nei Vangeli rientra nel bagaglio culturale di molti, vuoi perché ne sono venuti in contatto durante gli anni degli studi o del catechismo, vuoi perché ne hanno approfondito il significato autonomamente. In queste pagine l’Autore – che si definisce non tanto uno scrittore, quanto “il traduttore di un concetto spirituale” – riporta e commenta molti brani del Vangelo, accompagnandoli con le riflessioni nate in occasione di alcuni incontri con un gruppo spirituale  e, non di rado, collegandoli in modo diretto con esperienze personali e oniriche. Ne scaturisce una dissertazione che tocca questioni di carattere esistenziale e universale – la dicotomia tra spirito e materia, l’esistenza del bene e del male, il destino dell’uomo dopo la morte – la cui spiegazione, tuttavia, è spesso avvolta nel mistero, appannaggio dei pochi che hanno confidenza con un linguaggio non sempre chiaro e immediato. L’obiettivo è invece quello di fornire una spiegazione semplice e naturale del Vangelo, che promuova la comunione spirituale dell’uomo con Dio. 
LinguaItaliano
Data di uscita31 dic 2022
ISBN9788830674912
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    Anteprima del libro

    Da Dio all’uomo consapevole dello Spirito - Giacinto Milone

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    Giacinto Milone

    Da Dio all’uomo consapevole dello Spirito

    © 2022 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-6880-5

    I edizione novembre 2022

    Finito di stampare nel mese di novembre 2022

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Da Dio all’uomo consapevole dello Spirito

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    IL PADRE

    DIO È IN TUTTO,

    TUTTO È IN DIO,

    TUTTO È DIO.

    Primo ciclo

    Primo e secondo ciclo non si devono intendere come due periodi separati, ma mentre il primo riguarda il concetto evolutivo di tutto il mondo materiale in Dio, il secondo concerne la figura del Figlio, di Cristo relativamente all’uomo: Nessuno può entrare nel regno dei cieli, se non passa attraverso me.

    LECTIO DIVINA SUL VANGELO DELLA DOMENICA

    Mercoledì, 30 novembre 2016 – domenica, 16 aprile 2017

    IL VANGELO VISTO ALLA LUCE DELLA VERITÀ EVOLUTIVA

    - LA REINCARNAZIONE -

    Presentazione

    Così come dice Aristotele all’inizio del suo trattato La Metafisica, tutti gli uomini, per natura, sono desiderosi di sapere. La ragione di ciò è che ogni cosa ha in sé l’istinto a evolversi, alla perfezione; per cui, il sapere è la massima perfezione della nostra anima, e tutti siamo spinti da questo desiderio di perfezione. Molti però, per diversi motivi, non vi possono giungere perché questi motivi, che sono al di fuori e dentro l’uomo stesso, sviano il cammino verso la conoscenza, verso la sapienza. Nell’uomo possiamo ritrovare due cause: una relativa alla parte del corpo, materiale, come possono essere i difetti fisici che ne impediscono la percezione, quali per esempio il mutismo, la sordità e similari; l’altra si riscontra nell’anima, ed è la malizia, che induce l’uomo verso il vizio, tanto che ne svia il cammino.

    Al di fuori dell’uomo possono esserci ugualmente due ragioni, una delle quali è la necessità, vale a dire la responsabilità familiare e civile, che non dà la possibilità alla maggioranza degli individui di indirizzarsi verso la sapienza. L’altra riguarda l’ambiente in cui vive, che non gli consente non solo di frequentare lo studio, ma anche di conoscere gente che se ne occupa.

    Il motivo dei difetti fisici e quello della responsabilità non sono da condannare, ma da scusare e perdonare; mentre le altre due, la prima più dell’altra, sono soggette al biasimo e all’aberrazione. Perciò, da questo si può costatare che rimangono ben pochi quelli che possono raggiungere lo scopo, la sapienza. E quindi, se infinito è il numero di quelli che vivrebbero per giungere alla sapienza, ne sono lontani a causa di questi motivi.

