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Società segrete poteri occulti e complotti: Una storia lunga mille anni
Società segrete poteri occulti e complotti: Una storia lunga mille anni
Società segrete poteri occulti e complotti: Una storia lunga mille anni
E-book436 pagine6 ore

Società segrete poteri occulti e complotti: Una storia lunga mille anni

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Il libro ricostruisce i principali elementi della mentalità complottista e in generale del cospirazionismo contemporaneo, studiando le principali teorie del complotto e delle società segrete oggi in voga, la loro genealogia storica, le motivazioni sociali e politiche.
Il filo conduttore è il successo mondiale di QAnon, la meta-teoria del complotto oggi dominante, divenuta un culto quasi religioso per milioni di persone, che unisce insieme un enorme numero di elementi provenienti dal cospirazionismo del Novecento e dei secoli passati, incrociandoli con aspetti tipici della società postmoderna: dall’idea del Nuovo Ordine Mondiale alle fake news sui vaccini, dagli Illuminati ai meme su Internet, dal gruppo Bilderberg alle teorie sulle logge sataniche, da Matrix a Donald Trump. Il libro ricostruisce in chiave storica e culturale questo fenomeno per analizzare i suoi diversi elementi in chiave comparativa, affrontando l’immaginario, le narrazioni e le altre teorie complottiste o pseudoscientifiche da cui trae origine.
 
LinguaItaliano
EditoreDiarkos
Data di uscita25 lug 2023
ISBN9788836161591
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    Anteprima del libro

    Società segrete poteri occulti e complotti - Roberto Paura

    SOCIETA_SEGRETE_COVER_EBOOK.jpg

    Roberto Paura

    SOCIETÀ SEGRETE, POTERI OCCULTI

    E COMPLOTTI

    Una storia lunga mille anni

    A Nadia.

    Introduzione

    Nel 2004 l’influente rivista «Foreign Policy» pose ai suoi autori questa domanda: «Quale idea, se generalmente accettata, porrebbe la minaccia più grave al benessere dell’umanità?» Le risposte variarono molto, a seconda delle ideologie politiche: alcuni risposero con temi centrali dell’agenda americana di quegli anni (l’intolleranza religiosa secondo la filosofa Martha Nussbaum, l’odio verso l’America secondo il giornalista Fareed Zakaria, un’organizzazione delle Nazioni unite impotente secondo Samantha Power – che Obama avrebbe poi nominato rappresentante all’Onu – e l’irresponsabilità fiscale per l’economista Alice Rivlin), altri misero platealmente in discussione quegli assunti (il giornalista Robert Wright indicò la guerra al male, lo storico Eric Hobsbawm addirittura la diffusione della democrazia), mentre le più interessanti furono le risposte fuori dagli schemi: il fisico teorico Paul Davies indicò la messa in discussione del libero arbitrio, e il politologo Francis Fukuyama il transumanesimo¹.

    Oggi molte di quelle risposte appaiono datate, come spesso accade negli esercizi di speculazione, altre invece sono forse semplicemente in anticipo sui tempi². Questo libro è un tentativo di offrire la mia risposta a quella domanda.

    Uno dei fenomeni emergenti più inquietanti che mi sembrano delinearsi e minacciare il futuro è quello che chiamo la falsificazione della realtà. Ci sono molti modi diversi per falsificare la realtà, per quanto questa formula possa sembrare roboante. L’information warfare e l’inquinamento della Rete attraverso le fake news sono sicuramente le dinamiche più evidenti. I potenziali sviluppi della realtà virtuale, della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale potrebbero contribuire in futuro a questo scenario. Ma la falsificazione della realtà è innanzitutto il prodotto di particolari idee, il cui obiettivo è quello di mettere in discussione l’evidente (se non addirittura l’esistente) per sostituirlo con un sistema di false verità tenute insieme da una visione ideologica alternativa del reale.

    Le teorie del complotto sono le ideologie che più di tutte operano con tale finalità. Non si tratta di idee nuove. Teorie del complotto come l’accusa del sangue rivolta già in epoca medievale agli ebrei giustificarono gravi e diffusi pogrom. La paranoia inquisitoria ha condannato sull’altare dei capri espiatori migliaia di donne bruciate come streghe, centinaia di persone considerate untori della peste nel corso dei secoli, e tantissima altra gente accusata delle più svariate nefandezze solo perché un po’ strana, anticonformista, deviante.

    Il salto di livello fu compiuto a seguito della Rivoluzione francese, quando, nel 1797, apparvero le Memorie per servire alla storia del giacobinismo dell’abate Augustin Barruel, la cui ricostruzione di una vasta cospirazione di durata millenaria per assumere il controllo del mondo, attribuita agli Illuminati, funse da stampo per numerose operazioni successive, tra cui quella dei Protocolli dei Savi di Sion, dove il ruolo occupato dagli Illuminati fu assunto dagli ebrei; per la prima volta in modo compiuto, sospetti, accuse e false credenze furono unite in una costellazione di idee in cui tutto si tiene, dove cioè ogni episodio storico rilevante può essere in ultima analisi ricondotto alla grande cospirazione globale.

