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Un anno senza estate
Un anno senza estate
Un anno senza estate
E-book368 pagine5 ore

Un anno senza estate

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Info su questo ebook

1816.
L’anno senza estate.
Sul lago di Ginevra Mary Shelley, sua sorella Claire e il poeta Percy, hanno l’occasione di trascorrere una stagione in compagnia di Lord Byron e di John Polidori.
In una cornice di stampo gotico, nell’anno in cui vento e maltempo hanno impedito all’estate di arrivare, il gruppo ha dato vita a intrecci di amicizie e amori destinati a segnare la storia della letteratura.
Attraverso le pagine del suo diario, e la fantasia dell’autore Paolo Fumagalli, Mary racconta le giornate sospese tra piogge insistenti e sprazzi di sole, le cupe serate passate a Villa Diodati discutendo dei misteri della vita e della morte e le passeggiate immerse in un’atmosfera misteriosa da dipinto romantico.
Affascinata dal brillante e spregiudicato Byron, attinge a piene mani da quell’ambiente in cui si respira estasi letteraria e un’ombra soprannaturale. È sullo sfondo della villa e del lago che Mary compie i primi passi per diventare una vera scrittrice, trovando l’ispirazione per il nucleo della storia dello scienziato-stregone che crea un essere contro natura che rimarrà nella storia e diventerà noto con il nome di Frankenstein.
Mentre il tempo inclemente riempie la fantasia di pensieri oscuri, Mary esplora sogni e visioni. Senza lasciarsi frenare dai pregiudizi e dalle ipocrisie della società, si immerge negli anfratti oscuri dell’animo umano, nel dolore della perdita, nel carisma di individui eccezionali, nella potenza travolgente dell’arte e della letteratura.
In questa ricerca coraggiosa e incessante si imbatte in Victor, un pittore solitario. Nel palpitare di forze naturali e spirituali che sembrano dare vita ai paesaggi sublimi che Mary tanto ammira nei suoi quadri, ella viene spinta a scoprire l’animo appassionato dell’artista misterioso e a rivelarne i sorprendenti segreti.
Segreti, questi, che segneranno per sempre il suo cuore, il suo animo e la sua mente.
LinguaItaliano
Data di uscita2 apr 2024
ISBN9791281026193
Un anno senza estate
Autore

Paolo Fumagalli

Paolo Fumagalli è nato nel 1981 e fin da bambino ha dimostrato un grande interesse per la letteratura, sia leggendo che scrivendo. La sua passione lo ha portato a laurearsi con lode in Lettere, con una tesi su Aldo Palazzeschi (Il caleidoscopio del poeta: i colori nelle liriche giovanili di Aldo Palazzeschi), ma soprattutto lo ha spinto a dedicarsi con sempre maggior impegno e convinzione alla scrittura di opere narrative, per rispondere alla necessità di dare forma alle creazioni della sua immaginazione, rendendole fruibili e significative anche per le altre persone. Scrive romanzi e racconti, diversi fra loro per generi di appartenenza e atmosfere, ma tutti accomunati dall’intento di far riflettere senza annoiare, cercando prima di tutto di coinvolgere nel puro piacere della lettura. Unendo cura stilistica e trame ricche di colpi di scena e di suspense, le sue storie rendono omaggio tanto ai grandi scrittori di ogni epoca quanto al patrimonio folkloristico e leggendario e ad altre forme di espressione artistica come il cinema e la musica.

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    Anteprima del libro

    Un anno senza estate - Paolo Fumagalli

    Un anno senza estate

    UN ANNO SENZA ESTATE

    PAOLO FUMAGALLI

    NUA EDIZIONI

    INDICE

    Nota dell’autore

    Opera completa

    Nota finale e ringraziamenti

    Biografia

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.

    Un anno senza estate di Paolo Fumagalli - Copyright © 2024 Nua Edizioni – un marchio Triskell Edizioni

    Tutti i diritti riservati.

    Immagini di copertina: Looking upon the River di Julie Hart Beers

    Progetto grafico: Barbara Cinelli

    Prodotto in Italia

    Prima edizione Nua Edizioni – maggio 2024

    Edizione Ebook: 9791281026193

    Edizione Cartacea: 9791281026209

    NOTA DELL’AUTORE

    Sebbene ispirata a persone realmente esistite, quest’opera non vuole proporsi come una ricostruzione fedele degli eventi in cui furono coinvolte. Diversi tratti dei personaggi, azioni ed episodi sono stati descritti basandosi sui fatti, ma numerosi altri elementi sono stati modificati o inventati per creare una trama immaginaria. Il libro è un romanzo scaturito dalla fantasia dell’autore e non deve essere considerato un saggio storico o una biografia.

