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Inganno a lieto fine: Harmony Collezione
Inganno a lieto fine: Harmony Collezione
Inganno a lieto fine: Harmony Collezione
E-book164 pagine3 ore

Inganno a lieto fine: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Aveva solo intenzione di scoprire la verità...
Diego Cassari è convinto che Jess Harper sia una ladra e una bugiarda, e l'unico modo che ha per proteggere la sua famiglia e smascherarla è tenerla il più possibile accanto a sé. E se per farlo deve ricorrere all'inganno...
Uno accanto all'altra, fra le mura di quell'antico palazzo veneziano, giorno dopo giorno Jess finisce con l'insinuarsi sotto la pelle di Diego: lui sa che è una pazzia, ma l'attrazione che prova per lei è come fuoco bollente che gli scorre nelle vene e non può fare a meno di cedere a quella tentazione. A quel punto gli resta solo una cosa da fare, ed è anche l'unica che non avrebbe mai immaginato di dover affrontare.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2020
ISBN9788830517240
Inganno a lieto fine: Harmony Collezione
Autore

Chantelle Shaw

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Inganno a lieto fine - Chantelle Shaw

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Captive in his Castle

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2013 Chantelle Shaw

    Traduzione di Carla Ferrario

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-724-0

    1

    «E chi sarebbe Jess?»

    Diego Cassari passò una mano nei folti capelli scuri che gli ricadevano sulla fronte. I suoi lineamenti erano contratti dalla preoccupazione. Si trovava in ospedale per suo cugino, ricoverato nell’Unità di terapia intensiva. Contro le lenzuola bianche, il viso di Angelo pareva grigio, e solo il petto che si alzava e abbassava impercettibilmente testimoniava che era ancora vivo. Un apparecchio sistemato accanto al letto ne registrava i parametri vitali.

    Ormai respirava da solo e, tre giorni dopo un terribile incidente d’auto e il ricovero nell’ospedale di Mestre, dava segnali di poter riprendere conoscenza. Aveva persino pronunciato una parola. Un nome.

    Osservò le due donne ai piedi del letto, strette una all’altra. «Jess è un’amica di Angelo?»

    Sua zia Dorotea si lasciò sfuggire un singhiozzo. «Non so quali siano i loro rapporti. Ma gli ho parlato poco prima...» le tremò la voce, «... prima dell’incidente. So che ha lasciato l’università e abitava con una donna di nome Jess Harper.»

    «Allora forse è la sua ragazza.» Diego non si stupì affatto della scelta di Angelo di lasciare la facoltà di economia che frequentava in un’università privata a Londra. Suo cugino era stato viziato dalla madre fin da quando, ancora bambino, aveva perso il padre e fuggiva a gambe levate di fronte alla prospettiva di un duro lavoro. Trovava invece sorprendente il fatto che fosse andato a vivere con una donna. Angelo mancava di fiducia in se stesso nei rapporti con l’altro sesso, ma evidentemente doveva aver superato la timidezza.

    «Ti ha dato il suo indirizzo? Voglio mettermi in contatto con questa donna e portarla qui.» Diego lanciò un’occhiata al famoso neurologo che seguiva suo cugino. «Crede ci sia qualche possibilità che la voce di quella donna possa risvegliarlo?»

    «È possibile» replicò il medico con cautela. «Se la relazione di suo cugino con quella donna è significativa potrebbe servire.»

    La zia Dorotea si lasciò sfuggire un altro singhiozzo. «Non credo sia una buona idea farla venire qui. Temo abbia una cattiva influenza su Angelo.»

    Diego corrugò la fronte. «Che cosa significa? Se questa Jess Harper può facilitare il suo risveglio allora è indispensabile che venga in Italia quanto prima. Perché temi che abbia una cattiva influenza?»

    Controllò l’impazienza che lo colse quando la zia si lasciò cadere su una sedia, piangendo a dirotto. Comprendeva la sua disperazione. Quando aveva visto Angelo subito dopo l’operazione aveva sentito le lacrime bruciargli la gola. Suo cugino aveva solo ventidue anni, era ancora un ragazzo, anche se Diego, alla stessa età, era già Presidente della Cassa di Cassari, con un grosso carico di responsabilità sulle spalle. La morte di suo padre e dello zio, uccisi da una valanga mentre sciavano, lo aveva trascinato nel mondo degli affari, costringendolo anche a prendersi cura della madre e della zia e ad assumere un ruolo paterno nei confronti del cugino, di soli sette anni.

