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Hai avuto la tua occasione, Lee Burrows
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E-book285 pagine3 ore

Hai avuto la tua occasione, Lee Burrows

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Info su questo ebook

Maledetto Lee Burrows.
Quarterback di punta dei Kingsmen. Braccio di lancio leggendario. Addominali scolpiti. Labbra da baciare. Oh, e non dimentichiamo che è anche un egocentrico e spietato bugiardo che mi ha spezzato il cuore al college.
Mi ci sono voluti anni per rialzarmi dopo il suo inganno, e ora ho la fantastica opportunità di dimostrare il mio valore lavorando come terapista sportiva per una squadra di professionisti.
L’ostacolo? O la montagna, per essere più precisi… Il lavoro è con i San Francisco Kingsmen.
Quando ero un’ingenua studentessa universitaria, mi sentivo fortunata che lui mi avesse notata. Ora, otto anni più tardi, lui sarà fortunato se lo degnerò di uno sguardo.
Cosa che non farò. Mai.
Alcune persone non meritano una seconda possibilità e Lee Burrows è una di queste.
Ora, sarebbe bene se qualcuno glielo dicesse, perché non accetta che per noi la partita sia finita ed è determinato a segnare il touchdown vincente.
 
LinguaItaliano
Data di uscita8 apr 2024
ISBN9791220708333
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    Anteprima del libro

    Hai avuto la tua occasione, Lee Burrows - Piper Rayne

    1

    LEE

    Beep! Suono il clacson e cerco di accendere gli abbaglianti in direzione dell’auto davanti a me, ma sbaglio e faccio partire i tergicristalli che si mettono a correre avanti e indietro sul parabrezza.

    «Merda.» Esamino il volante della mia nuova Denali alla ricerca di quelle dannate luci, ma la vettura davanti a me si sposta sulla corsia di destra proprio nel momento in cui cerco di capire come fermare i tergicristalli.

    Grazie a Dio ho i vetri oscurati perché, se un fan mi vedesse fare il coglione sulla US101 in direzione di Santa Clara, twitterebbe, posterebbe e condividerebbe la notizia con il mondo. E poi sarei considerato uno stronzo nei blog di gossip. Tuttavia, non posso arrivare in ritardo il primo giorno di allenamento, soprattutto durante un anno contrattuale.

    Il telefono squilla tramite il Bluetooth. Controllo lo schermo. Joran, il mio agente, ha sicuramente una lista di giocatori con cui deve parlare stamattina, dal momento che chiamare la prima mattina di allenamento è un rito annuale per lui. A dire il vero, quell’uomo è un rompipalle, ma conclude sempre i miei contratti con una sfilza di zeri, perciò non mi posso lamentare.

    Premo il pulsante Accetta sul volante. «Ehi, Joran.»

    «Come sta il mio giocatore di football canadese preferito?»

    «Sono il tuo unico cliente canadese che gioca a football.» Controllo l’angolo cieco alle mie spalle e cambio corsia, premendo sull’acceleratore. L’allenatore non accetta ritardi, nemmeno da parte del suo ragazzo numero uno: io.

    «Semantica,» brontola prima che io senta la sua voce soffocata dalla mano sul ricevitore mentre parla con l’assistente.

    Sogghigno. Almeno sa come si conducono gli affari.

    Joran non è capace di godersi la vita. Me lo immagino mentre si blocca a metà orgasmo, con una donna ansimante sotto di lui, per rispondere a una chiamata. Ed è anche questo che lo rende il migliore nel settore.

    «Ti ho chiamato per sapere come ti senti oggi.»

    «Come ogni anno. Sono un po’ nervoso, ma niente che non possa tenere sotto controllo.» Devio nella corsia di destra per superare un altro tizio che crede di dover stare nella corsia di sinistra.

    «Bravo ragazzo. Meglio giocherai in questo campionato, più ricco sarà il contratto.»

    Non è da Joran dire qualcosa di così ovvio. Di solito, è un tipo tosto che ti elogia dicendoti quanto sei bravo e che i nervi sono per i deboli.

    Non ha torto, però. Le mie dita si aggrappano al volante. Il contratto con i San Francisco Kingsmen scade alla fine di questa stagione, quindi non posso permettermi nessun infortunio. Se spettasse a me decidere, vorrei restare con i Kingsmen, ma se non mi rinnoveranno l’ingaggio, non voglio dare a un’altra squadra un motivo per offrirmi un accordo al ribasso.

