Muori romantica: La meravigliosa fine dell'eterno amante
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Info su questo ebook
Questa è una storia ad alto contenuto emotivo che parla d’amore, dolore e catarsi, in un immaginario che va da Hideaki Anno a Stephen King, ma nell’indecifrabile campagna del Centro Italia.
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Anteprima del libro
Muori romantica - Matteo Grilli
Indice
DICEMBRESOTTOTERRA
L’appartamento
Nikki (I)
Check settimanale
Connor. NON DIMENTICARMI, NON PERDONARMI
PELLE COME L’INVERNO
Nikki (II)
Caro diario, il mio cuore ha una conta delle vittime
Interludio. ROVINE DEL FUTURO / ROVINE DEL PASSATO
Connor. TUTTA LA LUCE CHE HO INGOIATO PER SCALDARMI
NON TORNARE
Il buco
Nikki (III)
Connor. QUESTA SPADA E IL MIO CUORE
NEL VUOTO INSIEME
Frammenti di quello che sei, di quello che vuoi essere, di quello che non sarai mai
Nikki (IV)
Connor. TUTTE LE CREPE SUL TUO VOLTO
TUTTO QUELLO CHE HAI FATTO PER AMORE
Epilogo. CIÒ CHE MUOVE IL MONDO
Muori romantica • ebook
isbn
9791280263995
Prima edizione digitale: ottobre 2023
© 2023 effequ Sas
www.effequ.it
Facebook: effequ | Twitter: @effequ | Instagram: @effequ_ed
Questo libro:
Diurezione, redazione, conversione digitale
Silvia Costantino, Francesco Quatraro
Immagine di copertina
ADA • Chiara De Marco
Attenzione: la riproduzione di parti di questo testo con qualsiasi mezzo e in qualsiasi forma senza l’autorizzazione scritta dell’editore è vietata, fatta eccezione per brevi citazioni in articoli o saggi.
Questo è un libro digitale indipendente, perché sgomita tra i colossi e prova a dire che c’è.
Vogliategli bene.
Matteo Grilli
Muori
romantica
La meravigliosa fine dell’eterno amante
Il condominio
Don’t waste your time on me, you’re already the voice inside my head
Blink 182, I Miss You
Singing songs that make you slit your wrists
My Chemical Romance, Cemetery Drive
DICEMBRESOTTOTERRA
Through the darkness breaks the light
Through the light unending pain
Deify the wretched ones
’Til the darkness comes again
Through our bleeding, we are one
AFI, Strenght Through Wounding
L’appartamento
È immersa in una palude di sogni rancidi, rotti e senza nome, come lei al mattino. Il momento in cui la luce la riporta a casa come i fari della macchina dei genitori che sono passati a prenderla perché, non si sa come, si era persa. Da casa era lontana solo pochissimi metri, ma lei ha pensato di essere persa persa persa persa persa e poi è stata ritrovata.
Persa e ritrovata. Celeste apre gli occhi e tutto quando viene risucchiato via: il ricordo, i sogni, le crepe. Si sveglia e ricomincia a stare nel mondo, risorgendo ancora.
Prepara la colazione. No, dài, è la colazione che prepara lei. Celeste pensa questa frase e immagina fette di pane che la spalmano sul letto, caffè che la beve, biscotti che la biscottano. Ridacchia come una iena mentre pensa a quanto cristo è buffo piegare la realtà appena svegli. Peccato che poi questa sensazione non resti. La colazione viene consumata e, quanto cazzo fa ridere questa cosa, consuma anche lei. Erode il tempo, fino al momento in cui dovrà affacciarsi sulla realtà e poi guardarsi dentro per tirare fuori qualcosa ma che cazzo di paura, e se dentro non c’è niente?
Celeste lo sa già che dentro non ha più niente.
Celeste che vive nell’appartamento dentro il condominio dove portano quelle persone che poi fuori si perdono, perdono di brutto, malamente, un casino. Una volta si è persa quando è tornata a casa, o forse due? Le pareti della stanza sono azzurre e sbiadite, un colore rassicurante di brutto. I mobili sono tipo Ikea ma tutti grigi, letto attaccato alla parete, scrivania, due sedie, il frigo, cucinino anonimo boh, essenziale. Una finestra che le mostra l’A14 e poi colline a raffica; si può affacciare e annusare l’aria spigolosa di dicembre e poi andarsene affanculo fino alla sera.
Celeste non può e non vuole e non riesce a fare un cazzo di niente, e finalmente, cristoddio FINALMENTE nessuno ha nulla in contrario. Nessuno le rompe i coglioni di essere funzionale, efficiente, presente, Celeste ma come cazzo stai, no no no basta, Celeste stai come ti pare tanto ci pensiamo noi. Svegliati, passa le ore a leggere, giocare, vederti cinque ore di retrospettiva su un dating game giapponese uscito solo in giappone per PlayStation, masturbati fino a perdere i sensi, parla con tutte le persone di tutti i gruppi Telegram su temi come la notte, i precipizi, analogue horror, film girati da persone che poi si sono suicidate, rigioca a Silent Hill 2, a Fatal Frame, rivediti quel documentario su una persona che si è fatta riprendere tutta la notte mentre veniva divorata dal panico notturno, assorbi tutta la malinconia digitale e analogica delle videocassette rippate e messe su Internet Archive, leggiti i manga in scan, quando il desiderio ti gratta il palato perché vuole che tu morda qualcuno prendilo e dagli in pasto video porno tremendi, dagli in pasto le persone con cui chatti e non vedrai mai, fatti benedire da un tramonto di sangue ogni tanto e poi vattene affanculo fino a quando non potrai uscire dal condominio. Forse mai, forse alla fine dell’inverno, che è il periodo peggiore per quelle come te.
