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Il Libro dei Nomi: Incantatori di Syndrial 1
Il Libro dei Nomi: Incantatori di Syndrial 1
Il Libro dei Nomi: Incantatori di Syndrial 1
E-book383 pagine5 ore

Il Libro dei Nomi: Incantatori di Syndrial 1

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Info su questo ebook

Nathan, che è stato afflitto da una strana e pericolosa maledizione da che ne ha memoria, vuole soltanto una vita normale. Suo fratello, Luca, non vuole avere niente a che fare con la normalità. Quando cadono in un portale e si ritrovano in un mondo estraneo con magia, mostri e divinità, Nathan capisce che la normalità è relativa.

In un mondo in cui i nomi hanno potere, è stato rubato un libro in grado di distruggere molto più che solo Syndrial. Essere salvo dal libro lo pone sulla strada di due potenti forze, ed entrambe non hanno problemi ad usare suo fratello contro di lui. Per proteggere Luca e tornare a casa vivo, Nathan dovrà padroneggiare la magia, trovare il Libro dei Nomi, e sconfiggere un terribile nemico.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita3 giu 2020
ISBN9781071550823
Il Libro dei Nomi: Incantatori di Syndrial 1

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    Anteprima del libro

    Il Libro dei Nomi - Rain Oxford

    Il Libro dei Nomi

    Incantatori di Syndrial 1

    Rain Oxford

    Traduzione di Rachele Riccetto

    Il Libro dei Nomi

    Autore Rain Oxford

    Copyright © 2020 Rain Oxford

    Tutti i diritti riservati

    Distribuito da Babelcube, Inc.

    www.babelcube.com

    Traduzione di Rachele Riccetto

    Progetto di copertina © 2020 Piero Mng (Gianpiero Mangialardi)

    Babelcube Books e Babelcube sono marchi registrati Babelcube Inc.

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Tabella dei Termini

    Informazioni sull’Autrice

    Capitolo 1

    Dato che rifiuti di unirti all’Ordino Oscuro, non vedrai mai più la luce del giorno. Tornerò fra un’ora, disse lo stregone. Senza pronunciare un’altra parola, se ne andò e si chiuse la porta alle spalle. Sentii la serratura scattare.

    Non credo che ci porterà della torta, disse Luca. Luca era la disgrazia della mia vita, il mio migliore amico, ed il mio fratello più piccolo. I suoi capelli marroni, quasi biondo scuro, ed i suoi occhi verde acqua lo facevano sembrare più giovane dei suoi ventitré anni.

    Dobbiamo solo essere pronti.

    Al centro della parete nord c’era una pesante porta di legno con la parte superiore arrotondata. A destra della porta c’era un gancio da cui pendeva la tunica nera dello stregone. A sinistra c’era un tavolo di legno con cinque cassetti. Sulla scrivania c’era una cassa, circondata da cinque cerchi bianchi.

    Le pareti erano fatte di mattoni mentre il pavimento era un lastricato lucido. Lungo la parete est c’era l’enorme scultura di un serpente in pietra grigia. Delle rune erano incise su di esso. Sulla parete a sud, c’era una finestra rotonda di vetro colorato, con un diametro di circa un metro, da cui si riversava la luce su di un altare di pietra. L’altare era alto un metro e venti, con una superficie piatta ed una testa rossa di drago sul davanti. Sotto la testa del drago erano incise le parole Invertum Illuminates.

    Sulla parete ovest c’era una libreria, con scaffali aperti nella parte superiore ed armadietti in quella inferiore. Gli scaffali erano ricoperti di candele, barattoli e libri. Nell’angolo a sud ovest c’era una spada con la lama infilata in un macigno. Dietro alla spada, c’era uno scaffale costruito nella parete, che conteneva una piuma, una candela, una pietra, un calice ed una campana, ognuno all’interno di un cerchio bianco. Al centro della stanza c’era un tavolo lungo un metro e largo altrettanto con sopra una sfera di cristallo e quattro piccole fessure che formavano un semicerchio intorno a quest’ultima.

    Da dove cominciamo? domandò Luca.

