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ARCHITETTURA E PRINCIPIO DI RESPONSABILITA'
ARCHITETTURA E PRINCIPIO DI RESPONSABILITA'
ARCHITETTURA E PRINCIPIO DI RESPONSABILITA'
E-book196 pagine1 ora

ARCHITETTURA E PRINCIPIO DI RESPONSABILITA'

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Info su questo ebook

L'idea di città-ponte sullo stretto di Messina dell'architetto Sacripanti, prima che venisse bandito il concorso,dà spunto ad una riflessione o meglio visione di città e di società con i suoi valori del tutto nuova che ritengo valga la pena affrontare.

Così mentre l'attenzione indugia sulle immagini iconiche del passato, delle affascinanti costruzioni Babilonesi e delle liriche architetture greche, il confronto con la realtà contemporanea obbliga al paragone, nel riscoprirne il messaggio di grandezza, di mistero ma anche di tensione interiore e responsabilità, per la capacità di coniugare la convivenza civile con i valori della natura ma sopratutto con la spiritualità.

Si conclude, grazie alla lettura di quell'esperienza unica di architettura, che è la chiesa di San Francesco alla Vigna a Venezia, che esse non sono creazioni "individuali"o "personali" ma frutto di elaborazioni di tradizioni profonde e condivise: dalla tradizione biblica, a quella talmudica ed ermetica, alla cabbala, qui mirabilmente armonizzate, oggi più che mai feconde, ma conculcate dall'atteggiamento spesso corrotto, ipocrita dell'"opinionionismo prevalente" imperante. L'ipocrisia e il disastro totale sono dunque nient'altro che la somma della immoralità e dell' egoismo individuale. Non a caso il prof. A.Paolucci sul mio libro sull'arte definì l'attuale epoca un utile concime per la futura era artistica.
LinguaItaliano
Data di uscita27 mar 2024
ISBN9791222705217
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    ARCHITETTURA E PRINCIPIO DI RESPONSABILITA' - RIGOSELLI ALESSANDRO

    1- LA SOSTANZA DEL PROBLEMA

    Indubbiamente parlare di architettura e di radici comuni, a proposito di essere e di speranza ma soprattutto di sapienza, può apparire argomento contradittorio o quantomeno non relazionato.

    Se l’immagine dell’albero dal tronco che si erge prorompente dalla terra e dai rami che si stagliano liberi verso il cielo, evoca inevitabilmente il richiamo alle sue radici che sprofondano, umili e nascoste nel terreno, e tutto ciò assurge a esaustivo simbolo della esistenza umana, ebbene tale immagine, idea ma insieme "speranza, l’una figura l’altra evocazione/presenza del senso ultimo, può mai essere traslata, anche solo per analogia a indicare la conoscenza stessa dell’ essere?.

    A ciò che, solo, ha in sé stesso la ragione di sé, e pertanto non ha origine né fine né scopo, oltre sé?. Eppure di fronte al mistero di questa indefinibilità dell’ essere, realtà drammatica ed angosciosa per ogni logica umana, l’attesa fiduciosa e positiva della speranza come certezza interiore e luminosa, di padronanza sul caos, si oppone a questo tormento, anche se solo con gli unici strumenti ontologicamente possibili dei riferimenti a rappresentazioni dopotutto esclusivamente organiche o analogiche.

    Tale sintesi nasce proprio da questo vedersi attorniato da opere sempre in divenire caratterizzate da fasi di crescita e sviluppo, di nascita e morte, di mutazione continua ed inarrestabile e mai da una immagine stabile e definita, una volta per sempre, in assoluto. Ciò obbliga ad estraniarsi con gesto prometeico per così dire, da esse e a sollevarsi con uno sguardo più prospettico, da architetto insomma, più dall’alto cioè, quasi separandosi, dal gorgo di tale destino errante delle cose (ma anche dal proprio), contemplando così con un atto del tutto estraneo o astratto quel disegno teorico e immaginifico complessivo di una visione intellegibile, finalmente compiuta.

