Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Favola d'amore: Harmony Jolly
Favola d'amore: Harmony Jolly
Favola d'amore: Harmony Jolly
E-book178 pagine2 ore

Favola d'amore: Harmony Jolly

Valutazione: 5 su 5 stelle

5/5

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La magia del Natale 1/3
Riuscirà la magia del Natale a far trovare ai tre fratelli Cattaneo l'amore che cercano?

Il milionario Leo Baxter è sconvolto nel ricevere una lettera dai suoi genitori biologici, ma una tragedia gli impedisce di incontrarli. Tuttavia, a Natale, in uno chalet sulle Alpi, lo aspettano il fratello e la sorella che non ha mai conosciuto... Tra le montagne, però, Leo non incontra solo loro: Anissa Lang è un'ex campionessa di sci che dopo un brutto incidente sta cercando di ripartire facendo la cameriera. Entrambi molto vulnerabili, i loro mondi si fondono all'istante, e quando Leo deve tornare a New York Anissa lo segue. Sotto le luci natalizie, il loro amore cresce di giorno in giorno, anche se la rinuncia che attende uno dei due non sarà semplice.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2019
ISBN9788830507838
Favola d'amore: Harmony Jolly

Leggi altro di Scarlet Wilson

Correlato a Favola d'amore

Titoli di questa serie (3)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Favola d'amore

Valutazione: 5 su 5 stelle
5/5

1 valutazione0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Favola d'amore - Scarlet Wilson

    successivo.

    Prologo

    Carissimo Leo,

    non hai idea di quanta gioia mi dia scriverti questa lettera. Per così tanto tempo abbiamo pregato per questo momento. Speriamo che tu stia bene, che tu sia in salute. E vogliamo tu sappia che non passa giorno senza che pensiamo a te. In questi trentacinque anni non abbiamo mai smesso di cercarti. Sei sempre stato nei nostri cuori, Leo, sempre. Credici, ti prego.

    Trentotto anni fa io e tuo padre eravamo solo due ragazzini. Due ragazzini innamorati. I nostri genitori disapprovavano e quando sono rimasta incinta di te ci hanno costretto a darti in adozione.

    Voglio tu sappia che non era quello che noi volevamo. Dal primo istante in cui abbiamo saputo di te, ti abbiamo amato. Ma erano altri tempi. I nostri genitori ci hanno sottoposti a pressioni indicibili, non hanno voluto aiutarci. Si vergognavano del loro nipotino.

    Ci ha spezzato il cuore, ma eravamo senza un soldo e siamo stati costretti ad acconsentire a rinunciare a te, in caso contrario ci avrebbero cacciato di casa.

    Parlavamo di te ogni giorno, chiedendoci dove fossi. Pregavamo che avessi dei genitori che ti amavano quanto ti amavamo noi, dei genitori che ti davano attenzioni e sostegno.

    Nonostante quello che pensavano le nostre famiglie, siamo rimasti insieme e alla fine ci siamo sposati. Non appena abbiamo risparmiato un po' di soldi abbiamo cominciato a cercarti. Abbiamo dovuto affrontare una montagna di scartoffie – di gente che conservava segreti e mentiva. Ci sono voluti anni per scoprire che eri negli Stati Uniti, e la pista si è fermata lì.

    È stato un dolore immenso.

    Hai un fratello, Sebastian, e una sorella, Noemi. Per noi è sempre stato molto difficile parlare con loro della tua adozione, ma ora che ti abbiamo trovato vorremmo tanto che la nostra famiglia si riunisse.

    È sempre stato il nostro sogno avere un giorno tutti i nostri figli seduti alla stessa tavola per il pranzo di Natale, proprio come la vera famiglia che volevamo sin da ragazzini. Ci farebbe tanto piacere se quest'anno potessi venire e ci auguriamo che tu possa raggiungerci a Mont Coeur, in Svizzera, il luogo dove amiamo andare per le feste di Natale.

    Ci sei mancato ogni giorno, Leo.