Immergiti, Celeste, distaccati, fatti rovinare addosso traumi digeriti ed esorcizzati in vari formati, l’orrore è per le persone sole e in questa comunità di deragliati e spezzati ogni rappresentazione è a brandelli, dimenticata e poi ricordata per farsi male, autolesionismo dolce come miele che non farà mai davvero sanguinare.
Quando Celeste sogna, sogna di essere un maratoneta. Però sogna e dimentica, anche se si sveglia stanca, deve pensare a stronzate nucleari per ridere, prendere per il collo il cadavere della sua routine da infante sognatrice entusiasta di ogni colore fuori dallo spettro e di ogni roba vagamente fastidiosa o disturbante, e vai di cartoni animati del mattino come se fosse il maledetto 1996. Poi fatta colazione, Celeste si mette alla scrivania e oh, fuma. La lasciano fumare nell’appartamento: incredibile. Si scanna una sigaretta meravigliosa che quasi sempre le dà la nausea, ma continua. Forte, fortissima, resistente. Invincibile. Il problema viene dopo che si è fatta la colazione: mangiata, fumata, il problema arriva quando deve scrivere.
Se Celeste non scrive, ecco, muore. E non vuole scrivere.
In questo condominio di scoppiati finiti o, per essere precisi, di suicidi non aspiranti ma assolutamente affermati, da premio Oscar, ciascuno deve fare una sua azione specifica per restare in vita. Fa ridere che quella di Celeste sia scrivere, perché lei non ha mai voluto scrivere niente.
Ma qui non si tratta davvero di scrivere, quanto di raccontare, e Celeste racconta storie da quando ha imparato a parlare. E da sempre mente, perché sono storie in cui non crede minimamente. Celeste è la miglior bugiarda del mondo, una cazzara allucinante, pericolosa forte, perché ti dice tutto quello che vorresti sentirti dire. Le cose peggiori. Elenchiamole:
1. Ti amo
2. Non sei mai solo
3. Resterò con te per sempre
4. Niente ti farà più del male
Terribile, non voglio leggerle, le cancello. Celeste riusciva a dire queste cose credendoci così tanto che pure le persone ci credevano, cascavano dentro il suo vuoto piccolo accogliente mondo e poi se ne rendevano conto e finiva. A volte no, cioè, a volte le pensava davvero quelle cose, no vabbè diciamo che pensava di pensarle davvero, credeva di sì, boh che ne so. Sono la mia droga queste cose, mi aprono universi nel cuore che sono meglio di ogni cosa di questo mondo, pensava a volte Celeste mentre si metteva a ragionare con le persone di quelle cose lì.
Cose che adesso non pensa più, sono immerse nel profondo, sono nel lago al centro di una valle circondata dalle montagne dove il cielo è rosso e nessuno può entrarci. Soprattutto lei, perché altrimenti rivede e sente di nuovo tutto quelle cose e poi finisce male ragazzi finisce MALISSIMO PER TUTTI.
Unica cosa che deve fare è scrivere, non importa cosa, ma non deve passare una giornata senza che non scriva qualcosa o racconti una storia. Alla fine ci riesce sempre, ma con un fastidio nelle ossa assurdo, perché scrivere cazzate è la più alta forma di inganno. Quando scrivi bugie a te, cioè, che merda. Celeste si mette lì e scrive cose come oggi sto bene, ho fatto un bel pranzetto
e già sente la sua testa più leggera.
Ho passato proprio una bella serata
.
Domani finisco di giocare a Higurashi
.
Ho chiamato mia madre, e mi ha raccontato
e porco giuda così fino a quando la stanza non dispensa la sua dosa di anedonia e totale tranquillità e una marea di rumore bianco che la spegne con amore.
Amore. Celeste scrive fino a quando quella parola non significa più niente di niente, con una furia che smette dopo due righe di stronzate.
A volte Celeste non scrive per sentire qualcosa. Quando aggira l’unico patto che ha con il condominio, il sonno non arriva e il cuore inizia a battere più forte, tossisce, ha più voglia di fumare, il desiderio non le gratta il palato ma le bisbiglia cose con la voce di una fata e i denti di uno squalo; riaffiorano pensieri che le fanno scattare la testa di lato per scacciarli, ride più forte quando vede i cartoni animati, piange fino a vomitare se vede il film sbagliato, sente una stretta al cuore quando giocando avverte i cadaveri nel lago dove ha sepolto il suo spirito cantare canzoni dimenticate. La notte non dorme, guarda le macchine che sfrecciano nel buio e inizia ad avere paura, tantissima paura. Sente voci provenire dagli angoli della casa, soprattutto dopo che il desiderio l’ha divorata e sputata nel letto. Deve accendere tutte le luci, fumare una sigaretta alla finestra, alzare il volume del televisore per coprirle con luci accecanti e stramberie nichiliste o deficienti senza senso.
Ha una paura ancestrale e mortale, ma sente. E poi inizia a scrivere.
"dicembresottoterra: mi immagino lì fuori in un pomeriggio di questo mese di merda con le gambe sprofondate nella neve, e ho di fronte a me l’autostrada, dietro il condominio, tutto attorno è bianco. vorrei tantissimo sprofondare a ogni passo e vivere sotto la neve, dove nessuno potrà mai mai mai mai vedermi ma io posso sentire tutti che mi vivono e io sono la neve sono l’asfalto sono tutto il paesaggio l’orizzonte lo scenario ma continuo a sentire. vorrei vivere sottoterra con solo una musica che mi culla