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Con-Vivere. L'allevamento del futuro: Comprendere la sensibilità degli animali per allevarli nel rispetto dell'ambiente e delle loro esigenze
Con-Vivere. L'allevamento del futuro: Comprendere la sensibilità degli animali per allevarli nel rispetto dell'ambiente e delle loro esigenze
Con-Vivere. L'allevamento del futuro: Comprendere la sensibilità degli animali per allevarli nel rispetto dell'ambiente e delle loro esigenze
E-book443 pagine4 ore

Con-Vivere. L'allevamento del futuro: Comprendere la sensibilità degli animali per allevarli nel rispetto dell'ambiente e delle loro esigenze

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Info su questo ebook

Gli animali sono dei distributori automatici di latte, o sono anche capaci di legami profondi?
Si comportano tutti allo stesso modo o hanno regole da rispettare e codici comunicativi da conoscere?
Agricoltura e allevamento hanno subito, negli ultimi decenni, drastici interventi secondo il modello produttivo industriale, sottoponendo l’ambiente a mutamenti che in alcuni casi causano danni irreversibili, costringendo gli animali a vivere in condizioni artificiali e dolorose. Pensare in modo sistemico, cioè globale, vuol dire che nessuno, uomo-animale-pianta, prevale per importanza su un’altra forma vivente, e che il sistema raggiunge un suo equilibrio naturale specifico di quel posto e di quel clima, nella ricerca di un’armonia che porti a un con-vivere gratificante e felice per tutte le forme viventi.
L’allevamento industriale ha strappato l’uomo e l’animale dalla relazione con l’ambiente naturale.
Il libro parla degli animali da allevamento e della loro cura in un modo che fino ad ora non è mai stato fatto: parte dalla conoscenza della etologia di specie, della relazione uomo/animale e degli ambienti rurali per costruire, tramite una chiave ecologica ed etica, un modello di allevamento non basato sullo sfruttamento ma sul rispetto. Il recupero dei metodi di allevamento tradizionale, insieme alle innovazioni legate alla gestione agroecologica, porta a disegnare un modello a basso consumo energetico, a basso impatto ambientale e ad alti contenuti di benessere animale e umano, insieme alla valorizzazione del territorio e del paesaggio.
LinguaItaliano
Data di uscita19 apr 2016
ISBN9788865881088
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    Anteprima del libro

    Con-Vivere. L'allevamento del futuro - Francesca Pisseri

    PARTE

    GENERALE

    Foto

    Capitolo 1

    Benessere animale

    La domesticazione

    Le relazioni tra specie animali e vegetali differenti tra loro sono alla base della complessa rete che costituisce gli ecosistemi.

    Le caratteristiche che assumono tali relazioni possono essere molto differenti, basti pensare per esempio alla simbiosi, alla predazione o al parassitismo, solo per citarne alcuni.

    «Il fatto che una specie dia sostentamento a un’altra o lo riceva, rappresenta la modalità con cui la natura mantiene la vita», scrive Julia Ahlers, esperta di etica della terra.

    La domesticazione degli animali dai quali l’uomo ricava nutrimento, manufatti e lavoro inizia in tempi remoti; per mucca, maiale e pecora si stima intorno all’8000 a.C., nell’epoca del Neolitico. Si tratta di un processo che vede una lunga coesistenza e coevoluzione tra due specie; avvengono numerose modifiche in entrambe, sia di tipo biologico che culturale, quindi inevitabilmente cambiamenti anche sul piano fisico, funzionale e nei comportamenti. La domesticazione è praticata anche da società animali, per esempio le formiche con gli afidi¹.

    Tale processo implica l’esistenza di relazioni sociali tra le specie animali in gioco, che sviluppano forme di comunicazione e di interazione pur mantenendo i propri schemi sociali. È da questa reciprocità che nascono nuove modalità e nuovi modelli di comportamento. Tra le due specie infatti vi è una continuità di relazione dinamica che si evolve nel tempo, nella quale l’animale non è solo un soggetto passivo manipolato dall’uomo ma, con le sue risposte adattative, modifica a sua volta il comportamento umano; questa analisi deriva dalla nostra visione del fenomeno, che è di tipo ecologico.