    Oh, beati quelli che siedono alla mensa dove si mangia il pane degli angeli! E miseri coloro che mangiano alla mensa comune con le pecore! E poiché per l’amicizia che lega un uomo a un altro, questo si duole per il difetto dell’amico, così sono quelli mossi da compassione, che siedono all’altra mensa; mentre quelli che mangiano come gli animali, voltano lo sguardo dove c’è cibo da mangiare, cioè pensano al loro egoismo. E siccome la misericordia, la compassione è madre di beneficio, liberamente, quelli che sanno, offrono questa loro ricchezza a chi ne è privo; e sono come una fonte dalla quale sgorga acqua che può dissetarli. Ed io, che non siedo alla mensa dei dotti, ma sono scappato da quella del volgo, raccolgo le briciole della loro sapienza e riconosco, nonostante siano soltanto delle briciole, la miseria dello stato in cui mi trovavo insieme con quelli che ho lasciato. E la soddisfazione che pervade la mia anima a mano a mano che imparo, non dimenticando la mia condizione, spinto da misericordia, elargisco a chi si trova nelle tenebre dell’ignoranza, e quindi li rendo più desiderosi di sapere.

    E ora voglio spiegare, in questo compendio armonioso, la sintesi di quanto ho ricevuto e il mio pensiero, tutta la mia conoscenza che ho voluto tramandare; perché se non lo facessi, non avrei adempiuto al compito che mi sono ripromesso e che, forse, mi è stato affidato.

    A questo trattato, però, a questo convivio non si sieda chi non ha sensi per capire, né denti né lingua, né alcuno portato ai vizi, perché le sue idee sono di umori contrari, cosicché li rigetterebbe; ma si avvicini chi è affamato di sapere e chi è impedito da altri a sedere alla loro mensa; per cui ai loro piedi rimangano quelli che si sono fermati per pigrizia, perché non sono degni di sedersi più in alto. E prendete, gli uni e gli altri, il mio pane e la mia vivanda, che vi darà gusto e conforto, e sarà digerito.

    (Dante Alighieri - CONVIVIO I, I)

    P.S. - Questa presentazione l’ho inserita anche nell’opera I BE.LIVE- Ho sottolineato quello che mi riguarda e che ho sostituito a quanto era di pertinenza del poeta.

    Inno allo Spirito Santo

    Vieni o Spirito Creatore, visita le nostre menti,

    riempi della tua grazia i cuori che hai creato.

    O dolce Consolatore, dono del Padre altissimo,

    acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell’anima;

    dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore,

    irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola.

    Sii luce all’intelletto, fiamma ardente nel cuore;

    sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore.

    Difendici dal nemico, reca in dono la pace;

    la tua guida invincibile ci preservi dal male.

    Luce d’eterna sapienza, svelaci il grande mistero

    di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore.

    Amen.

    Ed ebbe inizio...

    LECTIO DIVINA SUL VANGELO

     DELLA DOMENICA

    Premessa

    Ho aggiunto quest’appendice perché accingendomi a elaborare la relazione del passo evangelico che si è letto il 1° febbraio 2017: Matteo cap. V - 13, 16 – mi sono accorto che ogni passo è collegato all’altro da un filo conduttore. E allora, ho voluto ricordare i due brani che si sono letti nelle due settimane precedenti quella in cui mi sono messo all’opera, cioè di quando ho iniziato a frequentare, per vedere se ci fosse un nesso con gli altri.

    Mercoledì, 30 novembre 2016; LUCA cap. III – 7, 9 Predicazione del Battista.

    Mercoledì, 7 dicembre 2016; LUCA cap. XXIII – 35, 43 Gesù crocefisso.

    La Profezia

    Nel primo passo, al versetto 4, si legge: Il battesimo di penitenza, per la remissione dei peccati, come sta scritto nel libro delle profezie d’Isaia (40, 3-5):

    "Voce di colui che grida nel deserto:

    Preparate la via del Signore,

    fate retti i suoi sentieri.

    Ogni valle sarà colmata,

    ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

    le vie storte diventeranno una via diritta

    e le scabrose, vie piane;

    e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio".

    Poi, ai versetti 8 e 9:

    "Fate dunque degni frutti di penitenza, e non incominciate a dire dentro di voi: – Noi abbiamo Abramo per padre! –; perché io vi dico che Dio può suscitare dei figli ad Abramo anche da queste pietre.

    Già la scure è messa alla radice degli alberi: ogni albero che non produce buon frutto, sarà tagliato e gettato nel fuoco".

    Nel secondo brano, Gesù crocefisso, ci possiamo raffigurare, dai personaggi e da ciò che dicono, l’evoluzione dell’uomo in quel tempo; e cioè, assoggettato ai condizionamenti della materia e all’oscuro della realtà spirituale. Questo tempo, però, termina con la figura del mal ladrone, che continua sulla scia dell’ignoranza; infatti, la presenza del Cristo (la salvezza) si avverte poi in ciò che proferisce il buon ladrone:

    "Gesù, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno"; e cioè, il passaggio dalla morte alla vita: dal male al Bene attraverso il bene.