    Vedere Angelo in quelle condizioni lo tormentava. L’attesa, l’incognita sulla possibilità che il suo cervello restasse per sempre danneggiato costituivano una vera tortura. Diego era un uomo d’azione, abituato ad avere il controllo delle situazioni, ma negli ultimi tre giorni si era sentito in balia degli eventi. Avrebbe voluto confortare madre e zia, assicurare che Angelo si sarebbe ripreso, ma non poteva farlo e odiava quella sensazione di impotenza. Non aveva una bacchetta magica per far riprendere conoscenza ad Angelo, ma forse quella Jess poteva riuscirci.

    Sua madre stava cercando di confortare la cognata. «Dorotea, devi raccontare a Diego quello che ha fatto Angelo, e perché sei tanto preoccupata del suo coinvolgimento con quella donna inglese.»

    Diego scrutò la zia. «Perché, che cosa ha fatto?»

    Scossa dai singhiozzi, per un attimo la donna non riuscì a rispondergli. «Le ha dato del denaro... molto denaro... tutta l’eredità di suo padre.» Dorotea aggiunse con voce tremula: «E non è tutto. Jess Harper ha la fedina penale sporca».

    «E tu come lo sai?»

    «Una settimana fa mi ha chiamato, Mauro Rochas, che si occupa delle finanze di Angelo. Era sulle spine perché quello che doveva dirmi era un’informazione confidenziale, ma pensava che dovessi sapere che Angelo aveva ritirato l’intera somma dell’eredità di suo padre depositata in banca. Quando ho chiesto ad Angelo che cosa avesse fatto di quel denaro, dopo un po’ ha ammesso di averlo dato a quella donna, ma senza spiegarmi altro.»

    Diego sapeva che la maggior parte dell’eredità del cugino era vincolata in altri investimenti, ma la somma depositata in banca era comunque notevole, perciò lo sgomento di Dorotea era comprensibile.

    «Angelo pareva sulle sue» continuò la donna, «e ho avuto la sensazione che mi stesse nascondendo qualcosa. Così ho chiamato Mauro, e lui ha ammesso di aver cercato informazioni e di avere scoperto che anni fa Jess Harper è stata condannata per frode.»

    Diego imprecò a bassa voce, attirandosi un’occhiata severa della madre. Non poté fare a meno di chiedersi se prima o poi i suoi parenti avrebbero smesso di affidarsi a lui per la soluzione dei loro problemi. Aveva incoraggiato il cugino a trasferirsi in Inghilterra per motivi di studio, convinto che gli avrebbe fatto bene rendersi indipendente. Invece Angelo si era cacciato nei guai.

    «Che cos’ha combinato quell’idiota?» borbottò tra sé.

    Purtroppo sua zia aveva un udito perfetto. «Perché dai la colpa a lui?» domandò in lacrime. «Questa Jess Harper gli avrà raccontato qualche storia lacrimevole e lui ci sarà cascato. È giovane e ingenuo, lo ammetto, ma sono sicura che ti ricordi che anche tu ti sei lasciato ingannare da quella donna russa anni fa e la situazione era ancora più grave, perché ha portato Cassa di Cassari sull’orlo della bancarotta...»

    Diego digrignò i denti, ricordando l’episodio più umiliante della sua vita. All’età di Angelo, il suo giudizio era stato influenzato dal bel viso e dal corpo sensuale di una donna. Aveva perso la testa per gli occhi scuri di Natalia Yenka e aveva persuaso i membri del consiglio di amministrazione di Cassa di Cassari, la compagnia fondata dal suo bisnonno, a investire una somma importante nella sua attività commerciale, che però si era rivelata un raggiro. La perdita finanziaria subita da Cassa di Cassari era quasi costata a Diego la sfiducia del consiglio, evitata per un solo voto.

    Da allora aveva lavorato sodo per riguadagnare il loro appoggio ed era fiero che sotto la sua guida Cassa di Cassari fosse diventata una delle imprese italiane di maggior successo, con un importante mercato internazionale. Al recente meeting annuale aveva annunciato che la compagnia sarebbe stata quotata in borsa con una quotazione record, che avrebbe garantito diversi milioni di sterline.

    Era stato il coronamento dei suoi sforzi, compiuti con una concentrazione che non conosceva pause, ma né i membri del consiglio né la sua famiglia erano al corrente dei sacrifici che aveva fatto per arrivare a quel punto, né del vuoto che sentiva dentro.

    Scosse la testa come per scacciare quei pensieri, ma le ombre del passato pesavano su di lui. Guardò il cugino e fu assalito da un dolore acuto, come una coltellata. Se avesse perso il suo unico figlio la zia non si sarebbe più ripresa. Quell’attesa disperata era insopportabile e se c’era anche una sola possibilità che la voce della sua amica inglese lo riportasse dagli abissi in cui era precipitato, Diego doveva persuadere quella donna a raggiungerlo in ospedale.

    «Dove vai?» domandò la zia vedendolo scattare verso la porta.

    «A cercare Jess Harper. E quando la troverò, stai certa che pretenderò delle risposte» replicò cupo.