    Un esempio è la domesticazione del cane, che ha provocato numerosi mutamenti nelle due specie in gioco. Nell’uomo, per esempio, ha sviluppato l’attitudine a un certo tipo di caccia (ricerca e inseguimento della preda); nel cane, rispetto al lupo, ha sviluppato attitudini diverse (guardia, compagnia, lavoro) legate alla stretta convivenza con l’ambiente umano. È un processo evolutivo nel quale un agente selettivo, in questo caso l’uomo, modifica la forma, la fisiologia, il comportamento, la libertà, la riproduzione dell’animale addomesticato.

    La domesticazione può anche essere considerata una forma di simbiosi, intendendo con questo termine relazioni stabili e durature tra organismi che appartengono a specie differenti, relazioni dalle quali entrambe le specie traggono vantaggi. È stata la domesticazione stessa a portare a una coevoluzione tra uomo e animali allevati che ha reso sia l’animale che l’uomo predisposti a questo legame interspecifico. Vi è infatti la tendenza, da entrambe le parti, a convivere e a collaborare: l’animale domestico non è prigioniero nell’allevamento; se le condizioni sono adatte a lui, vive volentieri in tale ambiente antropico.

    L’animale si sente sicuro e protetto quando l’uomo se ne prende cura (az. Parva Domus)

    L’animale si sente sicuro e protetto quando l’uomo se ne prende cura (az. Parva Domus)

    L’allevamento industriale invece ha totalmente alienato tale condizione, causando malessere e sofferenza sia negli animali allevati che nell’uomo che se ne occupa.

    Tornando all’animale allevato in un sistema agroecologico, esso, rispetto all’animale selvatico, corre meno rischi di predazione, viene curato quando è malato, nutrito regolarmente, non rischia periodi di penuria di cibo legati alla vita libera, può riposare e muoversi in ambienti a lui adatti. Ha quindi in genere dei vantaggi e meno stress rispetto alla vita libera, a patto naturalmente che l’ambiente di allevamento sia organizzato e gestito dall’uomo in modo consono alle esigenze dell’animale e rispettoso dei suoi bisogni, non solo di tipo fisiologico, ma anche di tipo etologico: la libertà di vivere interazioni sociali, di accoppiarsi, di giocare, di muoversi adeguatamente ecc.

    L’uomo ricava dagli animali prodotti necessari al suo sostentamento: alimenti, lavoro, manufatti, letame, assumendosi la responsabilità della cura degli animali e dell’ecosistema agricolo.

    Allevamenti intensivi

    Nel caso degli allevamenti sviluppatisi nell’ambito della zootecnia industriale gli animali sono oggetto di gravi sofferenze; la forte spinta produttiva rende le condizioni lontanissime dalle loro esigenze, mettendoli in stato di grave disagio.

    Tale modello è totalmente avulso da una prospettiva ecologica ed etica, essendo indirizzato solo al profitto, e porta l’uomo a perdere il legame con la terra e con i cicli naturali e a nutrirsi di prodotti di origine animale senza la consapevolezza di come vengano prodotti, anzi, cercando persino di cancellare le tracce del legame tra il cibo e l’animale da cui proviene (si veda il Capitolo 3 Relazioni tra allevamento e ambiente).

    Nell’allevamento tradizionale, per esempio quello gestito dalla famiglia contadina, il rapporto tra uomo e animali è forte: il proprietario li conosce, si prende cura di loro e per gli animali la frequente interazione con l’uomo è fonte di adattamento all’ecosistema agricolo: sono abituati a essere avvicinati, maneggiati e risentono molto meno dello stress legato ad alcune fasi della loro esistenza.

    Un allevamento intensivo di suini

    Un allevamento intensivo di suini

    L’allevamento e l’agricoltura biologica sono nati con lo spirito di tentare di sottrarre tali attività alle aberrazioni delle produzioni spinte, sia vegetali che animali, con massiccio uso di pesticidi e antibiotici, inquinamento dell’ambiente e ricadute sulla salute umana.

    Le basi del benessere animale si fondano sulle cinque libertà descritte dal professor Roger Brambell:

    libertà dalla sete, fame e malnutrizione;

    disponibilità di un riparo appropriato e confortevole;

    prevenzione, diagnosi e rapido trattamento delle lesioni e delle patologie;

    libertà di attuare modelli comportamentali normali;

    libertà da paura e distress.

    Gli animali devono avere disponibilità di un riparo appropriato e confortevole (grotte naturali az. Boccea)

    Gli animali devono avere disponibilità di un riparo appropriato e confortevole (grotte naturali az. Boccea)

    Vacche con vitelli in libertà

    Vacche con vitelli in libertà

    Mandria di bovini al pascolo

    Mandria di bovini al pascolo

    Crediamo che questi punti vadano approfonditi e compresi per poter maturare la consapevolezza delle reali esigenze degli animali e per poterle rispettare.