    Vediamo un po’ che cosa possiamo fare. Iniziai ad esaminare gli ingredienti della pozione mentre Luca ispezionava i cassetti. C’erano oltre trenta ingredienti, e nessuno di questi era zucchero e farina. Olio di ricino, melma di stagno, pus, aceto, veleno di cobra, tossina della rana blu velenosa, eccetera. Ancora più importante, trovai un libro di incantesimi ed un libro di pozioni su una delle mensole.

    Ehi, ho trovato una zampa di coniglio, disse Luca. Ci serve per la fortuna. Controllò la cassa e, come mi aspettavo, era chiusa.

    Cercai di aprire gli armadietti, ma anche quelli erano chiusi. Cerca una chiave. Controllai sotto il tavolo e trovai un rotolo attaccato alla parte inferiore, così lo presi e lo srotolai.

    Se hai trovato questo messaggio, molto probabilmente sei l’ultima vittima dello stregone. Io sono stato il suo apprendista finché non ho scoperto i suoi terribili piani. Conosco il suo punto debole ed ho lasciato degli indizi per trovare l’incantesimo che lo fermerà. Devi trovarlo prima che faccia del male a qualcun altro. In caso lui trovi questo messaggio, tutto quello che posso dirti è che la spada è la chiave.

    Potrebbe essere meno utile? domandò Luca, leggendo da sopra la mia spalla.

    Io controllo la spada mentre tu continui a cercare la chiave.

    Ci sono un miliardo di posti in cui nascondere una chiave.

    Allora datti una mossa. Studiai la roccia e la spada, prima di provare ad estrarre quest’ultima. Provai ad usare il trucco di Excalibur, ma non si mosse e non c’erano scritte. Il tempo sta per finire.

    Sentii rumore di vetri infranti e mi voltai velocemente, aspettandomi di vedere un mostro terrificante che veniva all’attacco.

    Invece c’era Luca, in piedi vicino ad un bicchiere d’acqua rotto. Seriamente? Mi hai spaventato a morte.

    Pensi che lo stregone si arrabbierà che ho rotto la sua tazza? Si piegò per osservare meglio, ed i suoi occhi si spalancarono. Ehm…questo è diverso. Si allungò con cautela verso quello che pensavo fosse un pezzo di vetro, finché non lo sollevò per farmelo vedere.

    Era una chiave trasparente.

    È acrilico? domandai, mentre lui si avvicinava alla cassa.

    Già. Non c’è un buco della serratura qui. Chi diavolo mette una chiave trasparente in un bicchiere d’acqua?

    Bè, è difficile nascondere qualcosa in bella vista meglio di così. Presi la chiave da lui e la usai per aprire l’armadietto. Purtroppo era vuoto, fatta eccezione per un mazzo di carte dei tarocchi ed una piccola scatola. La scatola era lunga una decina di centimetri, larga ed alta sette centimetri. La scossi, ma non fece nessun rumore. Potrebbe essere una scatola vuota. C’era il buco di una serratura sulla parte anteriore. Cerca un’altra chiave, dissi io.

    Perché sono il signore delle chiavi, oggi? domandò lui, togliendomi la scatola di mano.

    La prima risposta che mi venne in mente non sarebbe stata d’aiuto, e non volevo mettere mio fratello di cattivo umore, quindi la tenni per me e controllai le candele. E poi, controlla i libri in caso uno inneschi l’apertura di una porta segreta. Nessuno dei candelabri si spostò.

    Quello non succede mai all’infuori dei film.

    Ci è successo cinque volte.

    Questo è perché le nostre vite sono dei film.

    Controllai sopra la libreria. Dato che ero quindici centimetri più alto del metro e settanta di mio fratello, quello spettava a me.

    Hai una torcia? C’è un buco sul fondo di questo, ma non riesco a vedere bene. Aspetta, non è un buco. È un poligono equilatero. Deve essere lì per un motivo.

    Mettici il dito.

    Non lo farò di nuovo.

    Luca riusciva sempre a farci finire nei guai, ma imparava dai suoi errori. Molte persone che ci sentivano punzecchiarci l’un l’altro pensavano fossimo nemici, ma in realtà ci aiutavamo a vicenda.

