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Automedicazione consapevole
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E-book305 pagine3 ore

Automedicazione consapevole

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Info su questo ebook

Prevenire, riconoscere e soprattutto trattare i più comuni disturbi quotidiani utilizzando i principali farmaci da banco (OTC) e quelli non soggetti a prescrizione medica (SOP) in modo consapevole, informato e sicuro. L'obiettivo di questo pratico manuale è infatti quello di aiutare il lettore a massimizzare l'effetto terapeutico dei più comuni medicinali di automedicazione in commercio, minimizzando allo stesso tempo i pur sempre possibili effetti indesiderati, così da creare quella autonomia critica e capacità di discernimento che porta il paziente ad essere "medico" di sé stesso. Il volume fornisce, in modo chiaro ed esplicativo, anche consigli utili e mirati nel campo della sana alimentazione, dello stile di vita e del rapporto paziente-farmacista come completamento del quadro diagnostico personale.
LinguaItaliano
Data di uscita30 lug 2021
ISBN9788863586671
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    Anteprima del libro

    Automedicazione consapevole - Alberto Bianchi

    CAPITOLO 1

    Come già ampiamente accennato, questo libro vi fornirà le conoscenze idonee ed efficaci per creare una vostra vera e propria indipendenza sanitaria consapevole attraverso la quale sarete in grado di mettere in pratica una sana prevenzione ed un’eventuale cura (senza sottrarvi, ovviamente, al consiglio del vostro medico), nei confronti di disturbi lievi, transitori e comuni, attraverso l’uso consapevole dei farmaci da banco OTC e SOP.

    Queste conoscenze sono di tre tipi:

    corretta alimentazione

    corretto stile di vita

    corretto uso dei farmaci da banco.

    Non a caso ho elencato questi 3 fattori in ordine di importanza decrescente dall’alto al basso. Imparare come e cosa mangiare e un buon stile di vita, non solo conferisce un ottimo stato di salute e un ottima prevenzione, e, quindi, una buona qualità della vita, ma ci eviterà di spendere soldi (e, a volte, anche parecchi!) per curarci e tante altre noie antipatiche che ne conseguono.

    COSA SONO GLI OTC E GLI SOP

    Gli OTC e gli SOP sono le 2 categorie di farmaci che possiamo acquistare in farmacia senza ricetta medica.

    Iniziamo subito col definire che cos’è un farmaco da banco: è un medicinale che il paziente può autonomamente comprare in farmacia senza obbligo di ricetta medica per risolvere un disturbo lieve, transitorio, facilmente individuabile e riconoscibile dal paziente stesso e che, comunque, non incide, in modo pericoloso, sul suo stato di salute totale.

    Perché questo possa avvenire, il paziente deve essere in possesso di conoscenze minime sugli scopi terapeutici e sulla posologia del farmaco senza obbligo di ricetta che andrà ad assumere: a questo scopo servono sia le campagne pubblicitarie effettuate dai media sia il prezioso consiglio del farmacista. Per esempio: ho il mal di testa? Bene, mi serve un’aspirina non un lassativo.

    Entrambi le diverse tipologie di farmaco da banco prodotte dopo l’1/3/2002 devono riportare sulla loro confezione, in rispetto alla legge n° 405 del 16/11/2001, il bollino che permetta al consumatore di riconoscerli come medicinali esitabili senza ricetta medica. Esso è visibile qua sotto:

    Ancora, tutte e due queste classi possono essere esitate liberamente in quanto la loro composizione, il principio attivo, la sua quantità, e l’indicazione terapeutica per la quale sono prodotte, possono essere assunti dal paziente senza l’intervento di un medico, sia nella fase di diagnosi, assunzione e sorveglianza della persona in oggetto, ovviamente previa conoscenza da parte di quest’ultima sia del medicinale che dell’identificazione del proprio disturbo.

    Inoltre per entrambi i generi, è prevista la vendita dei rispettivi generici, che come sapete, non sono solo un risparmio per il singolo cittadino, ma anche per il Sistema Sanitario Nazionale e quindi, infine, per l’intera collettività, come vedremo più avanti.