    Il primo punto si riferisce alla libertà dalla fame, ma a nostro avviso è necessario tenere conto anche delle esigenze nutrizionali degli animali. Per esempio, per un bovino avere un’alimentazione costituita soprattutto da foraggi è fondamentale per un corretto funzionamento dell’apparato digestivo; l’alimentazione basata prevalentemente su mangimi concentrati a base di cereali e legumi crea squilibri, anche gravi, a livello del rumine, divenendo così una forma di malnutrizione. Il pascolamento è un’esigenza fondamentale per tutte le specie animali, sia dal punto di vista etologico che funzionale, quindi non basta il nutrimento con cibi conservati, pur essendo equilibrato dal punto di vista dell’apporto di fibra².

    Per quanto riguarda il secondo punto, cioè la disponibilità di un riparo appropriato e confortevole, va considerato quale riparo sia adeguato rispetto a quale specie (si veda la Parte Speciale).

    La prevenzione, al punto 3, purtroppo è spesso intesa come l’uso di trattamenti preventivi farmacologici e non come un corretto sistema di allevamento.

    Il punto 4, cioè la libertà di attuare modelli comportamentali normali, è, tra tutti, quello che oggi appare meno rispettato e applicato. Se non si conoscono l’etologia e il comportamento degli animali in libertà, e quindi non si adegua di conseguenza la modalità di allevamento, non si dà agli animali stessi la possibilità di vivere secondo la loro natura.

    Riguardo al punto 5, cioè la libertà da paura e distress, gli animali allevati in spazi ristretti, senza possibilità di sottrarsi agli esemplari più aggressivi, vivono in una condizione perenne di paura e distress.

    Bovini alla catena, modalità lontanissima dalla natura dell’animale

    Bovini alla catena, modalità lontanissima dalla natura dell’animale

    Possiamo affermare che solo in poche aziende virtuose questi cinque princìpi vengono realmente applicati e che ancora tanto lavoro dev’essere fatto anche nel comparto del biologico.

    Modello agroecologico

    Nel modello agroecologico da noi proposto, che si ispira fortemente a quello tradizionale ed è arricchito di contenuti ecologici ed etici, il benessere e la salute degli animali in allevamento assumono grande importanza; gli animali sono parte di un sistema integrato fondato sull’armonia e sul reciproco beneficio uomo-animali-terra.

    Il binomio animali e agricoltura può diventare sostenibile sia eticamente che ecologicamente e non essere quindi inquinante bensì rispettoso dell’ambiente e della diversità del territorio.

    Condividiamo l’affermazione che definisce il benessere «uno stato di salute completo, sia fisico che mentale, in cui l’animale è in armonia con il suo ambiente». Crediamo sia possibile che tale condizione si verifichi in un allevamento gestito in modo agroecologico, di cui esporremo più avanti le basi fondamentali.

    Gli animali sono stati ufficialmente riconosciuti come esseri senzienti dal Trattato di Lisbona del 2007 e questa nuova consapevolezza può sostenere e guidare un modo nuovo di allevare e di interagire con loro, basato su osservazione, empatia e soddisfacente relazione reciproca, in un modello dove i ritmi e le modalità di utilizzo degli animali e della terra siano più consoni a tutti gli organismi che vi partecipano, uomo compreso.

    Il modello agroecologico

    Il modello agroecologico

    C’è stata negli ultimi anni molta attenzione al benessere animale, non sempre però sostenuta da consapevolezza o compassione; anzi, spesso basata soltanto su una passiva osservanza dei regolamenti³.

    A nostro avviso è necessario concentrarsi su un concetto di benessere che si basi su una profonda conoscenza, anche di tipo empatico, della natura animale. Il rispetto nasce da una soddisfacente relazione reciproca, che porta l’uomo a prendersi cura degli animali e degli ecosistemi agricoli. Tale cura si basa su un grande senso di responsabilità e, dal punto di vista metodologico, sullo studio degli elementi in gioco e sull’armonizzazione delle loro reciproche relazioni, in modo da adattare l’allevamento all’ambiente e non viceversa, integrando efficacemente componenti naturali e antropiche.