    OPERA COMPLETA

    17 maggio

    La nostra permanenza in Francia volge al termine. Quella di oggi è stata l’ultima giornata da turisti: abbiamo viaggiato senza fretta, visitando i villaggi e osservando i boschi, fermandoci ogni volta che ne avevamo il desiderio. Da domani aumenteremo il passo e ci dirigeremo verso il confine con la Svizzera, la nostra meta.

    Forse è la consapevolezza di essere ormai vicini alla destinazione finale a farmi sentire come se il nostro viaggio fosse appena cominciato. Lasciare l’Inghilterra e approdare al di là della Manica non aveva smosso in me molto altro all’infuori di un senso di distacco. Questa sera, invece, le cose sono diverse.

    Innanzitutto, oggi siamo riusciti a scorgere in tutta la sua radiosa bellezza un sole che non somiglia a quello spento di Londra, né a quello incerto che aveva dipinto Parigi e la Borgogna con pennellate cupe, facendole apparire come distese di piombo irte di torri e campanili. In mattinata, il velo di nubi si è sfilacciato, e queste sono state spinte ai margini estremi del cielo, mentre noi rimanevamo a osservarle dalle finestre della locanda.

    Dopo pranzo Percy è uscito sotto il pergolato, mutato in un alternarsi di ombre e chiazze dorate. Ritrovandosi accarezzato dai tiepidi raggi, ha proposto: «Andiamo a fare una passeggiata.»

    Io e Claire ci siamo guardate e abbiamo sorriso, avvertendo il richiamo della bella stagione risuonare nelle nostre orecchie come una dolce voce. Abbiamo sentito la melodia che solitamente la primavera riserva agli uccelli e ai pastori e, non diversamente dal grande dio Pan, Percy si è messo in cammino davanti a noi. Con la brezza delicata nei morbidi capelli color del miele, ci ha guidato oltre la strada polverosa e i prati, verso un folto bosco. Io lo seguivo tenendo tra le braccia nostro figlio, mentre mia sorella saltellava solo a un paio di passi di distanza, danzando tra i ciuffi d’erba senza preoccupazioni, fiduciosa nella vita e nell’amore. Ci siamo infilati in mezzo agli alberi, nella penombra ronzante del primo pomeriggio, salutati dal rumore di un corso d’acqua sempre più vicino. Infine siamo giunti sulla riva di un fiume, non tanto ampio ma abbellito da giunchi e sassi levigati simili a sete e gioielli.

    «Guardate, vi ho condotto in paradiso,» ha detto Percy, spalancando le braccia. Sorrideva mentre il sole gli splendeva sulla fronte e giocava sulla superficie dell’acqua.

    Mi sono seduta sull’erba e poi ho posato su un letto di foglie e di muschio il corpo del piccolo William, addormentato e avvolto nella sua copertina. Per un momento mi sono fermata a riflettere sulla gioia che stavo provando, in compagnia dell’uomo che amo e del mio bambino, e ho pensato a come due anni fossero stati sufficienti per farmi passare da un periodo molto duro a una promessa di felicità assoluta. Mi sono resa conto che nel profondo del cuore vedo l’estate in arrivo come l’inizio di un futuro nuovo e luminoso.

    Mentre riflettevo e contemplavo in silenzio la bellezza del paesaggio, però, Claire si è avvicinata a Percy e gli ha dato un pizzico su un braccio. «Non dimenticare che una sola donna è bastata per togliere il paradiso all’umanità intera,» ha detto ridacchiando. «Quindi che speranza puoi avere di conservarlo tu, che di donne ne hai addirittura due?»

    Lui ha risposto allo scherzo dandole una pacca sul sedere. «Ragazzina impudente, ti insegnerò io a non burlarti più del grande poeta Shelley,» ha esclamato sghignazzando, mentre mia sorella sussultava per la sculacciata. Lei allora l’ha afferrato per la camicia e si è buttata a terra, trascinandolo giù e iniziando a rotolarsi insieme a lui sull’erba, ridacchiando come un folletto.