    Per questa tipologia di farmaci è esclusa tassativamente la via di somministrazione parenterale (cioè endovenosa, sottocutanea ed intramuscolare), con esclusione di eccezioni, che vedremo in seguito.

    DIFFERENZE tra OTC e SOP

    Un OTC (Over the Counter, che significa posto sugli scaffali della farmacia) è un farmaco la cui concentrazione del principio attivo (o dei principi attivi) è la metà di quella presente nella rispettiva specialità medicinale con obbligo di ricetta, e viene prodotto già con questo obiettivo di dose prestabilita. Un SOP (Senza Obbligo di Prescrizione), invece, è un farmaco che, dopo svariati anni dalla sua immissione in commercio come medicinale prescrivibile con obbligo di ricetta secondo la Tabella 4 della Farmacopea Ufficiale, il Ministero della Sanità decide di renderlo vendibile liberamente, proprio perché negli anni ci si è accorti che la sua composizione e finalità terapeutica possono includersi nella definizione di Medicinale da banco.

    Un OTC è sempre una specialità medicinale (cioè un farmaco confezionato industrialmente), un SOP può essere anche una preparazione galenica allestita nell’apposito laboratorio della farmacia secondo le relative monografie della Farmacopea Ufficiale.

    Un OTC viene divulgato alla collettività attraverso la pubblicità dei media, un SOP può essere presentato e consigliato solo dal farmacista.

    Un OTC è sempre a carico del paziente, un SOP (come il gel oculare idratante Siccafluid) può essere anche mutuabile e quindi concesso gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale.

    Un OTC è finalizzato sempre alla cura di disturbi minori e transitori, un SOP può essere venduto liberamente anche in caso di urgenza (Narcan) o terapia cronica, in cui può essere anche presente un sanitario e non solo il farmacista.

    PRINCIPALI CONSIGLI NELLA SCELTA DI UN OTC E SOP

    Scegliere inizialmente, se possibile, un OTC o SOP con un solo principio attivo.

    In questo modo possiamo ottenere ugualmente un effetto terapeutico soddisfacente, evitando farmaci con 2 o 3 (e talvolta anche di più) principi attivi. Ciò si traduce in una minor possibilità di avere effetti collaterali e minor carico metabolico a livello epatico e renale, che, come vedremo, sono gli organi principali deputati rispettivamente al metabolismo e alla eliminazione dei farmaci stessi e, fattore non meno importante, un risparmio economico. Passare ad un farmaco con due principi attivi successivamente, se il disturbo lieve non passa, ricordandosi sempre che tali farmaci vanno usati solo per brevi periodi.

    Essere chiari col farmacista e porgere e ricevere le necessarie domande.

    Specificate sempre il tipo di disturbo che avete, i sintomi, la zona corporea dove è localizzato, quando è sorto, da quanto tempo dura, qual è secondo voi la causa. In questo modo il farmacista avrà le sufficienti informazioni (se non sono tali sarà lui a porvi domande) per darvi il medicinale che più fa al caso vostro. Più indicazioni avrà e meglio saprà consigliare un medicinale adatto a voi!

    Esempio: se dite solo che soffrite di stitichezza, non avrete detto granché; comunicando invece la durata, il tipo e l’eventuale causa, otterrete un consiglio mirato adatto al vostro problema, magari solo alimentare e senza l’utilizzo di farmaci.

    Comunicare eventuali farmaci concomitanti all’uso di OTC.

    Dite al vostro medico o farmacista se assumete già farmaci: alcuni di questi potrebbero interagire con quello che prenderete per curare il vostro disturbo, modificandone l’attività farmacologica o modificando quella dei farmaci che già prendete, col risultato di rendere vana l’attività terapeutica di uno o più farmaci o di favorire la comparsa di effetti collaterali.