    Trovai una piccola pila di pergamene in cima ad uno scaffale e la presi. Luca se ne accorse, ma continuò a controllare i libri. Io srotolai le pergamene e, dopo averle lette, le lascia sul tavolo con la palla di cristallo. Erano degli incantesimi; c’era di tutto, da un incantesimo esplosivo all’invisibilità, ma niente che potesse aiutarci ad estrarre la spada o a sconfiggere lo stregone.

    Ho trovato dei gioielli, disse Luca, tenendo aperto un libro che era stato svuotato. Dentro c’erano tre gemme grandi quanto il mio pollice—un rubino, uno smeraldo ed uno zaffiro. Se fossero vere, saremmo ricchi.

    Se quelle fossero vere, sarebbero maledette. Tra l’altro, non ho nessun problema a fermare lo stregone, ma derubarlo è da maleducati. Luca alzò gli occhi al cielo ed io mi rimisi al lavoro.

    Un attimo dopo, pronunciò un debole Ti ho trovato di trionfo. Vidi che aveva infilato il rubino nel buco sul fondo della cassa ed aveva funzionato come chiave. Fantastico. Tirò fuori una pergamena e la srotolò. Maledetti codici cifrati.

    Era la chiave per le rune sul muro. Ho la sensazione che questa sarà la parte più facile nella sconfitta dello stregone, dissi, prendendo una penna d’oca ed un foglio di carta ingiallito dallo scaffale. Luca lesse le lettere ad alta voce ed io le trascrissi. Sarebbe stato facile se non fosse stato per il fatto che alcune rune si erano consumate e ad altre mancavano delle parti. C’erano giusto abbastanza informazioni per metterle tutte insieme. L’imperatore ricercò forza nella luna ma trovò la morte.

    Che cosa c’entra un imperatore con lo stregone? domandò Luca.

    Non lo so, ma non credo che questa sia stata una perdita di tempo.

    Aspetta, non avevi trovato delle carte dei tarocchi?

    Sì, in quell’armadietto. Perché?

    Lui indicò il tavolo con la sfera di cristallo. Quelli sono supporti per le carte. Abbiamo visto migliaia di volte persone usare i tarocchi. In tutte quelle volte, in quante c’erano carte in posizione verticale?

    Mai. Luca estrasse una carta specifica e me la consegnò. Il disegno era tipo un cartone animato, con un cane arancione, una volpe gialla ed un’aragosta rossa che guardavano una luna gialla, la quale aveva un volto e dei raggi luminosi come il sole. Sulla parte inferiore, si trovava la scritta La Luna. Quindi mi passò una carta con un uomo con indosso una tunica rossa ed una corona. Sulla parte inferiore, si trovava la scritta L’Imperatore. La carta successiva era la forza, la quale raffigurava una donna che accarezzava un leone. L’ultima era la morte; uno scheletro con indosso un’armatura nera cavalcava un cavallo bianco. Le posizionammo sui supporti nello stesso ordine in cui venivano nominate nella frase che avevamo tradotto.

    Non appena l’avemmo fatto, la palla di cristallo si illuminò di una lugubre luce blu. Apparvero delle lettere bianche.

    Questo non è un anagramma, disse Luca.

    No, le lettere sono al contrario. È specchiato. Deve esserci uno specchio qui dentro.

    Ce n’è uno in quel cassetto, disse Luca, aprendo il cassetto della scrivania ed estraendo un piccolo specchio portatile.

    Perfetto. Lo posizionò così che potessimo vedere le parole riflesse nel vetro.

    Il veleno della possanza

    Che cos’è la possanza? domandò Luca.

    Forza.

    Come fai a saperlo?

    Mentre tu leggevi i tuoi giornali di architettura, io leggevo un dizionario.

    Archeologia, non architettura.

    È la stessa cosa. Pianifichi, disegni e costruisci i corpi dei dinosauri—

    Quella è la paleontologia! mi interruppe.

    …ed antichi palazzi, continuai. Studi l’architettura antica.