    Il sistema produttivo non dev’essere guidato dallo sfruttamento ma da concetti di mantenimento e salvaguardia del territorio, delle tradizioni, del benessere animale, delle produzioni locali, evitando sovraproduzioni e concentrandosi su piccole produzioni di qualità.

    Il modello agroecologico; l’uomo si prende cura degli animali

    Il modello agroecologico; l’uomo si prende cura degli animali

    L’uomo deve prendersi cura dell’animale anche nelle fasi non produttive, molto spesso trascurate, come ad esempio l’allattamento dei vitelli nelle stalle da latte e la gestione delle manzette e manze da rimonta.

    Dedicarsi a osservare gli animali e a relazionarsi con loro non è una perdita di tempo, è utile per instaurare comportamenti collaborativi. Un esempio è lo spostamento degli animali da un pascolo all’altro tramite richiami dopo averli abituati con calma a questo comportamento, anziché la sollecitazione a spostarsi stimolando reazioni di fuga attraverso urla e/o percosse.

    La convinzione che vivere allo stato brado in modo molto simile a un animale selvatico coincida con lo stato di benessere degli animali di allevamento è, a nostro parere, non corretto in senso etologico. Va tenuto presente che non si tratta di animali selvatici bensì domestici e che nella loro evoluzione hanno perso caratteristiche di adattabilità ad alcuni ambienti; quindi la vita libera, che è da promuovere, va comunque organizzata in modo da proteggere gli animali da fonti di stress come predatori, intemperie ecc.

    La calma dell’allevatore è un elemento determinante per instaurare una buona relazione con gli animali

    La calma dell’allevatore è un elemento determinante per instaurare una buona relazione con gli animali

    L’incremento di malattie di natura allergica e autoimmune nell’uomo ha spinto i ricercatori e i consumatori ad avere una maggiore attenzione nei confronti del cibo. Anche la ricerca del verde e dell’aria pulita che spinge le persone a uscire dalle città nei weekend, gli agriturismi come riscoperta di una natura perduta, i trasferimenti in campagna dalle metropoli sono tutti tentativi di riappropriarsi di qualcosa che non è stato tolto solo a noi, ma anche agli animali.

    Ci sono bambini che non hanno mai avuto un contatto ravvicinato con animali da cortile come semplici galline, maiali o asini; manca loro la dimensione della mole, dell’odore, del movimento, dell’animalità. La vista di animali in libertà – una vacca col vitello, una cavalla col puledro o la chioccia con i pulcini – evoca un contatto con la terra che la creazione dell’animale tecnologico ci ha tolto.

    Che la vacca produca il latte solo dopo aver partorito perché questo serve alla nutrizione del vitello è un elemento che a volte sfugge: si pensa che la mammella della vacca o pecora o capra sia un dispenser di latte a prescindere dallo stato fisiologico. Parlare di benessere animale vuol dire spiegare ai consumatori che prezzo, in termini di sacrificio, l’animale paga per il bene dell’uomo.

    Lo stato di completo e totale benessere deve essere garantito a tutti gli animali che producono sostentamento per gli uomini e non solo a una nicchia di fortunati: perché mai i maiali destinati ai famosi prosciutti Doc italiani devono vivere in condizioni anti-etologiche e quelli destinati alle produzioni biologiche nei boschi mangiano ghiande?

    Non troviamo giusto porre al primo posto le esigenze umane e il fattore economico a scapito della questione animale e ambientale. Questa posizione antropocentrica – l’uomo sempre al centro dell’universo e che può disporre in base ai suoi comodi del destino di animali, piante e ambiente – ci sta portando al disastro ambientale.

    La struttura di convoglio degli animali su progetto di Temple Grandin (azienda Boccea, Roma)

    La struttura di convoglio degli animali su progetto di Temple Grandin (azienda Boccea, Roma)

    Alcuni esempi di etologia

    ⁴ collaborativa

    La Tenuta di Paganico in provincia di Grosseto e l’Azienda Boccea di Roma allevano bovini con il sistema semibrado. Entrambe le aziende investono molto sul rapporto uomo-animale; le persone che si occupano degli animali, rispettivamente Filippo Bonfanti e Marco Donati, Antonio Piddu e Carmela Ionescu, instaurano con loro un rapporto di fiducia per cui gli spostamenti, per esempio, avvengono tramite richiamo e non utilizzando lo stimolo dell’allontanamento da una fonte che incute paura o fastidio, come si usa spesso in queste situazioni.

