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Vitamina D: Regina del sistema immunitario
Vitamina D: Regina del sistema immunitario
Vitamina D: Regina del sistema immunitario
E-book165 pagine1 ora

Vitamina D: Regina del sistema immunitario

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Info su questo ebook

Si fa un gran parlare di vitamina D, ma che cos'è? Qual è il suo ruolo? E come fare per assumerla in quantità sufficienti? Questo libro, scritto con grande chiarezza, risponde a queste domande e approfondisce il rapporto tra questa vitamina e alcune malattie sempre più diffuse.
Paolo Giordo, alla luce della sua ventennale esperienza, ci invita a non demonizzare l'esposizione al sole, fonte principale di questo prezioso alleato della salute. Una corretta esposizione ai raggi solari, insieme a qualche lunga passeggiata, sono fondamentali per assorbire vitamina D e trattenerla nell'organismo.
Il cibo può essere un'ulteriore fonte di approvvigionamento: la vitamina D è presente soprattutto in alcuni pesci, pertanto è importante che coloro che scelgono un'alimentazione vegetariana e vegana prestino particolare attenzione. Gli integratori, insieme a un regime alimentare variato, sono un ottimo aiuto nel caso in cui le proteine animali siano state escluse dalla dieta.
Per finire il libro si sofferma sulle principali malattie associate alla carenza di vitamina D: dalle patologie autoimmuni alle malattie mentali, dal cancro alle malattie del sistema nervoso, dalle malattie cardiovascolari all'osteoporosi e ai problemi reumatici, dalle malattie infiammatorie intestinali croniche al diabete fino alla tiroidite autoimmune e alle malattie infettive.
LinguaItaliano
Data di uscita24 mar 2020
ISBN9788866815617
Vitamina D: Regina del sistema immunitario

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    Anteprima del libro

    Vitamina D - Paolo Giordo

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    Per saperne di più: www.nonunlibroqualunque.it

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    Autore: Paolo Giordo

    Titolo: Vitamina D

    © 2017 Terra Nuova Edizioni

    Collana: Salute naturale

    Prima edizione ebook: gennaio 2020

    ISBN: 978886681 5617

    Copertina: Andrea Calvetti

    ©2017, Editrice Aam Terra Nuova

    via Ponte di Mezzo 1, 50127 Firenze

    tel 0553215729 – fax 0553215793

    Questo ebook è protetto dalla legge sul diritto d’autore. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo, così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Premessa

    Alle origini della vitamina D

    Nella seconda metà del XVIII secolo, nelle grandi città dell’Europa (specialmente in Inghilterra), con l’aumento dell’urbanizzazione e dell’utilizzo del carbone, i cui fumi bloccavano i raggi ultravioletti, cominciò a diffondersi una patologia che colpiva prevalentemente i bambini: il rachitismo. Questa affezione produceva diverse deformità scheletriche nei primi anni di vita, ma era estremamente rara nei bambini che vivevano in campagna e giocavano all’aria aperta. Nell’Ottocento un medico tedesco scoprì l’efficacia dell’olio di fegato di merluzzo nel migliorare e guarire i casi di rachitismo.

    Alcuni ricercatori si concentrarono, pertanto, nell’analisi delle singole sostanze presenti nell’olio di fegato di merluzzo, per cercare di capire quale di queste avesse la maggiore efficacia terapeutica nel rachitismo. Finalmente nei primi decenni del Novecento fu scoperta questa fantomatica sostanza, che fu chiamata vitamina D dato che erano già state scoperte, nell’ordine, la A, la B e la C. Nel 1923 il biochimico americano Harry Steenbock dimostrò che, irradiando alcuni alimenti con luce ultravioletta e usandoli per nutrire alcuni roditori, il rachitismo di questi scompariva. Furono questi i primi passi che portarono la vitamina D alla ribalta scientifica nella cura del rachitismo.

    Purtroppo, come spesso accade, la mancanza di un interesse specifico, legato alla possibilità di brevettare tale sostanza per poterne ricavare dei profitti, fece sì che per molti decenni le conoscenze sulla vitamina D si fermassero alla loro prima valutazione; e questo, in una larga fascia della popolazione medica, dura tutt’oggi. Questo stato di cose è stato corroborato dalla presunta tossicità delle vitamine liposolubili, alle quali la D appartiene, fatto che ha creato più paura che curiosità di approfondirne gli effetti sulla salute umana.