    «Avanti, adesso basta,» ho detto, alzandomi e avvicinandomi a loro, pronta a prendere un po’ d’acqua nelle mani e a schizzargliela addosso, se fosse stato necessario per farli smettere.

    «Oh, non prendertela: ai fauni piace giocare con le ninfe,» ha replicato Percy, mentre si metteva a sedere.

    Anche Claire si è tirata su da terra, con i boccoli scuri composti in un’acconciatura ormai quasi completamente disfatta. Sorrideva con il fiato corto, le guance imporporate, il petto che si alzava e abbassava rapidamente, lasciando appena intuire il movimento dei seni sotto l’ampia casacca. In quell’istante mi è sembrata ancora la ragazzina di dieci o dodici anni che fu la mia confidente e l’unica persona che sembrasse sostenermi nella casa di famiglia, quando litigavo con la mia matrigna e mio padre prendeva sempre le difese di quella nuova moglie. Era strano vederla ancora così, come una bambina dolce eppure viziata, che da anni mi causava problemi e al tempo stesso mi aiutava a superarli. Una parte di me avrebbe quasi voluto tenerla ancora al mio fianco, per sempre, come una vera sorella minore o addirittura una figlia, ma in realtà anche in quel momento sapevo che la cosa migliore da fare era aiutarla a uscire dal nido e a costruirsi una vita.

    Mentre io la osservavo e riflettevo, lei si è alzata, spazzando via l’erba dai vestiti. «Voglio rinfrescarmi i piedi nel fiume,» ha detto, sollevando la gonna fino alle ginocchia.

    «Perché solo i piedi? Qui intorno non c’è nessuno, possiamo stare tranquilli,» ha replicato Percy, mentre si sbottonava rapidamente la camicia.

    «Che cosa vuoi fare?» gli ho chiesto.

    «Il bagno nel fiume. E perché no, dopotutto? Lasciate che il premio per aver ritrovato l’Età dell’Oro sia liberarmi dei vestiti, dei pensieri, di ogni consapevolezza. Ecco, ora finisco di spogliarmi e non avrò nulla da invidiare ai giorni più felici della Grecia antica.»

    Sono rimasta ad ascoltarlo, come sempre incantata dalle sue parole. Ogni volta che la sua voce mi tocca nella mente e nello spirito, giungo quasi a dimenticare il mio nome e non voglio più essere Mary ma soltanto la sua compagna. E in quel momento di contemplazione estatica l’ho visto togliersi anche i pantaloni e rimanere completamente nudo, bello come un dio, con il corpo bianco e magro accarezzato dal respiro della natura, circondato dall’oro del sole. Gli sarei corsa incontro, avrei premuto il petto contro il suo, avrei lasciato scivolare le mani lungo la liscia perfezione della schiena, stringendomi a lui per farmi avvolgere dalla luce e dal calore che irradia come una stella… Avrei fatto tutto questo e molto di più, se non ci fosse stata Claire. Ma mi sono ricordata di lei e girando la testa l’ho vista percorrere con gli occhi le membra di Percy, salutando con un sorriso la sua nudità.

    «Sono sicura che l’acqua è molto fredda,» ho borbottato, non trovando di meglio da dire per provare a frenare il suo entusiasmo. Non potevo protestare apertamente per il fatto che restasse nudo davanti a mia sorella, perché so che questo genere di pudore non fa parte del suo modo di vedere il mondo. Per molto tempo, a dire il vero, sono stata d’accordo. Non so perché adesso mi senta così gelosa, ma comunque non voglio infastidirlo né soffocare il suo spirito ribelle a ogni catena.

    «Oh, avanti, Mary, lasciaci divertire,» ha detto Claire ridendo, mentre si sfilava la casacca e la gonna con movimenti veloci. «Quando ti comporti così sembri la mamma.»

    Mi stava solo prendendo in giro, come succede spesso tra sorelle. Ma mi sono sentita punta sul vivo, perché preferirei morire piuttosto che diventare come sua madre, la mia matrigna. Inoltre, non avevo intenzione di permetterle di rimanere nuda da sola insieme al mio amato. Perciò, dopo aver lanciato un’occhiata al piccolo William per assicurarmi che ancora dormisse sereno avvolto nella coperta, ho abbandonato ogni esitazione, mi sono spogliata e mi sono diretta verso la riva del fiume.