    Gli archeologi non saranno mai in grado di rimettere insieme le tue ossa se non stai zitto e trovi un modo di farci uscire da qui.

    C’è un libro delle pozioni. Lo afferrai ed iniziai a sfogliarlo. Chiunque l’avesse scritto l’aveva fatto a mano e aveva tralasciato di scrivere l’indice. Anche la calligrafia sarebbe potuta essere migliore. Eccolo.

    Pozione della Possanza

    Potresti riuscire a strappare dalla pietra

    mischiando la polvere dell’osso simpatico.

    Il sangue di una bestia focosa,

    e l’essenza del banchetto di un ragno.

    Gocce d’acqua, tormento dei non morti,

    e macchia del profondo e annerito mare notturno.

    La mente di una bestia priva di rapidità,

    e un qualcosa di dolce per il gusto.

    Afferrai una bottiglia vuota da uno scaffale. Non ci sono le quantità, quindi dovremmo seguire l’ipotesi più probabile.

    Però questi non sono gli ingredienti di una pozione. Dove sono il legno di sandalo e il sangue di pipistrello? domandò Luca.

    Tu guardi troppi film. La polvere dell’osso simpatico non ha senso; l’osso simpatico è il nervo ulnare, non un osso.

    Forse vuole indicare il gomito.

    Passammo entrambi qualche minuto cercando fra gli ingredienti.

    Omero macinato! gridò Luca, spingendo il barattolo vicino al mio volto, come se fosse stato lui stesso ad evocarlo.

    Perfetto. Ora, la bestia focosa, dissi. Deve essere un drago. Trovai una fiala di sangue di drago. L’essenza del banchetto di un ragno. I ragni mangiano gli insetti ed altri ragni.

    Ecco il succo di scarabeo. Sai, beetle juice, disse Luca.

    Cos’è?

    Beetle juice, ripeté lui.

    Un’altra volta.

    Beetle…finiscitela. Ci serve dell’acqua. La trovò e la prese dallo scaffale. Il tormento dei non morti…zombie o vampiri?

    Vampiri. Ecco l’aglio, dissi, aggiungendolo alla nostra crescente collezione.

    La macchia del mare notturno?

    Credo che lo capiremo quando lo vedremo. Zanne di serpente, veleno di ragno, sanguisughe, lacrime di bambino…

    Inchiostro di piovra.

    Sì.

    La mente di una bestia priva di rapidità. Il cervello di una lumaca o di una chiocciola.

    O di un americano. Oh, cervello di bradipo, disse, prendendo un grosso barattolo.

    Disgustoso.

    E qualcosa di dolce. Ecco la cioccolata.

    Disgustoso, ripetei. Non avevo nessun problema con la cioccolata, semplicemente a me non piaceva tanto quanto a lui. Avrebbe mangiato felicemente il cacao amaro.

    Non è che dobbiamo berla, disse lui, versando dell’omero macinato nella bottiglia.

    E perché dovremmo prepararla, altrimenti? domandai, aggiungendo il sangue di drago e il succo di scarabeo.

    Non penso che i cervelli di bradipo siano commestibili.

    Non lo sono nemmeno quelli di vacca, ma le persone li mangiano. Aggiungemmo dell’acqua, l’aglio, l’inchiostro, il cervello e la cioccolata, quindi mescolammo il tutto con un bastoncino di vetro. Aveva un odore orribile. Credo che sia pronto.

    Lo sollevai e mi tappai il naso, ma Luca me lo tolse di mano. Se uno di noi due deve ottenere la forza, quello sono io. Lo trangugiò tutto.

    Luca poteva letteralmente mangiare qualunque cosa che fosse appena commestibile. Poteva mangiare un peperoncino Carolina Reaper come fosse pepe verde. Mangiava cibi esotici che la maggior parte degli americani non avrebbe neanche toccato, tra cui insetti, gli escamoles del Messico, lo shirako e il natto del Giappone, l’uovo balut delle Filippine, e l’uovo centenario della Cina. Ogni volta che si era lamentato di qualcosa, era stato solo per tenermene alla larga.