    Esempio: se dovete assumere un lassativo, sappiate che questo va assunto 2 ore prima o 2 ore dopo l’assunzione degli altri medicinali, per evitare che l’effetto lassativo inibisca l’assorbimento a livello intestinale dei farmaci che abitualmente assumete già.

    Comunicare eventuali patologie in atto.

    Altro punto fondamentale come il precedente: l’assunzione di un farmaco da banco potrebbe peggiorare altri disturbi che avete già. Comunicare questo al farmacista è indispensabile per ottenere un consiglio farmacologico che dia sollievo al vostro disturbo senza esacerbare quello/i già presente/i.

    Esempio: se soffrite di stipsi e, nello stesso tempo, di crampi addominali vi verrà consigliato di assumere fibre naturali già pronte, che regolano l’intestino senza dare dolori addominali, piuttosto che le compresse o sciroppi come Pursennid, Dulcolax, Verecolene, sciroppo di lattulosio, ecc., le quali, agendo sulla muscolatura intestinale per promuovere l’evacuazione, possono facilitare l’insorgenza di crampi dolorosi.

    Comunicare eventuali intolleranze verso uno o più componenti.

    Molte specialità medicinali contengono lattosio come eccipiente, saccarosio e glutine.

    Di questo si tenga conto se già si soffre rispettivamente di intolleranza al lattosio, glicemia elevata o diabete, celiachia. Inoltre alcuni preparati in gocce possono contenere alcool o glicole propilenico, di ciò si deve tener conto se si soffre di cirrosi o si stanno seguendo cure per la disassuefazione da alcolici. Alcuni sciroppi contengono conservanti quali i PARABENI, per alcuni possono dare allergia. Inoltre alcune sostanze, come edulcoranti (aspartame) contengono fenilalanina, controindicata per chi soffre di fenilchetonuria.

    Chiedere, se esiste, il medicinale generico.

    Dopo circa 20 anni dalla sua produzione ed immissione in commercio, l’industria che ha inventato una data specialità medicinale perde il monopolio di produzione della stessa (monopolio essenziale e di diritto in quanto, in questi 20 anni, l’industria farmaceutica in questione si rifà delle spese investite inizialmente per la ricerca, produzione, controlli biologici, farmacologici e tossicologici del farmaco che ha creato). Da questo momento, qualsiasi altra industria farmaceutica può produrre lo stesso medicinale (appunto, il GENERICO), ma non con il nome di fantasia (es.: ASPIRINA), ma con il nome del principio attivo che lo costituisce (es.: acido acetilsalicilico).

    È chiaro che l’acquisto del generico comporta un risparmio, sia da parte dell’utente, sia da parte della collettività (se questo viene erogato con la mutua, cioè in fascia A, e quindi attraverso il Sistema Sanitario Nazionale), perché sul generico, essendo uguale in tutto e per tutto alla relativa specialità medicinale, non vengono investiti soldi per la ricerca e controlli vari, in quanto questi sono stati effettuati in precedenza dall’azienda che ne deteneva il brevetto. Il generico quindi è assolutamente uguale alla relativa specialità medicinale: cioè, stesso principio attivo, stesso dosaggio, stesso numero di compresse (o supposte o quantità di millilitri), stessa bioequivalenza (cioè stesse indicazioni terapeutiche, stessa modalità di assorbimento, interazione del sito bersaglio, metabolismo ed eliminazione). Possono tuttavia variare leggermente la quantità e la qualità degli eccipienti, ma il resto non cambia, se non il prezzo che, come già spiegato, è inferiore.

    Per legge, può essere accettata una diversa biodisponibilità con il farmaco di marca massima del 20%: la biodisponibilità, è la quantità di farmaco che passa nel sangue una volta assunto, e può variare in un generico, dal farmaco originale, appunto del 20% massimo, un range che comunque non influisce negativamente sull’efficacia del generico stesso.