    «Bene, è così che si fa!» ha esclamato Percy, come sempre divertito dai nostri piccoli battibecchi e dalle gare con cui a volte ci mettiamo in mostra per conquistare la sua attenzione. «Nelle famiglie povere fratelli e sorelle dormono nello stesso letto e fanno il bagno insieme, senza che nessuno si scandalizzi. Se solo potessimo tornare tutti a essere come i bambini, come i popoli primitivi, come gli uomini dell’Età dell’Oro! I vestiti vennero inventati da chi pensava di aver qualcosa da nascondere, dovremmo liberare il mondo tanto dagli abiti quanto dal denaro.»

    Mentre ci avvicinavamo a lui, ho sentito il suo sguardo scorrermi sul corpo come la carezza di un addestratore sul pelo morbido del cucciolo favorito. Durante la gravidanza ero stata spesso debole e di umore malinconico, ma adesso mi sento molto meglio e, anche se sono sempre piuttosto pallida, Percy mi ha assicurato che la mia pelle gli piace. Dice che la maternità rende più belle le donne giovani e magre come me.

    Tutti e tre ci siamo spinti oltre la riva, evitando una macchia di giunchi e stando attenti a non scivolare sui sassi arrotondati. L’acqua, però, era fredda, proprio come avevo immaginato, e bastava a farci scuotere per i brividi. Io e Claire ci siamo paralizzate, rivestite di pelle d’oca come se l’inverno ci avesse cosparso di brina, senza avere alcuna possibilità di fingere che stessimo bene dal momento che il nostro stesso corpo rivelava la verità. Ci siamo fermate, entrambe profondamente a disagio all’idea di permettere al fiume di accarezzarci fra le gambe fino a gelare i nostri grembi. E anche il nostro compagno, in realtà, non aveva nessuna intenzione di sfidare il freddo immergendosi fino alla vita.

    Siamo tornati tutti e tre indietro e subito il tocco del sole ci ha fatto sentire meglio. Abbiamo lasciato che i raggi scorressero sui nostri corpi, scacciando il freddo e cullandoci in una sonnolenza che faceva pensare ai pomeriggi della Grecia antica e dell’Inghilterra medievale. Siamo rimasti distesi come pastori o cavalieri durante il riposo nei prati, come i protagonisti di un dipinto o di una ballata. Io mi stringevo al corpo di Percy, alla ricerca di calore, e ascoltavo le sue parole mentre una delle sue mani scorreva tra i miei capelli, ormai sciolti sulle spalle e sul petto in una cascata dalle sfumature di rame.

    Devo essermi assopita per qualche momento e mi sono svegliata sentendo il pianto di un bambino. Mi sono sollevata e messa a sedere, rendendomi conto che il mio amato continuava a osservare il cielo, come se la voce di William non fosse diversa da quella degli alberi e del fiume. Mi sono alzata per andare a prendere mio figlio e cullarlo, ma mi sono accorta che Claire mi aveva preceduto: visto che si trovava proprio accanto al giaciglio di foglie e muschio, aveva allungato le mani e aveva preso il piccolo. Adesso lo stringeva fra le braccia e William teneva fra le labbra uno dei suoi capezzoli, credendolo il mio.

    In quel momento ho visto qualcosa sul viso reclinato di Claire, una luce degna di una natività dipinta da qualche pittore del Rinascimento, che ha spazzato via l’immagine della ragazzina capricciosa. Mi sono avvicinata e le ho posato una mano sulla spalla, con tutta la dolcezza che solo una sorella potrebbe avere. Lei ha sollevato la testa, senza fare nulla per nascondere le lacrime che splendevano sopra il suo sorriso, due gocce di pioggia ad accompagnare un arcobaleno. «Aspetto un bambino,» ha detto soltanto.

    Subito Percy si è destato dal languore e si è inginocchiato accanto a me. Abbiamo fatto a Claire le domande che non potevano proprio essere taciute, pur cercando di non infastidirla con la richiesta di troppi dettagli. Lei ci ha risposto con sincerità, senza sprecare parole. «Sì, sono sicura. È di Byron, sono sicura anche di questo. No, lui non lo sa ancora, non avrei mai potuto dirglielo con una lettera. Ma voglio fare tutto il possibile per rimanere insieme a lui, per convincerlo che io e il bambino potremmo essere la sua famiglia e renderlo felice.»

    «Andrà tutto bene, non ti preoccupare,» ha detto alla fine Percy, facendole adagiare la testa sul suo petto e accarezzandole i capelli.