    Ebbe un conato di vomito. Quell’inchiostro resta davvero in gola. I miei denti sono diventati neri? mi domandò, tirando indietro le labbra.

    Le sue gengive erano nere, ma dirglielo sarebbe solo servito a distrarlo. No, i tuoi denti stanno bene.

    Camminò fino alla spada e tirò con tutte le sue forze. Non successe niente.

    No! urlò Luca drammaticamente, con le ginocchia che gli cedevano.

    Dobbiamo aver sbagliato qualcosa. Studiai di nuovo gli ingredienti. Alcuni potevano essere scambiati con altre cose. Forse è il succo di scarabeo.

    Luca prese il libro mentre io cercavo qualche altro ingrediente sugli insetti. Aspetta, disse lui. Gocce d’acqua, tormento dei non morti. Credo sia un unico ingrediente, non due.

    Acqua santa.

    Già.

    Ma non ne abbiamo qui.

    Controllò alcuni barattoli senza etichetta e trovò un’altra pergamena.

    Nessun mago è completo senza la sua bacchetta, l’amuleto magico ed il libro di incantesimi.

    Abbiamo bisogno di una bacchetta e un amuleto? Credevo ci servisse la spada, disse Luca.

    Mi avvicinai alla tunica dello stregone che era appesa vicino alla porta. Avremmo dovuto controllare prima questa. Trovai l’amuleto nella tasca sinistra e lo indossai.

    Finalmente! disse Luca. Il tempo sta per terminare.

    Cercammo l’acqua santa ovunque. Forse dobbiamo far diventare l’acqua santa, suggerì Luca.

    Ti sembro forse un prete?

    Sfogliò ugualmente il libro degli incantesimi e le pergamene. Nel frattempo, notai di nuovo l’iscrizione sull’altare. Inventare la luce? Pensai che dovesse essere importante, così dissi Inventum Illminates ad alta voce.

    All’improvviso l’amuleto brillò di luce blu, e non solo. Un quadrato blu apparve sulla parete dietro all’altare, così lo spinsi. La pietra si mosse. Quando sentii un leggero click, lo lasciai andare. Il muro di finta pietra scivolò giù, rivelando un centimetro alla volta uno scaffale e la bottiglia di una pozione contrassegnata come acqua santa.

    Dannazione! Volevo stregare l’acqua, si lamentò Luca.

    Taci e aiutami a rifare la pozione.

    La creammo di nuovo, sostituendo l’acqua normale e l’aglio con l’acqua santa. Non appena la mescolammo, si crearono delle bolle ed iniziò a fumare. Questo sembra pericoloso.

    Credo che sia quello il punto, disse Luca. Quindi la bevve, facendo una smorfia, e si avvicinò alla spada. Questa volta, riuscì ad estrarla con facilità ed urlò di gioia. Abbiamo vinto!

    Abbiamo una spada. Abbiamo ancora bisogno del vero e proprio incantesimo per sconfiggere lo stregone.

    Non sminuire la mia gloria. Scriveranno delle canzoni su di me che estraggo questa spada, giusto perché tu lo sappia. Ora che facciamo?

    Dobbiamo riuscire ad aprire questa cassa.

    Non c’è una serratura. Provò a sollevarla, ma non si mosse di un millimetro.

    Sollevai l’amuleto e lo usai per ispezionare le pareti. Quando quello non portò a niente, lo puntai verso la cassa. Ogni cerchio intorno ad essa si illuminò con dei numeri romani blu brillanti. Ci servono cinque parti di qualcosa.

    Ci sono cinque di questi! disse Luca, correndo verso i manufatti dietro la spada. Gli puntai contro l’amuleto mentre Luca sollevava il calice. Poco ma sicuro, il cerchio sul quale si trovava si illuminò con un numero romano. Spostammo gli artefatti fino allo scrigno e li abbinammo. Non appena avemmo finito, si sentì un leggero click dalla cassa. Luca la aprì. In un letto di velluto rosso, giaceva una semplice e lunga bacchetta in legno di palissandro.

    La afferrai. Ora ci serve l’incantesimo per sconfiggere lo stregone. Scommetto che si trova sull’altare.