    E allora, perché la Profezia? Perché l’idea! L’ispirazione che prende forma.

    Naturalmente, questo come concetto umano, del nostro pensiero, della nostra logica, che non ha niente a che vedere con l’Assoluto, con Dio!

    E quindi mi piace pensare in questo modo: Dio ha avuto l’ispirazione, l’idea appunto di un progetto, di quella che è la sua volontà: e cioè dell’inizio e della fine. La profezia.

    Ora segue il concetto.

    LECTIO DIVINA

    sul Vangelo della domenica

    Parte I

    IL PROCESSO EVOLUTIVO NELLA NASCITA DI GESÙ

    Mercoledì, 14 dicembre 2016

    Sono andato in chiesa, cosa che faccio da qualche settimana, per ascoltare il brano evangelico che si leggerà domenica prossima durante la Santa Messa.

    Il brano è di Matteo cap. I – 18, 25 Nascita di Gesù.

    La nascita di Gesù Cristo avvenne così: Maria, sua madre, essendo promessa sposa a Giuseppe, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo, prima di essere venuti ad abitare insieme. Giuseppe, suo sposo, che era un uomo giusto e non voleva esporla all’infamia, pensò di rimandarla segretamente. Mentre egli rifletteva su questo, ecco, un Angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: «Giuseppe, figlio di David, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché Colui che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa darà alla luce un figlio e tu gli porrai nome Gesù; perché sarà lui che salverà il popolo suo dai suoi peccati».

    E tutto questo avvenne, affinché s’adempisse quello che era stato annunziato dal Signore per mezzo del profeta (Isaia 7, 14), che disse: «Ecco, la Vergine concepirà e darà alla luce un figlio e lo chiameranno col nome di Emmanuele», che vuol dire Dio con noi. Giuseppe, svegliatosi, fece come l’Angelo del Signore gli aveva ordinato, e prese la sua sposa con sé. E senza che egli l’abbia conosciuta, diede alla luce un figlio, e lo chiamò Gesù.

    Una volta letto il passo, non ho incontrato nessun punto interessante sul quale riflettere; il brano è semplice da comprendere. Poi, mentre il sacerdote proseguiva nella sua esposizione, mi ha colpito la figura di Giuseppe: che in un primo momento diventa una presenza marginale, di secondo piano, anzi, quasi estraneo a quello che sarebbe avvenuto. Situazione che mi ha riportato alla mente una nota a Il problema dell’essere o il paragrafo 1 del cap. II di I Be.live, in cui mi sono costruito il concetto della Trinità e della nascita del Cristo, che riporto al termine della trattazione, e mi son detto che domani dovrò procedere speculandoci sopra (1).

    Si può dire che la figura di Giuseppe, che sembra marginale, invece indica i tempi della successione degli eventi, così come la stessa Maria. Infatti, in un primo tempo ci possiamo raffigurare Maria elevata a concetto assoluto: la Materia stessa, pura, immacolata e senza la quale lo Spirito non avrebbe ragion d’essere.

    Chiarisco cosa intendo. Nel relativo lo spirito esiste, anche se non si ha la manifestazione nella materia; infatti, questa dà dimostrazione dell’esistenza di una causa quando ci sono le condizioni adatte che ne consentono la manifestazione stessa: la legge di gravità esiste, anche se non si vede l’effetto.

    Mentre nell’assoluto, se pensiamo un attimo al concetto spirituale senza l’esistenza della materia, o viceversa, cosa possiamo dedurre? Il nulla assoluto!

    Ecco allora che, Maria è elevata allo stesso livello di Dio ed elemento imprescindibile di Dio stesso: la materia, l’Eterno Femminino del tantrismo. E quindi Dio, Immutabile Mascolino o Energia Cosmica, parte spirituale, interagendo con la materia e plasmandola, si manifesta nella caratteristica di Spirito Perfetto e Materia Perfetta: la Sintesi, il Cristo; Dio con noi. Ecco allora, Maria, Madre di tutta l’umanità.

    In un secondo tempo Giuseppe riacquista il suo posto nella situazione e Maria si cala nel ruolo di sposa e di madre terrena. Dal concetto Assoluto passiamo al relativo.