    Se l’opera di Barruel servì al più a infiammare i già bollenti spiriti dei controrivoluzionari, i Protocolli dei Savi di Sion ebbero conseguenze decisamente più funeste, favorendo la diffusione dell’antisemitismo in Europa, e di conseguenza lo sterminio sistematico di quasi sei milioni di ebrei nei lager nazisti. A dimostrazione di quanto le idee possano essere pericolose.

    Da allora la macchina paranoica dei teorici del complotto non ha mai smesso di funzionare a pieno regime e ha saputo sfornare le più incredibili teorie sull’omicidio di John F. Kennedy o sullo sbarco sulla Luna, sugli attentati dell’11 settembre o sulla natura dei vaccini. Recentemente, però, si è verificato un ulteriore salto di livello.

    Nell’ottobre 2017, sull’imageboard 4chan, molto frequentata da troll, sostenitori della destra radicale americana (alt-right) e complottisti, un utente di nome Q inizia a pubblicare strani messaggi, che diventeranno noti come drop, gocce di informazione distillata sotto forma di testi brevi ed enigmatici. Acronimi, numeri, citazioni, riferimenti a opere mediatiche, frasi apparentemente senza senso. Sostiene di essere una gola profonda, un insider delle alte sfere dell’intelligence americana.

    Attraverso i suoi drop, Q inizia a fornire una narrazione apparentemente coerente per una vasta gamma di idee complottiste che in quei mesi girano negli ambienti online della destra estremista (e non solo). Tra queste, la convinzione che esista una sorta di cabala di potentissimi, che agisce a livello mondiale per favorire la prostituzione minorile e la pedofilia – vecchio refrain del complottismo di cui in questo libro troveremo molti precedenti – che aveva spinto, il 4 dicembre del 2016, un uomo armato di fucile a irrompere in un ristorante di Washington dove, secondo le sue informazioni, erano imprigionati negli scantinati centinaia di minori pronti a essere dati in pasto alla cabala per riti satanici.

    A convincerlo era stata l’interpretazione di una delle email trafugate al team elettorale di Hillary Clinton, nella quale il capo della campagna elettorale, John Podesta, parlava di organizzare una cena nel locale. I membri della cabala dovevano certamente parlare in codice, si trattava solo di trovare la chiave di decifrazione. Qualcuno lesse il riferimento «c.p.» verso la pizza al formaggio (cheese pizza) come una frase in codice per riferirsi alla pornografia minorile (child pornography).

    La sovrainterpretazione è l’aspetto più peculiare delle teorie del complotto, come ha esemplarmente mostrato Umberto Eco nel suo capolavoro del 1988 Il pendolo di Foucault (da cui sono peraltro tratti i titoli e tutte le citazioni in esergo ai capitoli di questo libro). Nel 2018, ricorrendone i trent’anni della pubblicazione, in molti hanno trovato sorprendenti corrispondenze tra il Piano inventato dai protagonisti del romanzo e il Plan attribuito da Q a Donald Trump³. In entrambi i casi, il Piano è frutto di quella che Eco chiama «interpretazione sospettosa»: nel caso di QAnon (come è nota la teoria del complotto propagandata da Q e dai suoi seguaci), ogni immagine, ogni testo produce un’enorme mole di ipotesi, supposizioni, deduzioni. Si decide che un particolare disegno sia il simbolo dei pedofili, e lo si ritrova sulle tonache dei preti e nei loghi di aziende; si presume che la mano nella tasca o il gesto delle corna sia il segno dell’appartenenza alla cabala, e via a cercare foto di leader politici o d’affari che mostrano questo gesto. Un gioco particolare consiste nel cercare ovunque riferimenti alla lettera Q: per cui anche un gruppo di persone disposte in cerchio può formare una Q, oppure il modo in cui certi oggetti sono disposti sul tavolo.

    QAnon è diventata la nuova costellazione di idee in grado di tenere insieme tutti i topos del complottismo moderno. La vecchia idea del complotto giudaico, che ha attraversato le ere fino ai giorni nostri attraverso varie mutazioni (come il famoso New World Order, il Nuovo ordine mondiale retto da presunte società segrete come il gruppo Bilderberg), ritorna nella forma del deep state, lo Stato profondo che sarebbe stato in grado di impadronirsi delle leve del potere per oscure finalità di dominazione globale.

