Natasha
()
Info su questo ebook
Sabino si innamora di Natalia, una ragazza che conosce sull’autobus. I due iniziano a frequentarsi ma ogni volta che Sabino la accompagna a casa, lei si fa lasciare all’angolo della strada in cui abita impedendogli di oltrepassare quel punto oltre il quale si incammina da sola.
Dopo qualche settimana, Natalia muore in un fatale incidente stradale. Quando Sabino viene a saperlo, scopre che Natalia non era sola nell’auto e che il suo accompagnatore, deceduto insieme a lei nell’incidente, era un uomo soprannominato «il Turco». La polizia interroga Sabino e scopre che la ragazza non era chi diceva di essere. Tanto per cominciare il suo nome non era neanche Natalia.
Leggi altro di Esteban Navarro Soriano
Fragole Rosse Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Notte dei Pedoni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Casa di Fronte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl Console Infiltrato Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDieci Giorni di Luglio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Fortuna Del Principiante Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPenombra Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRock Island Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Correlato a Natasha
Ebook correlati
Brandelli di cartaigienica: ...Racconti e stralci di sentimenti irrisolti... Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLago Negro: Racconti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFiori di carta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa lucciola sotto il bicchiere: Percorso in dodici stanze Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa città delle ombre Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMi stai chiedendo un sogno? Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa mia vita da libellula: Condanna Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMicrostorie per gente impegnata Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuella maledetta relazione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazionidalla casa del tempo perduto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniQuando decisi di non provare più sentimenti Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFiori di sambuco e menta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNero Pece Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniA piedi nudi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFederico sta fuori Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl paese è piccolo, la gente parla: un romanzo sul revenge porn Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniOssessione, no passione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Caverna Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIsìra (storia di una donna che fiorisce) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa Centunesima Infelice Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDimmi dove dorme la speranza Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMetrature d'esistenza: Raccolta di racconti brevi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPazza Di Te Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'estate indiana Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDamian (Riverside Spin-Off) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIo ricordo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniVita degli anfibi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMaionese, Ketchup o latte di soia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTre, due, uno... In onda!: Serie Lake, 1. Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl semplice oblio Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Thriller criminale per voi
Il mistero di Abbacuada - Il giallo di Montelepre - Il delitto di Saccargia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa spia inglese: Una missione per Gabriel Allon Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSangue sul Chianti: Un nuovo caso per il commissario Ferrara Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Torino la chiusura del cerchio: Una nuova indagine di Vivaldi e Meucci Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Le conseguenze della Mole: Il ritorno del commissario Giorgio Paludi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa casa delle spie: Una missione per Gabriel Allon Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTestimone: Sette indagini per Antonio Mariani Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniItalia Criminale dei Misteri - "Professione detective" - un ex agente Criminalpol racconta...: Prima parte - Professione detective Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniDeep Web Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniWatson & Holmes Uno studio in nero Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniI delitti di Varese: La prima indagine del magistrato Elena Macchi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn Una giornata di nebbia a Milano Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMariani e le parole taciute Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Appuntamento mortale: Un'indagine di Teresa Maritano Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Città di sogni Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMariani allo specchio Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Giallo in Versilia: Un'indagine di Pompilio Nardini Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Nessun ricordo muore: La prima indagine di Teresa Maritano e Marco Ardini Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa mia vendetta Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa chiave di violino Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Mariani e le ferite del passato Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Il giallo di Varese: Una nuova indagine del magistrato Elena Macchi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSei donne e un libro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCome uccidere la tua famiglia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGente sbagliata: La prima indagine di Jacopo Ravecca Valutazione: 4 su 5 stelle4/5
Categorie correlate
Recensioni su Natasha
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Natasha - Esteban Navarro Soriano
A Ester. A Raúl
È così breve l’amore e così lungo l’oblio ...
Pablo Neruda
Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, istituzioni, luoghi ed episodi sono frutto dell’immaginazione dell’autore o vengono usati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
––––––––
Indice
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Nota dell’autore
Altri titoli che potrebbero piacerti
Capitolo 1
Ricordo che quegli ultimi giorni, prima che scoprissi la verità, erano stati orribili. Il professore della scuola di inglese in cui mi ero recentemente iscritto mi disse, l’ultimo venerdì sera in cui andai a lezione, che apparivo imbronciato. Innanzitutto me lo disse in inglese, come ci si aspetterebbe da un professore di inglese.
- Sabino, you make a face – affermò con un sorriso.
Io risposi con un’espressione ancora più imbronciata di quella che avevo prima del suo infelice commento.
- È stata una settimana lunghissima, professore.
- In English, Sabino -
- It has been a very long week, teacher -
E uscii dalla classe prima che partisse alla carica per farmi notare quanto fosse disastrosa la mia pronuncia.
L’idea di chiamarmi Sabino fu una trovata di mia madre, che è quella che alla fine decise il mio nome.
Quando compii dieci anni, i miei genitori, entrambi, mi comunicarono che la scelta del mio nome era stata una decisione difficile e complicata. Mai, che io ricordi, menzionarono l’altra opzione. Ma, considerando che optarono per la meno gravosa, dedussi che la seconda opzione doveva essere stato un nome davvero poco comune.
All’uscita dalla scuola di inglese, sul cammino verso casa, incontrai un tassista senza taxi.
Il tizio era in piedi in mezzo alla strada e, stringendo in mano una sigaretta con fare rabbioso, gridava rivolto a un altro uomo agitando entrambe le braccia, mentre il fumo della sigaretta si diffondeva nel cielo, che in quel momento era color grigio argento. Capii che entrambi erano tassisti e discutevano per un cliente che si trovava a pochi metri di distanza reggendo un telefonino nella mano.