    Etologia collaborativa, gli animali seguono l’uomo, abituati al richiamo, non c’è paura né stress

    Etologia collaborativa, gli animali seguono l’uomo, abituati al richiamo, non c’è paura né stress

    Filippo Bonfanti alle prese con i suoi animali

    Filippo Bonfanti alle prese con i suoi animali

    Nell’Azienda Boccea sono state costruite strutture di convoglio e cattura degli animali seguendo i progetti di Temple Grandin; tali metodi riducono al minimo lo stress di queste operazioni.

    Filippo Bonfanti osserva le abitudini dei bovini, come ad esempio i loro orari di pascolo nel bosco o nel campo in relazione alle diverse stagioni, in modo da poter poi pianificare le interazioni con gli animali relative alle varie operazioni che riguardano l’allevamento.

    Novella Benvenuti e Lorella Giuliotti si occupano di ricerca all’Università degli Studi di Pisa. Sono molto interessanti le loro pubblicazioni riguardo al benessere animale, la resistenza genetica alle parassitosi e l’applicazione della medicina omeopatica agli allevamenti. La loro attività, molto a contatto con gli allevatori, ha determinato l’applicazione pratica di idee e spunti contenuti nei loro lavori, riferiti a un’idea di allevamento etico e sostenibile.

    Una frisona decornata: pratica vietata sugli animali adulti

    Una frisona decornata: pratica vietata sugli animali adulti

    Le mutilazioni

    Una particolare attenzione dev’essere posta alle mutilazioni degli animali, verso le quali noi siamo assolutamente contrari. È consuetudine purtroppo mutilare gli animali senza anestesia e senza consulenza veterinaria, provocando sofferenze inutili, instabilità nei branchi, mancate produzioni e morte. È bene qui ricordare che la decornazione di animali adulti è vietata.

    Gli ovini sono soggetti a cruente mutilazioni. Il taglio della coda, che ha lo scopo di evitare che la pecora sporchi il vello con feci e urine, è una delle cause maggiori di sofferenza e morte dovuta a emorragie e infezioni in questa specie. Si pratica anche il taglio delle orecchie. La maggior parte della lana che utilizziamo proviene dall’Australia, dove gli animali vengono bloccati con barre di metallo e mutilati della zona perianale con cesoie da giardinaggio, senza anestesia. Molte associazioni e noti artisti e sportivi si sono mobilitati per boicottare i grandi marchi d’abbigliamento che si servono della lana ottenuta da pecore sottoposte a tali crudeli pratiche; sembrava si fosse raggiunto un risultato ma la lana contaminata si vende male e poco e per motivi economici la mutilazione sta riprendendo piede, a scapito come al solito degli animali. Viene praticata anche in Italia.

    La macellazione

    Parlare di macellazione porta a parlare di alimentazione poiché l’atto di macellare gli animali definisce un regime alimentare dell’uomo e qui l’argomento è complesso e delicato dal momento che sono implicate anche scelte etiche. L’uomo vive in situazioni ambientali diverse; proibire agli Tsaatan o ai Saharawi di consumare prodotti animali provocherebbe automaticamente la loro estinzione. Si tratta dunque di scelte riguardanti in primis la salute, poi il luogo di vita, il livello spirituale/etico della persona e le modalità di gestione dell’animale.

    Parlare di macellazione degli animali genera solitamente prese di posizioni rigide, ognuno difende le proprie scelte criticando anche duramente le decisioni altrui. La nostra posizione è quella dell’ascolto e del rispetto di tutte le scelte, con tre certezze:

    1.Mangiare troppi prodotti animali è dannoso per la salute globale, dà luogo a malnutrizione della persona e genera squilibri al pianeta.

    2.Allevare animali non implica necessariamente nutrirsi di essi o dei loro prodotti.

    3.Dobbiamo ridurre fino all’eliminazione gli allevamenti industriali, cambiare strutturalmente e radicalmente l’allevamento che riduce l’animale a una macchina; l’animale non è un oggetto ma un essere senziente.

    Possiamo distinguere l’umanità in cinque categorie, secondo il regime alimentare adottato. Ci sono gli onnivori, gli ovo-latto-vegetariani, gli ovovegetariani, i latto-vegetariani e i vegani.

    I vegetariani che mangiano anche il pesce tendono a essere più onnivori, crediamo quindi non possano correttamente definirsi vegetariani.