    Ma dov’è la vera novità? Fin dall’inizio dei suoi drop, Q inizia ad alimentare la convinzione che il presidente Donald Trump, anziché far parte della cabala come sarebbe lecito pensare (è miliardario e, a capo degli Usa, è l’uomo più importante del mondo), sia stato eletto per farla crollare. Questa idea girava già ai tempi delle elezioni presidenziali del 2016, per il fatto che Trump si proponeva, apparentemente, come un outsider (tacendo dei suoi solidi rapporti politici con i leader tanto dei repubblicani che dei democratici). Gradualmente, Trump è diventato, in questa narrazione, l’eroe che avrebbe abbattuto il deep state mondiale. La novità di QAnon consiste proprio nella sua capacità di trasformarsi in un formidabile strumento di propaganda a favore dell’amministrazione Trump, cioè a sostegno del governo della nazione più potente a livello globale.

    Non solo: dagli Stati Uniti, QAnon si è rapidamente diffuso in tutto l’Occidente, tra cui l’Italia, attraverso gruppi online su Facebook o Telegram. I QAnonisti italiani hanno salutato con favore l’alleanza di governo Lega-M5S nel 2018 considerandola una creatura di Trump per lo smantellamento del deep state nello Stato del papa (ovviamente coinvolto nella cabala). Molti seguaci italiani sono stati elettori del Movimento 5 Stelle, per poi passare nelle fila della Lega all’indomani della rottura dell’alleanza di governo e della formazione di una maggioranza di centrosinistra nel 2019.

    QAnon dimostra infatti una straordinaria capacità di adattarsi a radicali mutamenti di scenario. Un evento profetizzato da Q che tarda a compiersi viene giustificato con mille ipotesi e supposizioni, così come una decisione di Trump che scompagina le previsioni (per esempio, l’iniziale sostegno ai vaccini, bestia nera dei complottisti) richiede una ridefinizione del Piano per rendere conto delle giravolte dei suoi artefici. Tutto è giustificato sulla base del fatto che è in corso una partita sotterranea che va avanti da decenni, in cui ogni mossa e contromossa dev’essere attentamente meditata.

    A partire dagli inizi del 2020, con la diffusione della pandemia da Covid-19, QAnon ha goduto di crescente popolarità. Inizialmente era stato ipotizzato che il virus fosse stato diffuso dai patrioti fedeli a Trump per distruggere i nemici in Cina e Italia, ma quando poi ha colpito ferocemente gli Stati Uniti si è cominciato a parlare di una fake news, giustificandola col fatto che il presidente non indossasse mai la mascherina. Convinti sostenitori che il Covid-19 fosse o una banale influenza o un’invenzione disperata del deep state per riprendere il potere, i seguaci di QAnon hanno immaginato che a capo di questo ennesimo complotto vi fossero i magnati quali George Soros – ormai da anni considerato il Grande burattinaio di ogni crisi internazionale, dalle ondate migratorie verso l’Europa alle bolle finanziarie, fino alle rivolte antirazziali del 2020 – oppure Bill Gates, tornato in auge per il suo impegno nella ricerca del vaccino contro il Sars-CoV-2.

    Queste idee non sono rimaste confinate al mondo online. Hanno giustificato proteste e assembramenti da parte di radicali sovranisti, negli Stati Uniti come nel Regno Unito, in Germania o in Italia, e hanno contribuito a mantenere alto il consenso di Donald Trump negli Usa, oltre che dei partiti populisti in molti Paesi.

    La narrazione di QAnon è stata catalizzatrice, tra le altre cose, dell’enorme popolarità della bolla del caso Bibbiano in Italia – considerato una dimostrazione dell’esistenza di una diffusa rete di pedofilia alimentata dal nostrano Partito democratico – così come degli attacchi lanciati contro papa Francesco per punirlo delle sue aperture ai migranti e della nuova ondata di opposizione ai vaccini.

    Le teorie di QAnon hanno dimostrato di potersi diffondere con una prolificità sbalorditiva, grazie alla possibilità di incorporare le più disparate idee radicali: dal sessismo più estremo, che cerca per esempio di provare che Michelle Obama sia in realtà un uomo travestito, all’antieuropeismo di chi considera Angela Merkel la figlia o la nipote di Adolf Hitler impegnata nel costruire il Quarto Reich, fino all’odio per lo star-system hollywoodiano, reo di contrabbandare una sostanza chimica, l’adrenocromo (resa popolare dal film del 1998 Paura e delirio a Las Vegas), per garantirsi l’eterna giovinezza a danno del resto della popolazione (alcune figure come Lady Gaga, Madonna o Johnny Deep sono considerate leader della cabala immortalista).

    A lungo queste idee sono state sottovalutate, minimizzate, ovviamente ridicolizzate. Ma il mondo ha potuto constatare quanto possano essere pericolose quando, il 6 gennaio 2021, in concomitanza con la formalizzazione dei risultati delle elezioni presidenziali in cui Trump è uscito sconfitto, decine di migliaia di persone, aizzate proprio da seguaci di QAnon tanto online quanto nel mondo reale, hanno preso d’assalto il Campidoglio a Washington nel tentativo di impedire la nomina della nuova amministrazione, accusata dallo stesso presidente uscente di brogli elettorali, arrestare (o forse persino uccidere) rappresentanti democratici considerati appartenenti al deep state e, in ultima analisi, compiere un vero e proprio colpo di Stato.