    E possiamo notare appunto questo dai Vangeli: i fatti concernono la vita del Cristo e non c’è spazio per gli altri figli di Maria, che non sono nemmeno nominati, anche perché non hanno alcun ruolo. La ragione si potrebbe dedurre da questi due motivi: il primo, perché la Chiesa, ritenendo sacrilego e inficiante per la purezza e la verginità di Maria il congiungimento con Giuseppe, ha ritenuto, credo, che il santo dovesse assumere la figura di padre putativo per antonomasia. Il secondo motivo consisterebbe, è una mia considerazione ma anche di altri, che in questo modo tutti gli uomini sono uguali, cioè emanazioni, figli di Dio e fratelli in Cristo; e ciascuno prosegue nel suo cammino evolutivo in conformità di quello che ha programmato. Mentre, i genitori carnali hanno il compito di crescere i figli e educarli cristianamente.

    1 – [Per quanto riguarda me personalmente…

    (Quello che è riportato tra le parentesi quadre sono stralci delle riunioni del GORM – Gruppo Oritano di Ricerche Metapsichiche – cui ho partecipato dal mese di febbraio 1984 a maggio 1986, e alcune delle note che ho aggiunto, confrontandomi e apportando l’esperienza personale. Lavoro cui ho dato il titolo "Il problema dell’essere").

    D: L’angelo Gabriele è apparso a Maria. È apparso in forma umana, oppure è stata la manifestazione della causa: come una luce, una sensazione interiore che ha fatto capire a Maria che doveva diventare la Madre Tua?

    R: Si ha una predisposizione interiore a capire il messaggio di un messaggero nella materia, dell’angelo che si è manifestato nella materia…

    D: Cioè, l’angelo è la causa e può diventare effetto nella materia. Così tu quando sei risorto e sei apparso agli apostoli: loro hanno pensato di vedere il tuo fantasma, ma hai detto loro che un fantasma non ha carne e ossa come te; e hai chiesto del cibo non tanto perché avessi fame, ma per fargli capire che di te era risorto tutto. Senz’altro c’è stato un salto qualitativo, tanto che potevi diventare effetto in qualsiasi momento.

    R: Per quanto riguarda me personalmente, le cose vanno leggermente in modo diverso, perché io sono stato generato dalla Causa. Divento effetto nel grembo; quindi, il mio corpo era contemporaneamente Effetto e Causa: era per metà generato dall’Effetto ed era effetto stesso; e per metà era Causa, generato dalla Causa. Diciamo questo: che in un qualsiasi momento della mia vita potevo diventare Spirito, perché avevo in me già la componente che era Causa oltre a quella che era l’effetto stesso. Ecco perché vero uomo, perché vero Effetto e vera Causa. Più che altro, però, perché per concretare l’effetto si è usata la materia di Maria.

    Tutto è in Dio, Dio è in tutto, tutto è Dio. Perciò Dio è Spirito e Materia. Nel Tantrismo troviamo lo Spirito come Immutabile Mascolino, e la Materia Eterno Femminino, me ne servo perché dà l’idea immediata del concetto.

    Immutabile, perché è sempre se stesso; non ha inizio e non ha fine, non ha principio e non ha termine: Dio.

    Eterno, la Materia nel tempo. Ha un inizio e ha una fine; e poi un altro ciclo dopo ancora un altro, all’infinito. È detto: nella materia nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma.

    Dio, Causa Prima di tutto; Causa delle cause che hanno degli effetti nella materia: dagli angeli smaterializzati alla più piccola creatura fino alla più semplice manifestazione delle trasformazioni nella materia stessa. Tutto è in Dio e Dio in tutto.

    Dio Spirito: Immutabile Mascolino.

    Dio Materia: Eterno Femminino. La manifestazione della Causa nella materia: Maria.

    L’Immutabile Mascolino: il polo positivo dell’Essere; e l’Eterno Femminino: il polo negativo dell’Essere stesso. Tutto è Dio.

    In questo concetto mi sono raffigurato, sicuramente sbagliando, perché l’Assoluto diventa il riflesso del relativo e non viceversa, l’immagine e somiglianza dell’uomo con Dio. E quindi, considerando l’uomo nella sua natura, ritroviamo il "Sé" o l’essere spirituale superiore, che rappresenta la causa, il motivo dell’esistenza di quell’individuo; e sovrintende all’Io, spirito in evoluzione, che è l’interazione tra l’anima, che tende alla morale, allo spirito appunto; e l’ombra, la natura spirituale inferiore, l’energia che lo fa propendere verso gli istinti e gli allettamenti materiali. E poi la componente o elemento corruttibile, concreto, tangibile, cioè "la polvere che ritorna alla polvere". Ecco, in parole povere, considerando il concetto evolutivo nel passaggio dall’uomo inconsapevole a quello cosciente della realtà spirituale, in psicologia è detto, se non erro, che quando l’Io prende il sopravvento sull’ombra, questa diventa la sua ancella, e cioè: la materia si piega alla volontà dello spirito.