    Sapere che sei vivo e che stai bene è una gioia infinita per noi. Lo sappiamo che hai una famiglia tua. E sappiamo che i genitori che conosci sono gli unici che ami, quindi rispetteremo qualunque tua decisione e desiderio ma, ti prego, ti prego, prendi in considerazione la nostra richiesta.

    Non c'è nulla che desideriamo di più che abbracciare il nostro primogenito e dirgli quanto lo amiamo.

    Con tutto il cuore,

    mamma e papà

    Salvo e Nicole Cattaneo

    1

    Non avrebbe mai dovuto aprire la lettera, si disse Leo.

    Gli si chiuse lo stomaco mentre percorreva gli ultimi passi che lo separavano dalla veranda che correva tutt'intorno al lussuoso chalet.

    Anche se erano i primi di novembre, il resort di Mont Coeur era affollato come durante le festività natalizie. Forse era per via del freddo e della neve che la gente si sentiva già pronta a fare l'albero e festeggiare. Di fatto, arrivando in paese aveva notato che tutti i negozi erano aperti e in piena attività.

    Dovunque guardasse c'erano ghirlande, luci e musichette natalizie.

    In qualunque altro momento avrebbe pensato che quel posto era perfetto – bello come una cartolina. Ma quello non era un giorno come un altro.

    Lo chalet dei suoi genitori biologici era addobbato a festa. Al di là delle vetrate si intravedeva un grande albero con decorazioni rosse e oro che troneggiava nel centro di uno spazioso soggiorno. Rami di agrifoglio abbellivano il caminetto, dove dei ciocchi scoppiettavano allegramente. E sopra la sua testa, stagliate contro il cielo notturno scintillavano le lucette bianche che addobbavano l'esterno dello chalet. Un'idilliaca scenetta natalizia.

    Avrebbe dovuto essere diverso.

    Sarebbe dovuto arrivare lì per conoscere i genitori che lo avevano dato in adozione trentotto anni prima. Per sapere di più su quelle due persone che dicevano di non aver mai smesso di pensare a lui in tutto quel tempo. Invece era lì per via di un avvocato che non conosceva e di una sorella, Noemi, che non aveva mai incontrato, per la lettura del testamento dei suoi.

    Il calore e il senso di famiglia che irradiava dallo chalet erano qualcosa di totalmente estraneo per lui. Lui non aveva mai sperimentato niente di simile. La gioia di un Natale in famiglia. E non riusciva a scrollarsi di dosso il senso di colpa, perché se i suoi non lo avessero trovato, se non avesse risposto alla loro lettera, non sarebbero morti in un incidente in elicottero.

    Ora era lì su loro richiesta per l'apertura del testamento – e per conoscere i suoi fratelli.

    Gli sembrava tutto strano e sbagliato.

    Mentre bussava, avvertì di nuovo un senso di costrizione allo stomaco. Forse in casa non c'era nessuno. Forse i suoi fratelli avevano cambiato idea. Sarebbe stato così facile voltarsi e dirigersi allo chalet extra lusso che la sua assistente aveva prenotato per lui.

    Scorse un movimento al di là del vetro. Una donna si affrettò alla porta. Era alta e magra, con un caschetto di capelli castani. La seguiva a passo molto più lento un uomo alto e muscoloso, dall'aria corrucciata.

    La donna spalancò la porta. «Leo?»

    Gli occhi marroni erano pieni di speranza, di impazienza. Si vedeva che faceva fatica a controllarsi.

    «Sì» rispose lui rauco.

    Con un gridolino, la donna gli gettò le braccia al collo. «Oh, Leo, sono così felice che finalmente ci incontriamo.»

    Leo rimase immobile, le braccia rigide lungo i fianchi, senza ricambiare l'abbraccio.

    Dopo quella che parve un'eternità, la donna si scostò e si asciugò una lacrima. «Sono Noemi. Lo sai, vero?» Si asciugò un'altra lacrima e indicò l'uomo alle sue spalle. «E lui è Sebastian, tuo fratello.»