    Anche se il tentativo è stato fermato, lasciando sul campo diverse vittime, ancora di recente l’Fbi ha lanciato l’allarme sul rischio di radicalizzazione da parte dei seguaci di QAnon, molti dei quali potrebbero persuadersi che l’unico modo per portare a compimento il Piano attribuito a Trump sia quello di provare a realizzarlo da soli, magari attraverso la violenza politica e il terrorismo⁴.

    Le teorie del complotto hanno una loro evoluzione, come sempre accade con le idee. Si trasformano, si adattano a mutati contesti culturali e storici, cambiano volto e forma, ma la sostanza quasi sempre resta la stessa. In questo libro cercherò di ricostruire non solo la fenomenologia del cospirazionismo, ma anche la sua genealogia, per rintracciare, attraverso la storia, le diverse forme dell’idea che esistano società segrete in grado di portare avanti, nel corso dei secoli, inquietanti piani di dominio globale.

    La tesi alla base di questo libro è che precisamente questa idea, di cui la forma più moderna è oggi rappresentata da QAnon, sia probabilmente la più pericolosa del mondo. Un’idea davvero pericolosa è tale se è in grado di influenzare il futuro. Le risposte degli esperti di «Foreign Policy» coglievano correttamente questo aspetto: nulla è più pericoloso di un’idea in grado di pregiudicare in modo drammatico il futuro dell’umanità. QAnon e il complottismo moderno hanno questa potenzialità?

    Sicuramente dimostrano di poter realizzare quel fenomeno emergente che ho chiamato la falsificazione della realtà. Attraverso il meccanismo dell’interpretazione sospettosa, ogni evento, fatto, immagine, testo, filmato può trasformarsi nel contrario di quello che è. Un attentato terroristico, in questa logica, diventa quasi sempre una false flag, cioè un falso attentato inscenato dai poteri forti per destabilizzare la società; idea diversa dalla possibilità che alcune delle stragi degli anni di piombo, in Italia, siano state organizzate da servizi segreti deviati, poiché in quel caso le vittime non sono contestate, mentre qui si sostiene che esse siano attori.

    Il mondo intero diventa così il palcoscenico di una recita e i seguaci di QAnon, con i loro meme di persone che sgranocchiano il popcorn, sembrano considerare la realtà come un film. Come tale, credono che la realtà possa essere manipolabile, alterando foto, filmati, testi e diffondendone le varianti taroccate in Rete per generare una realtà alternativa che essi ritengono però quella vera.

    Non solo. Per la sua natura semireligiosa, il moderno cospirazionismo ha le caratteristiche di un nuovo messianismo. In un’epoca di risveglio religioso sui generis, le nuove teorie del complotto sono in grado di incanalare il desiderio di spiritualità (Q parla di un Grande risveglio, The Great Awakening, termine mutuato dall’evangelismo americano) con la crescente domanda di senso rispetto a un mondo sempre più difficile da comprendere per il cittadino medio.

    A differenza di tutte le altre teorie del complotto, destinate ineluttabilmente a sfociare nel pessimismo cosmico («conosciamo il complotto ma non possiamo fare niente per fermarlo, perché i poteri forti saranno sempre più forti di noi») e nell’individualismo o nell’isolazionismo («se i poteri forti usano le scie chimiche, mi trasferisco in un’area isolata per non subirne gli effetti»; «se impiegano il 5G, evito di vivere vicino a un’antenna»), QAnon restituisce ottimismo e speranza, analogamente alle grandi religioni organizzate: si basa infatti sulla convinzione che tutte le mosse del deep state siano già state previste e che ogni apparente sconfitta del Piano sia, appunto, solo apparenza, una strategia necessaria per la vittoria finale. Chiede ai suoi seguaci fede e fiducia, attraverso l’incanalamento di energie positive (elemento tipico della spiritualità New Age) per non intaccare l’opera dei patrioti con vibrazioni negative. Può piegare ogni fatto ed evento alla sua logica e giustificare teoricamente all’infinito il ritardo del Victory Day.

    In sostanza, QAnon veicola l’idea che il mondo sia vittima di una gigantesca menzogna e che attraverso Q sia possibile operare un grande risveglio globale. La storia ha già dimostrato in passato sia quanto pericolosa può essere una teoria del complotto che giustifichi un potere assoluto (il caso del Reich nazista), sia quanto un’idea spirituale possa cambiare il mondo: bastarono poco più di tre secoli per il cristianesimo e poco più di uno per l’Islam per diventare forza egemonica rispettivamente in Europa e in Medio Oriente. QAnon forse scomparirà presto, ma il salto di livello compiuto dalle teorie del complotto potrebbe davvero pregiudicare il benessere futuro dell’umanità.