    Amo la vita che mi sono creato a San Francisco. La città, i miei compagni di squadra e lo staff tecnico sono fantastici. Le cose vanno alla grande qui e non sono pronto a rinunciarvi. La mia infanzia mi ha insegnato cosa si prova quando qualcosa di bello finisce. È poco piacevole ed è un’esperienza che non voglio ripetere.

    «Sì, lo so, Joran. Non preoccuparti, ho lavorato duramente in questo periodo di riposo dell’off season. Sono ben allenato, pronto e concentrato. Non vedo l’ora di mettere giù il telefono e ascoltare la musica che mi piace e che mi darà la carica.»

    «Felice di sentirlo. Va bene, volevo solo augurarti in bocca al lupo. Ci risentiamo più avanti questa settimana per vedere come vanno le cose.»

    «Perfetto.» Termino la chiamata, battendo sul tempo Joran che non saluta mai. Così la prossima volta impara.

    Scorgo il cartello dell’uscita e imbocco l’interstatale verso la struttura sportiva situata proprio accanto allo stadio Kingsmen.

    Dopo aver parcheggiato l’auto, raccolto le mie cose ed essere entrato, non ci vuole molto prima che incontri i volti familiari dei miei compagni di squadra e dello staff tecnico nei corridoi. Saluto brevemente tutti e proseguo per la mia strada, ansioso di iniziare il primo giorno di allenamento. I nervi si attenuano sempre dopo il primo lancio. Purché sia buono e finisca nelle mani di uno dei nostri ricevitori.

    Entro nello spogliatoio e mi dirigo verso il mio armadietto.

    «Pronto a ricominciare?» Il mio compagno di squadra e migliore amico, Miles Cavanaugh, è davanti all’armadietto accanto a me.

    Miles e io giocavamo insieme all’Università del Michigan e, in qualche modo, abbiamo avuto la fortuna di finire nella stessa squadra un paio di anni prima.

    «Pronto come sempre.»

    Mi stringe in un breve abbraccio prima che io lasci cadere il borsone davanti all’armadietto. Tutta la mia attrezzatura è appesa ordinatamente nei punti designati. Insieme al casco, l’armadietto contiene tutti i pantaloncini e le magliette della squadra con stampato numero e nome per i prossimi giorni. Oggi scopriremo di sicuro chi è rimasto seduto a non fare niente per tutta l’off season rispetto a chi invece si è dato da fare. Non mi stanco mai di vedere il mio nome sul retro di una maglia della NFL e cerco di non dare mai per scontato che il mio sogno si sia avverato.

    «Cazzo, Cavanaugh, è troppo presto per sentire quella puzza!» Darius Jones, uno dei nostri difensori, entra nello spogliatoio e si copre il naso con la maglietta. «Come puoi sederti accanto a lui mentre beve quella roba, Burrows?»

    «Credo di esserne diventato immune nel corso degli anni.»

    Miles è famoso per i succhi depurativi e per ogni nuova moda salutare. Per quello che mi riguarda, ognuno di loro dovrebbe essere accompagnato da un avviso: per la consumazione, è consigliato l’uso di un tappo per il naso.

    «Cos’è successo alle tue treccine?» chiedo a Darius. Ha i capelli sono tagliati cortissimi che esaltano l’intensa carnagione marrone.

    «Dovevo rendermi meno attraente. Troppe donne volevano un pezzo di me.»

    Lo spogliatoio rimbomba di risate, allentando un po’ la tensione generale. Alcuni ragazzi sono favoriti per questa stagione, ma altri stanno ancora inseguendo il loro sogno. Purtroppo, alla fine del ritiro, i circa novanta giocatori presenti in questa stanza saranno ridotti a cinquantatré.

    «Devo pisciare. Ci vediamo alla riunione,» avverte Miles prima di andarsene.

    Scambio due chiacchiere con alcuni ragazzi mentre indosso la divisa dei Kingsmen. Ora si inizia a fare sul serio.

    Quando è il momento, entro nell’auditorium e mi siedo accanto a Miles.

    «Faremo un buon campionato. Me lo sento,» afferma, sfregandosi le mani.

    Giro la testa. «Cristo santo, Miles! Stai sfidando il destino!»

    Corruga la fronte. «Non credo a queste stronzate.»

    «Tutti sanno che è il bacio della morte.»

    Scuote la testa. «Onestamente, non credi che ce la faremo?»

    Sono superstizioso, mentre Miles è l’unico giocatore che conosco che non ha mai indossato gli stessi calzini, smesso di radersi o seguito una routine a ogni partita per paura di perdere una serie di vittorie consecutive. «Non ho detto questo. Ma non è una cosa che si sostiene come se fosse sicura.»