    Luca mi tolse la bacchetta di mano e la puntò verso l’altare. Apriti sesamo!

    Quello non è un vero incantesimo! dissi, riprendendomi la bacchetta ed appoggiandola sul tavolo.

    Oh, giusto.

    Mi mossi verso l’altare e studiai la bocca del drago, che era appena aperta. Ci infilai un dito dentro e sentii una fessura liscia. La spada è la chiave. Infilaci la spada.

    L’ho appena avuta.

    Fallo.

    Sbuffò. Va bene, ma non berrò un’altra pozione per tirarla fuori. La lama scivolò dentro facilmente, fino all’impugnatura. Provai ad aprire il coperchio, ma non si mosse. Quindi Luca girò l’elsa e, con quella, ruotò anche la testa del drago.

    Del metallo pesante si mosse all’interno. Provai di nuovo ad aprire il coperchio, e funzionò. Su di un altro letto di velluto rosso giaceva una pergamena, sigillata con un fiocco blu zaffiro. Luca lo sciolse e la aprì.

    Darsar solpheth bien brita of zacam gmicalzo

    Non dobbiamo decifrarlo, giusto?

    No, penso che dobbiamo pronunciarlo. Afferrai la bacchetta e pronunciai la frase.

    Non successe nulla.

    Il tempo è davvero agli sgoccioli. Abbiamo fatto tutto insieme; forse dobbiamo pronunciarlo insieme, suggerì Luca. Prese la bacchetta e la pergamena. Io afferrai il libro degli incantesimi e sollevai l’amuleto. Per essere sicuri che non ci mancasse qualcos’altro, puntai l’amuleto verso la pergamena, ma non c’era niente di nascosto. Insieme, recitammo l’incantesimo. Passò un momento, mentre noi trattenevamo il respiro.

    Quindi la porta si aprì.

    Quando lo stregone non accorse nella stanza, uscimmo nella sala d’attesa. Aveva delle pareti bianche moderne, un tappeto grigio, e due divani di pelle intorno ad un tavolino da caffè in vetro. Alla mia destra c’era un corridoio, alla mia sinistra il grande schermo di una TV, e dall’altra parte della stanza c’era il banco accettazione in metallo lucido.

    Jamie, un laureato in psicologia, saltò su dal suo posto sul divano, da dove lui e i suoi quattro amici ci avevano guardato dalla televisione. Tutti quanti tremavano per l’eccitazione. Allora? Com’era? domandò Jamie.

    La scenografia era bellissima, disse Luca.

    Avete finito con quindici minuti di anticipo! sostenne Corrine, la sorella di Jamie.

    Abbiamo partecipato a dozzine di escape rooms, dissi. Sappiamo tutti i soliti trucchi, come controllare sotto ai tavoli.

    Esatto, disse Luca. Siamo maghi con molta esperienza.

    Risolutori di puzzle, lo corressi. Questo è stato davvero particolare e mi sono divertito.

    Cosa diavolo ho bevuto? domandò Luca, non ancora disposto a fare loro i complimenti che avrebbero tanto voluto.

    Era tutto commestibile, promise Jamie.

    La sfera di cristallo è stata una bella trovata, dissi.

    Oh, sì, incisioni con il laser. Qual è la vostra valutazione?

    Io e Luca avevamo fatto tutte le escape room in città, quindi quando il nostro amico aveva detto di volerne allestire una nuova, concordammo che l’avremmo testata. Aveva provato a fare qualcosa di differente e, in quell’area, c’era riuscito. Aveva reso il mio compleanno piuttosto fico.

    Dopo di quello, ci aveva invitati a bere per celebrare il mio ventiquattresimo compleanno, ma rifiutai l’offerta, con la scusa che avevo un saggio da scrivere. Dato che era domenica notte, lui non insisté. La verità, però, era che volevo andare a casa per giocare ad Oblivion. Avevo scritto il mio saggio con due mesi di anticipo.