Quando mi incamminai mi scontrai con un’auto di Uber e scorsi delle nubi plumbee che si sforzavano di coprire un timido sole intento a farsi spazio dietro a montagne della cui presenza non mi ero mai accorto.
Avete visto le montagne che abbiamo dietro il nostro isolato? – chiesi a mia madre appena entrato nel salone di casa.
Sabino – mi chiamò per nome – guarda che sciocchezze arrivi a dire.
Poi si nascose in cucina a piangere. La cucina nella quale successe quel...Insomma, dopo quell’incidente era diventato il rifugio preferito di mia madre quando non voleva piangere davanti a me. Io mi sentivo in colpa perché pensavo che stessi facendo poco, o molto poco, per fare in modo che quanto tristemente accaduto venisse dimenticato.
Quanto è difficile dimenticare quelli che non vogliamo lasciar andare – dissi a bassa voce senza che lei potesse sentirmi.
L’apparente tranquillità del salone si interruppe quando mio padre entrò dalla porta di ingresso dell’appartamento.
Sentii che trascinava quegli enormi scarponi da camionista esausto. Sentii il suo sudore. Il sudore di un uomo che lavora dodici ore al giorno in un paese in cui è vietato lavorare più di otto ore di seguito.
-Sei già qui? - Mi chiese dallo stipite della porta, anche se la domanda suonava più come un’affermazione.
Rimase fermo, senza osare entrare in salone, appoggiando la sua grossa mano sulla maniglia e guardandomi direttamente negli occhi.
Tua madre sta piangendo vero? – chiese, asserendo ed emettendo un profondo sospiro.
Si – annuii lievemente con il capo.
E sparii nella mia camera. Anch’io a piangere.
––––––––
Capitolo 2
Tutti e tre, io, mio padre e mia madre vivevamo in un bell’appartamento situato nella zona centrale di Madrid. Con zona centrale mi riferisco al quartiere, dato che la città è cresciuta talmente tanto che il centro praticamente non esiste più, infatti nessuno sa dove sia esattamente il centro. I quartieri poveri ora si chiamano ‘quartieri operai‘, partendo dal presupposto che gli operai sono poveri. Di fatto nessuno sa più dove sia niente, perché il nostro mondo non è questo, quello che una volta si chiamava ‘ il mondo reale’. Il vero mondo ora si trova in Internet. Io, che adesso ho venticinque anni, coesisto insieme a coloro che vivono nei social networks, che per intenderci, sono le reti meno sociali che esistano. All’epoca dei miei genitori, quando loro avevano la mia età, si diceva che essere social significava socializzare. Relazionarsi non solo con quelli che erano come te, ma anche con quelli che ti assomigliavano, con i quali si condividevano età, lavoro, studi e inquietudini. Mio padre mi raccontava che a quei tempi ci si incontrava in qualsiasi posto: un bar, una cantina, a casa di qualche amico, in un locale vuoto, in una nave abbandonata o sotto un ponte. In quegli anni, di vibrante felicità, i giovani non avevano telefonino né internet né computer né niente di niente. Non avevano niente ma erano più felici. A me non sono mai piaciuti i social networks, mentirei se dicessi il contrario. Ho sempre considerato che Facebook fosse come un cortile di pettegoli che si ritrovano per spettegolare di quello che fanno gli altri. Come può essere reale un luogo dove non puoi dire che qualcosa non ti piace? Obiettai quando... Insomma, quando lei me ne parlò.
—Su Facebook puoi solo dire che qualcosa ti piace —mi spiegò.
—E se non ti piace? —le chiesi.
—Se non ti piace ti fotti —fu la sua risposta.
Natalia aveva un accento indefinito che poteva essere francese, inglese o russo, ma il suo linguaggio sembrava piuttosto quello di un camionista. E questo lo trovavo eccitante, e non poco. Di lei conservo solo il suo computer portatile. Un i7 nuovo di zecca, quad-core e con molta memoria RAM, che acquistò a rate dando il mio nome in un negozio di Alcobendas. Quando la conobbi mi disse che le serviva un computer per gestire i social networks. Quel portatile era la sua attrezzatura, la sua casa, la sua famiglia e i suoi ricordi. Era come se tutta la sua vita fosse contenuta dentro quell’affarino, come lo chiamava mia madre, e se fosse scomparso quel computer sarebbe scomparsa anche lei da qualunque ricordo. Qualora il portatile avesse smesso di esistere sarebbe stato come se lei non fosse mai esistita.
—Ti preparo qualcosa per cena? —Sentii mia madre dall’altro lato della porta.
—No, mamma —rifiutai—. Ora sono un po’ stanco, è stata una giornata dura. In ufficio le cose non sono andate bene e poi a scuola di inglese non sono stato attento e ho dimenticato alcune parole come un imbranato al suo primo giorno di scuola. - Mi spiace —dissi— ma oggi non cenerò.
Mi resi conto che stavo parlando da solo, perché mia madre mi aveva chiesto se avrei cenato giusto mentre passava davanti alla porta della mia stanza per andare in bagno. Come aveva fatto altre volte, non ascoltò neanche la mia risposta. Non lo fece perché io e lei e mio padre sapevamo che me lo avrebbe chiesto un’altra volta. Era come in quel film, Il postino suona sempre due volte, versione madre vecchio stampo che ti chiede