    «Possediamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno. Diamine, Brady Banks come ricevitore e tu come quarterback.» Alza le mani in aria. «Squadra da sogno!» Scrolla le spalle da stronzo presuntuoso quale non è. «Sono in posizione di difesa. Intercetto il pallone durante tutto l’incontro.» Simula di agguantare una palla e mettersi a correre.

    Non riesco a smettere di ridere assistendo alla scena del mio migliore amico. Non è assolutamente un tipo arrogante, quindi quando finge di esserlo, mi diverto come un matto.

    Si gira verso di me e comprende che non sono ancora convinto che non abbia attirato una maledizione su di noi. «Se lo diciamo o no, non cambia il risultato. Sono i nostri sforzi, la fiducia in noi stessi e il nostro atteggiamento che ci condurrà al Super Bowl.» Mi dà una pacca sulla spalla. «E a quel grosso contratto a cui ambisci tanto.»

    Scuoto la testa, non voglio pensare al contratto in questo momento, anche se incombe su di me come una nuvola nera.

    Per fortuna, il Coach Baker entra dalla porta laterale, seguito dal resto degli uomini dello staff tecnico che sembrano piccoli anatroccoli che attraversano la strada. «Che cos’è questo, un asilo? Datevi una calmata!»

    La sua voce tonante attira l’attenzione di tutti e cade il silenzio.

    Sorride, felice di possedere ancora l’autorità per farci fare tutto ciò che vuole. «Oh, benvenuti.»

    Tutti i presenti nello spogliatoio sogghignano. Coach Baker non è un rompiscatole, ma è un uomo da temere. È tutto d’un pezzo. Duro lavoro e dedizione.

    «Okay, per i nuovi arrivati, sono il Coach Baker.» Continua presentando tutti i nostri allenatori e lo staff. Infine, fa un cenno al dottor Carlisle, il nostro capo preparatore atletico. «E quando vi fate male, ecco l’uomo da cui andrete.»

    Il dottor Carlisle si fa avanti, stringendo la mano al Coach Baker come se non si fossero parlati pochi minuti prima. I corti capelli castano chiaro sono pieni di gel. Indossa la polo dei Kingsmen e i pantaloncini color kaki come se fosse pronto per un contratto di sponsorizzazione. Lo reputo un vero stronzo. Si crede una celebrità e si vanta dei follower su Instagram, ma infondo mi ha mantenuto in buona salute in tutti questi anni, quindi chi sono io per giudicare?

    «Grazie.» Si rivolge a noi, sulle gradinate. «Sono il dottor Carlisle, capo direttore atletico. Non vedo l’ora di trascorrere una stagione grandiosa con tutti voi e di far sì che il nostro reparto vi tenga in forma. Inizio presentando i membri del nostro staff. Per voi veterani, quest’anno abbiamo solo una novità.»

    Il gruppo dei preparatori atletici si fa avanti e io sono impegnato a scrocchiarmi il collo per il poco sonno della notte scorsa, quindi non mi scomodo a guardare mentre elenca i nomi che già conosco.

    «Oh, merda,» sussurra Miles.

    «Che c’è?» chiedo, guardando in basso mentre lei emerge dal gruppo. Tutta l’aria nei miei polmoni si blocca come se fossi stato colpito da un difensore di centocinquanta chili.

    «È lei, vero?» Miles si gira verso di me. «Shayna…»

    «Kudrow,» concludo, con gli occhi fissi su di lei.

    È proprio lei, la donna che ho ingannato al college.

    La stessa donna a cui non ho mai smesso di pensare.

    2

    SHAYNA

    Ce la puoi fare, Shayna. Respiri profondi. Respiri profondi.

    Appoggio la mano sullo stomaco per calmarlo. Giurerei che ci sono dei saltimbanchi là dentro che si esercitano in elaborate acrobazie.

    Il primo giorno di qualsiasi nuovo lavoro è snervante. Il primo giorno di un nuovo lavoro in una nuova città, lo è ancora di più. Ma il primo giorno di lavoro insieme all’uomo che ti ha spezzato il cuore porta l’ansia a un livello impensabile. Soprattutto quando l’uomo in questione è il quarterback titolare e il capitano della squadra.

    Ho trascorso otto anni evitando di pensare che Lee Burrows esistesse. Se appariva in TV, cambiavo canale. Se mi trovavo in un negozio di articoli sportivi, evitavo il reparto del football. E se mi capitava di vedere una sua foto con una bella ragazza su una pagina di gossip sui social media, uscivo con un clic. Di certo non mi fermavo a ingrandire l’immagine per studiare il tipo di donna che adesso attira la sua attenzione. Spoiler: erano tutte l’esatto contrario di me.