    Io ho preso William e l’ho stretto al seno. Non ero affatto sicura che quelle parole piene di speranza fossero destinate a realizzarsi, poiché non ignoro la fama di Lord Byron come instancabile avventuriero e dongiovanni né l’esito fallimentare del suo primo matrimonio. Ma in quel momento, in compagnia delle uniche due persone a cui sono davvero legata e con il mio bambino tra le braccia, ho sentito di non avere spazio dentro di me per la paura e i rimproveri. Non ho detto nulla, per non rovinare quella gioia incastonata nel sole e nella serenità della natura. Penso che non dimenticherò mai quella scena, e anzi la ricorderò spesso, in futuro.

    18 maggio

    Il nostro viaggio procede tranquillo. Le nuvole si sono addensate di nuovo nel cielo e hanno un aspetto che non mi piace affatto, simile a fumo e polvere. Quando passiamo in mezzo ai campi, i contadini a volte scuotono la testa e si fanno il segno della croce. Mormorano solo qualche frase smozzicata per spiegare questo atteggiamento di fatale preoccupazione, che sembra non lasciare speranze. Non riusciamo a comprendere bene le loro parole borbottate, perché riguardo alla lingua non è cambiato nulla rispetto a due anni fa: dipendiamo ancora completamente da Claire, senza di lei io e Percy non saremmo in grado di cavarcela. Per quanto lei è in grado di capire, dicono che la primavera sta già scomparendo, che l’estate nascerà morta. Noi andiamo avanti e ci sforziamo di non lasciarci spaventare. Cerchiamo di pensare che siamo fortunati a non essere legati alla terra tanto quanto loro: in questi tempi incerti, essere sempre in movimento e senza nulla da perdere è meglio che dipendere dalle campagne, dal raccolto, dal bestiame. Oggi comunque non piove e noi procediamo verso la Svizzera.

    19 maggio

    Oggi abbiamo detto addio alla Francia e siamo entrati nel territorio della Svizzera. È stato come attraversare una barriera invisibile e ritrovarsi in un ambiente completamente diverso. Il cielo rimane lo stesso, l’identica distesa di nuvole che ci accompagna da quando lasciammo le maestose scogliere di Dover e che l’altro giorno è stata interrotta solo per qualche ora, solo per il tempo necessario per un sogno a occhi aperti. Ma la terra mostra tutto un altro volto rispetto allo squallido ambiente francese che porta ancora su di sé i segni delle guerre che lo hanno devastato per anni. Qui il paesaggio è ameno, pieno di tratti gentili e delicati che sembrano essere stati delineati dalla mano di un artista amante dei panorami tranquilli e pittoreschi. Nonostante le avverse condizioni atmosferiche, i prati si stendono verdi e rigogliosi, i boschi sono folti, le cime innevate dei monti scintillano in lontananza, simili a cristalli abbastanza elevati per cogliere i raggi di sole negati alle lande basse e pianeggianti. I pastori conducono al pascolo mucche dall’aspetto sano e florido, che tengono lontano lo spettro della carestia con il sonoro dondolare dei loro campanacci, con il biondo splendore delle spighe che fanciulle in fiore legano alle loro corna. La vista diventa ancor più piacevole a mano a mano che ci avviciniamo al lago, che brilla blu davanti a noi ogni volta che la strada si piega in una delle sue numerose curve. Il profumo dei pini, del muschio e delle erbe alpine è come un balsamo al termine delle fatiche del viaggio.

    Anche i miei due compagni sembrano godersi il panorama e lo commentano insieme a me citando passi di opere che celebrano la solenne bellezza delle foreste e delle montagne, ma mi pare che la loro mente corra lungo il sentiero, impaziente di arrivare. Vogliono incontrare Lord Byron, non vedono l’ora di essere davanti a lui, l’uno per stringere la mano a un poeta tanto celebrato e l’altra per abbracciare un amante che ha lasciato un segno indelebile. Anch’io sono curiosa e perfino eccitata all’idea di conoscerlo, dal momento che da qualche anno il suo nome scintilla a caratteri di fuoco in ogni conversazione inglese, sia che essa riguardi le nuove idee politiche, i grandi successi letterari o gli scandali e i pettegolezzi mondani. Il mio entusiasmo è tuttavia inferiore al loro, perché non mi aspetto alcun guadagno da questo incontro: né ispirazione poetica o aiuto per riuscire a pubblicare, né travolgenti notti di piacere o giornate trascorse nella serena felicità della vita di coppia.