    La posizione più chiara è quella dei vegani: escludono qualsiasi prodotto (cibo, vestiario, farmaci, utensili, professione ecc.) che possa derivare dall’animale e non prevedono alcun tipo di allevamento. La posizione dei vegani, se adottata su larga scala, determinerebbe una riduzione drastica del numero di animali allevati. Tale diminuzione andrebbe gestita tecnicamente riflettendo sulla metodologia da adottare, quale ad esempio la castrazione dei maschi per evitare ulteriori riproduzioni. Rimettendo semplicemente in libertà tutti gli animali allevati, la loro vita non migliorerebbe; gran parte di loro morirebbe per fame o sete, traumi, predazione o malattie e questo per noi veterinari è inconcepibile.

    L’alimentazione degli ovo-latto-vegetariani implica tecnicamente che l’animale si debba riprodurre, non si possono avere latte o uova se l’animale non viene ingravidato e non ha dei piccoli. In questo caso occorre capire cosa fare con pecore, capre e bovini in eccesso e come limitare la riproduzione di greggi. Molto probabilmente i vegetariani hanno bisogno che una parte dell’umanità sia onnivora per mantenere in equilibrio il numero di animali. In caso di un aumento eccessivo degli animali stessi, non essendo usati per la nutrizione dell’uomo, potrebbero essere le limitazioni alimentari e le malattie a ridurne il numero, ma gli esseri senzienti vanno nutriti e curati.

    Ritornando alla macellazione, è importante che il macello sia il più possibile vicino all’allevamento, in modo da ridurre al minimo la durata del viaggio e da evitare lunghe permanenze degli animali nelle stalle di sosta. Soprattutto per gli animali allevati all’aperto tali situazioni possono essere fonte di notevoli sofferenze. Riteniamo eticamente inaccettabile l’uso di elettricità per spostare gli animali e per farli salire sul camion. Per evitare stress e traumi nel carico per l’invio al macello, una buona pratica è quella di lasciare il camion dentro al paddock aperto, con cibo e acqua dentro. Il giorno dopo gli animali saliranno da soli. È consigliabile che non ci siano soste all’arrivo al macello, che gli animali vengano macellati subito e che l’allevatore li possa accompagnare in modo da controllare che siano trattati bene fino all’ultimo. La macellazione in azienda è a nostro avviso la situazione ideale e ci auguriamo che le normative sanitarie⁵ possano rapidamente recepire questa forte esigenza da parte di allevatori e consumatori che vogliono rispettare gli animali anche in questa delicata fase.

    La macellazione in azienda è la scelta ideale per rispettare fino alla fine l’animale e garantirgli tranquillità (l’operazione di stordimento in questo caso avviene nell’ambiente familiare dell’animale)

    La macellazione in azienda è la scelta ideale per rispettare fino alla fine l’animale e garantirgli tranquillità (l’operazione di stordimento in questo caso avviene nell’ambiente familiare dell’animale)

    Capitolo 2

    Agroecologia e allevamento

    Quella che attraverso questo libro intendiamo proporre è una visione ecologica applicata all’allevamento. La cultura ecologica si basa su una visione sistemica della realtà e si pone come obiettivo l’armonica convivenza dell’uomo con l’ambiente di cui fa parte, in sintonia con i meccanismi regolatori naturali che contraddistinguono gli ecosistemi; in tale visione l’uomo è sia un prodotto, sia un agente che incide sull’evoluzione della biosfera ed è responsabile non solo della tutela della propria specie, ma dell’intero pianeta.

    La sostenibilità delle produzioni agricole è essenziale per la sopravvivenza a lungo termine dell’ambiente e dell’umanità; è ormai chiaro come lo sviluppo legato al capitalismo industriale, basato sullo sfruttamento massivo delle risorse rinnovabili e non rinnovabili, porti a un degrado sempre maggiore degli ecosistemi terrestri e marini, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti (si veda anche il Capitolo 3 Relazioni tra allevamento e ambiente). È anche chiaro come nella nostra civiltà non sia più sostenibile l’aumento costante delle produzioni, dei consumi e degli sprechi; l’uomo deve imparare a limitare le proprie necessità, poiché il pianeta che ci ospita non ha risorse infinite.

    L’allevamento in particolare è responsabile di elevati consumi di acqua, territorio ed energia fossile e di elevate produzioni di gas-serra ed è quindi giustamente criticato da un lato dagli ambientalisti e dall’altro dagli animalisti per le ingiuste condizioni nelle quali gli animali sono costretti a vivere.