    Come già detto i generici, oltre ad essere uguali al corrispettivo di marca, costano meno per i cittadini e per lo Stato, che deve rimborsare le farmacie per i medicinali a suo carico (Fascia A), proprio perché un generico ha un prezzo inferiore all’originale: questo incide quindi anche su una diminuzione della pressione fiscale pro-capite.

    Ma nonostante tutti questi benefici, il mercato dei generici stenta a decollare, almeno in Italia, per i seguenti motivi:

    a. L’aggettivo generico: questo termine, accostato alle specialità medicinali, ha dato ad essi, ovviamente a torto, un’accezione negativa che li fa suonare male nella mente dei pazienti, soprattutto quelli anziani, come se fossero di qualità scadente rispetto a quelli di marca, tanto che l’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco, quella che provvede all’immissione in commercio di tutte le medicine dopo vari e svariati test e prove cliniche), nel 2005, ha deciso di mutarne il nome in equivalente, e consiglio sia ai medici che ai farmacisti, nonché agli stessi pazienti, di abituarsi a chiamarlo con questo nuovo aggettivo, in modo da renderlo più gradevole e legittimo, nella mente di chi deve farne uso. In poche parole, cerchiamo di spargere la voce chiamandolo così, sarà un bene per tutti!

    b. Purtroppo, la gente comune, non è ancora convinta che un farmaco equivalente sia a tutti gli effetti uguale al suo fratello di marca, perché non vengono sufficientemente resi noti e divulgabili all’opinione pubblica i dati clinici per ogni farmaco, che dimostrano appunto che la bioequivalenza nei due casi è uguale (salvo quel famoso 20% di differenza permesso per legge menzionato poc’anzi), per cui occorre che l’AIFA sia più trasparente nel settore e renda di dominio pubblico, soprattutto su un mezzo di comunicazione così vasto come Internet, gli studi di bioequivalenza di ogni farmaco equivalente affianco al relativo di marca, in modo che tutti possano constatare come assumere un equivalente sia lo stesso che assumere una specialità medicinale. Negli USA, ad esempio, è stato pubblicato un testo, anche su Internet, chiamato Orange Book dove chiunque può consultare e verificare i test di bioequivalenza condotti sugli equivalenti, così tutti sanno e possono scegliere.

    c. La questione prezzi: negli ultimi anni, alcuni farmaci equivalenti hanno un ticket, motivo per cui molti pazienti si rifiutano di acquistarlo, preferendo di fatto l’originale.

    d. Molto spesso, alcuni medici sono già loro i primi diffidenti verso i fratelli equivalenti, per cui tendono a non consigliarli e a prescrivere i più costosi di marca, e, ovviamente, sentendo il medico che parla così, i pazienti sono già di per sé poco portati al loro acquisto. Ricordiamo che è un obbligo del farmacista informare il paziente che esiste l’equivalente: ciò è previsto per legge, in quanto il cittadino deve venire a conoscenza che esiste un farmaco che è la stessa cosa e costa meno, oppure non ha nessun ticket se è di Fascia A. L’unico caso in cui il farmacista è tenuto ad erogare la specialità di marca è quello in cui il medico specifichi sulla ricetta NON SOSTITUIBILE: in questo caso il cittadino è obbligato a ritirare solo quello e non l’equivalente.

    e. Quasi tutti gli anziani, avendo iniziato una terapia con i farmaci originali, si sono abituati nel tempo a riconoscere le confezioni, come nome, forma e colore, di conseguenza rifiutano l’assunzione di un equivalente per paura di fare confusione. Oltre l’obbligo del farmacista di dirgli che esiste l’equivalente, deve essere suo compito, umano e professionale, come anche quello del medico, di aiutarli nel passaggio (ovviamente se lo desiderano), magari scrivendo sopra alla scatolina dell’equivalente il nome del corrispettivo brand (come di solito loro chiedono).