    Per queste ragioni mi perdo nella contemplazione delle meraviglie naturali e, invece di anticipare il futuro, finisco per ripensare al passato. Ricordo il viaggio che abbiamo compiuto tutti e tre due anni fa, quando molte cose erano diverse. Rivedo me e Percy, all’inizio del nostro amore, decidere di abbandonare l’Inghilterra per lasciarci alle spalle i problemi creati dal fatto che lui fosse sposato e che mio padre si opponesse con ostinazione alla nostra unione. Rivedo anche Claire seguirci come accompagnatrice, perché era l’unica a parlare francese, perché era stata complice e protettrice dei nostri incontri clandestini, perché entrambi la consideravamo un’amica fidata. A quel tempo la cosa migliore da fare ci parve una lunga fuga in Francia. Avevamo letto Il pellegrinaggio del giovane Aroldo, avevamo la testa e il cuore pieni di romantiche fantasie su viaggi e avventure e davvero ci sforzammo di fare tutto il possibile affinché la nostra vita riuscisse a imitare l’arte: ci spostavamo come bardi girovaghi, senza una meta precisa, scrivendo, leggendo ad alta voce passi di Shakespeare e di altri grandi scrittori. Ma il viaggio fu duro, poiché eravamo costretti ad avanzare a piedi per mancanza di denaro e anche perché l’ambiente non era affatto gradevole, scorticato dal caldo estivo e reso desolato dalle violenze belliche. Non potrò mai dimenticare le orribili notti trascorse in qualche fienile o in locande simili a stalle, nell’odioso ronzare delle zanzare, quando Claire era spaventata dai topi e veniva a cercare rifugio tra le braccia mie e di Percy, coricandosi insieme a noi. Fu difficile sopportare tutto, e alla fine che cosa ottenemmo? L’obbligo di tornare in patria a causa delle tasche ormai completamente vuote, l’isolamento dovuto al nostro comportamento scandaloso. Avevo solo diciassette anni e venivo evitata come una lebbrosa perfino dalla mia stessa famiglia. Mi sentivo condannata a una vita grigia e infelice.

    Ripenso a tutte queste cose mentre ci dirigiamo verso Ginevra e mi rendo conto che i ricordi mi spingono ad amare ancora di più questo paesaggio che sembra puro e incantato. Come non smarrirsi nella contemplazione di valli e alture lontane da tutto il resto del mondo, così diverse dalle contrade francesi? Non sento la mancanza dell’estate infuocata, che arroventa il terreno e rende faticosi i viaggi. Preferisco questa stagione insolitamente fresca, accompagnata da un corteo di nuvole, che non dimentica la carezza della pioggia e della nebbia. E sono felice anche del fatto che abbiamo una meta e uno scopo, ricaccio nel fondo della mente la paura che Claire non riuscirà a conquistare Byron. Adesso permetto anch’io alla fantasia di dirigersi verso il futuro e coltivo la speranza di ottenere qualcosa dall’incontro con il celebre poeta. Sogno a occhi aperti un avvenire sereno, senza preoccupazioni economiche, senza intrusi nella mia storia d’amore. Voglio che mia sorella sia felice e so che non potrà esserlo finché continuerà a costituire il vertice di un triangolo. Voglio che Percy sia solo mio, che viva insieme a me prendendosi cura del nostro bambino.

    22 maggio

    Dopo essere arrivati a Ginevra, abbiamo cercato sistemazione all’Hotel d’Angleterre. Ci siamo registrati come il signore e la signora Shelley, poiché il fatto di presentarci come una coppia sposata ci risparmia problemi, così come fa quello di lasciar credere che Claire sia la nutrice di William. Come sempre ci siamo fatti assegnare due camere distinte, una per noi e una per mia sorella, perché ormai Percy sa che ci tengo e che non tollererei di averla ancora nel nostro letto, come accadde spesso durante il viaggio di due anni fa.

    Abbiamo trascorso un paio di giorni all’albergo, senza molti eventi degni di nota. Ci siamo concentrati soprattutto sulla necessità di riposarci dopo le fatiche, sentendoci finalmente arrivati in un posto per rimanervi. È una bella sensazione, quella di essere giunti alla meta e di poter posare le valigie, almeno per un po’.