    La nostra sfida è proprio quella di proporre un modello di allevamento che sia ecosostenibile, tenendo comunque in considerazione il fatto che il consumo di prodotti animali pro-capite va diminuito, così come vanno ridotti progressivamente fino all’eliminazione gli allevamenti industriali a beneficio di produzioni di qualità con radicati princìpi di consapevolezza ed eticità; vedremo come i due scopi siano perseguibili tramite lo stesso modello di riferimento, quello agroecologico.

    Il bosco è fonte di benessere per la mandria

    Il bosco è fonte di benessere per la mandria

    La cultura ecologica è l’opposto della cultura riduzionista, che ha condizionato la società e lo sviluppo scientifico-tecnologico dall’epoca della rivoluzione industriale in poi. La cultura riduzionista privilegia l’approccio settoriale alla realtà e specializza le discipline e le attività nella logica dell’aumento delle produzioni e dei profitti umani, considerando meritevoli di sviluppo e tutela solo l’uomo e il suo benessere. Nel corso di tale sviluppo l’essere umano ha perso sempre più i contatti con l’ambiente naturale, con graduale perdita anche della consapevolezza di cosa sia e come funzioni un ecosistema. L’uomo industriale continua a vivere come parassita del suo ambiente, prende ciò che gli occorre senza preoccuparsi del benessere e della sopravvivenza di chi lo ospita. L’uomo deve dunque evolvere verso uno stadio di mutualismo nelle sue relazioni con la natura.

    L’obiettivo della sostenibilità è quello di riportare, per quanto possibile, in una condizione di coevoluzione la relazione presente oggi tra i sistemi naturali e i sistemi sociali, consentendo una dimensione di armonia tra i metabolismi di questi sistemi.

    La comunicazione e la collaborazione tra discipline e approcci è di fondamentale importanza per mettere in atto una relazione con la natura che possa sostituire lo sfruttamento con la tutela e il rispetto, in un’ottica ecologica. Lo sviluppo delle diverse discipline è stato estremamente settoriale ed è giunto a una situazione in cui il confronto è sempre più difficile a causa di linguaggi e procedure totalmente differenti e a un atteggiamento di chiusura e di casta delle lobbies del sapere scientifico; questo ha portato alla perdita sempre maggiore del confronto interdisciplinare.

    L’ecologia

    La parola ecologia è stata utilizzata per la prima volta nel 1866 dal biologo Ernst Haeckel, che l’ha definita come «la scienza delle relazioni di un organismo con il mondo esteriore che lo circonda», ovvero, in senso più ampio, la scienza delle condizioni di esistenza. L’ecologia è la scienza che studia le relazioni tra gli organismi viventi, tra questi e il loro habitat, gli ecosistemi. Nel linguaggio corrente la parola ecologia ha assunto il significato di tutela dell’ambiente e si lega alla preoccupazione dell’impatto dell’uomo sul pianeta. Nel nostro libro la trattiamo in riferimento alla definizione scientifica.

    L’ecologia prende in considerazione tutti i processi, sia biologici che chimico-fisici, dei sistemi ecologici: dal sistema individuo-ambiente fino ai livelli gerarchici più elevati, come la biosfera. Quest’ultima è il sistema biologico che comprende tutti gli ecosistemi della terra e che si può quindi considerare formata dall’insieme degli ambienti fisici del pianeta che possono ospitare forme di vita e delle comunità di organismi viventi che popolano tali ambienti. Vi sono diverse branche dell’ecologia, tra cui l’ecologia sociale, l’ecologia marina e l’ecologia urbana.

    Il modello agroecologico prevede l’utilizzo di bosco e pascolo erbaceo per gli animali

    Il modello agroecologico prevede l’utilizzo di bosco e pascolo erbaceo per gli animali

    Nel nostro libro ci occupiamo di agroecologia.

    Tale argomento è ampiamente e sapientemente trattato nel libro Ecologia per l’agricoltura di Fabio Caporali, cui rimandiamo per approfondimenti. L’ecologia è una scienza che unifica le diverse discipline in quanto si occupa di tutto quanto avviene sul pianeta: ne fanno parte infatti la biologia, la geologia, la fisica, la chimica. Gli studiosi di ecologia devono quindi confrontarsi e studiare i fenomeni in modo interdisciplinare.

    Ciò che la contraddistingue è che lo studio delle interazioni tra diversi organismi ed entità (clima,

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