    Come ha dimostrato Umberto Eco nel Pendolo di Foucault, una volta inventato il Piano sfugge ai suoi stessi ideatori ed è difficile immaginare fino in fondo le conseguenze che può produrre.

    «I Templari c’entrano sempre»

    I Templari rimangono indecifrabili a causa della loro confusione mentale. Per questo tanti li venerano.

    Umberto Eco, Il pendolo di Foucault

    È il 6 maggio del 1770, al calar del sole. Sulla vetta del Donnersberg, che i francesi chiamano Mont Tonnerre perché spesso avvolta da lampi e fulmini, nei territori del Palatinato che per i francesi è la rive gauche del Reno, si tiene un incontro tra figure spettrali. La cornice è «uno di quei tanti castelli in rovina che i feudatari seminarono in Europa, al ritorno dalle Crociate»⁶, per la precisione una sala circolare tappezzata di nero e illuminata tenuamente da fiaccole dai riflessi verdastri.

    «Quanti siamo?», chiede uno.

    «Trecento», rispondono gli spettri.

    «Trecento, ciascuno dei quali rappresenta diecimila associati. Trecento spade che valgono tre milioni di pugnali», replica il primo.

    Si tiene la cerimonia d’iniziazione di un nuovo accolito: gli si chiede di bere un calice colmo di sangue, di assistere alla brutale esecuzione di un traditore reo di aver rivelato i segreti di quell’occulta congrega, e di giurare di morire piuttosto che rivelarli a sua volta, anche se sotto tortura. Gli viene portata una pistola carica, gli si ordina di puntarsela alla fronte e fare fuoco, per verificare la sua fedeltà. Ma l’iniziato si fa beffe di tutto questo: sono solo trucchi per spaventare i vigliacchi, ride, mentre nella sala cala lo sconcerto.

    Chi è quest’uomo che conosce i segreti del misterioso sodalizio? «Ego sum qui sum», «io sono colui che sono», ribatte l’iniziato, sfrontato. E svela l’identità di ognuno di loro: uno è Emanuel Swedenborg, il vecchio occultista svedese; gli altri sono rappresentanti di Londra, New York, Zurigo, Madrid, Varsavia, e di altre parti del mondo. Caduti i loro segreti, lo sconosciuto rivela il suo. È il Gran Cofto, il loro capo, «colui che fondò un misterioso impero in Oriente, che riunì i due emisferi in un’unica credenza, che ha unito fraternamente tutto il genere umano»⁷.

    Questi rivela loro di aver vissuto trentadue esistenze e visitato tutte le città e i popoli del mondo, scoperto ogni segreto e rivelato ogni dottrina. Non è giunto da loro per compiere semplici riti massonici, ma per dare inizio a una nuova missione: fare della Francia la scintilla di una fiamma che incendierà il mondo intero, rovesciandone il trono grazie all’aiuto di sei milioni di uomini che ubbidiscono alla sua voce e già si trovano in quel Paese. Caduta la monarchia di Francia, uno a uno i troni del mondo saranno rovesciati e inizierà una seconda rigenerazione.

    Perché tutto si compia occorrono ancora vent’anni, «vent’anni per distruggere un vecchio mondo e ricostruirne uno nuovo, vent’anni che sono venti secondi dell’eternità»⁸. Prima bisognerà restituire la libertà all’America, poi con i soldi degli americani sarà possibile finanziare la rivoluzione in Francia, e da lì in tutta Europa.

    I presenti giurano fedeltà al Gran Cofto e si disperdono. Si rivedranno solo quando l’obiettivo sarà compiuto.

    Questa storia è l’incipit del romanzo di Alexandre Dumas Giuseppe Balsamo (1848), primo della serie che racconta, in modo ovviamente romanzesco, le vicende precedenti alla Rivoluzione francese. Il Gran Cofto altri non è che Cagliostro, l’avventuriero e occultista che sarà accusato di essere la mente dell’affaire della collana della regina Maria Antonietta, scandalo che travolse la corte di Francia e secondo molti storici tra le cause di quella profonda disaffezione dei francesi verso la corona che avrebbe condotto alla Rivoluzione⁹.

    Arrestato a Roma nel 1789 dal Sant’Uffizio, Giuseppe Balsamo, sedicente conte di Cagliostro, turbò i circoli segreti e massonici di tutta Europa. Dall’esilio londinese, nel 1786, avrebbe inviato una Lettera al popolo francese in cui «predisse la distruzione della Bastiglia; e adombrò la grande rivoluzione, che non tardò molto a succedere, com’era stato già, sotto il misterioso segreto massonico, stabilito»¹⁰ (anche se in realtà il testo di questa lettera prevede solo la convocazione degli Stati generali, peraltro già nell’aria al tempo in cui scriveva).