    Cristo, la Sintesi: il Figlio è vero Uomo e vero Dio, cioè l’intima unione tra Spirito e Materia, tra l’Immutabile Mascolino e l’Eterno Femminino. L’intima unione fra Dio (la Causa Prima), lo Spirito Santo (l’atto di volontà o la Legge) e Maria, Causa nella materia (pura, vergine). Dio in tutto e tutto è Dio.

    Questo è lo schema, molto semplice, che mi sia raffigurato per avere sentore del mistero di Dio, Uno e Trino, e della nascita del Cristo, della figura del Cristo.

    2 – Salverà il suo popolo dai suoi peccati.

    Nel brano è riportato che un Angelo del signore apparve in sogno a Giuseppe e confermò quanto gli aveva detto Maria; e poi, gli disse che al figlio doveva porre nome Gesù, perché sarebbe stato lui che avrebbe salvato il suo popolo dai peccati.

    Voglio elaborare questo concetto perché è interessante notare ciò che dice S. Agostino in proposito, e che riporto dalla nota posta al passo negli stessi Vangeli: «Dio si è fatto uomo, affinché l’uomo diventasse Dio. Perciò noi dobbiamo rallegrarci grandemente con la natura umana che sia stata assunta dal Verbo per essere resa immortale nel cielo. Ora, chi non vorrà aspirare a divenire immortale per mezzo di Gesù Cristo?».

    È ovvio fare questa riflessione: come può l’individuo diventare Dio in un’unica esperienza terrena? E con tutta la disparità che esiste fra gli individui sulla terra, quale merito ha chi si salva? Chi non si salva, quale colpa ha se non si è salvato? E perché c’è così tanta differenza tra gli stessi uomini: chi nasce ricco e chi povero, chi buono e chi cattivo, chi sano e chi con handicap? Perciò se c’è un Dio, Padre di tutti, Buono e Giusto, non ci dovrebbero essere queste disparità nell’umanità!

    Ecco allora che, la teoria dell’unicità dell’esistenza per l’espiazione della colpa scricchiola, fa acqua e porta a delle incongruenze velate dal "mistero"! E, infatti, non si sarebbe più tutti figli di Dio, ma ci ritroveremmo privilegiati e condannati, e l’uomo non potrebbe più diventare Dio! Diciamo meglio, comunque: diventare concausa in Dio.

    E quindi, tutti questi misteri o assurdi si possono chiarire entrando sempre più nella conoscenza del concetto evolutivo e della verità reincarnativa.

    E il Cristo, con la sua venuta, rappresenta appunto la porta di passaggio nella consapevolezza dello spirito; e chi avrà fatto l’esperienza di donare tutto se stesso al prossimo, avrà terminato con le esperienze materiali e proseguirà con quelle nello spirito (i livelli degli Angeli) per terminare con l’essere concausa in Dio.

    Da questa considerazione diventa comprensibile, allora, il concetto della fine dei tempi, e cioè: quando tutta l’umanità avrà fatto proprio l’insegnamento del Cristo, la terra sarà pronta per un nuovo ciclo evolutivo a un livello superiore.

    ***

    Mercoledì, 21 dicembre 2016

    LUCA cap. II – 1 La nascita di Gesù.

    In quel tempo fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l’impero. Questo censimento fu il primo che fu fatto quando Quirino era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi inscrivere, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe salì dalla Galilea, dalla città di Nazareth, per recarsi in Giudea, nella città di David, chiamata Bethleem, perché egli era della casa e della famiglia di David, per farsi inscrivere insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Or, mentre si trovavano là, si compirono i giorni in cui ella doveva avere il bambino, e diede alla luce il suo figlio primogenito; lo avvolse in fasce e lo adagiò in una mangiatoia, perché all’albergo, per loro, non c’era posto.