    Era l'incontro più bizzarro che si potesse immaginare. Sebastian trasudava ostilità. Non gli tese nemmeno la mano, si limitò a un breve cenno del capo.

    Leo cercò di restare rilassato. Quelli erano suo fratello e sua sorella. Aveva sempre sognato di far parte di una grande famiglia. Di avere dei fratelli. Ma i suoi genitori adottivi avevano deciso che un figlio era abbastanza. Non aveva mai capito perché lo avessero voluto, visto lo scarso interesse che avevano dimostrato per lui.

    Tutto quello che avrebbe voluto fare, al momento, era girare sui tacchi e andarsene. Il che lo faceva sentire patetico. Lui era un uomo d'affari, un uomo di successo. Passava gran parte della sua esistenza a gestire trattative difficili. Questo era niente al confronto. Tuttavia, quella situazione gli stava scatenando dentro una miriade di emozioni.

    Era evidente che tutti quelli che risiedevano a Mont Coeur erano ricchi, persino per i suoi standard. Inclusi suo fratello e sua sorella. Forse temevano che fosse andato lì per i soldi. Lui non aveva bisogno di denaro, né lo voleva.

    Noemi lo prese per mano. «Forza, Leo, vieni dentro. Voglio sapere tutto di te. Voglio conoscerti» disse. Poi si mordicchiò un labbro, mentre gli occhi le si riempivano di nuovo di lacrime.

    Sua sorella era sempre così emotiva? Già in condizioni normali non era bravo a gestire le donne in lacrime, figuriamoci ora.

    Le mani di Noemi erano calde contro le sue. Lo condusse dritto nel cuore della casa, tra l'albero decorato e il caminetto acceso. «Dammi il giaccone» gli disse con entusiasmo, cominciando a sfilarglielo dalle spalle.

    Sebastian si era mosso appena. Visibilmente teso, continuò a guardarlo mentre si liberava del giaccone. «Mia moglie, Maria, e mio figlio, Frankie, avrebbero voluto esser qui, ma...» Lasciò la frase in sospeso, come stesse cercando di decidere in che modo continuare. «... hanno avuto un contrattempo.»

    Leo sentì che non era sincero. Sembrava sui tizzoni ardenti. O sua moglie e suo figlio non volevano incontrare il nuovo fratello, o Sebastian stava nascondendo qualcos'altro.

    Noemi gli fece segno di accomodarsi accanto a lei sul divano. «Prego, siediti» lo invitò. «Giovanni sarà qui a momenti, ma volevo fare due chiacchiere prima.»

    Giovanni. L'avvocato di famiglia che lo aveva persuaso a presenziare alla lettura del testamento. Giovanni, cui Leo avrebbe voluto poter dire che aveva cambiato idea.

    Si sedette e venne quasi soffocato dai cuscini. Gli venne da ridere, perché era così che si sentiva in quel momento.

    Delle foto attrassero la sua attenzione. Ce n'erano di ogni tipo, ovviamente accumulate nel corso degli anni, a cominciare da una con una giovane coppia sorridente con due bambini, per arrivare a una in cui c'erano quattro adulti abbracciati. Ogni foto traboccava di amore e calore.

    Avvertì una sensazione di costrizione al petto. Era la famiglia che avrebbe dovuto avere. La famiglia di cui avrebbe dovuto far parte.

    Era come se un milione di minuscoli millepiedi stessero andando su e giù per la sua schiena. Quasi temette di vomitare.

    Avrebbe voluto avvicinarsi a quelle foto, prenderle in mano e studiare i volti dei genitori. Avrebbe voluto vedere i loro ultimi trentotto anni. Com'erano da giovani, com'erano cambiati, com'erano invecchiati. Tutte cose che gli erano state negate.

    A fatica si districò dall'abbraccio soffocante dei cuscini e si alzò. «È stato un errore...»

    «Cosa? No!» esclamò Noemi, impallidendo.