    The City-bridge. 1965

    Proposta di una città sospesa organizzata sulla visone di un collegamento tra le sponde della terraferma che dà luogo a un nuovo concetto di città, basata non su schemi ideali e rappresentativi o puramente funzionali ma su valori evocativi e significanti del vuoto, dello spazio, del tempo e degli elementi della natura come la terra, il vuoto, l’acqua (vedi Venezia storica città sospesa sull’acqua o le proposte di architetti moderni: Le Corbusier, Y. Friedman, K. Tange ma anche di Palladio e Sansovino)

    Arabesco di una città/ponte. Immagine ……..

    legame stretto……… quasi

    intreccio di tela, struttura/spazio,

    di articolazioni filiformi, esili,… speranza… con l’interspazio/ abisso dell’essere, presente ma indefinibile , vuoto ma complementare dimensione.

    Sagoma e forma, unitaria. Articolazione, tessuto/arabesco : idea di una citta’/ponte…. Insieme di vuoto e di pieno, di immateriale e ponderalità, di armonia fiabesca e sensibile.

    Come la musica, il canto, la danza e l’incantesimo dei colori o il silenzio sconfinato dello spazio. Come l’estasi senza fine dell’amore….

    The City-bridge. 1965

    Sezione Fotografica

    1 - LA SOSTANZA DEL PROBLEMA

    Un architetto immaginifico e profetico: Maurizio Sacripanti: The City-bridge. 1965 (La città-ponte sullo stretto)

    Fonte Neri M.L.,Laura Thermes, F.Purini.


    Arch.Maurizio. Sacripanti: The City-bridge. 1965 (La città-ponte sullo stretto).

    Fonte Neri M.L.,Laura Thermes, F.Purini.

    2- LE PROFONDITÀ DELLO SPAZIO

    In principio Dio creò il cielo e la terra. Ora la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque. Dio disse Sia la luce! E la luce fu. Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre e chiamò la luce giorno e le tenebre notte. E fu sera e fu mattina : primo giorno (Genesi 1, 1-5).

    Terra, acqua, cielo, tenebre, luce! Gli elementi primari aleggiano informi sulla storia e la vita dell’uomo, prima che egli faccia la sua comparsa, prima ancora che avvenga la sua nascita. Questa scomposizione troverà soluzione solo dopo la sua presenza nel mondo e nell’universo, quando si dispiegherà ai suoi occhi la meraviglia incontaminata della natura nella sua ancora immacolata perfezione. Il resto è storia, cronaca, forse decadente o decaduta opportunità!

    Se mai esiste un prima ed un dopo, un sotto o un sopra, un interno ed un esterno, ciò che è vicino e ciò che è lontano, il passato ed il presente, ebbene tutto riaffiora dalla profondità abissale dell’essere e si ricompone armoniosamente nel gesto creativo e libero. In esso si risalda la indefinibile frattura del presente con il passato e con il futuro, tuttavia non in una temporalità ideologica o puramente pragmatica e frantumata ma nella sintesi di azione e consapevole responsabilità, nell’unità della volontà creativa e armoniosa, nel rifiuto della gestualità meccanica disgiunta da aspirazioni e valori. Nell’esperienza di un legame ombelicale con la propria storia ed identità innanzitutto ma fuse nel liberamento erompente ma sapiente e vigile dell’energia vulcanica, evolvente dinamismo pulsante dell’esistenza, della vita.

    Essere, allora, inteso come vita, come tempo, spazio, nascita, crescita, sviluppo, e anche morte e decadenza fisica ma sopra tutto dimensione infinita dello spirito e dell’anima! Negare ciò, negare questa compresenza o pluralità di dimensioni, anche solo in parte o di alcune parti, è negare la libertà, è affermare in qualche modo il dispotismo, il sopruso, la violenza e l’ignoranza, oggi purtroppo dilaganti. Da qualsiasi società o istituzione umana ciò provenga! Sia dalla realtà più totalitaria e bieca che da quella più raffinata e democratica!

    profondità spaziali

    Sezione Fotografica

    2 - LE PROFONDITÀ DELLO SPAZIO

    A.Rigoselli                            profondità spaziali

    3- LA MISCONOCIUTA IPOCRISIA DELLA SOCIETA’ CONTEMPORANEA.