    Tutt’intorno a noi, invece, c’è parecchio fermento. Sembra di trovarsi in una bolla di quiete mentre l’intera città si agita senza pace. La notizia dell’arrivo di Byron non è un segreto per nessuno. Mentre i nostri connazionali al di là della Manica non hanno idea di dove si trovi e si divertono a immaginarlo in viaggio verso nuove avventure nel Mediterraneo, gli inglesi che vivono in Svizzera sanno che sta per fare la sua apparizione proprio qui, che si presenterà appena si sarà stancato di gironzolare nelle Fiandre e in altre parti dell’Europa centrale. Dicono che è stato praticamente costretto a lasciare la patria, che è in fuga dai debiti e dallo scandalo di un divorzio chiesto dalla moglie a causa di colpe terribili, che vanno dai sospetti su un rapporto incestuoso con la sorellastra Augusta alle relazioni con donne sposate e perfino alle accuse di sodomia. Tutti sembrano convinti che il Lord sia davvero come è stato descritto da una delle sue amanti abbandonate: pazzo, cattivo e pericoloso da conoscere. Alcuni sono spaventati dai suoi eccessi, altri invidiosi dei suoi successi, e molti sono entrambe le cose insieme. Se il Diavolo in persona avesse annunciato l’intenzione di piombare sulla Terra, non sarebbe riuscito a creare un trambusto maggiore.

    A confronto con questo fremito, quello causato dal nostro arrivo può essere considerato poca cosa. Qualcuno ha certamente sentito parlare di Percy, il poeta ateo cacciato dall’università, l’anarchico diseredato e respinto dalla sua stessa famiglia, il profeta del libero amore che, non contento di avere una moglie, ha sedotto altre due giovani donne che porta in giro per l’Europa. Ogni tanto dei bisbigli strisciano alle nostre spalle: «Ecco quel tizio, Shelley, con le sue amanti e il figlio nato dall’adulterio.» Sorrisetti di scherno, teste che si scuotono per la disapprovazione, ma niente di più. È probabile che nessuno sappia chi siano i miei genitori e quasi sicuro che nessuno abbia idea del fatto che Claire sia in attesa.

    Lui sembra non fare molto caso alle dicerie sul nostro conto. Come sempre, il suo cuore è pieno di altruismo e di venerazione per l’arte e la bellezza, e questo lo spinge a sentirsi maggiormente infastidito dalle malignità che riguardano il Lord piuttosto che da quelle che riguardano noi. Non le sopporta, considera tutta questa agitazione come una rivoltante dimostrazione di pruderie borghese, al pari di un disgustoso brulicare di scarafaggi intorno a una splendida farfalla. Proprio questa mattina, dopo aver ascoltato casualmente la conversazione tra due nostri compatrioti che facevano colazione seduti a un tavolo poco distante da dove ci trovavamo noi, ha avvicinato la bocca al mio orecchio e ha sussurrato: «Discorsi del genere rivelano molto poco sul conto di Byron e parecchio su chi li fa. Sono parole di ciechi che insultano il sole, ma forse per questo il sole smette di splendere? O piuttosto, l’unico effetto ottenuto sarà rendere evidente la cecità di chi le pronuncia?»

    24 maggio

    Abbiamo trovato una casa in affitto, sulla riva del lago. Rimanere per tutta l’estate in albergo sarebbe stato scomodo e costoso e soprattutto ci avrebbe costretto ad avere molti sconosciuti attorno, a rimanere immersi nel rincorrersi di pettegolezzi e continui aggiornamenti. Forse a Claire non sarebbe dispiaciuto far sapere a tutti che è arrivata qui per incontrare Byron, che è stata la sua amante in Inghilterra e che adesso è sicura di portare in grembo un figlio suo, poiché sarebbe stato un modo per iniziare a conquistare la fama che tanto desidera. Ma io e Percy non avremmo mai potuto sopportare una situazione del genere. Lui è ancor più riservato di me, detesta la vita mondana e le regole imposte dal fatto di trovarsi in società, ama la gente ma non può tollerare di averla sempre intorno. È così felice di aver trovato questo rifugio tutto per noi, sorride beato come Endimione, il giovinetto perennemente immerso nella serenità del sonno e contemplato ogni notte da colei che lo ama: la dea della luna. Ripete fra sé e sé versi di un poema che ha scritto l’anno scorso, intitolato Alastor, o lo Spirito della solitudine e incentrato sulla visionaria ricerca di un contatto con il mondo soprannaturale per scoprire verità misteriose.