    Negli ultimi 15-20 anni, invece, alcuni ricercatori hanno condotto nuovi studi e fatto nuove scoperte, dimostrando che questa vitamina è dotata di un potenziale terapeutico enorme, che va ben oltre quello per il quale era stata ed è in larga parte conosciuta ancora oggi, e cioè la cura del rachitismo. In anni più recenti la letteratura scientifica ha pubblicato numerosissimi studi sull’argomento, constatando tra le altre cose una carenza diffusa della vitamina D nella popolazione di ogni fascia di età, al punto da assumere proporzioni epidemiche e con molteplici e profonde ripercussioni sulla salute generale.

    Sfortunatamente la comunità scientifica occidentale non è particolarmente interessata all’alimentazione o agli stili di vita in generale, in quanto è fortemente influenzata dal modello culturale dell’invasore esterno – sia esso microrganismo, tossina o inquinante – ma poco si fa per riportare una sana condotta quotidiana all’importanza che in realtà avrebbe. Questo avviene poiché la ricerca è finalizzata principalmente a trovare e realizzare farmaci che possano curare (ma non guarire) la maggior parte delle malattie.

    Nessuno ci è mai venuto a suggerire che un'esposizione solare quotidiana, una dieta sana e un costante esercizio fisico ci metterebbero al riparo dalla stragrande maggioranza delle malattie o ne diminuirebbero di molto gli effetti, mentre tutti sappiamo la veridicità di queste affermazioni.

    Viene da chiedersi come mai la comunità scientifica abbia sempre (aggiungerei volutamente) trascurato questi studi che, se approfonditi e utilizzati, avrebbero permesso di aumentare enormemente il livello della salute pubblica.

    In questo libro vengono esposte le molteplici azioni della vitamina D, le modalità per assumerla e per verificarne la carenza; ne vengono poi mostrate le molte correlazioni con le più svariate malattie e l’effetto che questa sostanza che può avere su di esse. Soprattutto, quasi tutte le informazioni sono supportate da riferimenti scientifici e bibliografici, così che si possa mettere in relazione l’affermazione con lo studio che l’ha validata: questo a scanso di equivoci.

    Cominciamo, dunque, questo affascinante viaggio.

    Capitolo 1

    Cos’è la vitamina D e dove trovarla

    Per vitamina D si intende un gruppo di proormoni liposolubili (cioè che si sciolgono nei grassi) costituito da cinque diversi composti, caratterizzati dalle sigle D1, D2, D3, D4 e D5.

    Le forme più importanti per noi e nelle quali possiamo trovare la vitamina D sono:

    D2, o ergocalciferolo, di provenienza vegetale.

    D3, o colecalciferolo, sintetizzata negli organismi animali e derivata dal colesterolo.

    L’unità di misura della vitamina D è oggi espressa in unità internazionali (UI) e basata su standard universalmente accettati.

    La sintesi della vitamina D

    La vitamina D ottenuta con l’esposizione solare o, in minima parte, attraverso la dieta è presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due reazioni di idrossilazione prima di essere trasformata nella sua forma attiva, il calcitriolo. Essa viene sintetizzata sulla cute per mezzo dei raggi solari (UVB tra 290 e 315 nm) a partire dal 7-deidrocolesterolo. È fortemente liposolubile e viene assorbita (meglio se in presenza di grassi) a livello duodenale e digiunale, e distribuita al tessuto adiposo dal quale viene liberata in piccole quantità rispetto a quelle immagazzinate; pertanto soggetti in cui è presente una maggiore massa adiposa tendono a sequestrare in questo tessuto buona parte della vitamina D.

    Durante il transito epatico questa sostanza viene convertita in 25-idrossicolecalciferolo (25-OH-D) a opera dell’enzima 25-idrossilasi, per cui nell’epatite cronica importante può mancare o ridursi questa forma di attivazione.

    La conversione in 1,25-idrossicolecalciferolo (1,25-OH-D), o calcitriolo, a opera dell’1-alfa-idrossilasi è attuata a livello di vari tessuti, sebbene la quota più rilevante si realizzi nei tubuli prossimali del rene, richieda la presenza di paratormone (PTH) e sia modulata dai livelli sierici di calcio e fosforo (nell’insufficienza renale tale attività, infatti, è diminuita).

    Una volta attivata, la 1,25-vitamina D si lega a uno specifico recettore, chiamato VDR, che appartiene alla famiglia dei recettori per gli steroidi. Sono stati identificati due tipi di recettori: il primo, localizzato nel

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