    Diritti dell’uomo e fiction TV, intrattenimento e ostentata retorica nel segno della pedanteria inconcludente. Ventre, sesso e un progresso infinito di auto ecologiche e futuristici sistemi alternativi. E poi collusione, corruzione, sfruttamento e filantropia abilmente miscelati per il successo dell’arrivista perbenista di turno o per l’affermazione di qualche ideologia di consenso di uno piuttosto che un altro sistema di pianificazione consumistica, il tutto propinato con arroganza e disarmante insistenza, palese o financo occulta . Per finire trascinati in una danza macabra e rituale da zombi fino all’ultimo! Fino a quando ci si accorgerà di aver vissuto per essere divorati dal Nulla! Può tutto questo rimanere nascosto ancora nella apparente appagante cornice della pianificazione funzionalistica delle moderne megalopoli ?

    Se consideriamo il concetto, oggi invalso, di vita intesa solo come benessere, nella implicita accezione di esistenza fine a sé stessa, pur con il suo potenziale e nobile principio di diritto universale in ambito sociale, giuridico, economico e partecipativo, così conclamato e affermato come il maggiore risultato dalle più grandi costituzioni moderne, non rischia forse, tale concetto, di naufragare, anzi non è forse già naufragato nel dilagante lassismo interiore che ha generato i fenomeni dell’arrivismo, della corruzione, della mafia, della dissacrazione dei principi civili e religiosi, vero risvolto della medaglia della prepotenza criminosa e della nebbia o meglio dipendenza drogata della coscienza della moderna società?

    Può dunque ancora essere tollerato con colpevole silenzio l’urlo straziato ma luminoso della coscienza, la voce conculcata dell’anima, che si alza contro ogni ipocrita violenza, collusione, corruzione e sopruso che si oppone a tutto ciò?. E’ una risposta che è possibile dare solo quando venga abbandonato ogni opportunismo o illusione basata esclusivamente su schemi organizzativi, su programmazioni politiche produttive o economiche. Tutte queste cose nulla hanno a che fare con la realtà delle cose, per sua natura sfuggente a qualsiasi tentativo di costringerla entro sistemi aprioristici, e comprensibile solo a chi sappia, con un atto esistenziale, penetrare in essa e viverla. Per questo proponiamoci un cammino verso una nuova visione delle cose che è in realtà già in noi!

    4 - IL SILENZIO DELLA CONSAPEVOLEZZA.

    Questa convinzione nasce dalla considerazione che non tutti hanno assecondato questa deriva di ipocrisia e compromesso che ha portato a meschini comportamenti. Riducendo così sé e gli altri, ad affermarsi alla stregua dei funghi o delle bestie ingrassate per il macello, che suscitano solo disprezzo o compassione, per il loro vegetare nel compromesso, nell’imposizione, nella corrente di chi non vive. Giudizio questo, di una dimensione, dimenticata e opposta, che riemerge straordinariamente dal profondo di noi stessi, nelle dimensioni del nostro stesso essere, così infinito e pieno di profondità abissali e meravigliose.

    W.COGDON : Natività

    Riflettiamo per un poco su questa opera, realizzata in un periodo molto particolare del percorso dell’artista, circa un anno dopo la sua conversione al cattolicesimo avvenuta nel 1959. La Natività, in particolare, si colloca l’inizio di questo percorso, essendo stata eseguita a ridosso del Natale del 1960, ed è un’immagine pittorica di particolare ricchezza. Le forme, la stesure del colore e il trattamento della materia portano l’impronta dell’inquietudine

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