    Siamo stati fortunati, poiché siamo riusciti ad affittare a prezzo molto ragionevole una bella casa, non grande quanto altre ville sul lago ma più che sufficiente per le nostre esigenze. È sviluppata su due piani e contiene abbastanza stanze e spazio non soltanto per noi ma anche per il custode, che svolge in aggiunta le funzioni di maggiordomo e giardiniere. Potrei descriverlo come un uomo non più giovane ma ancora capace e pieno di vigore, amante dei piaceri della tavola e della birra ma in grado di moderarsi, disposto a fare tutto il possibile per servirci fedelmente, abituato a usare la nostra lingua almeno per quanto riguarda le semplici questioni della vita quotidiana. Sembra avere un debole per Claire e se fossi un poeta potrei dedicare parole appassionate al modo in cui gli occhi vagano estasiati sui morbidi capelli neri di mia sorella, o sul suo volto a forma di cuore. Ma, non dilettandomi nella scrittura di poesie, dirò più onestamente che scivolano assai di frequente sulle pienezze del suo corpo. Percy, convinto che non ci sia nulla di male nell’abbandonarsi agli istinti naturali e che la bellezza umana non andrebbe nascosta ma ammirata, ha preso in fretta atto della cosa con tranquillità e perfino con divertimento. «Beh, meglio così piuttosto che un rigido bigotto pronto a giudicarci con disprezzo e disposto a servirci solo di malavoglia, no?» ha commentato con un sorriso. Forse ha ragione.

    Ma torniamo al dunque: stavo descrivendo la casa. Ritengo che i primi proprietari fossero persone dotate di gusto e di buonsenso. È probabile che, essendosi trovati a corto di denaro e non riuscendo a costruire una villa grande e sontuosa, abbiano preferito costruirne una di dimensioni più ridotte senza penalizzare però le finiture e lo splendido giardino. L’arredamento è costituito da mobili dal disegno semplice ma di squisita fattura, con superfici lucide che non sembrano soffrire affatto il passare del tempo. Gli ambienti interni sono rischiarati da tappezzerie dorate che riescono a creare un’illusione di calda luminosità anche in una giornata grigia.

    In una delle stanze al piano superiore abbiamo trovato un cannocchiale fornito di treppiede e questo per un momento mi ha fatto pensare che uno dei proprietari fosse appassionato di astronomia o di astrologia. Il nostro servitore ci ha invece spiegato che si tratta di un oggetto molto comune nelle case e negli alberghi della Svizzera, visto che molte persone amano usarlo per osservare meglio il panorama, lasciando scivolare lo sguardo sulle cime dei monti o sulle rive del lago, frugando tra le rocce e la vegetazione alla ricerca di esemplari particolari di animali e di piante. Percy si è messo a ridacchiare e ha insinuato maliziosamente che molti di certo se ne servono per spiare i vicini di casa o la gente che va a nuotare, e ha deciso poi di portarlo subito sul terrazzo per metterlo alla prova. Sebbene in quel momento il cielo fosse coperto e il panorama sporcato da basse nuvole simili a banchi di nebbia sfilacciati, è rimasto a lungo a guardarsi intorno, curioso come suo solito quando si tratta di scorgere aspetti nascosti della natura e dell’umanità.

    25 maggio

    Nel primo pomeriggio Claire ha approfittato della bella giornata per recarsi in città. Le abbiamo chiesto se desiderasse essere accompagnata, ma in realtà nessuno dei due sperava che rispondesse di sì, dal momento che eravamo occupati a discutere e prendere accordi con la balia che abbiamo deciso di assumere per badare a William. Siamo stati fortunati, perché lei ha detto che preferiva andare da sola, senza aspettare che concludessimo le trattative, e se ne è andata raggiante e piena di sorrisi, canticchiando mentre percorreva il viale che dalla casa conduce alla strada. Qualunque fosse la ragione del suo buonumore, sono stata felice di vederla allegra e, soprattutto, di avere la possibilità di restare un po’ da sola con Percy.

    Definire la nostra intesa con la balia è stato semplice e rapido, perciò ho deciso di approfittare della situazione. Visto che Claire era uscita e che William aveva qualcuno che vegliava su di lui, ho proposto di fare una passeggiata in giardino. Il mio amato ha lanciato

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