    Mi stavo laureando in Letteratura Inglese, e sebbene non mi si prospettassero molte possibilità future, mi piaceva. Quando la gente scopriva in cosa mi stavo laureando, di solito dava per scontato che sarei diventato un insegnante di inglese, un editore, o un agente pubblicitario. Quello che volevo fare realmente era essere un autore, precisamente di romanzi polizieschi. Non mi interessavano la morte o il sangue, bensì il movente.

    Mi fermai prima di Luca ed iniziai a camminare lungo la strada verso il nostro appartamento. Un attimo dopo, lui si accorse che non ero vicino a lui e si voltò. Che succede?

    Andiamo da questa parte, dissi io, indicando il vicolo buio alla mia destra. Voglio fermarmi al mio caffè.

    Sono le dieci e mezza di notte.

    Sono ancora aperti.

    Tu hai un problema con il bere. Questo Paese finirà a corto di caffè per colpa tua. È inquietante da morire di là.

    Persino io riesco a vedere che non c’è nessuno laggiù.

    Vuoi attraversare un vicolo buio con la luna piena? Finiremo ammazzati!

    Non siamo più bambini e la luna non è ancora piena. E poi, ci vogliono venti minuti in più a girargli intorno.

    Quel vicolo non ci porta a casa! Abbiamo del caffè a casa!

    Non è vero.

    Ne ho comprato una scatola ieri.

    Lo so.

    Sbuffò. Moriremo.

    Non succederà niente.

    "Succederà qualcosa che ci impedirà di arrivare dall’altro lato del vicolo."

    Questo non è un film.

    Cinque dollari.

    Affare fatto. Paghi tu se ci arriviamo vivi. Ora andiamo a prendere il mio maledetto caffè.

    Tirò su col naso drammaticamente. Perché non può esserci un caffè vicino casa?

    Perché saremmo sul lastrico.

    Abbiamo bisogno di una macchina.

    Ne abbiamo già parlato. Non sapremmo prenderci cura di una macchina. Devi dargli da mangiare la benzina, cambiargli l’olio, riparargli gli pneumatici, trovargli un letto sicuro per la notte, fare un’assicurazione, e portarla dal meccanico. Dato che il nostro condominio si trovava dall’altra parte della strada rispetto all’università e ad un isolato dalla libreria in cui lavoravamo, una macchina era più un problema che un guadagno.

    Semplicemente non pensi che io sappia guidare.

    E tu stai perdendo tempo.

    Facemmo due passi verso il vicolo prima che Luca si irrigidisse. Merda! estrasse una zampa di coniglio grigia dalla sua tasca. Non volevo prenderlo. Torno subito. Corse dentro al locale, lasciandomi da solo all’ingresso del vicolo.

    Sapevo che avrei dovuto lasciare che Luca l’avesse vinta. Mi succedevano sempre cose strane e pericolose intorno. Avrei dovuto essere io quello ad aver paura di andare in un vicolo buio, ma sapevo che se qualcuno si fosse messo contro di me, sarebbe stato peggio per lui. Io ero maledetto.

    Da quando avevo cinque anni, succedevano cose quando mi arrabbiavo. Mi accaldavo, il quale era l’unico segnale di avvertimento che ricevevo per cercare di calmarmi prima che le cose degenerassero. Gli oggetti esplodevano, le apparecchiature elettroniche si friggevano, e le persone verso cui era indirizzata la mia rabbia si ammalavano. I miei genitori non gli davano importanza, dicevano stessi influenzando l’aria della stanza. Mi facevano sentire più come un supereroe invece che un fenomeno da baraccone o piuttosto che chiamare un prete come avevano suggerito alcuni dei loro amici.

    Quindi, quando avevo dieci anni, iniziò a fare del male alle persone a cui tenevo. La mia fidanzata, i miei amici, i miei genitori e Luca subirono i danni maggiori. Gli amici di famiglia ed i parenti se ne andarono in fretta dopo che un incendio in casa uccise i genitori di mia madre. Luca si ruppe parecchie ossa, si slogò le caviglie e si tagliò a causa degli strani incidenti. A volte, succedeva qualcosa come la presenza di acqua sul pavimento senza spiegazione. Altre volte era molto più serio, come un incendio elettrico che una volta iniziò vicino al letto di Luca. Era anche stato colpito al braccio da un proiettile vagante che era partito per caso dalla pistola di un poliziotto.