    Leo sentì qualcosa spezzarsi dentro. Non poteva farcela. Non aveva gli strumenti per gestire roba del genere. Aveva passato una vita intera senza amore, relazionarsi con gli altri non era il suo forte. L'ultima donna con cui era uscito lo aveva accusato di essere freddo e duro – e a ragione.

    La prima lettera dei suoi era stata come un fulmine a ciel sereno. Ci aveva messo due settimane per rispondere. E dopo, era stato travolto da quella forza della natura che era stata sua madre, che lo aveva sommerso di mail, facendo progetti per il loro ricongiungimento.

    Quando aveva ricevuto la telefonata di Noemi – la sorella che non aveva mai visto – che gli riferiva che i loro genitori erano morti perché l'elicottero su cui viaggiavano mentre erano a New York era precipitato, era rimasto senza fiato come se gli avessero dato un pugno nello stomaco.

    Quindi non era preparato per nessuna delle emozioni collegate all'avere una famiglia. Senso di colpa. Anticipazione. Giudizio.

    Ma poi, aveva sentito forte la voglia di incontrare tutti loro. Era stata la curiosità a spingerlo a partire per la Svizzera e a far sì che si ritrovasse nella stessa stanza con suo fratello e sua sorella.

    Ma ora che li aveva visti, doveva uscire da lì. Aveva bisogno di aria.

    Una mano si posò sul suo braccio. «Non andartene.»

    Sebastian. Suo fratello.

    Era evidente che anche per lui non era facile. «Non ancora» aggiunse, ma come se facesse fatica a pronunciare quelle parole. «Sei appena arrivato» continuò, senza incontrare il suo sguardo. «Datti un po' di tempo.»

    Leo guardò alla sua sinistra. Noemi aveva ancora gli occhi pieni di lacrime. Non ce l'avrebbe fatta a guardarla piangere di nuovo.

    Non riusciva a capire se Sebastian lo stesse facendo per lui o per sua sorella. Loro sorella. Noemi era la loro sorella. Non solo la sorella di Sebastian.

    Leo aveva la mente in subbuglio. Non era da lui. Era sempre stato freddo, calmo e controllato. Era così che lo definivano i suoi collaboratori.

    Si sottrasse alla stretta di Sebastian e lo guardò. «Sono stato convocato per la lettura del testamento, ma ora che sono qui mi rendo conto di quanto sia inappropriato. Non voglio niente da voi. Non ho bisogno di nulla. Non sono venuto per portarvi via quello che ritenete sia vostro.»

    Un lampo di collera brillò negli occhi di Sebastian. Ma prima che avesse modo di rispondere un'altra voce si aggiunse alle loro.

    «Ah, Leo, vedo che ce l'hai fatta. Un tempismo perfetto.»

    Leo si volse verso la figura stagliata sulla soglia.

    «Giovanni Paliotta» si presentò l'uomo elegante, sulla settantina, chiudendo la porta e muovendo verso di lui. «È un piacere conoscerti» seguitò, stringendogli la mano e osservandolo con interesse. «Assomigli molto a tuo padre.»

    Per Leo fu come un pugno nello stomaco.

    Giovanni parve non accorgersene. «Vogliamo sederci?» disse, indicando il grande tavolo su un lato della sala.

    Noemi guardò il tavolo, poi spostò lo sguardo, come se stesse cercando un altro posto dove accomodarsi, ma Sebastian la raggiunse, le posò una mano sulla schiena e la diresse al tavolo.

    Anche Leo guardò il tavolo. C'erano dodici sedie. Abbastanza per accogliere una grande famiglia. Era a quel tavolo che suo padre e sua madre festeggiavano i Natali. Era lì che lo avrebbero voluto, con suo fratello e sua sorella?

    Non gli era mai capitato di avere tanta voglia di scappare. Cercò di controllare il respiro e di calmarsi.

    Dopo essersi seduto, Giovanni dispose delle carte davanti a sé.

    Sebastian e Noemi, rivolgendosi una rapida occhiata, presero posto. Qualche secondo più tardi, anche Leo si sedette.

    Giovanni attese

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1