    Stamattina presto, ripensando al passo del Vangelo di ieri sera, mi sono detto che il punto più interessante era quello in cui è scritto del compiersi di quello che era stato detto per mezzo del profeta Isaia sulla nascita del Cristo (VII, 14) – Perciò Dio stesso vi darà un segno. Ecco, la fanciulla stessa effettivamente rimarrà incinta e partorirà un figlio, e per certo gli metterà nome Emmanuele.

    Quando però ho aperto il Vangelo, mi sono accorto che non c’era nessun riferimento al profeta, ma se ne parlava in quello di Matteo che si era letto la settimana prima e che era stato ripreso dal sacerdote per la sua esposizione. E siccome aveva preso forma una certa idea, la riporto per iscritto.

    In quest’episodio possiamo notare subito il concetto della predestinazione o programmazione, e si possono dedurre questi due concetti fondamentali:

    il tempo nel mondo dello spirito non ha ragion d’essere; è tutto presente e non esiste né passato, né futuro. Infatti, se facciamo riferimento a tutte le profezie sulla manifestazione del Cristo, queste si realizzano così com’era stato presagito. Invece il tempo ha ragion d’essere nella materia, nel relativo, perché lo spirito è soggetto alle sue leggi, che sono appunto determinate dal tempo stesso e dallo spazio.

    •·Lo spirito è cosciente della sua esperienza nella materia; ma appunto perché interagisce con questa, con le sue leggi, a livello di conscio la dimentica. Comunque, bisogna anche dire che la conoscenza che si acquisisce è riferita a quegli episodi che costituiscono il sale di cui farà tesoro nell’aldilà per il progresso evolutivo. Naturalmente, le azioni che saranno il tesoro nel mondo dello spirito sono tutte quelle che concernono il bene fatto agli altri, gli atti d’amore, e che quindi rientra nei sentimenti. Mentre, quelle compiute sotto l’imperio del male saranno soggette alla legge del taglione o del karma e saranno bagaglio dell’ombra, che ritornerà a dissolversi nella materia, ma che rincontreremo nelle future incarnazioni come "prove da affrontare". E cioè, diciamo che queste situazioni sono state già previste, ma il come si reagirà, è lasciato alla libertà dell’individuo; per cui, affronterà l’ostacolo, lo modificherà, o si asterrà?

    In questo concetto possiamo notare una certa relazione, se vogliamo, con le parole proferite da Gesù nel Getsemani, quando si rivolge al Padre, e dice: «Se è possibile, che passi da me questo calice; tuttavia (si faccia) non quello che voglio io ma quello che vuoi tu». E cioè, il rimettersi alla volontà del Padre. Per l’individuo invece, che non è cosciente del suo programma spirituale, il modo di porsi di fronte alla situazione è demandato appunto al libero arbitrio di cui è dotato.

    ***

    Mercoledì, 28 dicembre 2016

    LUCA cap. II – 8, 21 I pastori al presepio e circoncisione di Gesù.

    Vi erano in quella stessa regione dei pastori che pernottavano in mezzo ai campi per far la guardia al proprio gregge. Ora, un Angelo del Signore apparve loro, e la gloria del Signore li avvolse di luce, perciò furono presi da un grande timore. Ma l’Angelo disse loro: «Non temete; ecco, vi porto una lieta novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di David il Salvatore, che è Cristo Signore. Questo vi servirà di segno: voi troverete un Bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Poi subito si unì all’Angelo una moltitudine della milizia celeste, che lodava Iddio, e diceva:

    «Gloria a Dio nel più alto dei cieli

    e pace in terra agli uomini di buona volontà».

    E quando gli Angeli li ebbero lasciati per tornare in cielo, i pastori si dicevano a vicenda: «Andiamo dunque fino a Bethleem e vediamo qual è questo avvenimento accaduto, che il Signore ci ha fatto sapere». Allora se ne vennero in fretta e trovarono Maria con Giuseppe, e il Bambino adagiato nella mangiatoia. E dopo aver veduto, fecero conoscere quanto era stato loro detto del Bambino. Perciò tutti quelli che li udivano, si meravigliavano di quanto veniva raccontato. Maria, da parte sua, custodiva queste cose e vi rifletteva in cuor suo. I pastori intanto se ne ritornarono glorificando e lodando Iddio per tutto quello che avevano udito e visto, conforme a quanto era stato loro detto.

    Quando furono trascorsi otto giorni, (dopo i quali) si doveva circoncidere (il Bambino), gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall’Angelo prima che fosse concepito nel seno materno.

    Durante la spiegazione della parabola, mi sono reso conto che il sacerdote cercava di interagire

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