    Trasportando a fatica la cassetta degli attrezzi e una borsa della spesa, Jess entrò nel suo appartamento e si chinò a raccogliere la posta finita sullo zerbino. Due bollette e una lettera dalla banca. Per un attimo ebbe un sussulto al cuore, poi ricordò che ormai il suo conto non era più in rosso. Le vecchie abitudini non muoiono mai, si disse, chiedendosi se avrebbe mai acquisito la consapevolezza di quel benessere.

    Passando sbirciò nella stanza di Angelo. Era in perfetto ordine, il che poteva solo significare che non era ancora rientrato. Corrugò la fronte. Erano trascorsi tre giorni da quando era sparito, e non aveva mai risposto alle sue chiamate. Probabilmente ha deciso di cambiare lavoro, come molti degli altri ragazzi che lavorano solo per metter via qualche risparmio.

    Angelo però era diverso dagli altri. Nonostante le sue assicurazioni di avere esperienza nel settore, aveva subito dimostrato di essere completamente a digiuno nel campo dell’imbiancatura. Eppure è intelligente e parla un inglese perfetto, anche se con un forte accento straniero.

    Le aveva confessato di essere un immigrato senza casa. La sua natura gentile le aveva ricordato il suo amico Daniel, conosciuto in orfanotrofio, e forse per quella ragione gli aveva subito offerto la stanza libera del suo appartamento. Angelo era stato commovente nelle sue dimostrazioni di gratitudine, e non era da lui allontanarsi senza una parola, anche perché aveva lasciato tutte le proprie cose, compresa l’amatissima chitarra.

    Denunciare la sua scomparsa le pareva un passo esagerato, perché anche se era trascorso parecchio tempo dagli anni travagliati della sua adolescenza, le era rimasta un’innata diffidenza nei confronti della polizia. Ma se fosse finito in ospedale e nessuno andasse a trovarlo? Sapeva anche troppo bene come si sta quando ci si sente soli al mondo, e nessuno che si preoccupi per noi.

    Se non avrò sue notizie domani chiamerò la polizia, decise posando la borsa della spesa sul tavolo della cucina ed estraendo il pasto surgelato acquistato per cena. Aveva saltato il pranzo, perché era in ritardo con il lavoro, altra ragione per cui la scomparsa di Angelo costituiva un problema. Per quanto fosse un imbianchino incerto, lei aveva bisogno dell’aiuto di tutti.

    Le istruzioni sulla scatola di pasta alla bolognese indicavano sei minuti come tempo di cottura. Il suo stomaco borbottava. Sei minuti in quel momento le parevano un’eternità, perché era davvero affamata. Prese un cacciavite dalla tasca, ruppe l’involucro di plastica, lo strappò e infilò il contenitore nel microonde. Mi resta giusto il tempo per una doccia veloce. Un’occhiata allo specchio rivelò macchie bianche sui capelli, vernice caduta mentre imbiancava il soffitto.

    Sfilò gli stivali e raggiunse il bagno, tolse la salopette e la camicia e si infilò nel box della doccia. Quando finalmente potrò permettermi un appartamento tutto mio, la prima cosa che farò sarà installare una doccia con idromassaggio, rifletté mentre il potente getto d’acqua lavava via polvere e grasso di una giornata di lavoro. La settimana prima, in occasione del suo compleanno, si era comprata una sublime crema doccia, che le lasciò la pelle morbida come seta. Con una dose abbondante di shampoo riuscì anche a togliersi la vernice dai capelli.

    Gli uomini della sua squadra l’avrebbero presa in giro senza pietà, se solo avessero scoperto quel suo lato femminile. Lavorare in un ambiente di soli uomini era dura, ma Jess era una tosta, le difficoltà della sua infanzia le avevano almeno regalato quella qualità.

    Il suono del campanello fu seguito quasi immediatamente dal suono secco del microonde, che l’avvertiva che il suo pasto era pronto. Infilato l’accappatoio, mentre il campanello suonava di nuovo, tornò in cucina a piedi nudi. Perché questo scocciatore non se ne va?, si domandò irritata. Dal microonde proveniva uno sgradevole odore di plastica sciolta, ma era troppo affamata per curarsene. Tolse la pellicola dalla vaschetta e il vapore bollente le scottò le dita. Il campanello suonò per la terza volta, uno squillo prolungato che non poté ignorare, e all’improvviso Jess pensò che forse Angelo era tornato a casa.

    Diego staccò le dita dal campanello imprecando. Evidentemente in casa non c’era nessuno. Aveva superato i limiti di velocità per correre dall’aeroporto fino a Hampstead dove viveva Jess Harper. Aveva anche saputo che la donna si occupava di pittura, e doveva cavarsela bene se poteva permettersi un appartamento in quella ricca zona di

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