    Okay, la mia forza di volontà qualche volta ha ceduto, ma ho rapidamente compreso quanto mi rendeva infelice vederlo con un’altra e come mi induceva a mettere in discussione quella fiducia in me stessa che ho ricostruito dai tempi del college. Quindi sì, di recente ho smesso, ma la cosa importante è che sono in via di guarigione.

    Ma questo non significa che non faccia che pensare a lui di continuo.

    Il lato positivo è che non penso più a lui con l’annebbiamento mentale di una ragazza infatuata di qualcuno che crede che non potrà mai avere. Adesso penso a lui con circospezione, perché mi rendo conto di che razza di serpente è.

    Il fascino affabile da bravo ragazzo è la copertura di uno stronzo bugiardo, manipolatore ed egoista.

    E tenendo bene a mente questo promemoria, avvolgo la mano sulla maniglia della porta della struttura sportiva dei San Francisco Kingsmen ed entro, pronta ad affrontarlo. Sono stata al centro di preparazione per i colloqui, e anche la settimana scorsa per familiarizzare con il posto, quindi vado direttamente nell’ufficio del capo medico per avvertire che sono arrivata.

    Ho avuto l’incontro introduttivo con il dottor Frampton, che mi piace molto, dal momento che il dottor Carlisle era in viaggio quando è stata comunicata la posizione, ma ho fatto il colloquio finale con lui. Ha un’aria… intimidatoria, questo è poco ma sicuro. Prova sentimenti forti e non ha paura di esprimerli, anche se a volte risulta denigratorio o scortese.

    Tuttavia, è il capo di una delle migliori squadre mediche della NFL, e né lui né quel cretino di Lee Burrows mi avrebbero impedito di accettare l’incarico dei miei sogni. Quando ho ottenuto il lavoro in una squadra professionistica dopo aver amato il football per tutta la vita, mi sarei data un pizzicotto.

    Dopotutto, la professione di un quarterback è relativamente breve, mentre io posso trascorrere tutta la carriera con i Kingsmen. Quindi, sopportare Lee finché non andrà in pensione tra qualche anno è un compromesso accettabile per ottenere la possibilità di fare ciò che ho sempre desiderato.

    Inoltre, Lee mi ha già fregato una volta. Che mi venga un colpo se glielo permetterò di nuovo rifiutando questo lavoro perché la situazione potrebbe diventare imbarazzante tra noi. Non sono più la ragazza timida e impaurita che conosceva al college.

    Mi sono impegnata duramente per sviluppare la fiducia in me stessa. Fiducia che ho sempre posseduto prima che lui entrasse nella mia vita.

    Arrivo davanti all’ufficio del dottor Frampton. La porta è aperta, così busso sullo stipite.

    Solleva lo sguardo dal foglio che ha in mano e si toglie gli occhiali da lettura. «Buongiorno, Shayna. Pronta per oggi?»

    Sorrido ed entro. «Buongiorno. Un po’ nervosa, a dire il vero.»

    Annuisce e mi rivolge un sorriso cordiale e comprensivo. «Primo giorno con gli atleti. Lo comprendo. Ma ricorda, non ti avremmo assunta se non avessimo pensato che saresti stata in grado di gestire il livello di testosterone tra queste mura.»

    Ridacchio. «Mi sembra giusto.»

    Si alza dalla scrivania. «Stavo proprio per andare a vedere se il dottor Carlisle è pronto per scendere in campo con i giocatori. Il Coach Baker inizia sempre gli allenamenti con una sessione informativa per tutti i giocatori nuovi e con la presentazione dello staff.»

    Mi limito a fare un cenno con il capo perché parlare in questo momento è fuori discussione. Le parole giocatori e presentazione mi si sono conficcate nel cervello. Il mio primo incontro con Lee sarà proprio davanti a lui, dove potrà esaminarmi per tutto il tempo che vuole, e io dovrò ignorare il fatto che i suoi occhi saranno puntati su di me.

    Oh, per favore, Shayna! Probabilmente ti ha già dimenticata da lungo tempo.

    Lui afferra un tablet dalla scrivania, ci gira intorno e si ferma di fronte a me. «Vedo che sei inquieta, ma non devi esserlo. Certo sono i ragazzi che guardi in TV da anni, ma alla fin fine sono persone come te e me. E hanno bisogno di noi.» Mi strizza l’occhio.

    «D’accordo.» Annuisco di nuovo, reprimendo una smorfia. Il dottor Frampton non è a conoscenza della mia storia con il loro miglior giocatore.