    A differenza dei miei amici, Luca non prese mai neanche in considerazione l’idea di scappare da me. Sebbene Luca credesse nella maledizione, lui insisteva che lo proteggessi dai pericoli più spesso di quanto li causassi. A quello potevo credere. Lui riusciva a far ridere le persone anche quando non volevano, ma si fidava troppo e non si prendeva abbastanza cura di sé stesso.

    Si alzò il vento e crepitò un fulmine. Nello stesso momento in cui la luce riempì il cielo, un oggetto rosso brillò minaccioso nel vicolo, verso l’altra estremità. L’aria si fece tesa, come se qualcuno mi stesse osservando.

    Qualcuno mi afferrò una spalla e feci un salto in aria. Amico, davvero non dovresti avere altra caffeina, disse Luca. Quando i cannibali ci taglieranno la gola, tu sanguinerai caffè.

    Sei macabro.

    A proposito…prima che moriamo, volevo darti il tuo regalo di compleanno. Tirò fuori una scatola lunga, nera e sottile, chiusa con un largo fiocco argentato.

    Meglio che non sia quello che mi hai dato l’anno scorso.

    No, no. Ho imparato la lezione.

    Sciolsi il nastro argentato, e una parte di me si aspettava di trovare un mucchio di insetti morti, l’altra parte un giocattolo per adulti. Invece, era un’elegante penna stilografica nera ed oro. Non mi darà la scossa se provo ad usarla, vero?

    No. È un regalo serio. Non c’era umorismo nella sua espressione. Semmai, sembrava preoccupato, come se pensasse che non mi fosse piaciuto. Iniziò a camminare verso il vicolo ed io lo seguii.

    Avevamo l’abitudine di scambiarci dei regali scherzosi, alcuni dei quali avevano portato a degli infortuni. Non mi ricordavo di aver mai ricevuto un regalo serio da lui. Sollevai la penna con cautela e rimossi il tappo. Non ne saltò fuori niente. Grazie. Mi piace davvero tanto. Non era molto chiaro nell’oscurità, ma una bella penna era una bella penna. La luna era abbastanza luminosa da impedirmi di inciampare su qualcosa e permettermi di vedere la faccia di Luca.

    Sorrise, visibilmente sollevato. So che preferisci scrivere le note dei tuoi libri su carta e poi trasferirle sul computer, così ho pensato che avresti voluto una penna appropriata ad un autore per quando sei in pubblico o firmi i libri per i tuoi fan urlanti.

    Dove essere pubblicato prima di poter avere dei fan.

    Quello riguarda quanto sei disposto a metterti in gioco. Sono sicuro che avrai un successo improvviso, quindi… il suo tono calò e mi afferrò per un braccio, fermandomi. Che cos’è quello? Stava indicando a terra, dove c’era un disegno rosso sulla pavimentazione.

    Sembrava un cerchio d’evocazione, come nei film, con tanto di pentagramma al centro e dei simboli magici intorno. È qualcosa rimasto da Halloween. Ci camminai sopra, nonostante Luca tentasse di impedirmelo. Visto? Sono perfettamente al sicuro.

    Se muoio, giuro che tornerò come un fantasma o uno zombie e te la farò pagare. Non so di preciso cosa farò, ma mi verrà in mente qualcosa di orribile. Detto quello, fece un passo nel cerchio.

    Non successe nulla.

    Visto? Stiamo bene. Sono solo dei graffiti. Facemmo altri cinque passi fino all’altro lato. Un attimo prima che potessi fare un passo fuori, le linee si illuminarono di un rosso profondo. Oh, merda. Il mondo divenne nero. 

    Capitolo 2

    Io e Luca ci ritrovammo nel mezzo di una città che era molto diversa dalla nostra patria. Eravamo su di una trafficata strada di ciottoli. Molte persone urlavano, ma erano grida di sorpresa, non di terrore. Rimasi in silenzio dallo shock. Sfortunatamente, Luca non lo fece.

    "Siamo sprofondati nella Terra e finiti in

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