    f. Alcuni pazienti lamentano che l’equivalente abbia alcuni difetti come il fatto che si sbriciola facilmente, oppure faccio fatica a dividerlo, mentre con quello di prima no, oppure il generico si scioglie male ecc. Questo non deve spaventare, perché, come già detto, per legge, nell’equivalente si possono variare, entro un certo range, la qualità e quantità degli eccipienti, i quali servono solo per veicolare il farmaco, darne la giusta forma, consistenza, compattezza, grandezza, colore, sapore, odore ecc., ma senza alterarne la bioequivalenza che deve essere sempre uguale al farmaco originale! Gli eccipienti, al massimo, possono variare la biodisponibilità, ma sempre entro il range del 20% consentito per legge. In ogni caso, come in quello della trasparenza dei test di bioequivalenza, gli organi di competenza di segnalazione, stanno sollecitando l’AIFA al fine di eliminare anche questi problemi tecnici.

    g. Si sente spesso dire in giro che i generici sono fatti in Cina e in India, e quindi in posti poco affidabili e poco igienici: anche questa è una diceria negativa da sfatare e controproducente al massimo per la diffusione degli equivalenti. Le aziende farmaceutiche presenti in questi paesi, e generalmente in Asia, sono affidabili e sicure, come quelle che producono farmaci di marca, non cambia assolutamente nulla. Devono tutte rispettare gli stessi parametri clinici, tossicologici, farmacologici, igienici delle altre industrie produttrici di originali. E poi, la maggior parte di loro sono succursali europee, come la GlaxoSmithKline, che ha sede in Inghilterra, ma con succursali in Cina ed India, oppure la Roche, che ha sedi di ricerca e sviluppo in tutto il mondo, oppure la Teva, la più grande produttrice di generici a livello europeo, ha pure delle sedi dislocate in Cina ed India. Molte aziende farmaceutiche di equivalenti ricorrono a terzisti: ad esempio, la produzione degli equivalenti Sandoz, è commissionata dalla Novartis, la Angenerico dalla Angelini ecc.

    Diffidare dei consigli altrui.

    Prendete con la dovuta diffidenza chi vi consiglia un farmaco, solo perché, a parità di disturbo, ne ha tratto beneficio. Primo, non è detto che un farmaco che faccia bene ad una persona faccia automaticamente bene anche ad un’altra (a parità di disturbo): ognuno di noi può rispondere diversamente ad uno stesso medicinale per uno stesso disturbo e, se a quella persona ha dato sollievo, a voi potrebbe non fare niente o darvi qualche effetto collaterale. Secondo: se non è un sanitario, non è in grado di consigliarvi qual è il farmaco più adatto a voi perché non può conoscere scientificamente il vostro problema e quali possono essere le interazioni di un medicinale con eventuali altri farmaci che prendete o eventuali vostre patologie in atto. Quindi, seguite sempre i consigli di un professionista e non di amici o per sentito dire.

    Diffidare di certe pubblicità.

    Le pubblicità hanno il solo scopo di vendere e basta, non specificano avvertenze e controindicazioni. Inoltre alcune di esse sono diseducative: mostrano come necessario, per esempio, assumere 2 pastiglie insieme di Aspirina per alleviare i sintomi del raffreddore ed influenza, quando sarebbe meglio iniziare prima con una sola pastiglia e al massimo, sotto controllo medico, aumentare la posologia a 2 pastiglie! Inoltre, potrebbe essere utile usare della Tachipirina, che, non essendo un antinfiammatorio, non ha tutti gli effetti collaterali tipici dell’Aspirina, ma è lo stesso un buon prodotto per curare tali sintomi influenzali. Le pubblicità non conoscono le vostre peculiari esigenze terapeutiche, per cui fate sempre riferimento al vostro farmacista o medico di fiducia!

    Evitare l’uso protratto.

    I farmaci da banco, salvo diversa prescrizione medica, vanno sempre assunti per brevi periodi (3-4 giorni, salvo eccezioni o diversa prescrizione medica). La lunghezza di tale periodo dipende dal disturbo e dal tipo di farmaco. Un uso cronico può evolvere in abuso con comparsa di gravi effetti collaterali, anche e soprattutto, come prima detto, se si tratta di farmaci da banco!

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