    Al processo romano, Cagliostro fu accusato di intendersi o persino di essere a capo di una loggia massonica segreta, quella degli Illuminati, il cui scopo dichiarato era di sovvertire le istituzioni per instaurare un nuovo ordine guidato dalle idee dell’Illuminismo, che avrebbe prodotto anarchia e ateismo. L’Inquisizione adombrava quegli inquietanti sospetti per aggravare un quadro indiziario quantomeno confuso, in cui ad accuse di ruberie e truffe si mescolavano quelle relative a congiure politiche di portata continentale. Ma non c’è dubbio che in quegli anni l’idea che dietro la Rivoluzione francese si nascondesse un oscuro complotto era molto popolare.

    Quando la notizia della caduta della Bastiglia giunse a Johann August von Starck, ex massone pentito che aveva preso a scrivere di vasti complotti che univano la massoneria ai Templari e ai filosofi illuministi, questi, che si trovava a passare le acque in una stazione termale, guardò sbigottito l’amico che era con lui e i due, all’unisono, esclamarono: «Ma questa è opera degli Illuminati!»¹¹

    L’aneddoto è troppo intrigante per non citarlo, perché il clima complottista che si respirava in Europa alla fine del Settecento non è molto dissimile da quello odierno e dimostra quanto la matrice della mentalità paranoica sia da rintracciarsi proprio in quella culla della modernità che fu l’età delle rivoluzioni.

    I protagonisti stessi della Rivoluzione francese erano ossessionati dall’idea di poter essere burattini manovrati inconsapevolmente da poteri che agivano nell’ombra. Il conte di Mirabeau, in uno scritto su Cagliostro, si interrogava su «pretese macchinazioni gesuitiche», secondo cui emissari della Compagnia di Gesù (soppressa in Francia nel 1764, analogamente agli altri Paesi europei) diffonderebbero pratiche occulte con finalità di proselitismo tra i creduloni, al fine di votarli alla loro causa, «una visione assurda», che tuttavia Mirabeau osservava essere creduta vera «da un gran numero di uomini savi, moderati, istruiti, cui sarebbe impossibile negare moralità di carattere e amore per la ricerca del vero»¹².

    Robespierre, meno legato agli ambienti massonici e chiacchieroni che frequentava Mirabeau, non credeva né ai gesuiti né agli Illuminati, ma la sua ossessione riguardo un presunto complotto dello straniero, secondo cui specialmente gli inglesi avrebbero finanziato gruppi monarchici per diffondere idee ultraestremiste allo scopo di rovinare la reputazione dei rivoluzionari e far sprofondare la Francia nel caos, lo spinse a far arrestare e giustiziare tanto la frangia radicale degli enragés (gli arrabbiati) e degli ultras di Hébert, rei di aver attentato alla religione attraverso la campagna di scristianizzazione, tanto quella degli indulgenti di Danton, considerati esponenti di un unico grande complotto contro il governo rivoluzionario.

    Come ha osservato lo storico Timothy Tackett, «l’assunto di un grande complotto di oppositori interni ed esterni divenne responsabile di virtualmente tutti i problemi incontrati dalla Rivoluzione» ed ebbe un ruolo determinante nella costruzione del regime del Terrore¹³.

    Il legame tra complotti e Rivoluzione francese era tuttavia destinato a godere di ben più duraturo successo tra le file dei controrivoluzionari. Dall’Inghilterra Edmund Burke, autore di uno dei primissimi studi sulla Rivoluzione di matrice esplicitamente reazionaria, le Riflessioni sulla Rivoluzione in Francia pubblicate nel 1790, elaborò la tesi secondo cui dietro le vicende che stavano sconvolgendo la Francia si nascondesse un più vasto progetto cospirativo. Nello specifico, i suoi veri responsabili andavano individuati negli autori dell’Encyclopédie, l’opus magnum dell’Illuminismo i cui artefici avrebbero in realtà ambito a distruggere la religione cristiana. Tali alti esponenti dell’Illuminismo altri non erano che i capi degli Illuminati, la misteriosa setta scoperta in Baviera a tramare contro le monarchie europee¹⁴.

    Questa ridda di sospetti, ipotesi e congetture trovò infine la sua sistematizzazione in quell’architrave del pensiero complottista rappresentata dalle Memorie per servire alla storia del Giacobinismo dell’abate Augustin Barruel, apparse nel 1797:

    Sotto il disgraziato nome di Giacobini, una setta comparve ne’ primi giorni della Rivoluzione francese, la quale insegnava che gli uomini sono tutti eguali e liberi; che a nome di questa eguaglianza e di questa libertà disorganizzatrice, rovesciava gli altari e i troni, e invitava a questo medesimo titolo tutti i popoli ai disastri della ribellione e agli orrori dell’anarchia.¹⁵

    Tale setta, «forte di trecentomila seguaci», «mostruosa», «depravata», che va distrutta, «annichilita», per la salvezza dell’Europa, fu inizialmente composta dai filosofi illuministi, uniti da un generale disprezzo per la religione, a cui tuttavia poco dopo si unirono prima i massoni e poi gli Illuminati, in una vasta «coalizione dei seguaci dell’empietà […] contro l’altare, il trono e la societ໹⁶, i cui capi sarebbero stati Voltaire, D’Alembert, Diderot e Federico II di Prussia.