    Grandioso. La mia riluttanza a ritrovarmi di nuovo faccia a faccia con Lee ha condotto uno dei miei capi a presumere che fossi entusiasta all’idea di avere attorno atleti professionisti. Atleti professionisti su cui è mio compito mettere le mani per farli stare meglio. Potrei anche strangolare Lee se me ne capitasse l’occasione.

    Non fraintendetemi. Sono stata a lungo una fanatica del football, e sarà strano lavorare con campioni per cui ho tifato dal divano di casa per anni, ma non è questo che mi rende così agitata.

    Con un po’ di fortuna, Lee non mi riconoscerà, o mi avrà dimenticata del tutto. Per quanto questo possa farmi incazzare, mi renderebbe la vita molto più semplice.

    Seguo il dottor Frampton fuori dall’ufficio. Abbiamo un rapido incontro con il resto dei membri della squadra medica, la maggior parte dei quali ho già avuto modo di conoscere, prima di dirigerci nella grande sala riunioni dove si trovano tutti i giocatori e lo staff tecnico.

    La colazione mi ribolle nello stomaco e mi stampo in faccia un’aria sicura. Sono più che in grado di fare questo lavoro alla grande, ma mi domando sempre cosa penseranno i nuovi colleghi e i capi quando mi vedranno in azione. Per non parlare del mettere gli occhi su Lee di persona per la prima volta dopo anni. È la star dello spettacolo da queste parti e, anche se con molta probabilità proverò il desiderio di sputargli in faccia quando lo vedrò, non potrò mai farlo sapere a nessuno.

    Mentre il dottor Carlisle aspetta che il Coach Baker lo presenti, io rimango dietro di lui, ripetendo in silenzio il mio mantra. Ce la posso fare. Lee non è tutto questo. È solo un ragazzo che mi ha fatto un torto. Nessuno di speciale.

    Ma quando il medico pronuncia il mio nome, emergo da dietro le sue spalle sorridente, salutando i giocatori e scrutando rapidamente la stanza alla ricerca di un uomo in particolare.

    È proprio là nel mezzo, dove starebbe chiunque del suo calibro.

    Mi si blocca il respiro.

    Lee Burrows.

    L’uomo che mi ha fatto vivere i momenti più alti e quelli più bassi di tutta la mia esistenza.

    Certo, conosco il suo aspetto attuale. È difficile non sapere com’è fatto il quarterback numero uno del Paese, ma le riviste e la televisione non gli rendono giustizia.

    È attraente come sempre, ma il ragazzo è diventato un uomo. I capelli castani e mossi sono corti sui lati, e la mascella quadrata è ricoperta da una spolverata di barba. Nonostante la maglietta e i pantaloncini, non c’è dubbio che i muscoli siano più grossi e potenti. Il fatto che sia più irresistibile che mai è una realtà fastidiosa con cui dovrò fare i conti.

    Tuttavia, è il suo sguardo sconvolto che mi dà soddisfazione. Ha la bocca aperta e sbatte alcune volte gli occhi nocciola, come se fosse un genio, un essere soprannaturale, in grado di cancellarmi dalla sua visione.

    Il dottor Carlisle prosegue, parlando di come, nei prossimi due giorni, ciascun giocatore incontrerà lo staff medico per sottoporsi a una valutazione. Ma lo sguardo di Lee non si distoglie da me. È come un ragno che mi striscia sulla pelle.

    D’accordo, magari non proprio un ragno. Forse più come un singolo dito che mi sfiora lentamente la pelle infuocata. Che cosa cambia? È comunque fastidioso.

    La forza di volontà mi tradisce e guardo verso di lui un paio di volte. È in quel momento che lo vedo voltarsi verso Miles accanto a lui. È evidente che quei due sono ancora inseparabili. L’amico si accorge che lo osservo e annuisce lentamente con un sorriso sornione.

    Dal momento che entrambi mi stanno scrutando, mi sposto e ascolto con attenzione il Coach Baker mentre spiega ai ragazzi i programmi della mattinata. Elenca alcuni giocatori che devono seguire lo staff medico per gli accertamenti e finalmente riesco a sfuggire allo sguardo invadente di Lee.

    Non appena esco dalla sua visuale, appoggio la schiena contro la parete e inspiro profondamente. Di tutti i momenti di merda che ho passato in vita mia, questo potrebbe essere annoverato come il peggiore.

    Okay. Non è andata poi così male, vero? Mi toccherà farlo solo più di mille volte finché lui non andrà in pensione. E

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