    Loro obiettivo era riassunto nella frase con cui Voltaire soleva concludere le sue lettere incendiarie: «Écrasez l’infâme», «schiacciate l’infame», dove per infame Voltaire intendeva effettivamente la Chiesa, da lui considerata istituzione odiosa e responsabile dell’oppressione sociale, mentre per l’abate Barruel s’intendeva più precisamente Gesù Cristo, cosicché l’intera cospirazione assumeva caratteristiche decisamente luciferine.

    I giacobini avrebbero raggiunto il loro obiettivo attraverso una serie di mezzi, a partire dalla stessa Encyclopédie, testo con cui avrebbero diffuso le loro pericolose idee in Francia, proseguendo con la soppressione della Compagnia di Gesù (Barruel era infatti un gesuita) e infine con il progetto di eliminare tutti gli ordini religiosi, tentato durante la Rivoluzione francese. Ma il vero punto di forza dell’opera di Barruel non stava tanto nella rivelazione di questo progetto, per il quale peraltro non trovava altre prove che le lettere del carteggio tra Voltaire e Federico di Prussia o i testi dell’Encyclopédie (tutt’altro che segreti), quanto nella capacità di unire al presunto complotto giacobino tutti gli altri soggetti del milieu complottista di moda a quel tempo: gli Illuminati, appunto, ma anche i Rosa-Croce, i massoni e persino i Templari.

    In una sua precedente opera pubblicata a Londra nel 1793 (dopo aver abbandonato la Francia alla vigilia dei massacri di settembre del 1792), la Storia del clero durante la rivoluzione francese, Barruel attribuiva le vicende rivoluzionarie e in particolare la costituzione civile del clero – al clero francese fu imposto di giurare fedeltà alla costituzione, ricevere uno stipendio dal governo in cambio dell’abolizione della decima e sottrarsi alle nomine episcopali di Roma – alla sola opera dei philosophes, senza tirare in ballo anche tutto il restante retroterra esoterico che comparirà pochi anni dopo nella sua opera più celebre.

    A influenzare la sua deriva ultracomplottista furono altri testi in cui si imbatté nel frattempo: dall’opera di Burke alle Memorie per servire alla storia della persecuzione francese (1794) dell’abate d’Hesmivy d’Auribeau, stampate a Roma con l’approvazione pontificia, che chiamavano in causa i massoni¹⁷. A ciò si aggiunsero due testi di grande successo pubblicati nel 1797. Il primo è Le tombeau de Jacques de Molay, del farmacista francese Charles-Louis Cadet de Gassicourt, mentre il secondo è Proofs of a Conspiracy del fisico e segretario della Royal Society di Edimburgo John Robison, il cui titolo per esteso è (tradotto) Prove di una cospirazione formata dai Liberi-Muratori, dagli Illuminati, e dalle Società letterarie contro tutte le Religioni, e tutti i Governi dell’Europa.

    Nel primo veniva ripresa la voce secondo cui la caduta della monarchia in Francia fosse dovuta a una cospirazione risalente ai Templari per vendicare la morte del loro Gran maestro, Jacques de Molay, ordinata da Filippo il Bello nel 1314. Secondo tali voci, quando Luigi XVI fu ghigliottinato in piazza della rivoluzione il 21 gennaio 1793 qualcuno avrebbe urlato dalle prime file del pubblico (o addirittura dal patibolo) «Jacques de Molay, sei vendicato!»

    Il complotto, che avrebbe richiesto com’è evidente quasi cinquecento anni per essere condotto a termine (altro che i vent’anni promessi da Cagliostro nel romanzo di Dumas!), si dipanava nel libro di Cadet de Gassicourt dall’epoca delle Crociate fino a Filippo Egalité, il duca d’Orléans cugino di Luigi XVI (finito anch’egli poco dopo sulla ghigliottina), considerato il vertice del complotto massonico-giacobino. Ma in realtà, secondo Gassicourt, a tessere i fili della cospirazione sarebbe stato il Vecchio della Montagna, il mitico capo della setta siriana degli Assassini. I suoi antichi segreti sarebbero stati ereditati dai Templari e dopo di loro da una lunga serie di cospiratori che avrebbero portato avanti nei secoli il diabolico piano di dominio del mondo¹⁸.

    Le Prove di una cospirazione portate da John Robison riguardavano, invece, il fatto che lo stesso Club dei Giacobini fosse in realtà una loggia massonica, fondata nel 1782 per iniziativa di due Illuminati giunti a Parigi quell’anno e infiltratisi nella massoneria con l’obiettivo di assoggettarla alla setta tedesca: «È stata formata un’Associazione con l’espresso proposito di sradicare tutte le istituzioni religiose, e rovesciare tutti i governi esistenti in Europa», rivelava Robison. «Ho visto questa Associazione esercitare il suo scopo zelantemente e sistematicamente fino a diventare irresistibile. E ho visto che i più attivi capi della Rivoluzione francese erano membri di questa Associazione»¹⁹.

    Nella terza parte delle sue Memorie, Barruel citava esplicitamente il libro di Robison, il quale a sua volta citava Barruel nelle Appendici del suo volume. Barruel riconosceva che, nonostante alcune differenze, le loro teorie coincidevano e indicava in particolare quella che può essere considerata una fonte comune della loro fissazione per gli Illuminati: il Saggio sulla setta degli Illuminati di Jean-Pierre-Louis marchese di Luchet, pubblicato nel 1789.

    Luchet raccontava che le due ispirazioni principali del complotto degli Illuminati erano da individuarsi da un lato nei gesuiti, i quali avrebbero stabilito una vera e propria società segreta all’interno della cristianità mirante alla «conquista del mondo»²⁰, e dall’altro nella massoneria, con i suoi riti d’iniziazione e i diversi gradi di conoscenza. La setta degli Illuminati, scriveva Luchet, avrebbe avuto per fine il governo del mondo, appropriandosi dell’autorità dei sovrani, usurpando il loro ruolo e lasciandoli sui troni solo per preservare le apparenze, ma manovrandoli in segreto. Dai gesuiti avrebbero tratto la regola dell’obbedienza assoluta e i princìpi regicidi, dalla massoneria le prove e le forme cerimoniali, dai Templari la vocazione di segretezza e «l’incredibile audacia»²¹.

    Barruel si spinse oltre. Nella sua opera, i giacobini univano a sé «tutti i misteri, tutti i complotti, tutte le sette»²²; riprendendo da Gassicourt, Robison e Luchet i legami con la massoneria gesuitica e i Templari, ne rintracciava la matrice comune nei Rosa-Croce e arriva a sostenere che la loro empia dottrina derivasse dal profeta persiano Mani, il fondatore del manicheismo, secondo cui il mondo è un eterno conflitto tra bene e male, mentre il loro vero leader sarebbe stato – come già proponeva Gassicourt – il Vecchio della Montagna, che il fondatore dell’Ordine degli Illuminati, Adam Weishaupt, avrebbe infine evocato dal suo nascondiglio quando il progetto millenario sarebbe di lì a poco giunto a compimento, finché lo stesso Vecchio avrebbe a sua volta evocato Satana in persona, che si sarebbe compiaciuto del risultato: «Ecco gli uomini divenuti ciò che io volevo»²³.

    Per cercare il bandolo di questa matassa, il principio della grande storia del cospirazionismo, dobbiamo risalire ai Templari.

    La loro storia diventa leggenda quando, all’improvviso, questo potentissimo e ricchissimo ordine militare, diffuso in tutta Europa ma con base a Parigi, venne messo fuori legge a partire da un’ordinanza emanata da re Filippo IV di Francia, detto Filippo il Bello, il 13 ottobre 1307. La caduta inattesa e rovinosa dei Templari, la facilità con cui si fecero catturare nonostante la loro indiscutibile potenza, la presunta scomparsa dell’enorme tesoro che avrebbero accumulato e su cui Filippo si favoleggia avrebbe voluto mettere le mani, le inquietanti confessioni di diversi membri dell’ordine su oscuri e osceni rituali di iniziazione, tutto ha contribuito a trasformare quella dei Templari in una leggenda che costituisce lo stampo di ogni complotto successivo.

    L’ordine dei Templari era nato nel clima infervorato della cristianità tra la prima e la seconda crociata, quando Gerusalemme e buona parte della cosiddetta Terrasanta erano state sottratte all’Islam. Poiché le posizioni dei crociati erano molto precarie, circondate com’erano dalle forze saracene, parve una buona idea quella di creare un ordine militare che potesse assicurare la difesa delle rotte dei pellegrini europei in Terrasanta, al tempo stesso dando prova di devozione religiosa e rigore morale alla stregua di un ordine monastico.

    L’idea venne a Hugues de Payns, un cavaliere che era già stato in passato in Terrasanta per accompagnare il suo signore, il conte di Champagne, nel pellegrinaggio al Santo sepolcro, e che vi aveva fatto ritorno nel 1114 stringendo legami con il re di Gerusalemme, Baldovino. Nel 1120, secondo la tradizione, nove cavalieri (ma il numero è probabilmente simbolico), tra cui Payns, giurarono di dedicare la loro vita alla difesa del Santo sepolcro. Re Baldovino concesse loro di installarsi nella moschea di Al

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